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PubblicatoGiustino Tortora Modificato 8 anni fa
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IL TESTO COMICO Ipertesto creato dagli alunni della IIB Coordinatrice: Prof.ssa Antonietta Rega
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Per poter creare questo ipertesto la classe ha lavorato nel seguente modo: è stata divisa in tre gruppi di lavoro, due gruppi di cinque alunni e il terzo di sei. In ogni gruppo è stato nominato un capogruppo, questi ha assegnato un compito ad ognuno di loro. Ultimato il lavoro i tre capigruppo hanno messo insieme gli elaborati ed hanno organizzato la lezione. Tutti i componenti hanno mostrato spirito di iniziativa per aiutare il proprio gruppo ad organizzarsi, hanno partecipato alla discussione per elaborare idee, hanno argomentato in modo valido il proprio punto di vista ed hanno accettato quello degli altri.
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INDICE A cura della Professoressa di lettere Rega Antonietta Presentazione del testo comico con “mappa concettuale” Storia del testo comico Differenze tra comicità e umorismo Illustrazione delle cinque categorie di Bergson La riflessione filosofica Pirandello e l’umorismo Potenzialità del comico Dimostrazione di barzellette e caricature riguardanti la satira Visone di due video comici: -Stanley e Ollio -Pierino
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A cura del Professore di musica Cardaropoli Carmine Presentazione della “Breve storia della canzone comico italiana” -“Le origini” con varie illustrazioni di musiche popolari, canzonette dell’avanspettacolo e stornelli toscani e napoletani dove regnavano doppi sensi A cura della Professoressa di arte Greco Laura Presentazione del “comico nell’arte” -La storia -Le origini Illustrazione delle caricature attribuite ai nostri compagni di classe e ai nostri professori A cura del Professore di motoria Testa Domenico Presentazione dei “movimenti comici nello sport”, con illustrazione di movimenti comici
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BERGSON DIVIDE LA COMICITA IN 5 CATEGORIE FONDAMENTALI: 1-COMICO DI FISIONOMIA: cioè la comicità provocata da un’alterazione del corpo o dei tratti del volto (come ad esempio una smorfia buffa). 2-COMICO DI GESTO: cioè la comicità provocata da movimenti meccanici, ripetitivi o automatici (come ad esempio i “tic” nervosi). 3-COMICO DI CARATTERE: cioè la comicità che scaturisce dal modo di essere di una persona o dalle sue manie caratteriali (come ad esempio gli atteggiamenti tipici di un avaro, di un vanitoso, di un buffone...).
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AVETE MAI VISTO UNA VECCHIETTA TRUCCATA ?
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ORA VI MOSTREREMO DELLE BARZELLETTE:
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TRA CUI ANCHE CARICATURE RIGUARDANTI LA SATIRA:
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ORA VI MOSTREREMO DEI PICCOLI VIDEO COMICI: VEDREMO STANLEY E OLLY E PIERINO … VI LASCIAMO UNA BUONA VISIONE!
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BREVE STORIA DELLA CANZONE COMICA ITALIANA
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Le origini Non esiste una data o un evento particolare che delimiti temporalmente l'inizio di una produzione musicale in cui l'aspetto comico fosse prevalente; forse dovremmo rifarci alle canzonette dell'avanspettacolo, in cui regnavano doppi sensi per lo più boccacceschi, o agli sberleffi tipici di una certa canzone popolare (per lo più napoletana o romana), o ancora agli stornelli toscani, in cui il colorito vernacolo locale prevale sul contenuto puramente comico. Come non ricordare, d'altronde, le mitiche Osterie o i canti da camerata tramandati di scaglione in scaglione? Oppure, venendo agli anni '50, possiamo pensare alle storie tragicomiche più raccontate che cantate del geniale BREVE STORIA DELLA CANZONE COMCO ITALIANA
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dove i nostri si occupano di argomenti assolutamente banali, a volte con delle conclusioni ridicole. La loro produzione musicale si fondava sul puro divertimento, e loro stessi devono essersi divertiti parecchio. Ricordiamo che siamo intorno al 1974,e per l'epoca queste canzoni in TV dovevano risultare ben distanti dai canoni tradizionali (per intenderci tutto quello che passava ai vari Festival di Sanremo o alle varie Canzonassima) per essere accettate di buon grado da tutto il pubblico. Forse proprio con Cochi e Renato l'aspetto puramente demenziale delle canzoni prende il sopravvento su quello semplicemente comico: basti pensare a frasi quali "... la gallina non è un animale intelligente / lo si capisce, lo si capisce da come guarda la gente..." oppure "... ehi tu hai visto gli indiani / ma quelli con le piume / no non quelli che han fame / ehi tu hai visto gli indiani / sembra che di indiani no non ce n'è più..." per rendersene conto.
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IL COMICO NELL’ARTE
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La Commedia dell’Arte, anche chiamata “Commedia all’Italiana”, “Commedia delle maschere”, “Commedia mimica” e “Commedia improvvisa”, nacque in Italia e si diffuse in tutta l’Europa nel sedicesimo secolo. Nacque come contrapposizione alla Commedia Letteraria. La Commedia Dell’Arte incominciò nelle fiere di paese dove, prima di offrire i loro prodotti, i saltimbanchi e i ciarlatani intrattenevano il pubblico con delle brevi scenette e azioni mimiche. La Commedia dell’Arte si staccò dalla vendita dei prodotti, ed attori e mimi si organizzarono in piccole compagnie che giravano per offrire i loro spettacoli a pubblici diversi.
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Gli attori che intorno alla metà del 1500 presero il posto dei dilettanti nelle piccole scene della Commedia dell’Arte, venivano dalla tradizione degli acrobati e dei saltimbanchi e sapevano recitare, cantare, danzare, fare acrobazie e improvvisare con un certo criterio comico e quindi fu per il loro passato che diedero il nome di Commedia dell’Arte ai loro spettacoli. La Commedia dell’Arte venne chiamata “Commedia a soggetto” perché all’autore si sostituì l’attore e quindi, anziché avere dei testi si usarono dei semplici canovacci divisi in scene;
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il successo dipendeva dall’arte individuale del comico e non dell’autore. L’improvvisazione degli attori fece sì che essi interpretassero un personaggio fisso con le sue caratteristiche particolari. Fu per questo che nacquero le maschere. Le maschere avevano un significato doppio: di oggetto scenico e di personaggio con un suo carattere e quindi un personaggio ‘fisso’. A lungo andare ogni attore si specializzò nell’impersonare una maschera precisa e s’identificò con il personaggio e quindi la propria maschera.
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Ogni maschera era facilmente riconoscibile dal pubblico perché aveva carattere, atteggiamenti, abbigliamento e dialetto propri. Al capocomico appartenevano il carrozzone, gli scenari, e la maggior parte dei costumi, si poteva quindi definirlo il capo della compagnia. Tra le varie compagnie ci furono quelli dei Desiosi, quella degli Accesi e quella dei Fedeli. La Commedia dell’Arte non era altro che una commedia di intreccio, un lavoro nel quale l’autore si limitava a scrivere il soggetto e, a volte, descrivere lo scenario. L’attore doveva improvvisare basandosi sul carattere della sua maschera.
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In ogni scena veniva più o meno dettagliamente indicato ciò che ciascun attore doveva dire. Uno degli aspetti più importanti della Commedia dell’Arte era l’intreccio: i più strani imbrogli, le avventure più pazze, i momenti più comici, s’avviluppano, s’intrecciano, si sciolgono come al tocco di bacchette magiche. Il comico dell’Arte s’ispirava alla vita e alla natura; egli prendeva spunto da dissensi di famiglia, discordie tra cittadini, scandali, fatti di cronaca, scherzi, buffonate, allusioni poetiche. Poiché le maschere rappresentavano la vita, la Commedia dell’Arte divenne la più viva ed esatta manifestazione della vita italiana nel seicento. I comici riconquistarono un mondo dov’era possibile inventare e dov’esistevano le avventure e la fantasia, essi diedero una nuova dimensione d’arte alla realtà quotidiana, alla fiaba, al sogno o al gioco.
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CARICATURE DEI NOSTRI COMPAGNI DI CLASSE E DEI NOSTRI PROFESSORI.
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MOVIMENTI COMICI NELLO SPORT
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MOVIMENTI COMICI
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