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PubblicatoAnna Maria Pizzi Modificato 8 anni fa
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…IL MITO… Di Francesca Briuoli & Alessandra Venturi
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ORIGINI -Dal greco μύθος, mythos: parola, discorso, racconto; -Bisogno di spiegare la realtà; -Tradizione orale di un popolo;
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MARINO, “L’Adone”
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“Rosa riso d’amor” Porpora de' giardin, pompa de' prati, gemma di primavera, occhio d'aprile, di te le Grazie e gli Amoretti alati fan ghirlanda ala chioma, al sen monile. Tu qualor torna agli alimenti usati ape leggiadra o zefiro gentile, dai lor da bere in tazza di rubini rugiadosi licori e cristallini.
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VII Mai non imbrigli il tuo gagliardo intento Dell’animo giovane perduto La folle fine, del cui volo ardito Fu tomba illustre l’umile elemento. Le dolci ali tendi al molle vento, e – a te il mare del timor gelato non bagni piuma – tocca sublimato la zona fiammea dell’ardimento. Corona in punta la dorata sfera Dove l’uccello re la vista affina, si sciolga al nobile ardore la cera: Al mare che sepolcro ti destina Grande onore sarà, e alla sua riva Che nome ne rapisca tua rovina.
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GONGORA, “Sonetti”
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RACINE, “Fedra”
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MONTEVERDI, “L’Orfeo” Vi ricorda, o boschi ombrosi, de’ miei lunghi aspri tormenti, quando i sassi a’ miei lamenti rispondean, fatti pietosi? Dite, allor non vi sembrai più d’ogni altro sconsolato? Or fortuna ha stil cangiato ed ha vòlti in festa i guai. Vissi già mesto e dolente, or gioisco, e quegli affanni che sofferti ho per tant’anni fan più caro il ben presente. Sol per te, bella Euridice, benedico il mio tormento, dopo ‘1 duol vie più contento, dopo ‘1 mal vie più felice.
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VICO, “Scienza nuova” “In tal guisa i primi poeti teologi si finsero la prima favola divina, la più grande di quante mai se ne finsero appresso, cioè Giove, re e padre degli uomini e degli dei, ed in atto di fulminante, sì popolare, perturbante ed insegnativa, ch’essi stessi, che sel finsero, sel cedettero e con spaventose religioni, le quali appresso si mostreranno, il temettero, il riverirono e l’osservarono.”
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PARINI, “La favola del piacere” “Oh beati tra gli altri, oh cari al cielo Viventi, a cui con miglior man Titano Formò gli organi illustri, e meglio tese, e di fluido agilissimo indolli!”
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WINCKELMANN
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MONTI, “Al signor di Montgolfier” “Oggi a calcar le nuvole Giunse la tua virtute, E di natura stettero Le leggi inerti e mute. Che più ti resta? Infrangere Anche alla morte il tèlo, E della vita il nèttare Libar con Giove in cielo.”
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“Prometeo” “Ma de' suoi duri memorandi affanni qual dapprima dirò? Forse la pena del celeste suo furto, e di Pandora il fatal vaso e la fatal sembianza che di poca favilla al sol rapita fe' sopra il rapitor l'alta vendetta?”
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SCHILLER “Per tornare domani a liberarsi, essa si scava oggi il sepolcro, mentre le lune s'intrecciano da sole, senza posa, in un eterno, identico fuso. Inoprosi, gli dei si volsero verso casa, verso la terra dei poeti, scarto di un mondo che oscilla solitario, libero ormai dalla loro influenza.”
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GOETHE, “Prometeo” "Io sto qui e creo uomini a mia immagine e somiglianza, una stirpe simile a me, fatta per soffrire e per piangere, per godere e per gioire, e per non curarsi di te, come me."
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FOSCOLO, “Le Grazie” « A lei da presso il piè volgete, o Grazie, E nel mirarvi, o Dee, tornino i Grandi Occhi fatali al lor natio sorriso. »
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CANOVA
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MANZONI PASCOLI D’ANNUNZIO
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