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PubblicatoDomenica Molinari Modificato 8 anni fa
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SSN - Regione Emilia Romagna Azienda Ospedaliero Universitaria “Arcispedale S.Anna” di Ferrara Dipartimento di Medicina Riabilitativa Ospedale di Riabilitazione “San Giorgio”
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Riabilitazione Processo di “ soluzione di problemi” e di educazione con cui si accompagna una persona disabile a raggiungere il miglior livello di vita possibile sul piano fisico, funzionale, sociale, emozionale; con la minor restrizione possibile delle sue scelte operative in considerazione delle abilità residue, dell’ambiente sociale di provenienza, e delle risorse disponibili.Processo di “ soluzione di problemi” e di educazione con cui si accompagna una persona disabile a raggiungere il miglior livello di vita possibile sul piano fisico, funzionale, sociale, emozionale; con la minor restrizione possibile delle sue scelte operative in considerazione delle abilità residue, dell’ambiente sociale di provenienza, e delle risorse disponibili.
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Centralità della persona e della sua famiglia La moderna riabilitazione punta sul potenziamento delle abilità residue e sulla ricerca di nuove abilità per la persona servita al fine di ricondurla nel proprio ambiente sociale con la migliore qualità di vita possibile
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Obiettivi della Medicina Riabilitativa Tempestiva presa in carico dei pazienti Presa in carico omnicomprensiva delle persone attraverso: Progetti Riabilitativi Individualizzati Programmi Riabilitativi per facilitare il raggiungimento del massimo livello funzionale e il miglior livello di reinserimento sociale e di qualità della vita Interventi che si sviluppano in 8 macroaree Attività di supporto, sostegno, informazione e formazione del paziente e della famiglia L’approccio interprofessionale
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Le tappe della Presa in carico Riabilitativa Selezione del paziente Accoglimento del paziente e della sua famiglia Prima visita di team Realizzazione del Progetto Riabilitativo e dei vari Programmi di intervento Socializzazione del PR e dei Programmi tra tutti coloro che saranno coinvolti Manutenzione ed implementazione delle verifiche dell’andamento dei programmi Incontri con i famigliari Preparazione alla dimissione Dimissione e follow-up
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I principi guida dell’organizzazione Centralità della persona servita della sua famiglia nell’organizzazione dei servizi e nella programmazione degli interventi Approccio globale al paziente inteso come unità bio-psico-sociale Da un modello orientato ad erogare prestazioni ad uno finalizzato a raggiungere determinati, ben definiti e misurabili outcome Interprofessionalità come scelta metodologica Riabilitazione nelle 24 ore
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TEAM INTERPROFESSIONALE Si caratterizza da una forte interazione ed integrazione tra le professioni così che tutti i membri del team interagiscono per raggiungere gli obiettivi
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Comunicazione nel team RIUNIONETIPOSCOPOFREQUENZA BriefingTeam professionale Pianificazione giornata pazienti Giornaliera Riunione di progetto e/o programma Team Professionale Verifica progetto, programmi, obiettivi Al bisogno (quindicinale) Riunione pianificazione settimanale Team Professionale Pianificazione dimissioni ingressi riunioni familiari Settimanale Visita di teamTeam Professionale Valutazione d’ingresso, obiettivi iniziali Entro 24 ore dall’ingresso Riunione familiare Team riabilitativo Condivisione progetto comunicazione andamento Dopo 1 settimana dall’ingresso e al bisogno
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Comunicazione nel team RIUNIONEPartecipantiStrumentiDURATA BriefingMedico, CapoSala, Infermiere referente, 1 fisioterapista referente Quaderni delle consegne, grafiche Agenda settimanale 15 minuti Riunione di progetto e/o programma Componenti del team dedicati al progetto individuale Progetto riabilitativo globale Schede programma (cartella) 15-20 minuti/paz Riunione pianificazione settimanale Medici resp. di progetto, medico NPR, Caposala, Infermiere e fisioterapista Referente Scheda riunione settimanale medica, registro schede di presentazione, schede ingressi/dimissioni (ft) 90 minuti Visita di teamComponenti del team dedicati al progetto riabilitativo individuale del paz. Schede di valutazione d’ingresso, scheda visita di team 45 minuti Riunione familiare Paziente e famigliari, componenti del team dedicati al progetto riab. individuale del paz. Scheda resoconto della riunione familiare 60 minuti
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Strumento del lavoro in team la Cartella integrata Strumento scritto per la pianificazione e la documentazione del processo riabilitativo, per la comunicazione interprofessionale e per la comunicazione con gli utenti, accessibile a tutti i componenti del team riabilitativo
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Processo Svolgimento nel tempo di un insieme di fenomeni che hanno connessione tra loro e che danno luogo ad un’evoluzione organica. “…Ho intravisto l'angelo nel blocco di marmo e ho scolpito fino a liberarlo.” Michelangelo
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Processo Riabilitativo La moderna riabilitazione punta sul potenziamento delle abilità residue e sulla ricerca di nuove abilità per il paziente al fine di ricondurlo nel proprio ambiente sociale con la migliore qualità di vita possibile; è per questo che le sue esigenze e quelle della sua famiglia sono al centro di tutto il processoLa moderna riabilitazione punta sul potenziamento delle abilità residue e sulla ricerca di nuove abilità per il paziente al fine di ricondurlo nel proprio ambiente sociale con la migliore qualità di vita possibile; è per questo che le sue esigenze e quelle della sua famiglia sono al centro di tutto il processo
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Progetto riabilitativo individuale Un insieme di proposizioni elaborate dal team che definisce gli esiti finali generali desiderati in tempi definiti
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Progetto riabilitativo Outcome globale Outcome funzionale Descrive l’esito finale generale atteso outcome globale Descrive gli esiti funzionali attesi outcome funzionale Focalizza i bisogni e le attese del paziente e della famiglia E’ comunicato e condiviso da tutto il team Costituisce il riferimento per i tempi (breve, medio, lungo termine) d’intervento
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PROGRAMMA Esposizione ordinata e particolareggiata di ciò che si vuole o si deve fare
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PROGRAMMI RIABILITATIVI I professionisti componenti il team collaborano alla stesura del progetto e in rapporto alla competenza professionale prevalente si rendono responsabili dell’attuazione dei diversi programmi Per ciascun programma devono essere definiti obiettivi (a medio e breve termine) in ordine di priorità e tempi di attuazione,metodologie operative, operatori coinvolti e indicatori di risultato
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Aree di intervento per lo svolgimento dei programmi e definizione degli obiettivi Area STABILITA’ INTERNISTICA Area COMPETENZE COGNITIVO COMPORTAMENTALI Area FUNZIONI VITALI DI BASE Area AUTONOMIA NELLA CURA DELLA PERSONA Area RIADATTAMENTO E REINSERIMENTO SOCIALE Area FUNZIONI SENSOMOTORIE Area MOBILITA’ TRASFERIMENTI Area COMPETENZE COMUNICATIVO RELAZIONALI
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PROGRAMMI RIABILITATIVI Per ciascuna area d’intervento vengono Analizzate le problematiche del paziente, Individuati gli obiettivi raggiungibili, Esplicitata la modalità d’attuazione Individuato il risultato atteso
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AREA STABILITA’ INTERNISTICA Comprende gli obiettivi relativi al raggiungimento di: equilibrio nutrizionale, metabolico, cardiocircolatorio e respiratorio controllo delle infezioni controllo delle lesioni cutanee da pressione controllo di altre condizioni intercorrenti (epilessia, disordini vegetativi, altre patologie concomitanti non direttamente correlate alla malattia disabilitante per cui è stata effettuata la presa in carico)
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Area della Stabilità Internistica Esempio Programma per l’integrità cutanea Responsabile: Medico Infermiere Identificazione dei problemi: identificare i pazienti a rischio e/o valutazione delle lesioni in atto Valutazioni: Scala di Braden, esame clinico Goal: prevenire l’insorgenza di decubiti o evitare peggioramenti Obiettivi specifici: miglioramento dello stato generale e delle lesioni Risorse: paziente, caregiver, personale, materassi antidecubito, farmaci e presidi medici Pianificazione degli interventi: cambi di postura, adottare gli ausili antidecubito, provvedere alla medicazione… Verifica: scala descrittiva delle lesioni cutanee
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AREA FUNZIONI VITALI DI BASE Comprende gli obiettivi relativi a: recupero della autonomia ventilatoria recupero autonomia nella alimentazione per os controllo degli sfinteri
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Area delle Funzioni Vitali di Base Esempio Programma per l’alimentazione Responsabile: Infermiere Logopedista Identificazione dei problemi: disfagia per deficit dei riflessi della deglutizione Valutazioni: clinica e strumentale (laringoscopia, videofluor) Goal: prevenzione complicanze da aspirazione bronchiale Obiettivi specifici: alimentazione con dieta cremosa pranzo e cena Risorse: paziente, caregiver, personale, cucina Pianificazione degli interventi: prove di deglutizione, stimolazione all’assunzione di cibo, ricerca di compensi posturali e alimentari che garantiscono alimentazione in sicurezza, addestramento del caregiver alla somministrazione di cibo Verifica: bilancio nutrizionale settimanale, peso del paziente
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AREA AUTONOMIA NELLA CURA DELLA PERSONA. Riguarda gli obiettivi relativi al recupero delle capacità funzionali riguardanti igiene personale, gestione degli sfinteri, abbigliamento, alimentazione.
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Area autonomia nella cura della persona Esempio Programma ADL Responsabile: Infermiere Fisioterapista logopedista Identificazione dei problemi: totale dipendenza nelle attività di rassettarsi, lavarsi, vestirsi Valutazioni: Scala FIM Goal: autonomia con sola supervisione nel rassettarsi Obiettivi specifici: parziale autonomia nelle attività di igiene e vestizione Risorse: paziente, caregiver, personale, bagno in stanza Pianificazione degli interventi: ricerca di strategie adeguate a garantire e migliorare l’autonomia nella cura di sé, Acquisizione di nuove abilità e consolidamento delle strategie Verifica: modificazione dei punteggi scala FIM
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La complessità assistenziale: un modello di analisi g. Pitacco e a. Silvestro dipendenza complessità Condizionesalute/malattia Competenza della persona La competenza è un saper agire Comprensione/scelta Comprensione/sceltapossibilità/capacità di azioni autonome ed efficaci ed efficaci Personalizzazione dell’assistenza
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L’assistenza infermieristica è: Un progetto di presa in carico, ad elevata integrazione, della persona e dei care giversUn progetto di presa in carico, ad elevata integrazione, della persona e dei care givers il progetto di vita della persona può essere:il progetto di vita della persona può essere: –a rischio –compromesso/ “invalidato” –“sostenuto” per essere gestito dalla persona /care givers
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Salute/malattia Comprensione/scelta Capacità/possibilità azioni autonome autonomiadipendenza bassa alta instabilità stabilità
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Pianificazione e governo prestazioni assistenziali Gestione della relazione educativa e governo dei processi di assistenza Gestione dei percorsi diagnostico-terapeutici Professionalità e competenze distintive degli infermieri (DM 739/94)
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3 TIPOLOGIE DI PAZIENTI Paziente a bassa responsività non ancora stabilizzato clinicamente appena trasferito dalle unità di cura per acuti Paziente a bassa responsività, stabilizzato clinicamente, completamente dipendente Paziente stabilizzato, responsivo con ridotta autonomia nelleADL primarie LCF 4-5 FIM 25-70 Paziente stabilizzato, responsivo, parziale autonomia nelle ADL LCF>5 FIM>70
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Il modello teorico di riferimento: modello infermieristico di Roper e coll. L’uomo è un sistema aperto in continua interazione con il suo ambiente Procede nel suo sviluppo evolutivo (continuum) sostenuto da un desiderio di indipendenza Indipendenza intesa come capacità di svolgere autonomamente le attività di vita Entità biologica Entità sociale Entità psicologica dipendenzaindipendenza continuum persona
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Il nursing in riabilitazione l’infermiere “accompagna” l’individuo verso il grado maggiore di autonomia possibile, ponendolo al centro del processo assistenziale, con funzioni di sostituzione, aiuto, sostegno Lo stimola a mantenere e migliorare l’autonomia raggiunta con interventi di tipo informativo ed educativo
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Interventi di tipo informativo ed educativo presiede l‘accoglienza all’arrivo in reparto provvede ad accompagnare il paziente e la famiglia durante tutto il percorso riabilitativo individuale garantisce l’acquisizione di conoscenze e di strumenti operativi con cui gestire la disabilità facilita il rientro al domicilio e il reinserimento in famiglia
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Funzioni di sostituzione, aiuto, sostegno L’infermiere assicura all’individuo l’espletamento delle attività di vita L’infermiere garantisce interventi necessari a mantenere e promuovere le migliori condizioni concesse dalla malattia
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Caso clinico 1 Paziente di sesso femminile di 27 a sposata senza figli lavora come commessa in un centro commerciale della città dove vive. Incidente stradale a seguito del quale la paziente riporta un trauma cranioencefalico e trauma toracico All’ingresso nella UO la paziente presenta: –Minima responsività LCF3 –Lesione da pressione al sacro di 3° –Tracheostomia con cannula cuffiata, respira in aria ambiente –Alimentazione con nutrizione enterale tramite peg –Foley vescicale –Stipsi –Doppia emiplegia con posture obbligate sia agli arti sup che inf
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Complessità clinica e fabbisogno assistenziale/riabilitativo Stato di responsività Stabilità internistica Funzioni vitali di base Dipendenza/indipendenza nella cura di sè
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Interventi riabilitativo - assistenziali prevalenti Pazienti a bassa responsività e clinicamente instabili Facilitazione del recupero del contatto con l’ambiente e consapevolezza di sé Ripristino dell’autonomia nelle funzioni vitali di base (respirazione, alimentazione, funzioni sfinteriche) Prevenzione, mantenimento e ripristino dell’integrità cutanea Informazioni/supporto alla famiglia
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STATO DI RESPONSIVITA’ LCF – levels of cognitive functioning Compilata dall’infermiere all’ingresso e ripetuta ad ogni riunione di programma Scala che permette di effettuare una prima valutazione delle abilità cognitive residue al fine di garantire sicurezza al paziente Valuta le risposte del paziente riguardo: »Capacità di reagire in modo costante e finalizzato »Capacità di eseguire ordini semplici »Presenza di comportamento agitato, confuso o aggressivo »Capacità di mantenere l’attenzione »Presenza o meno d’iniziativa Le capacità possono variare dall’assenza totale d’ogni risposta sino ad un comportamento finalizzato appropriato
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STIMOLAZIONE DEL PAZIENTE A BASSA RESPONSIVITA’ L’assistenza a pazienti a minima responsività richiede un infermiere proiettato in una dimensione di acuta osservazione quotidiana al fine di captare ogni minima modificazione Ogni intervento infermieristico deve rappresentare un possibile canale percorribile per la ripresa del contatto Le modalità operative sono importanti ma sono l’atteggiamento, l’acuità e la disponibilità dell’operatore a perseguire ogni strada percorribile che fanno la differenza
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STIMOLAZIONE DEL PAZIENTE A BASSA RESPONSIVITA’ L’IGIENE QUOTIDIANA RAPPRESENTA UN MEZZO ECCELLENTE PER: “CONTATTARE” IL PAZIENTE, FACILITARE LA PRESA DI CONTATTO CON L’AMBIENTE ESTERNO, RICERCARE UN CANALE COMUNICATIVO
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STIMOLAZIONE DEL PAZIENTE A BASSA RESPONSIVITA’ Creare un ambiente tranquillo,minimo rumore di sottofondo Utilizzare voce di tono normale che utilizza frasi brevi e parole chiave per comunicare Richiamare l’attenzione del paziente verso gli stimoli tattili, olfattivi, visivi offerti lasciando ampi spazi di latenza tra uno stimolo e l’altro La mobilizzazione viene rinforzata dalla verbalizzazione del movimento Richiedere l’esecuzione di minime risposte motorie dando un ordine alla volta
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STABILITA’ INTERNISTICA Monitoraggio delle problematiche internistiche per quanto di competenza infermieristica (glicemia, bilancio idroelettrolitico) Monitoraggio della comparsa di crisi epilettiche Monitoraggio e mantenimento dell’integrità cutanea Prevenzione della comparsa di infezioni ospedaliere
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FUNZIONI VITALI DI BASE Respirazione: per via naturale/ con tracheostomia Alimentazione: per via naturale o artificiale NPT, NPT/NE, NE tramite peg o sng Eliminazione urinaria: funzionalità escretoria conservata, presenza di catetere, ritenzione vescicale, continenza/incontinenza Eliminazione fecale alterazioni della funzionalità intestinale, continenza/incontinenza
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LA RESPIRAZIONE Gestione del paziente tracheostomizzato Valutare il tipo di cannula (fenestrata, cuffiata, non cuffiata) Pianificare gli interventi quotidiani in base al tipo di cannula, e mantenere la corretta igiene dello stoma Garantire la pervietà della cannula attraverso manovre di broncoaspirazione e pulizia della controcannula dalle secrezioni Assicurare la sostituzione della cannula nei tempi e modi corretti
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LA RESPIRAZIONE Rieducazione all’autonomia respiratoria PAZIENTE CON CANNULA CUFFIATA SOSTITUZIONE CANNULA NON CUFFIATA(CFS) PROVE DI CHIUSURA CANNULA Se il paziente per almeno 5’ non ha episodi di desaturazione e non presenta tirage, si considera la prova positiva. Se la prova è negativa si ripete secondo l’evoluzione clinica. CHIUSURA IN PALESTRA La chiusura in palestra avviene per tempi crescenti. Questa fase termina quando il paziente tollera la chiusura per tutto il tempo in cui rimane in palestra, per un periodo variabile da 1 a 3 giorni. Aperture della cannula dovute a presenza di secrezioni o desaturazione o fuoriuscita di secrezioni e/o aria dal tracheostoma, rendono la prova inefficace. CHIUSURA CANNULA DALLE ORE 8 ALLE ORE 16 La cannula viene chiusa al mattino e aperta al pomeriggio dall’IP. Se il paziente tollera la chiusura per un periodo variabile da 1 a 3 giorni si passa alla fase successiva. CHIUSURA CANNULA DALLE ORE 8 ALLE ORE 20 La cannula viene chiusa al mattino e aperta al pomeriggio dall’IP. Se il paziente tollera la chiusura per un periodo variabile da 1 a 3 giorni si passa alla fase successiva. CHIUSURA 72 ORE La chiusura è valida solo se la cannula non viene mai aperta durante tale periodo. Nel caso di chiusura inefficace si ricomincerà a contare il tempo dall’ultima apertura. DECANULAZIONE e CONTROLLO ORL POST – DECANULAZIONE
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L’alimentazione Gestione del paziente con alimentazione artificiale Valutazione e monitoraggio dello stato nutrizionale del paziente attraverso raccolta dati antropometrici, analisi ematochimiche, bilancio idroelettrolitico Elaborazione e stesura del programma nutrizionale in collaborazione con il medico Compilazione di un documento (scheda) che consenta di valutare l’effettivo apporto di nutrienti Rilevazione di eventi che evidenzino intolleranza o l’insorgenza di complicanze (rigurgito, vomito, diarrea) Verifica rispetto all’efficacia del programma nutrizionale applicato Valutazione della capacità deglutitoria attraverso prove di deglutizione con cibi di diversa consistenza (solidi, semiliquidi, liquidi)
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L’alimentazione LA GESTIONE QUOTIDIANA DELLA PEG Controllare quotidianamente il corretto posizionamento della sonda esercitando prima una leggera trazione e quindi una rotazione nei due sensi Osservare quotidianamente il punto d’inserzione della sonda e medicarlo con iodio povidone Controllare il ristagno gastrico e qualora superasse i 100cc ritardare la somministrazione di un’ora e avvisare il medico Lavare la sonda prima e dopo la somministrazione con 30-60 cc di acqua Nei periodi di non utilizzo chiudere la sonda con tappi adeguati mai clamparla con pinze Cambiare il set di somministrazione ogni 24h per ridurre il rischio di contaminazione batterica delle soluzioni; Non aggiungere il farmaco alla dieta enterale somministrata
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L’alimentazione RIEDUCAZIONE ALL’ALIMENTAZIONE PER VIA NATURALE Svezzamento dalla N.P. e nutrizione enterale per PEG o SNG Prove di deglutizione con alimenti di consistenza differente Svezzamento dalla N.E. e ripresa parziale / completa alimentazione per os Si possono definire anche obiettivi che riguardano la consistenza dei cibi introdotti e il passaggio da una dieta di consistenza cremosa, semiliquida, comune. Mantenere un bilancio nutrizionale Ripresa idratazione per os: Rimozione Peg o SNG
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L’eliminazione urinaria e fecale Gestione del paziente con alterazioni dell’eliminazione urinaria Valutazione delle caratteristiche della funzionalità vescicale all’ingresso del paziente Gestione del paziente con catetere di Foley e rimozione del catetere Condizionamento alla continenza vescicale
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L’eliminazione urinaria e fecale Gestione del paziente con alterazioni dell’eliminazione intestinale Valutazione delle caratteristiche della funzionalità intestinale all’ingresso del paziente e/o se si modificano le sue condizioni cliniche –In caso di stipsi: correzione dei fattori patologici concomitanti che possono causare o favorire la stipsi e trattamento della stipsi –In caso di diarrea: correzione dei fattori patologici che possono causare o favorire la diarrea e trattamento della diarrea
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L’eliminazione urinaria e fecale Rieducazione alla continenza urinaria e fecale Stimolazione alla continenza diurna Condizionamento ad orari di giorno Utilizzo di storta, padella, accompagnare il paziente sul wc Accompagnare il paziente dopo i pasti principali al fine di sfruttare il riflesso gastrocolico Rimozione di pannolone o sistemi di raccolta esterni Stimolazione alla continenza completa Stimolazione ad orari anche di notte
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L’eliminazione urinaria e fecale Rieducazione alla continenza urinaria e fecale Ricordare che la ripresa della continenza urinaria e fecale è spesso legata al recupero delle funzioni cognitive soprattutto riferite alla consapevolezza e all’attenzione
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L’integrità cutanea Gestione del rischio di alterazioni dell’integrità cutanea Valutazione del rischio all’ingresso del paziente e se si modificano le condizioni cliniche (compilazione della scala di Braden) Programma di continua ispezione ed igiene della cute, Programma di cambi di postura Riduzione dei traumi da frizione e compressione Utilizzo di presidi antidecubito sia a letto (materassi ad aria, cuscini in gommapiuma, ecc.), che in carrozzina (cuscini antidecubito in silicone, protezioni per le parti più rigide,ecc.).
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Interventi riabilitativi assistenziali prevalenti Pazienti in fase di recupero della responsività, clinicamente stabili, con ridotta autonomia nelle ADL Monitoraggio e mantenimento della stabilità clinica Recupero dell’autonomia nelle attività di vita quotidiana Recupero autonomia negli spostamenti Facilitazione del recupero motorio intrinseco Facilitazione al recupero di orientamento e consapevolezza Ricondizionamento comportamentale e riacquisizione delle competenze sociali di base Informazione/educazione/addestramento alla famiglia e altre persone significative dell’ambiente di vita al fine di consentire la gestione della disabilità in sicurezza al domicilio
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Caso clinico 2 Paziente di sesso maschile di 65 a pensionato, vedovo, vive in casa con la figlia sposata (marito e 2 bimbi) Trauma cranio encefalico a seguito di una caduta accidentale mentre lavorava su di una scala All’ingresso nell’UO il paziente presenta: –EMIPLEGIA SX –Respira per via naturale in aria ambiente –Si alimenta con dieta semiliquida –Incontinente alle urine –Alvo regolare, continenza fecale –Discreto grado di collaborazione, facilmente affaticabile –Comunica verbalmente
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L’autonomia nella cura di sé Il progetto ADL L’obiettivo è quello di raggiungere l’autonomia del paziente nelle attività di cura di sé per le quali è stato individuato un obiettivo di miglioramento.
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L’autonomia nella cura di sé Il progetto ADL- programma VALUTAZIONE iniziale delle abilità residue, raccolta dati riferibili ad abitudini personali nella cura di sé, valutazione della compatibilità del programma con il piano di domiciliazione PIANIFICAZIONE degli obiettivi e verifica periodica dei risultati redatta dal gruppo di lavoro con cadenza settimanale RICERCA di strategie adeguate a garantire e migliorare l’autonomia nella cura di sé ACQUISIZIONE di nuove abilità e consolidamento delle strategie CONCLUSIONE del programma al raggiungimento degli obiettivi prefissati o se sono evidenti altri requisiti d’uscita INFORMAZIONE/EDUCAZIONE/ADDESTRAMENTO del familiare al termine del programma
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L’addestramento dei familiari Obiettivi: Ottenere partecipazione e informazione dei familiari al fine di mettere in atto, durante tutta la giornata, comportamenti adeguati alla condizione fisica, cognitiva e comportamentale del loro congiunto in modo da non vanificare i risultati ottenuti in sede di trattamento specifico ma di mantenerli e consolidarli. Favorire il rientro al domicilio del paziente, durante i permessi, garantendo una adeguata gestione delle sue problematiche, facilitando così il processo di riappropriazione del paziente da parte della famiglia e la loro presa d’atto dei cambiamenti avvenuti e delle difficoltà presenti. Fornire conoscenze a valenza terapeutica per la gestione del paziente nel lungo termine
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L’ADDESTRAMENTO DEI FAMILIARI Attività svolte dall’infermiere ADDESTRAMENTO ALLA CURA DELLA PERSONA ADDESTRAMENTO ALL’ADEGUATA STIMOLAZIONE NELLE ATTIVITÀ DI VITA QUOTIDIANA E MANTENIMENTO DELLE ABILITÀ ACQUISITE ADDESTRAMENTO ALLA ALIMENTAZIONE PER BOCCA IN PAZIENTI DISFAGICI ADDESTRAMENTO ALLA SOMMINISTRAZIONE DELLA TERAPIA ORALE ATTRAVERSO CATETERE GASTROSTOMICO(PEG),ALLA SOMMINISTRAZIONE DELLA TERAPIA INIETTIVA SOTTOCUTANEA DI FARMACI EPARINICI E INSULINICI ADDESTRAMENTO ALLA GESTIONE DELLA TERAPIA ENTERALE ATTRAVERSO CATETERE GASTROSTOMICO, MANTENIMENTO DELLA PERVIETÀ E MEDICAZIONE DELLO STESSO ADDESTRAMENTO PER LA GESTIONE QUOTIDIANA DELLA CANNULA TRACHEOSTOMICA E ALLA EFFETTUAZIONE DI BRONCOASPIRAZIONE (SI TRATTA DI UN ADDESTRAMENTO EFFETTUATO RARAMENTE
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L’infermiere della riabilitazione E’ parte integrante del team sia sotto il profilo assistenziale che sotto quello educativo E’ un professionista in grado di offrire all’utente: –Sicurezza operativa –Consapevolezza del proprio ruolo –Condivisione delle metodologie –Autonomia decisionale
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L’infermiere di riabilitazione “Quando curi una persona puoi vincere o perdere. Quando ti pendi cura di una persona puoi solo vincere”
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GRAZIE !
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