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PubblicatoLidia Adamo Modificato 8 anni fa
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LICEO G.G. TRISSINO VESTIGIA I Corso di Letteratura e Cultura Latina Prof.ssa Alessandra Bertoldi A.S. 2013-2014
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Lezione 1: origini e prime testimonianze della lingua latina Fondazione (leggendaria) di Roma: 753 a.C. La data segna anche l’inizio del calendario dei romani, che contavano gli anni Ab Urbe Condita (= dalla fondazione della città). Data di nascita ufficiale della letteratura latina (prima rappresentazione di un’opera teatrale in latino ): 240 a.C. COSA SUCCEDE IN QUEI CINQUE SECOLI?
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In cinque secoli il latino prende forma e acquisisce dignità linguistica. Roma passa da villaggio a città, da potenza locale a entità politica con ambizioni di espansione anche al di fuori del territorio italico. Le classi dominanti sentono il bisogno anche di un’espressione letteraria dei loro valori e delle loro idee. La nascente letteratura latina ha un modello già compiuto a cui ispirarsi, quella greca.
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Forme NON letterarie: le prime testimonianze scritte del latino (VII secolo a.C.) riguardano forme di comunicazione pratiche e “tecniche”. 1.Oggetti “parlanti”: oggetti preziosi offerti in dono che recavano il nome del destinatario, dell’offerente e talvolta anche dell’artigiano. Fibula Prenestina cista Ficoroni
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2. Le leggi delle XII tavole (451 a.C.), prima legislazione scritta di Roma, frutto delle aspre lotte tra patrizi e plebei. 3. Fasti: calendari ufficiali dei giorni utili per gli affari pubblici, comprendenti le liste dei magistrati anno per anno e la registrazione dei trionfi militari. 4. Annales: registrazione annuale di eventi di pubblica rilevanza, quali trattati, dichiarazioni di guerra, fatti prodigiosi o catastrofi naturali. Formano la memoria storica collettiva di Roma.
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Forme PRE letterarie : forme che soddisfano necessità non puramente pratiche o concrete e che si caratterizzano per uno stile ritmato e formulare, diverso dalla prosa “normale”. I Latini usavano il termine CARMEN (plurale CARMINA) per indicare genericamente tutto ciò che era scritto in modo non quotidiano o informale, quindi dalle preghiere ai giuramenti, dalle maledizioni agli incantesimi. Di queste forme, che sicuramente avevano lunga tradizione orale proprio perché spesso legate alla sfera magico-religiosa, restano poche e frammentarie documentazioni scritte.
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Tipologie di forme PRE letterarie Poesia sacrale: canti/preghiere rituali legati a divinità tipicamente latine collegate ai riti agricoli; carmen Saliare, carmen Arvale. Poesia popolare: versi Fescennini, produzione orale improvvisata su temi “bassi” con valore apotropaico feste nuziali, carmina triumphalia. Poesia celebrativa: si celebrano nei banchetti le gesta degli antenati (carmina convivalia), tradizione che poi si evolverà nella pratica della laudatio funebris (commemorare un defunto ricordandone le imprese)
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Livio Andronico (III secolo a.C.) Primo autore “ufficiale” della letteratura latina Trait d’union tra cultura greca e nascente cultura latina in quanto greco di nascita e romano d’adozione (forzata): fu probabilmente fatto prigioniero a Taranto (272 a.C.), visse a Roma come schiavo e venne però liberato dal suo patronus, di cui prese il prenome. Autore del primo testo teatrale in latino rappresentato a Roma (240 a.C.) Autore di numerose opere, tra cui spicca la traduzione dell’Odissea di Omero, opera già allora considerata un classico. A noi restano vari frammenti.
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La Odusia non è una traduzione letterale ma un adattamento alle caratteristiche della cultura latina, come si nota dalle scelte di Livio: Traduce gli esametri dell’originale in versi saturni, gli unici versi originali della metrica latina. Poiché il latino non ha una tradizione epica alle spalle, Livio cerca di usare un linguaggio solenne e intenso, volutamente arcaico anche per l’epoca: Virum mihi, Camena, insece versutum (Cantami, o Camena, l’eroe scaltro) Adatta la rappresentazione degli dei alla sensibilità romana e aggiunge pathos e drammatizzazione, secondo i gusti del pubblico, che egli ben conosceva essendo affermato autore di teatro.
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GNEO NEVIO (? – circa 201 a.C.) Cittadino romano di nascita campana, plebeo, combatté nella prima guerra punica (264-241). Pare che con la sua attività letteraria si fosse inimicato la potente famiglia dei Metelli e fosse stato perfino incarcerato, per poi finire in esilio. Noto come autore teatrale, scrisse il primo poema epico di argomento romano, il Bellum Poenicum, di cui ci restano solo frammenti.
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Nevio è il primo letterato latino di nazionalità romana e sceglie per il suo poema (scritto in saturni) un argomento non mitico ma storico e, per l’epoca, recente. In realtà, l’opera conteneva un lungo excursus che ripercorreva le origini leggendarie di Roma, a partire dalle peregrinazioni di Enea, fondendo così mito e storia nazionale (la guerra contro Cartagine). Risulta evidente la conoscenza che Nevio aveva dei poemi omerici, tanto che si ipotizza abbia voluto realizzare una fusione tra una storia di viaggi (Odissea) e una di guerra (Iliade), con la novità dell’argomento “nazionale”. I frammenti mostrano una lingua poetica fortemente sperimentale, ricca di ripetizioni, assonanze, allitterazioni: Libera lingua loquemur ludis Liberalibus (Liberamente parleremo ai Ludi Liberali)
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QUINTO ENNIO (239 – 169 a.C.) Nato nell’antica Calabria (oggi Puglia) in una zona di incroci culturali, diventò cittadino romano solo in età matura. Dichiarava di avere tria corda (tre anime) poiché conosceva il greco, il latino e l’osco. Giunse a Roma già adulto e si affermò come autore teatrale, ottenendo la protezione della potente famiglia degli Scipioni. Scrisse il primo poema epico latino in esametri, gli Annales.
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Il poema si presentava come la narrazione continua della storia di Roma dalle origini mitiche alle guerre di conquista più recenti (18 libri). Lo scopo era sicuramente celebrativo e il poema fissava i valori morali e militari di una Roma in espansione: si celebra la virtù dei singoli che però è al servizio della res publica e della sua affermazione. Nella forma Ennio sperimenta, sia a livello metrico sia a livello lessicale, e predilige l’allitterazione: O Tite, tute, Tati tibi tanta, tyranne, tulisti! (O Tito Tazio, tiranno, tu stesso ti attirasti così grandi atrocità!) Ennio si mostra un poeta assolutamente consapevole delle sue capacità e della sua cultura, tanto da raccontare nel proemio un sogno in cui Omero gli annuncia di essersi reincarnato proprio in lui. Non è delirio di onnipotenza, ma orgogliosa appropriazione e rilettura di un modello, che tra l’altro spiega anche la scelta dell’esametro e la rinuncia al saturnio. A metà del poema, poi, Ennio dichiara anche che con lui le Muse greche ormai hanno preso dimora a Roma, segnalando la sua distanza da chi l’ha preceduto.
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GLOSSARIO Allitterazione: ripetizione in inizio di parole della stessa consonante o dello stesso gruppo di lettere. Cista: recipiente di forma cilindrica con coperchio, spesso usato per contenere oggetti di toeletta o capi di abbigliamento. Esametro: verso tipico della poesia epica composto da sei parti e con un ritmo caratteristico. Fibula: spilla, spesso di materiale prezioso, che fissava le vesti. Pathos: effetto violento, drammatico, sentimentale. Patronus: letteralmente, “protettore”. Giuridicamente, il cittadino che ha liberato uno schiavo con cui mantiene comunque un rapporto di protezione. Res publica: “cosa pubblica”, lo Stato romano (anche quando governa un imperatore). Saturnio: verso tipico della poesia latina arcaica, formato da due unità metriche contrapposte
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