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Popoli in movimento: migrazioni ieri e oggi
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Barbari Immigrati, profughi, deportati nell’impero romano di Alessandro Barbero
Un mondo che si considera prospero e civile, segnato da disuguaglianze e squilibri al suo interno, ma forte di un’amministrazione stabile e di un’economia integrata; all’esterno, popoli costretti a sopravvivere con risorse insufficienti, minacciati dalla fame e dalla guerra, e che sempre più spesso chiedono di entrare; una frontiera militarizzata per filtrare profughi e immigrati; e autorità di governo che debbono decidere volta per volta il comportamento da tenere verso queste emergenze, con una gamma di opzioni che va dall’allontanamento forzato all’accoglienza in massa, dalla fissazione di quote di ingresso all’offerta di aiuti umanitari e posti di lavoro. Potrebbe sembrare una descrizione del nostro mondo, e invece è la situazione in cui si trovò per secoli l’impero romano di fronte ai barbari, prima che si esaurisse, con conseguenze catastrofiche, la sua capacità di gestire in modo controllato la sfida dell’immigrazione. […] L’importanza dirompente assunta nella nostra epoca dal problema dell’immigrazione ha incoraggiato gli studiosi a ritornare sul tema, con un lessico nuovo e rinnovate categorie concettuali, senza timore di ammettere che sono proprio le preoccupazioni odierne a modificare le domande che rivolgiamo al passato.
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Il limes: in certe zone, come l’Africa e l’Arabia, il confine era fluido; là dove non si appoggiava a un fiume, come accadeva sul Reno, sul Danubio e in certa misura sull’Eufrate, ma doveva fare i conti con spazi deserti abitati da popolazioni nomadi, individuarlo con preci-sione sul terreno o tracciarlo sulla carta geografica risulta oggi difficile, come proba-bilmente lo sarebbe stato anche per i fun-zionari romani. La differenza principale fra l’immigrazione antica e quella odierna consiste in questo, che in epoca romana il fenomeno si attuava normalmente in forma collettiva e assistita, anziché attraverso una somma di percorsi individuali, e si concludeva con l’insediamento nelle campagne piuttosto che nelle città.
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ESPATRI NELLE MARCHE DAL 1879 AL 1920 ANNO ESPATRI 1879 264 1900 9381
1880 269 1901 15970 1881 357 1902 12347 1882 729 1903 17019 1883 1708 1904 18725 1884 3469 1905 31919 1885 1121 1906 34501 1886 1535 1907 24589 1887 2269 1908 19156 1888 2717 1909 22936 1889 4058 1910 24357 1890 1406 1911 17232 1891 896 1912 32427 1892 836 1913 32069 1893 1769 1914 13484 1894 2714 1915 3376 1895 5878 1916 3007 1896 11423 1917 718 1897 4803 1918 496 1898 4307 1919 6105 1899 7193 1920 20119 ESPATRI NELLE MARCHE DAL 1879 AL 1920 Emigrazione marchigiana, caratteri Tardiva: quando alla fine degli anni Settanta dell’Ot-tocento diverse regioni d’Italia si aprirono alla fase di massa dell’emigrazione, le Marche facevano ancora registrare tassi di espatrio assai contenuti. Monodirezionale: diretta inizialmente in maniera prev-alente verso l’Argentina (nessun’altra regione ha con-tribuito percentualmente al popolamento di questo Paese) ; poi negli anni ‘50 anche verso gli Stati Uniti, il Venezuela, il Canada, in Europa in Francia, Svizzera e Germania.
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ancora emigrazione in cifre
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Un’altra patria
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Integrati … Foto-cartolina della famiglia Camillucci, originaria di Camporotondo di Fiastrone
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… e meno integrati
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