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PubblicatoLuigina Spada Modificato 8 anni fa
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Non tutto quello che sappiamo l’abbiamo imparato a scuola, su un libro, da un programma televisivo, collegandoci ad Internet; molte cose ci sono state raccontate dai nostri genitori, dai nostri zii, dai nostri nonni. Non dimentichiamo che per moltissimi anni la maggior parte degli uomini, pur non sapendo leggere e scrivere, è riuscita a trasmettere e imparare un’infinità di cose raccontandole a voce, e ciascuno le ha conservate nella sua memoria per tramandarle ai propri figli. Tramite le parole dei nostri nonni abbiamo voluto avvicinarci al loro mondo e ai loro ricordi scoprendo, così, i giochi che hanno accompagnato la loro infanzia.
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Se è vero che i giochi antichi erano semplici e apparentemente banali, sembra proprio che ci si divertiva forse più di quanto ci divertiamo noi davanti ai cartoni animati o impegnati in giochi complicati della play station o del computer.
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La mia analisi è un po’ colta: sai che i giochi di una volta hanno sì, qualcosa in più? Indovini? La vocale u. Ti par poco? Per gioco si diceva giuoco. G. Rodari
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Giocare a biglie era un’arte. Si giocava preferibilmente dopo un po’ di pioggia, con la terra ammorbidita, perché era più facile scavare la buca. Si trattava, infatti, di scavare una piccola buca nel terreno, tracciare la linea di tiro,cercare di tirare la propria biglia nella buca per aver poi il diritto di colpire le biglie avversarie e impossessarsene. La tecnica del lancio era molto particolare e l’avversario poteva proteggere le proprie biglie ponendosi dietro la pallina con le scarpe disposte a V. Non era semplice procurarsi le biglie di vetro che ancora oggi, talvolta, vediamo nei negozi di giochi; in genere erano palline bianche o colorate o d’acciaio e il gioco poteva continuare con regole complicate. BIGLIE “bugiti”
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LA LIPPA “la taréla” La lippa, termine lombardo, è un bastoncino dalle estremità appuntite che da il nome ad un antico gioco popolare dalle origini antichissime. E’ un gioco di squadra: la lippa veniva lanciata da un battitore il più lontano possibile per mezzo di un bastone più lungo (mazza o manico), e la squadra avversaria cercava di eliminare il battitore prendendo al volo la lippa. Vinceva chi sommava più punti, che venivano calcolati sulla distanza tra la base di partenza, in genere limitata da un cerchio disegnato a terra, e il punto d’arrivo della Lippa. Il lancio della Lippa avveniva in modi diversi: a) al volo (si gettava in aria la lippa colpendola come a Baseball) b) a terra (si colpiva la Lippa da terra cercando di farla volare e poi la si colpiva in volo cercando di mandarla il più lontano possibile.
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MONDO “móndu” L’origine del gioco è molto antica e varia, con numerosissime varianti. Alcuni lo chiamavano “campana”. I tracciati di gioco prevedevano da 5 a 10 caselle ( chiamate case). Ogni giocatore si doveva munire di un sasso piatto che veniva buttato sul primo quadrato. Ad ogni lancio si saltava su una gamba sola prendendo il sasso senza perdere l’equilibrio, senza mettere giù l’altro piede o toccare le linee altrimenti si doveva ritornare al punto di partenza. Si saltavano tutte le caselle sino ad uscire dal “mondo”, poi si lanciava il sasso sulla seconda casella e così via. Una variante: si poteva praticare questo gioco anche spingendo con il piede il sasso, ma era più difficile del precedente.
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CINQUE SASSOLINI “sass piáti” Noccioli di pesca, sassi levigati dall'acqua del fiume, piccoli frammenti di piastrelle, sassolini raccolti lungo la strada, per dar vita ad un gioco antico e diffusissimo, praticato anche in altre regioni italiane con diverse denominazioni e varianti. Cinque pietre che con abilità da giocoliere dovevano essere lanciate in aria ed in aria riprese al volo, una per volta o tutte assieme; che si dovevano anche cercare di far passare sotto un arco formato da indice e pollice o da indice e medio della mano sinistra appoggiata in Terra.
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SCARICABARILI “la cavalina” Gioco internazionale, una volta così diffuso da essere un modo di dire ( fare scaricabarile, ossia incolparsi l’un l’altro). Si giocava nello stesso modo dappertutto, ovviamente con nomi diversi. Consisteva nel saltare sulla schiena del compagno che stava avanti ( la posizione è in piedi con la schiena piegata e le mani sulle ginocchia) o della fila di compagni. A sua volta chi saltava veniva saltato. Era inevitabile che qualcuno si alzasse mentre il compagno saltava, con il risultato di farlo cadere e suscitare l’ira dei compagni.
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MOSCA CIECA “musca cèca” Un bambino prescelto dalla conta veniva bendato con il fazzoletto e fatto giare su se stesso, dopo di che doveva cercare di prendere gli altri che gli correvano attorno. Se riusciva a prendere qualcuno, egli doveva riconoscerlo al tatto. Se indovinava, chi era stato preso diventava la "mosca cieca”
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PALLA CONTRO AL MURO “bala contra al mur” Questo gioco consisteva nel lanciare la palla contro il muro e riprenderla in modi diversi: SENZA MUOVERSI SENZA RIDERE SU UN PIEDE CON UNA MANO BATTI BATTI ZIGO ZAGO UN VIOLINO UN BACINO GIRAVOLTA TORNA DA ME
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GIOCHI CON LA CORDA “salta la corda” Una volta ci si divertiva con delle piccole cose. Bastava un pò di corda per far saltare i bambini e improvvisare giochi di gruppo, nelle strade del paese. Se la corda era lunga, si giocava preferibilmente in gruppo, minimo tre giocatori. Due dovevano girare la corda, gli altri cercavano di saltarla, senza inciampare. Si poteva saltare in due modi: a piedi uniti o alternati, si doveva saltare la corda quando sbatteva sul terreno. Durante il gioco si dovevano dire due parole “pepe” per far girare la corda più veloce, “sale” per farla andare più lenta, oppure " arancia, limone, mandarino". Scopo del gioco era di non inciampare con la corda, altrimenti si veniva eliminati. Un passatempo abbastanza facile, ma bisognava essere concentrati.
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I QUATTRO CANTONI “quatar canton” 4 bambini occupavano 4 posti eventualmente segnati da birilli, ai 4 angoli di un immaginario quadrato, mentre il quinto bambino stava al centro. Al via, i 4 bambini cercavano di cambiare posto, mentre il bambino che stava in mezzo provava ad occupare prima di un altro uno dei posto lasciati liberi. Se ci riusciva, chi non aveva occupato alcuno dei 4 posti, andava in mezzo e il gioco ricominciava. Gli scambi potevano avvenire in senso orario, antiorario e in diagonale
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CONTE (par bütà) Pin pin cavalin sut al pe' del taulin pan pos pan fresch' m'induini cal'è quest Aulì-ulé che t'amüse che t'aprufíta lüsinghé tulilèm blèm blum tulilèm blèm blum Óca óca da l’Arquèla quánti büs e quánti èla quánti èla e quánti büs óca óca da sèll büs A summ pasáa da María Niáa e g’hu rubáa dúdas rä: vüna…do…tre…quátar…etc.
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Sant’ Antóni dil purcél al zunéa il campanèl campanèl al z’é pö rútu Sant’ Antóni al t’é ‘ndái sútu al t’é ‘ndái sut’a ‘na scórba l’ha truáa li’ ‘na dóna mórta dóna mórta l’ha sguagníi Sant’ Antóni al z’é strimíi ma strimíi ménga da póco SÚTA QUÉL PÜSÉ BACIÓCU
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Un grazie alle nonne che ci hanno aiutato, coi loro racconti, a raccogliere tutte le informazioni possibili alla realizzazione del nostro progetto. CLASSE 4^ A – VIA ACERBI – CASTANO PRIMO NONNA FERNANDA NONNA RINA
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