La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Pensare la tecnica La filosofia del ‘900 e la questione della tecnica.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Pensare la tecnica La filosofia del ‘900 e la questione della tecnica."— Transcript della presentazione:

1 Pensare la tecnica La filosofia del ‘900 e la questione della tecnica

2 1897 La guerra dei mondi di G.H.Welles L’intelligenza tecnica spinta alle sue estreme conseguenze si trasforma in una volontà illimitata di distruzione Unico agente capace di fermare l’invasione: batteri forma elementare, incosciente inconsapevole di vita

3 La filosofia del ‘900 e la tecnica Diffidenza nei confronti della tecnica e della scienza esaltata dal pensiero positivista  Progresso tecnico ineludibile e irreversibile  Destinato a compiere una trasformazione radicale non solo dei modi di vita, ma dell’essere stesso dell’uomo  Rischi di disumanizzazione impliciti nell’universalizzazione dei processi tecnici

4 La Grande Guerra e il tramonto delle illusioni positiviste Tragica ironia della guerra: tecnica da fattore di progresso a strumento di distruzione illimitata della guerra industriale P.Fussel: la metafora della guerra come una macchina lanciata in una corsa senza controllo

5 O.Spengler (1880-1936) Il tramonto dell’Occidente (1918) Morfologia della storia della civiltà: civiltà organismi viventi, Opposizione Kultur-Zivilisation Kultur momento espansivo e creativo di una civiltà collegato alle forze vitali della sua anima più profonda Zivilisation: fase di involuzione e decadenza. Coincide con il prevalere di un intellettualismo formale che perde il contatto con le radici della tradizione diluendo la sua energia in un cosmopolitismo astratto. Inaridirsi dello slancio creativo, prevalere dell’artificiale e meccanico sul vitale e l’organico L’Occidente, che ha espresso la sua potenza espansiva nell’uomo faustiano che sfida e domina il mondo, ha progressivamente insterilito le sue potenzialità creatrici La tecnica da strumento della sua volontà di potenza si è trasformata in una gabbia che blocca la sua creatività L’universalizzazione dei processi tecnici ne esportano i prodotti facendoli diventare armi per la ribellione delle razze extraeuropee Spengler e la Rivoluzione Conservatrice

6 M.Heidegger (1889-1976) Seconda metà anni ‘30/ dopoguerra: riflessione sulla natura della tecnica. Carattere fondamentale della metafisica occidentale: volontà di rassicurazione dell’ente e oblio della natura eventuale del donarsi dell’essere. Il principi metafisici (idee platoniche, Dio cristiano ecc.) forme di rassicurazione e garanzia dell’ente Svolta fondamentale con la scienza moderna: la totalità dell’ente ridotta grazie all’utilizzazione del calcolo matematico ad oggetto calcolabile, e quindi prevedibile e controllabile per il soggetto: immagina calcolabile e pianificabile disponibile per la volontà di potenza Tecnica messa in opera della volontà di potenza implicitamente insita nella scienza: essenza della stessa scienza Trasformazione dell’essenza stessa della tecnica fra la tecnica antica e moderna: tecnica comunque modalità dello svelamento Tecnica antica: l’artefice coadiuva la potenza generatrice della natura che porta alla luce potenzialità nascoste assecondando la natura Tecnica moderna: la natura è ridotta a fondo a disposizione, energia accumulata pronta per essere in un qualsiasi momento per l’azione di “provocazione” della tecnica

7 “ La terra è coinvolta in tale stellen (provocazione) e ne è assalita. Essa è ordinata cioè obbligata a presentarsi. In virtù di tale ordinare la campagna si trasforma in zona carbonifera, il terreno in giacimento minerario. Questo ordinare è di genere diverso da quello mediante il quale il contadino coltivava il suo campo. Il lavoro del contadino non provoca il terreno, bensì affida il seme alle forze della crescita, proteggendola nel suo allignare” La tecnica ha così raggiunto una dimensione pervasiva, si è trasformata in “impianto” sistema integrata di apparecchi che di fatto sfugge al controllo dell’uomo che, al pari di ogni altro elemento della natura è diventato lui stesso fondo a disposizione per l’ordinare tecnico dell’Impianto “ L’ordinare non è un artificio umano, giacché l’operare dell’uomo che di volta in volta coopera nell’ordinare deve essere al tal fine già ordinabile da questo ordinare in vista di un comportamento corrispondente. Mediante l’obbligo a presentarsi l’ordinare non si limita ad assalire i materiali e le energie della natura, bensì assale nel contempo il destino dell’uomo ” L’esito è così un processo di disumanizzazione smarrimento dell’essenza umana stessa

8 “Ma dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva” Heidegger vede però anche una possibilità di fuga da questo orizzonte cupo: l’assolutizzazione della tecnica smantella la stessa contrapposizione fra soggetto e oggetto propria della modernità, seppur in modo perverso, natura e uomo non sono più contrapposti, ma si coappartengono nel fondo comune facendo così segno verso una situazione originaria e aprendo la possibilità per una nuova evento dell’essere Necessario un cambiamento di atteggiamento nei confronti della tecnica che abbandoni l’illusione di un dominio sul mondo “dire contemporaneamente di sì e di no al mondo della tecnica… Lasceremo entrare gli oggetti della tecnica nella nostra vita quotidiana e nello stesso tempo li lasceremo fuori: li lasciamo riposare in sé come cose, che non hanno nulla di assoluto, che anzi esse stesse sono ordinate a qualcosa di più alto. Tale atteggiamento del contemporaneo dire di sì e di no al mondo della tecnica vorrei chiamarlo con un'unica parola: rilassamento, serenità, Gelassenheit”

9 G.Anders (1902-1992) L’uomo è antiquato (1956-1980) Critica paradossale e volutamente eccessiva alla società contemporanea della tecnica Continuità fra i regimi totalitari e la società dei consumi: l’annientamento della libertà e il conformismo massificante che i regimi totalitari perseguivano con il terrore sono raggiunti dalla società dei consumi in modo “morbido” attraverso la collaborazione delle vittime Continuità fra i regimi totalitari Mondo sirenico dei prodotti: mondo del conformismo pienamente realizzato Trasformazione dell’agire in conformistico collaborare Spietatezza nel consumo Obsolescenza dell’uomo: l’uomo è antiquato. Vergogna prometeica : “plasmare il corpo” Incapacità di tenere il passo con le trasformazioni tecnologiche: mancanza di adattabilità e flessibilità Schizopatia indotta dai media ed espropriazione dell’esperienza Il caso di My Lay Il dislivello prometeico: il nuovo dissidio fra immaginazione e ragione: Auschwitz e la bomba

10 H.Jonas (1903-1993) Il Principio Responsabilità (1979) Necessità di una revisione dei principi su cui si basa l’etica perché si possano adattare ad una società tecnologica avanza  Caratteristica dell’etica tradizionale la reciprocità, caratteristica della tecnica moderna produrre effetti (spesso incontrollabili ben oltre il tempo presente o il futuro prossimo  Necessità di passare da un’etica dell’Intenzione ad un etica della responsabilità Nuovo imperativo categorico: Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita sulla terra  Fondazione metafisica: riscoperta di una finalità nella natura e necessità di rispettare la nostra idea di uomo e le condizioni per un suo essere autentico  Fondazione prudenziale: il paradigma ontico della nostra responsabilità per il futuro può essere ben rappresentato dal sentimento spontaneo che ciascuno di noi prova verso neonato  Euristica della paura

11 « Quanto più è totale il potere, tanto è più muto il suo comando. Quanto è più muto il suo comando, tanto è più naturale la nostra obbedienza. Quanto è più naturale la nostra obbedienza, tanto più assicurata la nostra illusione di libertà. Quanto è più assicurata la nostra illusione di libertà, tanto è più totale il potere. » Anders, L’uomo e antiquato, vol.2, p.249 « Ciò contro cui i soldati si rivoltarono era il fatto che non erano nella stessa misura riconosciuti loro, che in definitiva appartenevano pure all’apparato, quei diritti che a questo erano attribuiti. Essi miravano a diventare… “sicut machinae”; aspiravano a poter fare ciò che queste facevano. E se qualcosa moralmente gli indignava, ciò era il fatto che venivano ancora imposti o riconosciuti loro dei tabù umani, dunque una morale… Se la mia tesi che l’uomo è antiquato deve avere in qualche modo un senso allora in questo caso: precisamente come definizione dell’attitudine negativa dell’uomo nei confronti del suo essere umano»

12 La filosofia del ‘900 e il problema della tecnica: un percorso interpretativo Heidegger: volontà di potenza e la tecnica Anders: Il totalitarismo strisciante della società tardo industriale Vergogna prometeica e dislivello prometeico Il dissidio ragione/ immaginazione: l’incapacità di immaginare l’apocalisse Jonas: Inefficacia di un’etica dell’intenzione in un mondo dominato dall’utopia baconiana Fondazione metafisica dell’etica della responsabilità Matematizzazione del mondo: la scienza decide dell’ente calcolandone anticipatamente il corso futuro Tecnica moderna: riduzione della natura e dell’uomo a fondo a disposizione Gelassenheit Precarietà del futuro e responsabilità: l’euristica della paura


Scaricare ppt "Pensare la tecnica La filosofia del ‘900 e la questione della tecnica."

Presentazioni simili


Annunci Google