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PubblicatoVittore Viola Modificato 8 anni fa
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Corso di Laurea in Dietistica Dr. ssa Francesca Santilli
Università degli studi “G. D’Annunzio” Cattedra di Ematologia Direttore Prof. Giovanni Davì I LINFOMI Corso di Laurea in Dietistica Malattie del Sangue Dr. ssa Francesca Santilli
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TdT: desossi-nucleotidil-transferasi terminale
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CLASSIFICAZIONE Neoplasie ad Immunofenotipo B
CLASSIFICAZIONE Neoplasie ad Immunofenotipo B NEOPLASIE DEI PRESURSORI DELLE CELLULE B (linfociti B immaturi) Leucemia/Linfoma B linfoblastico NEOPLASIE DELLE CELLULE B PERIFERICHE Leucemia linfatica cronica a cellule B/ leucemia prolinfocitica/linfomi a piccoli linfociti Linfoma linfoplasmocitoide/immunocitoma Linfoma mantellare Linfoma a cellule centrofollicolari, follicolare Linfoma della zona marginale (nodale, extranodale) Linfoma marginale splenico Hairy cell leukemia Plasmocitoma Linfoma diffuso a grandi cellule Linfoma di Burkitt Grado I: piccole cellule Grado II: misto Grado III: grandi cellule
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Neoplasie ad Immunofenotipo T
NEOPLASIE DEI PRESURSORI DELLE CELLULE T (linfociti T immaturi) Leucemia/Linfoma T linfoblastico NEOPLASIE DELLE CELLULE T PERIFERICHE Leucemia linfatica cronica a cellule T/ leucemia prolinfocitica Leucemia a grandi linfociti granulari (LGL) Mycosis fungoides/Sindrome di Sèzary Linfomi T periferici non specificati Linfoma a cellule T angioimmunoblastico (AILD) Linfoma angiocentrico Linfomi intestinali a cellule T Adult T cell linfoma/leucemia (ATL/L) Linfoma anaplastico a grandi cellule (ALCL)
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Leucemia versus Linfoma
Leucemia : Neoplasia primaria del midollo che si diffonde nel sangue periferico Linfoma : Neoplasia primaria dei linfonodi
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Linfomi Neoplasia delle cellule linfoidi
Accumulo nei linfonodi e nei tessuti di cellule linfoidi trasformate Associazioni etiologiche Oncogeni, es. c-myc Infezioni virali, es. HTLV-I, EBV Stimolazione antigenica prolungata Malattie autoimmuni
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Gruppo eterogeneo di neoplasie maligne di derivazione linfocitaria, il cui quadro clinico è contraddistinto da un elettivo coinvolgimento dell’apparato linfoghiandolare
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Linfomi Non-Hodgkin Linfoma di Hodgkin Popolazione cellulare
omogenea Cellule di Reed-Sternberg assenti Presentazione extranodale primaria comune Diffusione imprevedibile a ogni sede Anello del Waldeyer e linfonodi mesenterici coinvolti Ogni età Prognosi variable Linfoma di Hodgkin Popolazione cellulare eterogenea Cellule di Reed-Sternberg presenti Presentazione extranodale primaria rara Diffusione attraverso linfonodi contigui Anello del Waldeyer e linfonodi mesenterici raramente coinvolti Giovani adulti e anziani Prognosi favorevole
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3,6% di tutte le nuove diagnosi di tumore.
Linfoma non-Hodgkin 3,6% di tutte le nuove diagnosi di tumore. L’incidenza aumenta con l’età. Fattori di rischio: predisposizione genetica, fumo, sostanze tossiche, infezione da HTLV-1, da HCV, da EBV, AIDS e altri casi di immunodeficienza.
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FATTORI PROGNOSTICI Età avanzata Performance status < 80%
Incremento LDH Malattia extranodale Stadi III e IV
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Derivazione dai Linfociti B Derivazione dai Linfociti T
Linfoma non-Hodgkin Derivazione dai Linfociti B 70-90% dei casi Derivazione dai Linfociti T
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Tipi più comuni di NHL A cellule B (80%) A cellule T (20%)
Linfocitico a piccole cellule Follicolare Diffuso a grandi cellule Linfoma di Burkitt A cellule T (20%) Cutaneo (micosi fungoide) Leucemia/linfoma a cellule T dell’adulto Anaplastico a grandi cellule Linfoblastico
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Linfomi Non-Hodgkin Basso grado Grado intermedio Alto grado
Linfocitico a piccole cellule Follicolare, a predominanti piccole cellule Follicolare, misto a piccole e grandi cellule Grado intermedio Follicolare, a grandi cellule Diffuso, a predominanti piccole cellule Diffuso, misto a piccole e grandi cellule Diffuso, a grandi cellule Alto grado Immunoblastico a grandi cellule Linfoblastico Linfoma di Burkitt
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LNH A insorgenza nodale A insorgenza extranodale (20-30% dei casi)
Linfomi MALT Linfomi del testicolo Linfomi del SNC Linfomi della cute
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Linfoma di Burkitt B-cellulare Endemico nell’Africa equatoriale
Colpisce principalmente bambini Associato nel 95% dei casi con EBV Sporadico in Europa e US Colpisce bambini e adulti Associato nel 15% dei casi con EBV
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Linfoma di Burkitt Predomina il coinvolgimento extranodale
Mandibola (forma endemica) Intestino Reni Ovaio Diffusione leucemica – ALL-L3 75% di guarigione con chemoterapia
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Linfoma di Burkitt - Patologia
Linfonodi Infiltrato diffuso di piccoli linfociti Alto indice mitotico Presenti corpi colorabili di macrofagi (“pattern a cielo stellato”) Linfociti – CD10+, CD19+, CD20+, CD23-, CD5-, sIg+ (clonale) Midollo – ALL-L3 Genetica t(8;14) [varianti t(2;8) o t(8;22)] L’oncogene c-myc translocato nel locus di Ig catene pesanti (o κ/λ catene leggere) e espresso costitutivamente (8q24)
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Corpi di macrofagi Linfoma di Burkitt
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Istologia linfonodo – basso ingrandimento
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Istologia linfonodo – alto ingrandimento
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Linfoma di Burkitt – Colorazione linfociti B
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Linfoma di Burkitt - cariotipo traslocazione cromosomica t(8;14)
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Linfoma di Burkitt - t(8;14) giustappone il gene c-myc con il gene della catena pesante delle immunoglobuline
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Linfoma di Hodgkin Thomas Hodgkin ( )
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Neoplasia dei linfociti B
Linfoma di Hodgkin Neoplasia dei linfociti B Rappresenta quasi l’1% di tutti i tumori presenti in Europa ed in America; Incidenza di circa 5-7 pazienti/ persone/anno. La curva di incidenza presenta un andamento bimodale con due picchi, uno a anni di età e l’altro a partire dai 60 anni. Più frequente nei maschi rispetto alle donne, con un rapporto di 1,5:1.
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Linfoma di Hodgkin Eziopatogenesi L’eziologia non è nota. Fattori di rischio: familiarità per malattia, infezione da virus Epstein-Barr (EBV) E’ probabile che altri fattori intervengano nell’insorgenza e nella progressione della malattia quali, ad esempio, l’espressione della proteina bcl-2 e della p-53.
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Associazione HD - EBV Storia di mononucleosi infettiva associata con incidenza da 2 a 4 volte più elevata di HD Pattern anormale di anticorpi anti-EBV in pazienti con HD EBV in cellule di Reed-Sternberg 40-50% di casi positivi clonalità più comune nel tipo a cellularità mista Ruolo di EBV nella patogenesi di HD sconosciuto
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Possibile modello patogenetico
Perdita di apoptosi Eventi trasformanti EBV? citochine B cellula del centro germinativo Cellula RS Risposta infiammatoria
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Caratteristiche istologiche
Linfoma di Hodgkin Caratteristiche istologiche Presenza di una cellula neoplastica gigante, chiamata cellula di Reed-Sternberg, la cui identificazione è un requisito fondamentale per fare diagnosi di LH. Diametro di mm con abbondante citoplasma debolmente acidofilo o amfofilo, che può apparire omogeneo o granulare. Nucleo bilobato o polilobato; al suo interno ampi nucleoli generalmente circondati da un alone chiaro, che conferiscono al nucleo un aspetto ad “occhio di civetta”.
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HD - Patologia Cellula di Reed-Sternberg
Nucleo bilobato o multilobato Grandi nucleoli con inclusioni simil-eosinofiliche Varianti lacunari nella forma a sclerosi nodulare CD15+, CD30+ Background cellulare polimorfo Linfociti Plasma cellule Eosinofili Macrofagi Neutrofili
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Cellule di Reed-Sternberg
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HD - Patologia Predominanza linfocitaria (5% dei casi)
Nodulare o diffusa Predominanza di piccoli linfociti La forma nodulare presenta cellule linfocitiche e istiocitiche e manca delle classiche cellule di Reed Sternberg Cellularità mista (15% dei casi) Numerose cellule di Reed-Sternberg in un background cellulare misto
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HD - Patologia Sclerosi nodulare (75% dei casi)
Larghe bande di tessuto fibroso Numerose varianti lacunari della cellule di Reed Sternberg in background cellulare misto Deplezione linfocitaria (<5% dei casi) Rare classiche cellule di Reed-Sternberg Scarsi linfociti
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Sclerosi nodulare
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Varianti delle cellule RS
classica RS RS lacunare RS a popcorn (cellularità mista) (sclerosi nodulare) (predominanza linfocitaria)
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Adenopatie superficiali e/o profonde: 80% dei casi
QUADRO CLINICO Adenopatie superficiali e/o profonde: 80% dei casi Stazioni superficiali: laterocervicali, sovraclaveare, ascellari ed inguinali Stazioni mediastiniche: sindromi da compressione delle strutture presenti nel mediastino Stazioni addominali: dolore, meteorismo, disturbi della digestione, disturbi dell’alvo
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Altri organi interessati
QUADRO CLINICO-2 Altri organi interessati Milza: splenomegalia: nel 10% dei pazienti Scheletro: dolori ossei e sindromi radicolari Rene: idronefrosi SNC e periferico Cute
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SINTOMI SISTEMICI Astenia Calo ponderale: > 10% del peso corporeo negli ultimi 4 mesi Sudorazione notturna Febbre Prurito sine materia
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LABORATORIO Modesta anemia: 40-50% dei casi Leucocitosi neutrofila Linfopenia Eosinofilia Piastrinopenia (da infiltrazione midollare o sequestro splenico) Incremento b2microglobulina, LDH, VES, PCR, fibrinogeno.
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HD - Dati clinici Linfoadenopatia Sintomi generali Splenomegalia
Adenopatia non dolente a livello cervicale, ascellare, or mediastinico Sintomi generali Febbre Sudorazione notturna Perdita di peso Prurito Splenomegalia
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Hodgkin’s disease - cervical adenopathy
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Mediante asportazione chirurgica del LN interessato.
DIAGNOSI ISTOLOGICA Mediante asportazione chirurgica del LN interessato.
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Linfoma di Hodgkin - linfonodi
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Linfoma di Hodgkin - Milza
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STADIAZIONE Anamnesi: presenza o meno dei sintomi sistemici
Esame obiettivo: LN, fegato, milza, etc. Esami di laboratorio: emocromo, funzionalità epatica e renale, VES, PCR, b2microglobulina, fibrinogeno, elettroforesi proteica, tipizzazione linfocitaria, dosaggio Ig, markers HIV, HCV, HBV
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STADIAZIONE-2 Rx torace TC o RMN
Biopsia osteomidollare: sulla cresta iliaca posteriore, mono o bi-lateralmente
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STADIAZIONE-3 Assenza sintomi sistemici Con sintomi sistemici
STADIO I: Interessamento di una singola stazione linfonodale o di un singolo organo extralinfatico. STADIO II: Interessamento di due o più stazioni linfonodali, dallo stesso versante del diaframma o interessamento limitato di organi extralinfatici contigui. STADIO III: Interessamento di stazioni linfonodali da ambedue i versanti del diaframma. Lo stadio si definisce IIIs se c’è il coinvolgimento della milza e IIIe se c’è l’estesione ad un organo extralinfatico contiguo. STADIO IV: Interessamento diffuso di uno o più organi extralinfatici, con o senza interessamento linfonodale. Assenza sintomi sistemici Con sintomi sistemici
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Stadiazione dei linfomi
Stadio I Stadio II Stadio III Stadio IV A: assenza di sintomi B: febbre, sudorazione notturna, perdita di peso
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FATTORI PROGNOSTICI Stadi III e IV Presenza di sintomi sistemici
Istotipo deplezione linfocitaria Età superiore a 60 anni Malattia bulky Coinvolgimento splenico Interessamento di più di 4 stazioni linfonodali.
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HD – Decorso e Prognosi Predominanza linfocitica Cellularità mista
Decorso subdolo 90% di sopravvivenza a lungo termine Cellularità mista 75% di guarigione Sclerosi nodulare 85% di guarigione Deplezione linfocitaria 50% di guarigione Età e stadio sono i fattori prognostici più importanti
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Prognosi Attualmente la sopravvivenza a 5 anni per i pazienti con malattia allo stadio I e IIA è vicina al 90%. Anche nei pazienti con malattia in stadio avanzato si può ottenere il 60-70% di sopravvivenza a 5 anni.
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Anticorpi monoclonali Trapianto di midollo osseo
TERAPIA Chemioterapia Radio-immunoterapia Anticorpi monoclonali Trapianto di midollo osseo
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Fattore di crescita e supporto trasfusionale
TERAPIA-2 Gastroprotettiva Ipouricemizzante Antiemetica Diuretica Fattore di crescita e supporto trasfusionale Antibiotica Antivirale Antimicotica Supporto psicologico
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COMPLICANZE Si tratta soprattutto di complicanze tardive della terapia
Aumentato rischio di sviluppare neoplasie secondarie (solide o ematologiche) Infertilità Disfunzioni cardiache Disfunzioni polmonari Disfunzioni tiroidee Complicanze da splenectomia (infezioni batteriche e virali)
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TRAPIANTO DI MIDOLLO OSSEO
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INDICAZIONE Disordini acquisiti Disordini congeniti
Aplasia midollare Sindromi mielodisplastiche Sindromi mieloproliferative Sindromi linfoproliferative linfomi Tumori solidi chemio-radiosensibili Disordini congeniti dei precursori eritroidi dei precursori eritrocotari dei precursoir linfoidi
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MIDOLLO OSSEO Durante l’ultimo trimestre di gestazione, il midollo osseo diviene il principale organo emopoietico, con attività inizialmente diffusa alle principali ossa piatte e lunghe, successivamente prevalente a livello delle vertebre, dello sterno, delle costole e delle ali iliache. Il tessuto emopoietico occupa, in condizioni fisiologiche, meno del 25% degli spazi a sua disposizione (midollo rosso), la restante parte è occupata da tessuto adiposo (midollo giallo).
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Nelle nicchie delimitate dalla spongiosa ossea si annidano i progenitori emopoietici circondati dal microambiente midollare La funzione del microambiente midollare è sia di supporto alle cellule emopoietiche che sono ancorate alle cellule stromali ed alla matrice extracellulare attraverso un complesso sistema di molecole di adesione, sia di regolazione della proliferazione e della differenziazione dei progenitori emopoietici.
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CELLULA STAMINALE EMOPOIETICA
Il costante processo di rinnovamento cellulare assicurato giornalmente dall’emopoiesi si fonda sulla presenza di una ristretta popolazione di cellule chiamate staminali emopoietiche e che risultano pari allo 0,005-0,01% di tutta la popolazione midollare. Tali cellule sono dotate di alcune caratteristiche fondamentali, quali: la capacità di automantenimento, di proliferazione, di differenziazione e maturazione, di migrazione transendoteliale, la plasticità e l’homing. Morfologicamente, la cellula staminale si caratterizza per essere di piccole dimensioni con largo nucleo e sottile citoplasma e per l’assenza di granuli al suo interno. Il suo assetto immunofenotipico è costituito, principalmente, dall’antigene CD34.
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Allogenico Singenico Autologo
HLA-identici HLA-compatibili (Marrow Unrelated Donor, MUD) Donatori consaguinei o non Allogenico Donatore geneticamente identico al ricevente Singenico Cellule staminali emopoietiche del paziente Autologo
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Sorgenti di cellule staminali emopoietiche
Midollo osseo: aspirazione di midollo osseo a livello cresta iliaca posteriore. Sangue periferico: prelievo di cellule CD34+ circolanti mediante leucoaferesi. Cordone ombelicale : ml di sangue contenente 0.5 x 106/Kg di cellule CD34+
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CONDIZIONAMENTO Utilizzo di chemio-radioterapia al fine di distruggere il midollo osseo del paziente APLASIA MIDOLLARE
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Infusione di cellule staminali emopoietiche
ATTECCHIMENTO in 2-3 settimane
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FASE DI APLASIA MIDOLLARE
Aplasia della serie rossa: ANEMIA Aplasia della serie bianca: LEUCOPENIA Aplasia della serie megacariocitica: PIASTRINOPENIA Tutti i segni e sintomi dell’anemia INFEZIONI EMORRAGIE TERAPIA DI SUPPORTO
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generalmente associati al condizionamento
Nausea Vomito Anoressia Cefalea Mucosite orale e gastrointestinale Alterazione della funzionalità: epatica, renale, cardiaca e polmonare Entro i primi 30 giorni ALTRI SINTOMI generalmente associati al condizionamento
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generalmente associati al condizionamento (TBI)
Fibrosi polmonare Cataratta Sterilità Menopausa precoce Accrescimento ritardato nei bambini SINTOMI TARDIVI generalmente associati al condizionamento (TBI)
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Dell’Ospite contro il midollo trapiantato
RIGETTO Dell’Ospite contro il midollo trapiantato Del midollo trapiantato contro l’ospite GVHD Graft versus host disease
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GVHD Principale causa di insuccesso del trapianto allogenico
Il suo sviluppo deriva dall presenza di linfociti T (CD4 e CD8), ma anche linfociti B e Natural Killer nel midollo del donatore. Organi bersaglio: CUTE, FEGATO, MUCOSA GASTROINTESTINALE E MIDOLLO OSSEO.
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GVHD ACUTA CRONICA Entro i primi 100 giorni 100-400 giorni dopo
Eritema maculopapulare, alterazione funzionalità epatica, dolori addominali, nausea, diarrea CRONICA giorni dopo Eritema desquamante, sclerodermia, alopecia, epatite cronica attiva e/o cirrosi, sindrome di Sjogren
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