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Il laboratorio del colore
Scuola dell’infanzia Santa Rosa sezione “Rossi” Anno scolastico
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Italo Calvino – Le Cosmicomiche
C’è qualcosa che accomuna i bambini di ogni parte della terra e che fa del “gesto grafico” un gesto universale, simile in tutte le culture. E’ un gesto che, nel percorrere una traccia su di una superficie, rivive il gesto dell’uomo primitivo legato alla possibilità di “ esprimere se stesso” lasciando un’impronta. Il bambino che scopre la possibilità di lasciare segno di sé e del proprio passaggio su di una superficie, compie un gesto di affermazione personale. La magia di un sé che si rende visibile attraverso il segno. “ Avevo l’intenzione di fare un segno, questo si, ossia avevo l’intenzione di considerare segno una qualsiasi cosa che mi venisse fatto di fare, quindi avendo io, in quel punto dello spazio e non in un altro, fatto qualcosa intendendo di fare un segno, risultò che ci avevo fatto un segno davvero.” Italo Calvino – Le Cosmicomiche
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Italo Calvino – Le Cosmicomiche.
Tale opera, che può anche apparire, agli occhi di un adulto, insignificante, è per il bambino il prodotto della propria attività, una manifestazione della sua personalità, una creazione. Egli prende coscienza di possedere un potere creativo che lo farà crescere nella stima di se stesso e gli procurerà un piacere che cercherà di rinnovare continuamente trasformando ed affinando il gesto. “… il segno era il mio segno, il segno di me, perché era l’unico segno che io avessi mai fatto e io ero l’unico che avesse mai fatto segni. Era come un nome, il nome di quel punto, e anche il mio nome che io avevo segnato su quel punto..” Italo Calvino – Le Cosmicomiche.
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I bambini con “i primi segni” celebrano l’inizio di una avventura che, attraverso l’evoluzione della grafica e del linguaggio scritto, li porterà alla competenza comunicativa. Riconoscendo, quindi, il valore del linguaggio del colore come mezzo di espressione personale, si è pensato ad un Laboratorio che consenta stimoli, e sostenga le fasi iniziali di approccio e scoperta della materia colorata e del suo possibile uso per la propria espressione. Il laboratorio sarà uno spazio fisico specifico creato all’interno della sezione, uno spazio a cui accedere solo per i “giochi” coi colori, uno spazio protetto dove potersi sentire liberi di sperimentare e di esprimersi con serenità e tranquillità. La connotazione chiara di questo spazio e la specificità del lavoro che vi si svolge, non consentendo divagazioni, favorirà la concentrazione sull’argomento ed un suo maggiore approfondimento. Il laboratorio del colore non sarà un luogo dove apprendere le basi dell’arte pittorica che si potrà poi sviluppare da adulti, ma uno spazio dove sperimentare ed usare in maniera cosciente, personale e libera i materiali e le tecniche di un linguaggio non verbale.
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Lo chiameremo: “lo studio”
Lo spazio: In una rientranza della sezione viene creato lo spazio-laboratorio. Le pareti e il pavimento vengono completamente ricoperte di cartone in modo che i bambini non si sentano limitati nelle loro sperimentazioni dalla paura di sporcare. Lo spazio ha le dimensioni per poter accogliere gruppi da otto - dieci bambini per volta, tali dimensioni permettono una buona possibilità di movimento, ma connotano anche uno spazio tranquillo e protetto che può essere “posseduto” dai bambini in un solo colpo d’occhio. Lo chiameremo: “lo studio” (Alessandro)
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Il colore: Il tipo di sostanza colorante usata nel laboratorio è una tempera ad acqua atossica già pronta, il colore viene preparato in vaschette e posizionato su di un tavolo al centro dello spazio. La scelta è quella di usare solo i tre colori fondamentali (rosso, blu e giallo), in quanto nella fase di approccio all’uso del colore sono fondamentali l’interesse alla pastosità della materia, la possibilità di stenderla, spanderla e allargarla su una superficie, nonchè la caratteristica di questa materia di lasciare tracce, impronte, segni. Successivamente l’interesse sarà rivolto alla sperimentazione di linee e forme e alla loro associazione. In tutto questo tempo la presenza di solo tre colori è sufficiente per le sperimentazioni; interessante per il gruppo è anche la comparsa dei colori secondari generata dall’unione casuale dei colori primari.
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I pennelli: I bambini usano pennelli di diverse dimensioni, tutti abbastanza grandi con capacità di trattenere molto colore e soddisfare così le esigenze dei bambini che soprattutto nelle prime fasi usano il pennello come strumento per “trasportare” il colore dalla ciotola al foglio. Modi diversi di impugnare il pennello, scoperte sempre entusiasmanti Attraverso l’esperienza diretta si impara a maneggiare il pennello in relazione al risultato che si vuole ottenere.
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Le mani: L’uso delle mani, come ulteriore strumento per spandere, lasciare impronte e tracce, viene avviato spontaneamente dai bambini nel momento in cui alcuni di loro cominciano, per un motivo o per l’altro, a sperimentare la manipolazione diretta del colore con le mani. Queste sperimentazioni vengono poi riprese altre volte, anche su richiesta dell’insegnante, e determinano momenti di concentrazione molto forti su se stessi e sulle proprie sensazioni.
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La pelle che si è casualmente colorata viene toccata e lisciata e si prova a spandere il colore.
Ci sono bambini che dopo aver scoperto questa possibilità provano un forte interesse per allargare l’esperienza a tutto il corpo … … per altri diventa subito un modo per possedere uno strumento diverso con cui dipingere … … e c’è chi, almeno inizialmente, ha paura di questo rapporto e lo evita scrupolosamente. Molte volte il primo momento è carico di dubbi, di tensioni, di problemi ed è per questo che ciascun bambino deve essere lasciato libero di fare tutte le osservazioni che gli sono necessarie, prima di provare questo contatto. Accade che i bambini abbiano un rapporto frustrato con il piacere tattile e manipolativo di tutte le materie, perché già abituati ad associare ciò che modifica l’aspetto esteriore delle cose come a “brutto e sporco”, ricevendo inoltre gratificazioni notevoli per le loro capacità di “non sporcare e non sporcarsi”. L’idea però di poter affondare le mani nel colore è affascinante per tutti, c’è chi non ha problemi e si lancia subito, così come chi ci si lancia proprio perché di solito impedito in esperienze analoghe. I più timorosi necessitano di un periodo più lungo di osservazione del lavoro degli altri e dell’approvazione derivata dall’atteggiamento tranquillo dell’adulto. L’importante è che a ciascuno si consentano i propri tempi di evoluzione dell’esperienza.
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La carta: La dimensione del foglio proposta ai bambini nel laboratorio può variare, ma resta sempre di dimensioni abbastanza grandi (50x70). Il foglio viene fissato alla parete e sono i bambini a scegliere se metterlo orizzontalmente o verticalmente. Dipingere su fogli posti sul piano verticale consente di possedere con lo sguardo, ed usare, tutto lo spazio del foglio perché il braccio può muoversi completamente libero senza impacci. Questo aspetto è fondamentale e determinante proprio perché è il gesto che deve produrre il segno e la sperimentazione dei gesti determina la scoperta di nuove forme. L’abitudine al possesso del proprio foglio sul quale (ma solo su di esso) si possono fare tutte le sperimentazioni di colore che ciascuno vuole, è oltre ad un avvio alla espressione autonoma ed individuale, una forma di abitudine al rispetto per lo spazio e il lavoro altrui. Queste regole, queste attenzioni e il rispetto continuo per tutte le componenti del lavoro sono fondamentali e creano all’interno del laboratorio le condizioni necessarie che generano impegno, attenzione, serietà e costanza in ciascun bambino del gruppo, nella ricerca di un suo proprio modo espressivo.
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Fin dai primi incontri in laboratorio, mi ha colpito l’attenzione e il silenzio che si crea spontaneamente nel gruppo (solitamente molto vivace) dei bambini. Di sovente gli unici suoni che si sentono sono quelli dei movimenti di lavoro : i pennelli sui fogli, i passi di chi va a prendere altro colore. La tensione creativa, ma anche la tranquillità di un luogo, di un modo e di un tempo rispettoso di ogni bambino e delle sue esigenze, portano ad una grande concentrazione e tranquillità. Vittoria spesso canticchia a bassa voce per tutto il tempo dei suoi giochi coi colori; la concentrazione è sempre alta al punto che raramente i bambini sentono il bisogno di parlare e quando lo fanno sono frasi e parole pacate rivolte a se stessi, all’adulto, all’amico vicino o al proprio foglio. Possono essere commenti o considerazioni sul colore che si sta usando o che accompagnano con la verbalizzazione il gesto che si sta tracciando. A volte chiedono “ Ti piace?” o “Va bene?”, ma è quasi sempre una richiesta di rapporto, di scambio più che una richiesta di giudizio. “Questa è la strada che va al mare” Luca Vittoria canta “Va bene?” Pietro
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Bisogna saper fare silenzio per poter ascoltare ciò che ogni bambino comunica al di là delle forme e dei segni che traccia. Le sensazioni, le emozioni, gli stati d’animo, le scoperte sono ciò che il bambino esprime ed è proprio in questo modo che ci parla di quello che sta facendo.
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L’evoluzione del linguaggio pittorico.
Trasporto e permanenza del colore sul foglio. Sperimentazioni di estensibilità e dilatabilità della materia colorata sul foglio Il primo interesse è rivolto alla possibilità di trasportare il colore e alla possibilità di stenderlo e spanderlo sul foglio. L’attenzione si concentra sui diversi modi di sperimentare la dilatazione della materia colorata sul foglio, ciascuno lavora liberamente seguendo il proprio percorso attraverso sperimentazioni che, se pur ricorrenti, sono sempre personali. Sguardi concentrati, sorridenti, allegri, preoccupati, sempre una grande attenzione al proprio lavoro.
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Per i bambini è una scoperta importante vedere che il colore può essere steso ed allargato, oltre che appoggiato. I bambini allargano, allungano, schiacciano, sovrappongono, aggiungono, ammassano osservando con grande soddisfazione tutte le modificazioni di forma che producono. Gli strumenti che i bambini usano sono sia il pennello che le mani. L’interesse che suscita l’uso del pennello è altissimo e i bambini compiono diverse sperimentazioni sul modo di impugnarlo, di appoggiarlo e muoverlo sul foglio. L’uso delle mani si associa al piacere tattile di spandere, stendere e mescolare il colore su una superficie ampia e liscia come il foglio.
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Dal gesto nasce il segno.
Sperimentazioni di movimento del braccio, della mano, del corpo. Il colore è un segno che “sporca” la superficie, anche quella di sé, del proprio corpo, della mano che compie il gesto. Il bambino scopre e capisce che il gesto nasce da lui, prende coscienza che tutto il suo corpo lascia e produce un segno, che c’è un rapporto tra i suoi movimenti e i segni ottenuti: “La traccia diventa un motivo del gesto” Scoperta della linea curva, ondulata,retta.
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Le sperimentazioni motorie coinvolgono tutto il corpo e lo mettono in relazione con lo spazio intero del laboratorio. I bambini si spostano orizzontalmente, si alzano, si abbassano, si allungano, si avvicinano al foglio e se ne allontanano. Gli spostamenti nello spazio sono continui e necessari e portano i bambini a mettersi in relazione con esso e con il contemporaneo movimento degli altri bambini. Possedere l’intero spazio del laboratorio fa nascere spontaneamente in quattro bambini un gioco nel quale viene raccolto il colore con il pennello dalle vaschette al centro dello spazio e, quando uno di loro grida “Via!”, contemporaneamente corrono al proprio foglio e appoggiano o lanciano il colore con forza per poi tornare al centro e ripetere il gioco
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Il gioco del “lancio del colore” incuriosisce molto tutti i bambini per cui viene proposta dall’insegnante una attività in cui si possa lanciare il colore, dopo averlo raccolto col pennello, su di un grande foglio che ricopre una intera parete.
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Il gesto del lancio piace molto ai bambini per cui viene ripetuto spontaneamente diverse volte durante i giochi nel laboratorio del colore. Alessandro dopo aver sperimentato a lungo il lancio con l’uso del pennello, chiede un cucchiaio per raccogliere e lanciare il colore.
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Il piacere visivo si affianca al piacere motorio.
I bambini lavorano per ripetere segni precedentemente ottenuti in maniera casuale.
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Il lavoro che ora il bambino si impone è di ricordare e cercare di ripetere forme, segni linee ed accostamenti di colore. Il piacere visivo supera gradatamente quello motorio, nella ricerca di determinare in maniera sempre più cosciente i propri segni, pone attenzione sempre maggiore ai propri gesti ed ai movimenti di tutto il corpo.
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Spesso nei lavori di Minnie compare un segno, come un ricciolo, ritmicamente ripetuto; questo segno da cui spesso nascono i suoi lavori o che li completano, è il suo motivo di indagine e sperimentazione,
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La progettazione di forme, colori, segni, immagini.
La scoperta all’interno di una forma già tracciata di una immagine conosciuta. È lo “storico” momento in cui il bambino scopre, all’interno di forme e linee già tracciate, una sagoma che gli ricorda qualcosa di conosciuto. Come accade a Chiara con le sue ”torte”. La progettazione di forme, colori, segni, immagini. Compare la progettazione. Le osservazioni del bambino non sono più in relazione a quello che sta facendo o che ha già fatto. Ora decide a monte che cosa fare e spesso lo dice anche ai compagni. Quello che il bambino raffigura non è legato alla osservazione diretta del soggetto o della sua forma reale, ma quello che egli riproduce è l’idea, la sensazione o quello che lui conosce di un determinato soggetto.
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L’esperienza del “laboratorio del colore” ha accompagnato e scandito la vita scolastica dei bambini per cinque mesi. Naturalmente l’esperienza non è stata esaurita e visto l’interesse e il piacere dimostrato dai bambini si considererà una ripresa della stessa attività anche per il prossimo anno scolastico. Il piacere fondamentale è la libertà di potersi esprimere in maniera personale ed autonoma senza sentirsi giudicati. Un laboratorio che pone in primo piano il piacere della scoperta personale e che rispetta i tempi di conoscenza e di possesso delle cose, di tutti i bambini,e che li stimola, senza forzature o impedimenti, ad attraversare tutte le sperimentazioni che via via si scoprono possibili. Nel laboratorio i bambini sono stati rispettati nei propri tempi di indagine e sperimentazione e proprio per questo non tutti i bambini hanno già fatto le stesse scoperte, ma per ciò che c’è ancora da scoprire avremo altro tempo. Lucia.
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Bibliografia utilizzata:
“Il linguaggio del colore” – Laura Mancini “Un sasso” – Laura Mancini “Educare all’arte” –AAVV – ed. Electa
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