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COME SCRIVERE UN SAGGIO CRITICO
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CRITERI DI VALUTAZIONE
La valutazione di un saggio critico si basa su tre criteri fondamentali: 1) l’abilità di analizzare un testo letterario, usando strumenti metodologici adeguati 2) l’abilità di organizzare il discorso critico in una forma e con un linguaggio che siano in grado di trasmettere correttamente a chi legge le idee che si vogliono esprimere 3) l’autonomia e (possibilmente) l’originalità critica – vale a dire, la capacità di offrire una prospettiva almeno parzialmente nuova su un dato testo, senza ripetere interpretazioni già fin troppo note
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STRUTTURA DEL SAGGIO 1) Introduzione (argomento, prospettiva, metodologia, obiettivi) 2) Corpo centrale (idee, citazioni dal testo primario e loro interpretazione, riferimenti critici) 3) Conclusione
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PASSO PER PASSO Scegliere un argomento, una prospettiva specifica, la metodologia che verrà impiegata, l’obiettivo che si intende raggiungere Preparare uno schema delle idee principali Scrivere un paragrafo che sintetizzi il discorso che si intende condurre (l’introduzione) Scrivere il corpo principale, dedicando un paragrafo a ogni punto del proprio discorso, con almeno una citazione dal testo primario e possibilmente una citazione dalle fonti critiche per sostenere o contrastare la propria opinione Scrivere la conclusione Rileggere e correggere
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TEMI GENERALI All’interno del testo Genere letterario Trama
Ambientazione Narrazione e punto di vista Caratterizzazione Metafore, metonimie, sineddochi, allegorie, simboli Ironia e ambiguità All’esterno del testo Contesto storico, sociale, politico, economico Ideologia Orientamenti critici Teorie letterarie
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MODALITÀ D’ANALISI Identificare gli oggetti che devono essere analizzati Descrivere le caratteristiche fondamentali di quel che viene analizzato Definire termini e concetti nominandoli, riferendoli ad oggetti, suddividendoli in classi, distinguendoli tra loro e tra le classi di cui fanno parte sulla base delle diverse caratteristiche Illustrare o esemplificare un concetto generale per renderne più chiaro il significato Spiegare come e perché l’oggetto d’analisi si presenta in un certo modo, eventualmente ricorrendo a una teoria più generale Proporre ipotesi speculative – come le cose potrebbero essere o essere state Valutare l’adeguatezza della proprie osservazioni, descrizioni, definizioni, spiegazioni e teorie
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CHIARIRE, SOSTANZIARE, ILLUSTRARE
Chiarire un’affermazione: rendere più precisa un’idea. Connettori: cioè, vale a dire, ossia. Osservazioni critiche: definire meglio, che cosa significa? troppo vago, spiegare i concetti fondamentali. Sostanziare una generalizzazione: utilizzare una specifica evidenza concreta. Connettori: in particolare, nello specifico, più precisamente. Osservazioni critiche: essere più precisi/specifici, dimostrare quel che si dice, fornire l’evidenza. Illustrare un concetto generale rendendo più chiaro il suo significato con esempi concreti. Connettori: per esempio, a dimostrazione di. Osservazioni critiche: illustrare più chiaramente, fare esempi.
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STRUTTURA DEL PARAGRAFO
Affermazione iniziale – frase “topica” Evidenza – citazione Analisi – spiegazione e commento della citazione Collegamento – connettere il concetto specifico all’idea generale del saggio
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LA RICERCA DELLE FONTI Per sostanziare il proprio discorso, bisogna fare riferimento alle fonti primarie e a quelle secondarie. Soprattutto per quanto riguarda le seconde, è necessario operare una ricerca mirata a identificare quelle più utili. I passi da compiere sono: Cercare su un motore di ricerca come Google delle bibliografie già esistenti attraverso l’uso di parole chiave (cognome dell’autore, titolo del testo primario, argomento). Verificare se i testi che si intende utilizzare sono disponibili in rete o presso la Biblioteca di Dipartimento. Utilizzare le bibliografie dei testi che via via si consultano per identificare altri testi che potrebbero essere utili. Eventualmente, acquistare i testi non altrimenti reperibili o chiederne il prestito interbibliotecario. Il servizio Google Books permette di consultare un gran numero di testi altrimenti non reperibili, ma non è possibile salvare i testi o copiare parti di essi.
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CITAZIONI Le citazioni devono essere inserite tra virgolette (“ “).
Se sono più lunghe di tre righe, devono essere messe in indent, rientrate rispetto al resto della pagina e senza virgolette. Dopo la citazione, bisogna indicare la fonte (tra parentesi: autore/i, anno di pubblicazione , numero della/e pagina/e citata/e; se si tratta della fonte primaria, bastano il titolo e il numero della pagina citata).
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LA PROVA “A CHE SERVE?” Non includere citazioni o commenti fini a sé stessi. Per ogni citazione bisogna chiedersi: “A che serve?” Se la citazione non dice alcunché sul tema, sull’intreccio, sui personaggi, sul contesto o sulle metodologie d’analisi, deve essere rimossa.
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LA PROVA DELLA VERIFICABILITÀ
Evitare affermazioni generiche e generalizzanti che non possono essere comprovate: se alla domanda “come prova quello che ha affermato?” non sapete rispondere, vuol dire che quell’affermazione non è verificabile e va pertanto eliminata.
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STRUTTURA GRAMMATICALE
La struttura fondamentale della frase è soggetto-verbo-complementi Il soggetto deve essere sempre connesso direttamente al verbo: non inserire parole tra soggetto e verbo Usare gli avverbi con parsimonia Nel descrivere un testo letterario, usare sempre il tempo presente
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ERRORI GRAMMATICALI I più comuni errori grammaticali:
Errori nella separazione delle frasi: virgole tra soggetto e verbo, frasi principali separate solo da virgole, assenza di virgole negli elenchi Errori nel punto di vista: uso della prima o della seconda persona – in un saggio letterario bisogna usare (quasi) sempre la terza persona Verbosità: tendenza a impiegare parole non necessarie, a ripetere gli stessi concetti, a usare perifrasi, a iniziare il discorso con inutili formule introduttive (“passiamo ora a dire che”, “come si è già fatto notare in precedenza”, “è necessario osservare che”, ecc.) Povertà lessicale: uso eccessivo di verbi generici (essere, avere, fare) e ripetizione delle stesse parole
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SCONNESSIONI SINTATTICHE
Uno degli errori grammaticali più frequenti e meno visibili è la sconnessione sintattica tra le parti di una frase, soprattutto attraverso il cambiamento della natura del soggetto nella transizione tra una parte della frase all’altra. Esempi: “Esaminando il testo, lo scrittore rivela un intento profondamente critico nei confronti della società a lui contemporanea”. “Nell’osservare la struttura metrica del verso, la poesia risulta costruita nella forma classica del sonetto”. Bisogna sempre chiedersi: il soggetto della seconda parte della frase è lo stesso della prima parte?
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PUNTEGGIATURA Il punto (“.”), separa due frasi: mai separare due frasi con una virgola, a meno che non si tratti di un elenco. I due punti (“:”) esemplificano: si usano quando la seconda frase spiega la prima (come fa questa frase). Il punto e virgola (“;”) separa/collega una serie di frasi poste allo stesso livello logico; non deve essere usato per separare frasi che non sono collegate fra di loro; dovrebbe essere usato con parsimonia.
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ALTRI SEGNI D’INTERPUNZIONE
I puntini di sospensione (“…”) lasciano una frase in sospeso (vanno usati con molta parsimonia…). Il trattino breve (“-”) collega due parole (come in “italo-americano”). I trattini lunghi (“ – ”), con spazio prima e dopo, e le parentesi contengono gli incisi. L’ellisse ([…]) segnala che una parte della citazione è mancante. Il punto interrogativo (“?”) non andrebbe usato quasi mai, perché in un saggio critico si fanno ipotesi, non domande (evitare le domande retoriche, e dare direttamente le risposte). Non! usate! i! punti! esclamativi! (tranne che in casi molto! molto!! molto!!! specifici).
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CORSIVI E VIRGOLETTE Il corsivo si usa per le parole straniere non entrate nell’uso comune, per dare enfasi a una parola o per indicare titoli di opere complete (libri, film, dischi od opere musicali, dipinti o sculture, quotidiani, riviste). La virgolette (“”) si usano per indicare l’accezione “particolare” di una parola, e per i titoli di parti di libri (capitoli, saggi, poesie, racconti), di canzoni o parti di opere musicali, e di articoli pubblicati su quotidiani o riviste.
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LA CONCLUSIONE La conclusione serve a:
1 sintetizzare e “chiudere” quel che è stato affermato nel corpo principale del testo 2 dare un’interpretazione e valutazione di carattere personale
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BIBLIOGRAFIA / OPERE CITATE
Alla fine del saggio bisogna aggiungere la lista delle opere citate. Le opere devono essere elencate in ordine alfabetico per cognome dell’autore. Le informazioni devono essere date in quest’ordine: Per un libro: Cognome, nome dell’autore: Titolo: Sottotitolo, editore, luogo di pubblicazione, anno (se ci sono due o più autori, separarli con un trattino lungo). Esempio: Eagleton, Terry – Jameson, Fredric – Said, Edward W.: Nationalism, Colonialism, and Literature, University of Minnesota Press, Minneapolis, 1990. Per un saggio in un libro: Cognome, nome dell’autore: “Titolo: Sottotitolo”, in Nome e cognome del curatore/dei curatori (a cura di /ed.), Titolo: Sottotitolo, editore, luogo di pubblicazione, anno, pp. Esempio: Robinson, Ronald: “Non-European Foundations of European Imperialism: Sketch for a Theory of Collaboration”, in Roger Owen & Bob Sutcliffe (eds.), Studies in the Theory of Imperialism, Longmans, London, 1971, pp Per un articolo in rivista: Cognome, nome dell’autore: “Titolo: Sottotitolo”, Titolo della rivista, vol. (n.), mese/stagione anno, pp. Esempio: Levine, Robert S.: “Antebellum Rome in The Marble Faun”, American Literary History, 2 (1), Spring 1990, pp Per una pagina Web: Cognome, nome dell’autore (se c’è): “Titolo: Sottotitolo”, Titolo del sito Web, URL. Esempio: Tamm, Eric: “Robert Fripp, from Crimson King to Crafty Master”, Progressive Ears,
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