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PubblicatoEnzo Pieri Modificato 8 anni fa
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introduzione Poetica della traduzione
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Poetica Dire che tradurre è una questione di Poetica significa affermare il valore autonomo dell’opera tradotta Una traduzione letteraria realizzata per giunta da un poeta mette in contatto non solo due mondi culturali, ma anche due poetiche
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Definizione di poetica Il concetto di poetica è di natura estetica: in riferimento a tutte le modalità di espressione artistica (non solo la poesia, come erroneamente suggerito dal nome - e ritenuto dai più; ma anche pittura, scultura, cinematografia, scultura ecc., letteratura in senso lato, e quant'altro), si parla di poetica come dell'insieme strutturato degli intenti espressivo-contenutistici che un artista (quale che sia il suo settore di attività) esplica nelle sue opere, o che un movimento artistico nel suo insieme propunga in seno all'ambiente culturale di riferimento. Si tratta di un concetto per definizione in fieri: ma al tempo stesso, ha senso parlarne (e definirla caso per caso) solo quando il suo grado di elaborazione - nell'ambito della produzione di un determinato artista, o di un dato movimento - si sia sufficientemente stabilizzato.
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Poetica della traduzione Vale a dire: interpretazione di un testo con una propria poetica, e realizzazione di un’opera che traducendo, fornisce una interpretazione. Tale interpretazione, quando si tratta di un poeta, risente della ‘poetica’ personale del poeta traduttore
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Traduzione poetica e comparatistica L’analisi delle traduzioni dei poeti coi consentono di comparare dal di dentro due poetiche, due letterature, due esponenti di due differenti canoni letterari
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Traduzione e canone La traduzione poetica trasforma il canone letterario e la ‘lista dei classici’ di una nazione o area geografica
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Il classico all’interno dei canoni nazionali Concetto negli studi comparati: il momento in cui una cultura individua il proprio apogeo e crea un mito fondativo della propria identità. Ciascuna cultura ha il proprio periodo ‘classico’, di solito, ma non necessariamente legato al classicismo.
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canone Dal greco kanon: regolo, righello Kanna: in greco giunco, canna La misura, la norma entro la quale stare, cui attenersi. Ma anche lista, elenco catalogo
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Tradizioni canoniche Misure di selezione (religiosa o ideologica) Tradizione biblica (testi canonici e apocrifi, istititi a partire dal IV secolo d.C.) Tradizione medievale (cataloghi di autori cristiani o pagani ai quali veniva attribuita una interpretazione allegorica da studiare nelle scuole) Oggi: Canone messale (tra Praefatio e Pater Noster) Canoni giuridici (diritto Canonico) –Significato secondo: Ripetizione: canone musicale (Bach, canto a cappella) ma anche pagamento del canone (d’affitto, di abbonamento)
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Canone estetico Canone del gusto Elenco delle opere attestate di un autore (per es. Shakespeare, Aristotele) Elenco di testi ritenuti culturalmente centrali e fondanti in una determinata società e tradizione letteraria, considerati come modelli da seguire, esempi da imitare: “classici”
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Canone e Classico Tradizione classica Tradizione storico-letteraria Battaglia per il mantenimento o il rinnovamento dei canoni
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Canone e Classico Tradizione classica Tradizione storico-letteraria Battaglia per il mantenimento o il rinnovamento dei canoni
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Classicus dicebatur…. Divisione in classes della società romana (Servio Tullio) ‘classicus’ nella Roma antica è colui che paga più tributi “classici dicebantur non omnes sed primi tantum classis homines” (Gellio, citando Catullo) Gellio, Cicerone introducono il significato metaforico di classicus. Classicus è lo scrittore di prestigio che scrive per le classi più alte.
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Classicus nell’Europa del ‘500 All’inizio del XVI secolo in Europa il termine viene ripreso (per primo, probabilmente l’umanista tedesco Beatus Rhenanus nel 1512) per indicare gli autori antichi, con l’idea che essi fossero superiori ai moderni. Sempre all’interno dell’Umanesimo tedesco Melanchton (Melantone) definiva Plutarco “classicus auctor” (1519) Fonseca, arcivescovo di Toledo, definiva Agostino “auctor ex classicis” (1528)
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Classicus nell’Europa del ‘500 All’inizio del XVI secolo in Europa il termine viene ripreso (per primo, probabilmente l’umanista tedesco Beatus Rhenanus nel 1512) per indicare gli autori antichi, con l’idea che essi fossero superiori ai moderni. Sempre all’interno dell’Umanesimo tedesco Melanchton (Melantone) definiva Plutarco “classicus auctor” (1519) Fonseca, arcivescovo di Toledo, definiva Agostino “auctor ex classicis” (1528)
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Modificazioni della parola classico È un gruppo sociale, poi uomo o autore ricco, potente, grande, di prim’ordine È un’opera nata in un momento alto: di fioritura culturale (in Germania solo nel XVIII assume questo significato, in riferimento al classicismo francese - tragédie classique – e italiano) È uno stile, un carattere formale
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Il classico, oggi Italo Calvino, 1981: “i classici sono quelle opere che non si leggono mai per la prima volta, ma si rileggono” (per saperne di più: cfr. le voci canone e classico del glossario in Remo Ceserani, Guida allo studio della letteratura, Laterza)
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I nostri punti di riferimento Per parlare di poetica della traduzione: Henri Meschonnic Antoine Berman
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Meschonnic, Tradizione e Invenzione [...] Mentre la letteratura è invenzione permanente, dentro e contro le tradizioni, e non è riconosciuta che se tale, pena non essere niente, quella cosa epigonale del mercato dei libri, la traduzione è un campo di attività dove la tradizione è non solo più forte dell’invenzione, ma considerata la condizione stessa dell’esercizio e della riuscita. In letteratura, non ci sono ovvietà. Nella traduzione, certe ovvietà fanno la legge. È l’autorità innegabile dell’ovvietà che la traduzione funzioni nella lingua d’arrivo, dunque senza presunto ricorso alcuno alla lingua di partenza. Nella lingua d’arrivo, vale a dire con i soli mezzi della lingua d’arrivo, non quelli della lingua di partenza, né le interferenze di una mostruosa via di mezzo, perché questa infrangerebbe il codice della lingua d’arrivo. Ma cos’altro faceva la Vulgata di san Gerolamo?
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Correttezza e trasformazione “La correttezza è l’obiettivo ossessionante del traghettatore. Il linguaggio d’arrivo, di conseguenza, è un linguaggio acquisito, conosciuto, passivo, già trasformato. È la sua contraddizione più forte con l’opera letteraria, che è tale solo se è, e resta, un linguaggio attivo, trasformatore. Trasformatore delle opere precedenti, dei modi di rapportarsi con il mondo e dei soggetti tra di sé e con sé. Il primo e ultimo tradimento che la traduzione può commettere nei confronti della letteratura è togliergli ciò che ne fa letteratura - la sua scrittura - con l’atto stesso che la trasmette. L’adagio “traduttore traditore” indica da secoli che la traduzione è il luogo di un conflitto definito da due paradigmi irriducibili l’uno con l’altro. La traduzione è nel solco che oppone l’autore originale al traduttore come l’invenzione alla riproduzione, l’autentico all’edulcorato, la lingua di partenza alla lingua d’arrivo come due mondi non sovrapponibili, l’indissociabile e misteriosa associazione della forma e del senso nell’originale alla pietosa dissociazione delle due, per non conservare che il senso, nella traduzione. “
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Il problema della ‘naturalezza’ Questa situazione, lungi dall’essere vista come un effetto delle concezioni del linguaggio, è stata ed è ancora considerata un fatto di natura. Che il buon senso è tenuto a riconoscere e accettare. Sicché davanti alla scelta tra mostrare la traduzione per quello che è, una traduzione, e nascondere questa vergogna, il traduttore è stato addestrato a cancellare tutto ciò che mostra che è una traduzione. Il traduttore cerca la naturalezza.
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La differenza occultata La naturalezza della lingua d’arrivo, che deve normalmente raggiungere il buon traduttore, presuppone un atteggiamento pragmatico verso la comunicazione, che sembra il buon senso in persona. Il paradosso è che così si realizza e perpetua, senza saperlo, il mito di Babele. Perché la naturalezza cerca di sopprimere la differenza delle lingue, ne fa una cosa da nascondere, e questa differenza occultata ribadisce la diversità delle lingue come il male mitico del linguaggio. Ogni lingua d’arrivo è così al tempo stesso l’ordine naturale e la trascendenza delle particolarità. Quello che ingenuamente mostrava per il francese, ai tempi del suo regno europeo, la grammatica di Port-Royal, e ai nostri giorni la grammatica generativa per l’inglese, struttura profonda di tutte le lingue, e accompagnamento teorico della sua egemonia culturale. [...] Henri Meschonnic, «Traduire la littérature», in Poétique du traduire, Editions Verdier, 1999, pp. 86-88, traduzione di Nazzareno Mataldi, tratta dal sito, che consigliamo, http://209.85.135.104/search?q=cache:LVf4Kd7DtBkJ:fogliedivite.splinder.com/archiv e/2004-10+meschonnic+wikipedia+italia&hl=it&ct=clnk&cd=4 Henri MeschonnicPoétique du traduire http://209.85.135.104/search?q=cache:LVf4Kd7DtBkJ:fogliedivite.splinder.com/archiv e/2004-10+meschonnic+wikipedia+italia&hl=it&ct=clnk&cd=4
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Henri Meschonnic, “Poetica della traduzione” Poetica sperimentale Critica alla teoria della letteratura e alla sociologia della letteratura Studio dei rapporti tra pratica empirica e pratica teorica, scrittura e ideologia, scienza e ideologia Traduzione recepita come testo: è “scrittura di una lettura-scrittura”
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Ancora Meschonnic Traduzione come ri-enunciazione specifica di un soggetto storico, interazione di due poetiche, decentramento Decentramento è rapporto fra due testi in due lingue- culture fin nella struttura linguistica della lingua. Annessione è l’annullamento di tale rapporto – illusione del naturale L’illusione della trasparenza: Traduzione culturale accompagnata dal disconoscimento di sé Oppure, invece, molto più difficile: creazione di un testo originale nella lingua d’arrivo omologo al testo nella lingua di partenza
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Antoine Berman La ‘lettera’ di un testo non è la sua traduzione letterale Vanno esplorate le dimensioni profonde di un testo (Berman parla di etica della traduzione) Etica della traduzione è consapevolezza del nostro metodo: Si tratta di una manifestazione etnocentrica? (che assimila al nostro modello culturale?) Oppure di una traduzione foregnising 8che reca le tracce dell’estraneità)? (cfr. A. Berman, La traduzione e la lettera o l’albergo della lontananza, Quodlibet – cui dedicheremo una lezioen a parte – v. calendario)
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