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Facoltà di Economia “G. Fuà” Università Politecnica delle Marche Facoltà di Economia “G. Fuà” Università Politecnica delle Marche 1 Agricoltura ed internazionalizzazione.

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1 Facoltà di Economia “G. Fuà” Università Politecnica delle Marche Facoltà di Economia “G. Fuà” Università Politecnica delle Marche 1 Agricoltura ed internazionalizzazione  Agricoltura e globalizzazione  Politiche agrarie tra libero mercato e protezionismo  WTO, accordi commerciali e agricoltura

2 2 La G lobalizzazione Nell’ultimo decennio il commercio mondiale di tutti i beni è cresciuto ad un ritmo superiore di quasi 4 volte alla crescita del PIL mondiale. Per i prodotti agricoli, dalla fine anni ’60 ad oggi il volume del commercio mondiale delle principali commodity è aumentato di circa il 300%.  Questo processo è destinato a continuare  L’agricoltura è sempre rimasta più “chiusa”, “protetta” rispetto a molti altri settori  L’apertura internazionale dei mercati agricoli è quindi ancora in parte da conquistare

3 3 Apertura internazionale dei mercati agricoli  Le esportazioni agricole crescono, ma meno delle altre merci Secondo il World Trade Report del 2006 del WTO, la quota degli scambi agricoli sul totale degli scambi mercantili mondiali (esclusi, quindi, i servizi) è così diminuita negli ultimi 50 anni (valori medi nei periodi):  1950-59: 37,6%  1960-69: 26,8%  1970-79: 18,2%  1980-89: 14,1%  1990-99: 11,5%  2000-05: 9,0%

4 4 Evoluzione della domanda agricola  Scenario di riferimento al 2020 (IFPRI)  La domanda di carne crescerà di circa il 50% tra 2000 e 2020  +82% nei PVS (di questo, circa 50% in Cina)  Carne avicola: 40% della crescita; carne bovina: 24%  La domanda di cereali crescerà del 36%  Riso (alim. umana) e mais (mangimi; 26% cereali nel 2020) Aspetti critici: domanda di carne e cereali

5 5 Evoluzione dell’offerta agricola  Come soddisfare la crescita della domanda?  Aumento della SAU  Maggiore produttività per ha  Commercio internazionale PERÒ:  L’aumento della SAU non potrà contribuire significativamente all’aumento dell’offerta  La crescita delle rese per ha oggi è più lenta: per anno: +1% 1997- 2020 contro 1,6% 1982-1997 (per i cereali)  I rischi di crescita dei prezzi mondiali sono reali (come osservato negli ultimi ultimo anni…) LA CRESCITA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE DEI BENI AGRICOLI È PERCIÒ NECESSARIA PER COMPENSARE GLI SQUILIBRI DI DOMANDA E OFFERTA

6 6 La “bolla” agricola (1)  Agflazione e food crisis  L’indice dei prezzi dei prodotti alimentari di base è cresciuto dell’8% nel 2006, del 24% nel 2007, di oltre il 50% nei primi 3 mesi del 2008.  I più accentuati sono stati gli aumenti fatti registrare dai cereali Fonte: De Filippis

7 7 La “bolla” agricola (2)  Si possono distinguere tre ordini di cause:  Strutturali Domanda: crescita della popolazione, crescita del reddito dei PVS, uso per biocarburanti Offerta: rallentamento dei tassi di crescita della produzione e diminuzione degli investimenti agricoli, riduzione degli stock  Congiunturali Eventi atmosferici avversi Crescita prezzo del petrolio e svalutazione del dollaro  Speculazione Speculazione sui mercati indotta da bassi tassi di interesse, crisi finanziaria e incertezza delle borse Risposta delle politiche commerciali: tasse all’export, riduzione dei dazi, controllo delle scorte

8 8 I prezzi agricoli reali nel LP  I fattori strutturali determinano andamenti tendenziali e non esplosivi, che da soli non spiegano la fiammata dei prezzi; però possono indurre una inversione di tendenza dei prezzi dei prodotti agricoli in termini reali. Fonte: De Filippis

9 9 Chi “guida” i mercati mondiali? - 1  I grandi esportatori agricoli sono sempre più i paesi ricchi

10 10 Chi “guida” i mercati mondiali? – 2 UE e USA sono dunque i principali protagonisti dei mercati mondiali:  Principali esportatori (anche considerando il solo commercio extra-UE)  Maggiori mercati (principali importatori)

11 11 Chi ha bisogno dei mercati mondiali?

12 12 Politiche agricole e commercio internazionale  Nei principali paesi (sviluppati) esportatori di prodotti agricoli le politiche agricole garantiscono ancora un elevato sostegno pubblico al settore  Gran parte di questo sostegno è nella forma di sostegno ai produttori (non sempre e non solo agricoltori!)  Buona parte di questo sostegno distorce i mercati mondiali (abbassa i prezzi mondiali)  Tale sostegno è molto disomogeneo tra i vari prodotti agricoli e ciò è ulteriormente distorsivo Quanto è grande tale sostegno e quali sono i meccanismi distorsivi?

13 13 Stima del sostegno nel 2001 311 miliardi di US$ (1.3% del PIL) Producer support estimate (PSE) (231 mld US$) Consumer support estimate (CSE) General services (GSSE) Other US EU

14 14 Chi sostiene l’agricoltura? In termini assoluti è l’UE a spendere di più per sostenere la propria agricoltura, seguita da USA e Giappone. Insieme, UE e USA realizzano oltre i 2/3 del sostegno complessivo erogato a livello mondiale. Nella UE tale sostegno corrisponde a circa il 34% del valore della produzione agricola totale; negli USA a circa il 36%; in Canada al 14%, in Brasile al 7%, in Australia al 3%.

15 15 Quanto e’ protezionismo? Quanto di questo sostegno “distorce” i mercati mondiali? E’ difficile dirlo, per due ragioni: 1.Parte del sostegno può avere impatto minimo o nullo sui mercati mondiali. Il WTO, per esempio, raggruppa il sostegno più distorsivo nella categoria AMS (Aggregate Measurement of Support o Amber Box Measures). Per l’UE la quota AMS del proprio sostegno sarebbe circa il 46%, contro circa il 20% di USA e Giappone. 2.Non tutte le politiche distorsive si esprimono attraverso sostegno diretto all’agricoltura. Per esempio, delle due principali misure applicate alle frontiere (le cosiddette border measures), le tariffe sulle importazioni (i dazi) distorcono i mercati quanto i sussidi all’esportazione. I secondi compaiono nel calcolo del sostegno, i primi no. L’OCSE, perciò, stima un indicatore del sostegno, il Producer Support Estimate (PSE), che cerca di tenere conto anche delle border measures.

16 16 Una misura del protezionismo  Il livello di protezionismo è misurato dal PSE  Gran parte del PSE è ancora dovuto al sostengo di mercato  Sostegno di mercato significa garantire prezzi interni elevati

17 17 Ragioni delle politiche di stabilizzazione e sostegno dei prezzi Prezzi “elevati” e stabili generano:  Offerta stabile ed “elevata”: elevato e stabile auto- approvvigionamento  Redditi agricoli stabili ed “elevati”  Però anche effetto di tassazione netta, indiretta (regressiva) sui consumatori verso gli agricoltori (soprattutto più “ricchi”)

18 18 Protezionismo dei Paesi sviluppati Eccedenze Dumping Distruzione Effetto depressione e instabilità su prezzi mondiali Convenienza nei PVS all’import prodotti alimentari Cambiamento nei patterns di consumo verso imported goods Crisi agricoltura tradizionale > prezzi relativi prodotti coloniali (“non protetti”) Stimoli all’export di prodotti coloniali Sviluppo agricoltura piantagioni per l’export in sostituzione di quella tradizionale Ostacoli all’export dei PVS di prodotti dell’agric.tradizionale Paesi sviluppati Mercato internazionale Difficoltà nei conti con l’estero Protezionismo e relazioni Nord-Sud Paesi in via di sviluppo

19 19 Mercati isolati (regime di autarchia) 0 Q W A (Resto del Mondo) B (UE) 0 Q UE PWPW P UE Cerchiamo ora di capire con quali strumenti si cerca di proteggere il mercato interno (nella UE si parla di preferenza comunitaria). Immaginiamo che ci siano due paesi, A e B, e due mercati interni, ognuno con le proprie domanda e offerta, e il proprio prezzo di equilibrio:

20 20 Mercati isolati e competitività Finché i due mercati rimarranno isolati, ognuno dei due troverà il prezzo di equilibrio indipendentemente dall’altro, e le misure di regolazione (quale l’imposizione di un Prezzo Minimo Garantito, PMG) potranno essere applicate nei rispettivi mercati interni senza ulteriori implicazioni:  i consumatori UE pagheranno prezzi più elevati dei consumatori del Resto del Mondo;  i produttori UE riceveranno sì un prezzo più elevato ma semplicemente perché hanno costi maggiori (come si deduce dalla curva di offerta più “alta”)  cioè, gli agricoltori europei sono meno competitivi di quelli del resto del mondo (capaci di produrre a costi unitari più bassi), ma finché i mercati rimarranno isolati il problema non si pone.

21 21 Paesi esportatori ed importatori Cosa succede se, invece, i due mercati si aprono reciprocamente? Diviene possibile importare ed esportare prodotto da un mercati all’altro, ovvero i consumatori di entrambi i mercati potranno acquistare dal mercato con i prezzi più bassi, ed i produttori vendere dove ci sono i prezzi più elevati. La conseguenza di ciò, a prima vista banale, è che uno, tra UE e Resto del Mondo, diventerà esportatore netto del prodotto, mentre l’altro diventerà importatore netto. Tale ovvia conseguenza, però, dipende da una aspetto, forse meno ovvio, cioè che l’apertura dei mercati determinerà il passaggio da due prezzi di equilibrio ad un unico prezzo di equilibrio: sui due mercati, ora aperti, ci sarà uno stesso prezzo.

22 22 Prezzo mondiale Quale sarà questo prezzo, per così dire, mondiale? E’ intuitivo immaginare che sarà un prezzo compreso tra P W e P UE, cioè P W <P*<P UE, tale per cui il mercato, a questo punto unico, si ritrovi in equilibrio, cioè l’offerta complessiva sarà uguale alla domanda complessiva. Detto altrimenti: il prezzo di equilibrio che fa sì che l’esportazione del Resto del Mondo dovrà essere uguale all’importazione della UE.

23 23 L’equilibrio in mercato aperto 0 Q W Resto del Mondo UE 0 Q UE PWPW P UE P* E = Esportazioni (offerta) verso UE I = Importazione (domanda) da Resto del Mondo Equilibrio in mercato aperto: P* tale che E = I

24 24 Regolazione in mercato aperto (UE) Perché il paese B importatore (UE) dovrebbe introdurre forme di regolazione del mercato? Qui, infatti, il consumatore trae beneficio dall’apertura del mercato. Tuttavia, i produttori agricoli ne saranno danneggiati in virtù del minor prezzo e della minore quantità prodotta (vengono, cioè, spiazzati dal prodotto di importazione) subendo un notevole diminuzione dei redditi. Come, intervenire, dunque in tale situazione? Nella UE la difesa del prodotto interno viene realizzata in applicazione del principio della Preferenza Comunitaria. Lo strumento di riferimento per la regolazione del mercato è il Prezzo Minimo Garantito (PMG). Ma in mercato aperto non basta.

25 25 PMG in mercato aperto 0 Q W Resto del Mondo UE 0 Q UE Q PMG PWPW P UE P* PMG Il PMG è del tutto inefficace in regime di mercato aperto, se non accompagnato da altre misure. Il ritiro dal mercato dell’offerta in eccesso (ammasso) al PMG, infatti, non ha alcun esito nel regolare il prezzo interno dal momento che il consumatore potrà sempre acquistare il prodotto di importazione al prezzo P*. La regolazione del mercato interno in regime di mercato aperto, quindi, deve essere affiancata da misure di protezione del mercato interno stesso.

26 26 PMG e tariffe di importazione 0 Q W Resto del Mondo UE 0 Q UE Q PMG PWPW P UE P* PMG (PMG – P*) Tariffa minima Eccesso di offerta interna (export creato) Per tariffa all’importazione (o dazio) si intende un prelievo che viene realizzato sul prodotto di importazione in modo da venir immesso sul mercato interno ad un prezzo maggiorato, corrispondente al prezzo iniziale più la tariffa stessa. Nella figura la combinazione di una tariffa adeguata e di un PMG superiore sia al P* che al prezzo di equilibrio interno, spiazza completamente le importazioni, cioè le annulla, mentre continua a determinarsi un eccesso di offerta interna. import mancato

27 27 Eccedenze ed esportazioni L’eccedenza formatasi in seguito ad un elevato PMG può essere amministrata sfruttando un’opzione in più:  La quantità in eccesso, invece di essere stoccata, trasformata o distrutta, può essere esportata nel Resto del Mondo.  Ciò provoca una riduzione del P*, e quindi un danno ai produttori del Resto del Mondo. Tale danno, invece, non si osserva nella UE dal momento che la riduzione di P* è interamente “sterilizzata” mediante il PMG. Tale effetto negativo sui mercati mondiali è ciò che, in generale, si osserva quando un paese protegge i propri mercati interni e sostiene (mediante PMG) la propria offerta divenendo, da deficitario ed importatore di quel prodotto, paese eccedentario ed esportatore.

28 28 I premi (o sussidi) alle esportazioni Per poter immettere sui mercati mondiali l’eccedenza di offerta generata dal sistema di regolazione e protezione del mercato interno ottenuto dalla combinazione di PMG e tariffa di importazione, è tuttavia necessario creare le opportune convenienze economiche. E’ evidente, infatti, che acquistare sul mercato interno al prezzo PMG e poi rivendere al prezzo mondiale P* non risulta conveniente essendo P*<PMG. - Da un lato, l’operatore pubblico stesso può concentrare tutta l’offerta in eccesso, ritirandola dal mercato al PMG, e poi rivenderla sui mercati mondiali al prezzo P*. Così facendo, riesce a smaltire le eccedenze e a ridurre l’onere finanziario del ritiro dal mercato dal momento che il costo unitario non è più PMG ma (PMG- P*). Si tratta, però, di un sistema molto complesso da gestire. - Alternativamente, l’operazione può essere affidata ad operatori privati per i quali vengono create le condizioni vantaggiose per l’esportazione del prodotto ritirato dal mercato mediante dei sussidi (premi) all’esportazione.

29 29 PMG e premi all’esportazione 0 Q W Resto del Mondo UE 0 Q UE Q PMG PWPW P UE P* PMG (PMG – P*) Premio minimo P* fin Nella figura, la combinazione di PMG, tariffa di importazione e sussidio all’export da parte della UE, non solo impedisce al Resto del Mondo di importare nella UE stessa, ma provoca sul mercato mondiale un effetto negativo (una riduzione dei prezzi) per gli agricoltori extra-UE che si trovano a dover fronteggiare la concorrenza sleale dei loro colleghi europei.

30 30 Riassumendo: il protezionismo è…  Se un paese A ha costi (prezzi) più bassi tende ad essere esportatore verso il paese meno competitivo B  Cosa succede però se B introduce sostegno dei prezzi (Pm)? 1.Il sostegno del prezzo “spiazza” le esportazioni di A in B: produzione interna indotta sostituisce le importazioni 2.Perchè ciò accada, però, ci vuole una “barriera” tra mercato interno ed esterno: è necessaria l’introduzione di una tariffa (dazio) 3.Inoltre, crea eccesso di offerta in B 4.Se immesso sul mercato mondiale (A) riduce prezzo in A 5.Però l’eccesso di offerta viene esportarto solo se c’è un premio all’esportazione

31 31 Il costo del protezionismo  Va anche ricordato che il protezionismo ha un costo sociale, cioè determina una perdita di benessere complessivo, sia nel paese esportatore (a danno dei produttori) che nel paese importatore (a danno dei consumatori): al di là degli effetti redistributivi tra produttori e consumatori tra e nei paesi, il protezionismo genera una perdita di benessere anche a chi lo esercita.  Per questo il suo superamento dovrebbe essere, almeno in teoria, nell’interesse comune sia dei paesi importatori che esportatori.  Si stima che le barriere al commercio internazionale (non solo agricolo) costino ogni anno una perdita di reddito complessivo (a livello mondiale) di circa 500 miliardi di Dollari.

32 32 0 Q W Resto del Mondo UE 0 Q UE PWPW P UE P* Incremento di benessere nel Resto del Mondo Incremento di benessere nell’UE Tale reciproco incremento di benessere, conseguente all’apertura commerciale, può essere facilmente rappresentata graficamente. Il vantaggio dell’apertura commerciale

33 33  Questo presunto reciproco vantaggio relativo all’apertura commerciale e alla progressiva riduzione delle misure protezionistiche giustifica la tendenza da parte dei paesi a realizzare accordi commerciali che si muovano in tale direzione.  Accordi commerciali bilaterali appartengono alla storia dell’economia (e dei paesi) e vengono tutt’oggi continuamente intrapresi o rinnovati. La loro portata è però limitata (talvolta riguardano due soli paesi ed un numero limitato di prodotti) e possono avere ulteriori effetti distorsivi su paesi terzi.  A partire dal secondo dopoguerra, perciò, si è intrapresa la strada di accordi commerciali multilaterali riguardanti un elevato numero di paesi.  Il GATT prima ed il WTO poi hanno avuto questa finalità principale ed hanno effettivamente attivato un processo di lenta ma progressiva riduzione delle barriere commerciali e delle misure distorsive, almeno quelle più esplicite (tariffe di importazione e sussidi all’export). Protezionismo e accordi commerciali

34 34  L’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization) nasce nel 1994, con la firma dell’accordo che ha chiuso l’Uruguay Round del GATT (nato nel 1947)  Prende il posto del GATT (commercio internazionale di beni), del GATS (commercio internazionale di servizi) e del TRIPS (tutela dei diritti di proprietà intellettuale)  Al contrario di questi, il cui funzionamento si basava sul consenso (unanimità), l’OMC ha il potere di imporre ai membri l’applicazione delle regole concordate e sanzioni. L’adesione al WTO è volontaria (oggi oltre 150 paesi) ma gli accordi vanno rispettati dai membri quando approvati  L’organo decisionale: la “Conferenza Ministeriale”, si riunisce almeno ogni due anni Che cosa è il WTO ( ? Che cosa è il WTO (http://www.wto.org ) ?http://www.wto.org  E’ il luogo (non rapido, ma che si è rivelato efficace) di risoluzione delle controversie (“Dispute”) tra paesi relative al commercio internazionale di beni e servizi

35 35 Agricoltura e WTO TRE grandi temi riguardano l’agricoltura nei negoziati WTO: 1. La liberalizzazione (apertura) dei mercati agricoli accordo/negoziato agricolo (GATT 1994 Uruguay Round) 2. Regolare i non-trade concerns e barriere tecniche (non tariffarie) al commercio Regulatory chill vs. protezionismo occulto Accordi TBT (Tokyo round, 1979; detto anche “Standards Code”) e SPS (Uruguay Round) 3.Prodotti di origine vs. diritti di proprietà intellettuale (marchi, brevetti, copyright…) “contraffazione” o competizione? Accordo TRIPS (non GATT)

36 36 L’ “Accordo sull’agricoltura” del 1994 (di fatto oggi ancora in vigore) - Il periodo di implementazione dell’accordo: 1995-2001 - Tre aree di impegni: accesso ai mercati (riduzione dazi) riduz. sussidi all’esportazione riduz. sostegno interno - La clausola di pace (scaduta il 31 Dicembre 2003 ma prorogata) - L’impegno ad avviare un nuovo negoziato entro il 2000 (il Millenium Round poi Doha Round) verso ulteriore apertura dei mercati internazionali - Trattamento speciale e differenziato per i PVS Dall’Uruguay Round al negoziato in corso (Doha→CancunHong-Kong) in corso (Doha→Cancun→ Hong-Kong)

37 37 Che fine fa il Doha Round?

38 38 Gruppi negoziali La ragione del sostanziale fallimento del Doha Round è duplice: - contrasti non risolti tra UE e USA (ma anche Canada, Australia…) - la formazione di altri gruppi negoziali (CAIRNS, ACP, G20+…) Lo schema seguente riporta l’appartenenza dei circa 150 paesi ai vari gruppi negoziali (rappresentati con un cerchio colorato). Ciò può dare un’idea delle difficoltà nel capire gli interessi portati avanti dai vari paesi nei negoziati e le difficoltà di trovare equilibri negoziali (accordi).

39 39 Australia Canada Costa Rice Malaysia GuatemalaBrazil Colombia Australia New Zealand Uruguay Chile Thailand Bolivia Paraguay Argentina CAIRNS South Africa Egypt Tunisia Angola Swaziland Mauritius Korea Switzerland Norway Liechtenstein G-10 AU G-33 G-20 LDCs G-90 ACP NEW Chinese Taipei Bulgaria Israel Iceland Japan Mexico Haiti Cuba Tanzania India China Venezuela Pakistan Myanmar Maldives Bangladesh Nepal Cambodia Solomon Islands Sri Lanka Peru Nicaragua Turkey Honduras MongoliaPanama Zimbabwe Nigeria Papua New Guinea Dominica Fiji Ghana Gabon Namibia Morocco Albania Jordan Oman Moldova Georgia Croatia Sierra Leone Niger Guinea Togo Guinea Bissau Burundi Djibouti Chad Central African Republic Mali Dem. Rep. of the Congo Burkina Faso Lesotho Malawi Gambia Mauritania Rwanda Zambia Uganda Madagascar Benin Senegal Congo Côte d’Ivoire Kenya Cameroon Botswana Mozambique Suriname St. Vincent & Grenadines Dominican Republic Antigua and Barbuda Trinidad and Tobago Barbados Jamaica Saint Kitts and Nevis Saint Lucia Grenada Guyana Belize US Armenia Kyrgyz Republic Macao, China Qatar Brunei Darussalam Singapore Kuwait Ecuador Kingdom of Bahrain El Salvador Hong Kong, China United Arab Emirates Romania Former Yugoslav Republic of Macedonia (FYROM) Fonte: ICTSD, 2005. Indonesia Philippines


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