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OSSERVATORIO VISITATORI GNAM INDAGINE SUL PUBBLICO DELLA RACCOLTA MANZU’ E DEI SITI DI INTERESSE CULTURALE PRESENTI SUL TERRITORIO DEL COMUNE DI ARDEA.

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Presentazione sul tema: "OSSERVATORIO VISITATORI GNAM INDAGINE SUL PUBBLICO DELLA RACCOLTA MANZU’ E DEI SITI DI INTERESSE CULTURALE PRESENTI SUL TERRITORIO DEL COMUNE DI ARDEA."— Transcript della presentazione:

1 OSSERVATORIO VISITATORI GNAM INDAGINE SUL PUBBLICO DELLA RACCOLTA MANZU’ E DEI SITI DI INTERESSE CULTURALE PRESENTI SUL TERRITORIO DEL COMUNE DI ARDEA Illustrazioni grafiche dei risultati a cura di: Maria Mercede Ligozzi con la collaborazione di Marta Plantera (tirocinante GNAM)

2 DATI SOCIO – DEMOGRAFICI DEL PUBBLICO DELLA RACCOLTA MANZU’

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10 INDAGINE SUL TERRITORIO DEL COMUNE DI ARDEA: PUBBLICO POTENZIALE DELLA RACCOLTA MANZU ’

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20 Osservazioni e testimonianze del pubblico di Manzù

21 “Il Museo è sicuramente ben disposto e organizzato. Merita di essere valorizzato mediante incontri e dibattiti anche a livello internazionale.”

22 “Manzù è magico! Le sue forme sono piene di serenità ed espressività!“

23 “ Splendido, interessante ed inaspettato “

24 “Sarebbe interessante un audiovisivo sulla Vita dell’artista.”

25 “Ancora una volta la Sua Opera mi ha regalato grandi emozioni.”

26 “Sistema informatico per maggiori informazioni. Sulla vita dell’artista e le sue opere in generale. Progetti per bambini finalizzati alla sensibilizzazione.”

27 “Un luogo al di fuori del tempo, che dà senso al tempo.”

28 “Sviluppare di più la zona di Ardea, come meta per amanti dell’arte: spettacoli, ritrovi archeologici, piacevoli ristori.”

29 “Manzù è uno dei più grandi scultori italiani del Novecento. Lo spazio a lui dedicato andrebbe migliorato nell’esposizione e illuminazione. Occorre investire maggiori risorse nella cultura.”

30 “Le opere in prestito dovrebbero essere sostituite con copie o fotografie. Un percorso guidato (magari cronologico) sarebbe auspicabile.”

31 “ Io distinguerei la visita dal vivere il Museo, perché la visita è passeggera, vivere il Museo è un’altra cosa”

32 “Desidererei che le note esplicative sotto ogni opera fossero poste in maniera tale da essere lette anche da chi ha difficoltà di vista.”

33 Le interviste

34 (Intervista del 27 Novembre 2009 al Sindaco di Ardea Carlo Eufemi) “La Raccolta Manzù è un centro di eccellenza. Bisogna fare in modo che il Museo sia un luogo di aggregazione; sviluppare iniziative culturali più varie come, ad esempio, rappresentazioni teatrali, musicali, lettura di poesie. Uno spazio polivalente che possa essere punto di riferimento, di movimento culturale. Deve essere conservata la memoria storico - culturale della città quale filo conduttore che arrivi fino ad oggi, con la presenza di un Museo moderno.(…)”

35 “(…)Dobbiamo svolgere un lavoro sul territorio, un lavoro di sensibilizzazione della città e dei cittadini affinché essi, tra le ragioni del proprio orgoglio di appartenenza al territorio e alla città, abbiano anche l’orgoglio di essere cittadini di una terra dove c’è stato il Maestro più importante del ‘900 che ha scelto di abitare e di essere sepolto ad Ardea. Ritengo che ci siano tutti i presupposti perché possa crescere questo sentire comune, questo interesse per il Museo, sensibilizzando le scuole, i giovani, perché dalla Raccolta Manzù colgano gli elementi più culturali e più profondi. Intorno al Museo, intorno alla memoria del Maestro, vicino alle sue opere, credo che ci sia la possibilità di fare un percorso culturale; recuperare la memoria della città attraverso le sue opere che devono essere valorizzate nel modo migliore possibile.”

36 (Intervista del 06 Ottobre 2009 al Sig. Giosuè Auletta, storico locale) “Manzù ha sempre parlato benissimo di Ardea. Era entusiasta del paesaggio, del vento, dell’erba che cresce, della luce. Un aspetto che lo colpiva moltissimo era la luce, una luce molto particolare in certi momenti della giornata, che sosteneva non esserci in nessun altro posto. La prima volta che l’ho incontrato è stato nel 1965, l’anno in cui è venuto a vivere ad Ardea. In quel periodo Ardea non era un comune, era una frazione del comune di Pomezia. L’occasione fu la proiezione del filmato sulla “Porta della Morte” che lui aveva inaugurato nel 1964. Fu Manzù stesso ad organizzare la proiezione. Era legatissimo al territorio. Il suo era un legame emotivo, profondo, qualcosa che non si spiega con le parole e che lui sentiva profondamente. Era molto interessato alla storia locale. Manzù diceva che questo è il posto più bello che aveva visto nella vita; il luogo più bello dove vivere. La Raccolta Manzù è stata voluta dal Maestro per far si che fosse un luogo piacevole per dare la possibilità a tutte le persone di avvicinarsi al mondo dell’arte. (…)”

37 “(…)Lui avrebbe voluto che all’interno del Museo si creassero laboratori per sperimentare le tecniche artistiche, perché quello che è interessante non è soltanto l’opera d’arte finita, ma anche come si arriva ad essa. Studiare le tecniche, un po’ quello che lui ha proposto quando era a Brera. Lui ha avuto l’idea di rinnovare l’accademia d’arte: pensava soprattutto ai grandi artigiani, delle persone in grado di sapere lavorare la materia, una vera e propria scuola. Manzù era affascinato dai miti locali: mi ricordo soprattutto del “Fauno” e “Le Ninfe", il Fauno era la divinità del Lazio antico. Era legato anche ad un altro mito: quello della donna con il bambino che ha fondato la città, uno dei miti fondamentali di Ardea. Per lui la donna con il bambino era la pace, questa era una cosa che gli piaceva tantissimo. In passato volevano portare via la salma di Manzù da questo territorio, era già pronto il sepolcro nella Cattedrale di Bergamo. La comunità locale è stata sempre contraria a sradicare un artista che era profondamente legato a questo luogo, a questa relazione profonda con la storia, con la memoria, con la morte, con la vita e con la natura di questo luogo.”

38 (Intervista del 06 Ottobre 2009 all’ex Sindaco di Ardea Mario Zanettini) “Incontrai personalmente Manzù quando fece una mostra con Grassi, una mostra di pittura, lui era presidente della mostra, era il 1962 o 1963. Il Maestro era molto generoso. In occasione dell’Epifania chiese all’ufficio anagrafe la data di nascita dei nuovi nati, senza distinzione politica. Poi, con un camioncino carico di regali, si presentò a questi bambini avendo un pensiero per tutti. Fu nel 1964 che Manzù ebbe un conflitto con la città. Il 30 maggio del 1970, in seguito al distacco da Pomezia, Ardea diventò comune autonomo e io fui eletto sindaco. Consideravo un grave problema l’allontanamento di Manzù dalla città, dovevo per forza aprire un dialogo con lui. Ero convinto che anche il Maestro ne soffrisse e così, dopo molti mesi, riuscii a fissare un appuntamento con Manzù. Mi promise che sarebbe tornato e mi disse: “Tu sei un ragazzo giovane e hai avuto una grande forza.” Io gli conferì subito la cittadinanza onoraria della città. (…)”

39 “(…)Nel 1971 feci fare la delibera della giunta e gli consegnai le chiavi d’oro della città. Insieme alla giunta comunale andammo a casa di Manzù e io portai 20 o 25 colombe, non ricordo di preciso, come simbolo di pace e lì fissammo la data del suo ritorno in città. Erano trascorsi sei anni dall’ultima volta che aveva messo piede ad Ardea. Manzù mi confidò di essersi innamorato di questi luoghi sin dal primo momento in cui li aveva visti e cioè nel 1956/1957. Diceva che questi sono i luoghi di cui Virgilio scrisse. E lui aveva le stesse passioni di Virgilio. Un giorno ebbi la fortuna di entrare nel suo laboratorio, lo stesso in cui non poteva entrare nessuno tranne il figlio e mi disse: “Lo dico a te, giovane sindaco, la mia volontà è di essere sepolto dentro al Museo”. Il suo pensiero costante era di donare le sue opere allo Stato. Ha voluto essere sepolto qui per essere il custode delle sue opere, affinché la sua memoria si radicasse in questo luogo.”

40 Manzù parlava spesso del mare e ne era appassionato; l’idea della “Porta della Morte” è nata proprio guardando il mare durante una delle sue passeggiate che amava fare anche prima di trasferirsi ad Ardea. Il mare gli ricordava l’eterno ma al tempo stesso anche che le cose sono destinate a finire. Manzù affermava: “Io lavoro perché mi è una necessità indispensabile all'anima. Per il resto, se vi è qualcosa da dire, penseranno i miei disegni e le mie sculture.”


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