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PubblicatoRaffaele Vigano Modificato 8 anni fa
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Convegno 6 dicembre 2006 Progettazione e valutazione della promozione della salute nella scuola La diversit à nella scuola: un ’ esperienza di dialogo di Pasquetti Federico
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La mediazione interculturale 1/2 È un processo comunicativo che mira a favorire l’incontro e il dialogo tra individui che hanno interiorizzato nella soggettività una cultura, ogni volta unica, in funzione della loro età, sesso, stato sociale e traiettorie personali. È un processo dinamico in quanto prevede una ridefinizione sia delle identità che del contesto; Elemento fondante è la de-costruzione di stereotipi e pregiudizi che minano la reale possibilità di comunicazione e comprensione dell’altro;
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La mediazione interculturale 2/2 Prevede la risoluzione di potenziali conflitti che potrebbero sfociare in fenomeni di emarginazione e di discriminazione. L’attività di mediazione non deve essere rivolta verso i migranti che vivono un disagio, ma deve coinvolgere il maggiore numero possibile di persone perché l’identità e il pregiudizio entrano in gioco in ogni relazione sociale.
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L’importanza della scuola La scuola è il primo luogo dove i ragazzi costruiscono la propria visione del mondo, definiscono i codici con i quali interagiscono con gli altri. Quindi è: Agenzia di socializzazione; Spazio di molteplici mediazioni (sociali, culturali e affettive); Luogo di formazione: sia culturale che di identità.
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La presenza straniera a scuola Il 77,4 % degli alunni stranieri presenti nel Lazio, si è concentrato nella provincia di Roma; Gli alunni provengono soprattutto dalle nazioni Europee non appartenenti alla UE, quasi il 50%, seguiti da America e Asia, entrambe 16% circa; Gli alunni stranieri promossi nelle scuole romane sono in percentuale meno rispetto alla media nazionale.
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I bisogni socio-educativi dei ragazzi stranieri I tre principali bisogni sono: Di tipo didattico: apprendimento delle materie scolastiche; Affettivi-relazionali: dovuti dallo sradicamento dal luogo di origine e dalla cultura d’appartenenza; Riferiti all’identità: processo di rinegoziazione del proprio sé (ex. confronto con gli altri) con il rischio di regressione.
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Lo shock culturale Le difficoltà di comunicazione linguistica e culturale possono provocare un periodo di difficoltà e di crisi che alcuni studiosi definiscono come: Malattie di coloro che vengono trapiantati all’estero e che precipitano nell’ansietà che deriva dalla perdita dei segni familiari e dei simboli della realtà sociale abituale. Essi soffrono di un sentimento di estraneità, di incomprensione o anche di rigetto nel confronto con i nuovi quadri di riferimento.
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Promozione e Mediazione Risulta, quindi, chiaro che un intervento di mediazione interculturale è anche un intervento di promozione della salute. Infatti entrambi mirano, tramite un processo di empowerment, a sviluppare quelle life skills socio-emotive che permettono di identificare e poter realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare bisogni e cambiare o far fronte all’ambiente.
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Le priorità di un intervento di mediazione nella scuola Riorganizzazione del contesto scolastico: - Creare un ambiente interculturale (ex. costruzione di una biblioteca interculturale); - Prevedere un protocollo d’accoglienza. Mediazione con le famiglie: - coinvolgendole nelle attività scolastiche e favorendo la socializzazione con le altre famiglie. Formazione insegnanti: - conoscere alcuni aspetti della cultura del ragazzo, il suo progetto migratorio e il livello di scolarizzazione. Mediazione all’interno delle classi: - per prevenire fenomeni di intolleranza ed emarginazione.
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Il nostro progetto: un viaggio nell’accoglienza Ambito di intervento: scuola elementare; classi: tre classi di 5° ; durata: un mese; incontri: 2 giorni a settimana di due ore ciascuno; staff: 2 mediatori interculturali. Inizialmente il progetto interessava la scuola a più livelli (amministrativo, docenti…), ma per motivi di tempo abbiamo deciso di intervenire solo sul gruppo classe.
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Obiettivo generale Migliorare la comunicazione all’ interno della classe in modo da favorire l’accoglienza e l’integrazione al suo interno.
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Obiettivi specifici Stimolare una riflessione sull’ identità; Educare all’ascolto; Promuovere l’empatia; Sviluppare la capacità di mettersi nei panni altrui; Conoscere altre culture; Valorizzare la diversità come risorsa; Decostruire stereotipi e pregiudizi; Sviluppare senso critico; Rafforzare l’ autostima.
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La metodologia narrativa: perché leggere una favola? La favola è un universo simbolico i cui significati, co-costruiti e negoziati socialmente, hanno lo scopo principale di ordinare e dare senso alla realtà mutevole e complessa che ci circonda. Sono uno strumento con cui si trasmette la conoscenza, le esperienze e i valori socialmente condivisi.
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Perché leggere una favola? Raccontare una favola ad un bambino significa offrire una occasione per riflettere sul mondo e sulla propria identità, utilizzando un linguaggio ed una struttura narrativa semplice ed adeguato per la loro età: le fiabe sono il modo migliore per accedere al mondo interiore del bambino. Raccontare una fiaba è un momento intenso in cui entrano in gioco più dimensioni, in cui la partecipazione attiva e il coinvolgimento rivestono un ruolo fondamentale.
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La metodologia narrativa: il potere delle fiabe Conoscenze Pregresse Esperienze personali Fiaba: Logico\razionale Simbolico\emotivo Identità Gestione Ansia e conflitto Empatia e comunicazione Valorizzazione differenze
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I LABORATORI Un viaggio immaginario : prima parte: gli alunni sono stati invitati ad indicare i vari tipi di viaggio e le diverse motivazioni che portano un individuo a viaggiare. Immaginando un viaggio fantastico hanno disegnato una valigia magica nella quale mettere tutto quello che avrebbero voluto portarsi. Scopo: stimolare una prima riflessione sulle difficoltà che un viaggio come quello della migrazione comporta.
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Seconda parte: arrivati nel nuovo paese, abbiamo individuato le difficoltà che si possono incontrare viaggiando (lingua, soldi…) cambiamento di abitudini. Scopo: fornire una prima lettura sulle differenze e sulle difficoltà che si possono incontrare cambiando contesto culturale. Terza parte: abbiamo introdotto il concetto di cultura come adattamento delle persone all’ambiente circostante e abbiamo fatto vedere immagini di case, vestiti, cibo di paesi diversi. Scopo: decostruzione di pregiudizi e stereotipi.
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Racconti di viaggi : Sono state invitate delle mediatrici straniere per parlare della propria cultura di origine, del proprio paese e delle difficoltà che hanno trovato all’arrivo nel nostro paese. Scopo: conoscere altre culture, sulla diversità e fare una prima riflessione sul concetto di accoglienza. Io ti assomiglio : Abbiamo ripreso il concetto di diversità e stimolato tramite giochi specifici una riflessione sulla identità sia del singolo che della classe. Scopo: sperimentare ai bambini il concetto di identità vista come multi-dimensionale e valorizzare la diversità
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Il lupo di cappuccetto rosso : Prima parte: Tramite la lettura della favola “cappuccetto rosso raccontata dal lupo” e mediante un semplice gioco di ruolo abbiamo introdotto il concetto di mettersi nei panni dell’altro. Scopo: Sviluppare la capacità di mettersi nei panni altrui e di cambiare il punto di vista. Seconda parte: Lettura della storia “La mia nuova scuola” e conseguente discussione e riflessione. Scopo: sviluppare la capacità di immedesimazione, empatia e riflessione sul modo di accogliere bambini appena arrivati.
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Terza parte: lettura della parte iniziale della favola di Esopo “il sole e il vento iniziano una disputa”. Ai bambini si è chiesto di concluderla prima dal punto di vista del sole e poi da quello del vento. Scopo: approfondire il concetto di mettersi nei panni dell’altro ed empatia, fornendo semplici elementi di gestione del conflitto.
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Monitoraggio in itinere Osservazione del grado di coinvolgimento nelle attività dei bambini; Osservazione delle reazioni rispetto alle attività proposte; Colloqui con le maestre presenti durante i laboratori come osservatori esterni; Produzioni di materiale (disegni, storie e cartelloni) realizzati dai bambini; Discussioni di verifica con il gruppo classe per verificare non solo l’apprendimento di nuove informazioni, ma soprattutto le loro riflessioni su stimoli lanciati alla fine di ogni incontro.
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Valutazioni sul lavoro Fattori discriminanti per la riuscita di un buon intervento in classe: Il coinvolgimento delle insegnanti: - Interesse verso il progetto proposto; - una parte del progetto è stata concordata con loro; - disponibilità nel mettersi in gioco. La classe: - il clima di partecipazione attiva; - conoscere gli alunni prima dell’intervento. La durata dell’intervento: - necessità di progettare in maniera sistematica.
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Grazie per la gentile attenzione!
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