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PubblicatoMargherita Vecchio Modificato 8 anni fa
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Terapia Psicoanalitica Concetti fondamentali Università Lumsa di Roma Dott. P. Cruciani Dott.ssa P. Szczepanczyk
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Il colloquio psicoanalitico : struttura e obiettivi Analizzabilità Rimanda a due concezioni: a) Secondo il modello medico come “indicazioni e contro-indicazioni” alla cura psicoanalitica. b) Come limite all’interpretazione,come un riconoscimento del fatto che nelle produzioni psichiche ci sia una parte “analizzabile” e anche una “in analizzabile”.
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Nei colloqui preliminari occorre valutare la capacità di insight del soggetto e la tipologia della patologia per decidere se sarà possibile un trattamento analitico vero e proprio o un’altra forma di psicoterapia. Per il punto (b) Freud stesso aveva posto la questione che non tutto possa essere interpretato. Parlava,per i sogni, di un elemento che rimane oscuro : “l’ombelico del sogno”.
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La relazione psicoanalitica: il contratto psicoanalitico L’alleanza terapeutica L’accordo di fiducia reciproca che si deve stabilire fra uno psicoanalista ed il suo paziente per vincere le resistenze nevrotiche o psicotiche che si oppongono al cambiamento e dunque alla guarigione.
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Dice Freud “il medico analista e l’Io indebolito del paziente,tenendosi ancorati al mondo esterno, devono formare un partito comune contro i nemici, le pretese pulsionali dell’Es e le pretese di coscienza del Super-io. Concludiamo insieme un patto: L’Io del malato ci promette la più completa sincerità, ossia la disponibilità di tutto il materiale che la sua auto percezione gli fornisce,...
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... noi gli assicuriamo la più rigorosa discrezione e mettiamo al suo servizio la nostra esperienza nell’interpretazione del materiale influenzato dall’inconscio. IL nostro sapere deve compensare il suo non sapere, restituendogli la perfetta padronanza su quelle regioni della vita psichica di cui ha perso il controllo. In questo contratto consiste la situazione analitica”. (Freud,Compendio,1938)
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Neutralità,riservatezza e astinenza Una delle qualità che definiscono l’atteggiamento dell’analista nella cura. L’analista deve essere neutro quanto ai valori religiosi,morali e sociali, cioè non deve dirigere la cura in funzione di un qualsiasi ideale e deve astenersi da qualsiasi consiglio; neutro nei confronti delle manifestazioni transferenziali, il che viene espresso abitualmente con la formula “non entrare nel gioco del paziente”; neutro infine quanto al discorso dell’analizzato, cioè non deve privilegiare a priori, in base a pregiudizi teorici, un certo frammento o un certo tipo di significato.
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Transfert Designa, nella psicanalisi, il processo con cui i desideri inconsci si attualizzano su determinati oggetti nell’ambito di una determinata relazione stabilita con essi e soprattutto nell’ambito della relazione analitica. Si tratta di una ripetizione di prototipi infantili che si è vissuta con un forte senso di attualità. È per lo più il transfert nella cura che gli psicanalisti chiamano transfert, senza altra qualificazione. Il transfert è tradizionalmente riconosciuto come il terreno in cui si svolge la problematica di una cura psicanalitica, la sua impostazione, la sua modalità, la sua interpretazione e la sua risoluzione.
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Nevrosi e transfert a) Nel senso nosografico, categoria di nevrosi che Freud distingue nelle nevrosi narcisistiche, in seno al gruppo delle psiconevrosi. Rispetto alle nevrosi narcisistiche, esse sono caratterizzate dal fatto che la libido è sempre spostata su oggetti reali o immaginari invece di essere sottratta a essi e riversata sull’Io. Ne risulta che esse sono più accessibili al trattamento, di una nevrosi di transfert nel senso b.
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b) Nella teoria della cura psicanalitica, nevrosi artificiale in cui tendono a organizzarsi le manifestazioni del transfert. Essa si costituisce intorno alla relazione con l’analista ed è una nuova edizione della nevrosi clinica. La sua elucidazione porta alla scoperta della nevrosi infantile.
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Controtransfert Insieme delle reazioni inconsce dell’analista alla persona dell’analizzato e più particolarmente al suo transfert.
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Resistenza Nel corso della cura psicanalitica, si dà il nome di resistenza a tutto ciò che, negli atti o nei discorsi dell’analizzato, si oppone all’eccesso di questi al proprio inconscio. Per estensione, Freud ha parlato di resistenza alla psicanalisi per designare un atteggiamento di opposizione alle sue scoperte in quanto rivelano i desideri inconsci e infliggono all’uomo una “umiliazione psicologica”.
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Libere associazioni Metodo che consiste nell’esprimere senza discriminazione tutti i pensieri che vengono in mente sia a partire da un elemento dato (parola,numero, immagine di un sogno, rappresentazione qualsiasi), sia in un modo spontaneo.
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Regola psicoanalitica fondamentale « Lo impegniamo a rispettare la regola psicoanalitica fondamentale, che d’ora innanzi dovrà dominare il suo atteggiamento nei nostri riguardi. Egli deve comunicarci non soltanto quel che dice intenzionalmente e volentieri, quel che gli reca sollievo come in una confessione, ma anche tutto il resto, tutto ciò che gli viene offerto dalla sua osservazione, e tutto quello che gli viene in mente, anche se è sgradevole a dirsi, o se gli sembra irrilevante, o addirittura assurdo». (Freud,1939)
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Attenzione (ugualmente) fluttuante Modi in cui, secondo Freud, l’analista deve ascolta l’analizzato: egli non deve privilegiare a priori nessun elemento del discorso analizzato, il che implica che egli deve lasciar funzionare il più liberamente possibile la propria attività inconscia e sospendere le motivazioni che dirigono abitualmente l’attenzione.
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« Come il paziente deve raccontare tutto ciò che gli viene in mente, eliminando qualsiasi obiezione logica o affettiva che lo induca a scegliere, così il medico deve essere in grado di interpretare tutto ciò che egli sente onde scoprirvi tutto ciò che l’inconscio dissimula, e ciò senza sostituire la propria censura alla scelta a cui il paziente ha rinunciato» (Freud,1912,Consigli al medico per il trattamento psicoanalitico)
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L’interpretazione in psicoanalisi A. Esplicitazione, mediante l’indagine analitica, del senso latente dei discorsi e nelle condotte di un soggetto. L’interpretazione mette in luce le modalità del conflitto difensivo ed è rivolta in ultima analisi al desiderio che viene formulato in ogni produzione dell’inconscio. B. Nella cura, comunicazione fatta al soggetto e tendente a farlo accedere a questo senso latente, secondo regole imposte dalla direzione e dall’evoluzione della cura.
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Costruzione Termine proposto da Freud per designare un’elaborazione dell’analista più estensiva e più distante dal materiale che non l’interpretazione, e destinata essenzialmente a ricostruire nei suoi aspetti sia reali che fantasmatici una parte della storia infantile dle soggetto.
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Il processo analitico e le sue fasi Acting out Reazione terapeutica negativa Fase iniziale Fase intermedia dell’analisi La conclusione di un percorso terapeutico Analogie e differenze con la terapia in, di e attraverso il gruppo.
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Acting out Termine usato nella psicanalisi per designare le azioni che presentano per lo più un carattere impulsivo relativamente in rottura con i sistemi di motivazione abituali del soggetto, relativamente isolabile nel corso della sua attività, e che assumono una forma di auto- o etero- aggressività. Nel sorgere dell’acting out lo psicanalista vede il segno dell’emergenza del rimosso. Quando esso sopravviene nel corso di un’analisi (sia durante la seduta che al di fuori di essa), l’acting out va considerato nella sua connessione con il transfert e spesso come un tentativo di ignorarlo completamente.
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Reazione terapeutica negativa Fenomeno reperibile in certe cure psicanalitiche come tipo di resistenza alla guarigione particolarmente difficile da superare: ogni volta che ci si potrebbe attendere dal progresso dell’analisi un miglioramento, si verifica un aggravamento, come se alcuni soggetti preferissero la sofferenza alla guarigione. Freud attribuisce questo fenomeno a un senso di colpa inconscio inerente ad alcune strutture masochistiche.
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GRAZIE DELL’ATTENZIONE !!!!
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