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Una pratica politica di lungo corso. Tra modello inglese (dove assistiamo alla costruzione di un equilibrio tra Stato, libertà e società) e modello tedesco.

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Presentazione sul tema: "Una pratica politica di lungo corso. Tra modello inglese (dove assistiamo alla costruzione di un equilibrio tra Stato, libertà e società) e modello tedesco."— Transcript della presentazione:

1 Una pratica politica di lungo corso

2 Tra modello inglese (dove assistiamo alla costruzione di un equilibrio tra Stato, libertà e società) e modello tedesco (Stato forte, incentrato su nucleo burocratico), il nuovo Stato italiano sceglierà un modello che aspira al modello tedesco senza averne i presupposti di forza Ruolo del giurista Vittorio Emanuele Orlando: 1. Concezione dello Stato di diritto come di una «Stato-persona», a cui spetta la sovranità (che quindi non può essere considerata attributo né del Sovrano né del popolo) ; 2. Rifiuto del partito politico («la maggioranza parlamentare non si forma partendo da un programma politico presentato agli elettori, ma scaturisce solo dopo le elezioni»; questo perché le elezioni non operano alcuna trasmissione di potere da un popolo presunto sovrano ai suoi rappresentanti, ma hanno il semplice scopo di selezionare i cittadini più capaci di svolgere il ruolo di legislatori e governanti) 3. Idea di uno «Stato di diritto» che ingloba dentro di sé la nazione, la società e il popolo (intese come parti omogenee di un tutto) NB: E’ lo Stato liberale ad unire, contro le divisioni dei partiti, nazione e popolo, intorno alla classe dirigente espressa dal ceto medio «colto» e «capace»

3 TRASFORMISMO: «il processo di trasformazione dei partiti che deve portare all’unificazione delle parti liberali della camera, al fine di promuovere un sistema politico più idoneo alle esigenze emergenti nonché alla costruzione di una salda maggioranza» INTENZIONE: ampliare il consenso nei confronti del giovane Stato, mediante l’allargamento della partecipazione politica ai settori progressisti della borghesia, anche quella agraria che si era riconosciuta nella Destra.

4 Pratica parlamentare che: 1. si sostanzia nel frequente passaggio di deputati da un settore all’altro delle camere e dei partiti; 2. mira alla formazione di una “grande maggioranza”, che si crea e si scompone attorno alla figura di singoli leader

5 1. non fondata su precise pregiudiziali di programma 2. che monopolizza l’area della legittimità 3. che relega le opposizioni ai lati estremi dello schieramento Sistema che funziona per progressiva cooptazione di nuove élite e nuovi gruppi di interesse

6 All’inizio è un fatto occasionale, poi diventa sistema Il problema è che non è possibile affermare il principio dell’alternanza di governo (l’opposizione è sempre vista come “alternativa al sistema”) Modello che consente la stabilità, ma non concede nulla al ricambio (con le conflittualità che si trasferiscono sempre all’interno del governo)

7 Il connubio (1852)

8 Camillo Benso conte di Cavour riformista, monarchico, gradualista, liberale e avversario della democrazia Urbano Rattazzi (capo del centrosinistra) NASCE LA DESTRA STORICA 1. Democratici e repubblicani (Giuseppe Mazzini) 2. Destra clericale (Cesare Balbo, Revel, D’Azeglio)) 3. Ingerenze della monarchia Vs

9 Il partito moderato è un partito d’opinione, che riunisce: 1. l’opinione “esagerata” dei democratici e degli impazienti (il partito degli avvocati); 2. l’opinione “reculé” dei retrogradi e reazionari, chiamata “codina” anche tra i piemontesi 3. l’opinione “moderée”, che, per il fatto di essere moderata, si arrogava il diritto di definire in quei modi le altre Si tratta di un “centro”, che in alcuni – come Balbo – si colorava di centro-destra, in altri – come Cavour – di centro-sinistra.

10 I MAZZINIANI I CLERICALI

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12 1. Esclusione delle ali estreme 2. Bassissima percentuale degli aventi diritto al voto (2,2% nel 1861) 3. Debolezza delle classi «autorevoli» (aristocrazia o grande imprenditoria) 4. Grande frammentazione e diversità territoriale del nuovo paese

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14 L’Associazione liberale «permanente» (i «piemontesi», guidati da Quintinio Sella e da Ponza di San Martino) La Consorteria emiliana (che fa capo a Marco Minghetti e al barone Bettino Ricasoli, sostenuta dai lombardi e dai meridionali) Il Centro-Sinistra (Rattazzi e poi Depretis) La Sinistra meridionale (Nicotera, Crispi) La Sinistra avanzata (Cairoli e Zanardelli) Estrema sinistra (Bertani)

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16 Politica estera preminente: si tratta di completare l’Unità Politica liberoscambista Obiettivo di risanare il debito Il sistema accentrato piemontese viene esteso al nuovo Regno Risposta dura al brigantaggio 1864: capitale da Torino a Firenze; 1866: 3° guerra d’indipendenza; 1870: conquista di Roma (due precedenti tentativi di Garibaldi, nel 1862 e nel 1867) pesante fiscalismo, tassa sul macinato – nel 1868 – che provoca tumulti (il pareggio di bilancio sarà raggiunto nel marzo 1876) Fallimento del progetto federale avanzato da Marco Minghetti Legge Pica e stato di guerra Nb: tra il settembre 1860 e l’agosto 1861 ci saranno 8.964 fucilati, 10.604 feriti, 6.112 prigionieri, 13.529 arrestati

17 Elementi di coesione: conseguire la piena unificazione; conseguire il riordino dell’amministrazione e della finanza; forte senso dello Stato; totale rifiuto per atteggiamenti sovversivi Provenienza sociale: Proprietari terrieri, soprattutto settentrionali e corpi amministrativi dello Stato Diversità interne: Conservatori e progressisti; decentratori e centralisti; cattolici liberali e liberali anticlericali; sostenitori del pareggio a tutti i costi e altri preoccupati di non bloccare lo sviluppo del paese.

18 Allargamento del suffragio e politiche sociali Politica economica espansiva Politica estera Legge Coppino (1877): obbligatoria e gratuita l’istruzione elementare (dai 6 ai 9 anni d’età). Legge elettorale (1882): concede diritto di voto a tutti i maschi che avessero compiuto i 21 anni e rispettassero alcuni requisiti (dal 2,2% si passa al l 6,9% della popolazione italiana) Inchiesta Jacini Scelta protezionista: 1878, sul tessile e la siderurgia; 1887, sul grano Abbandonata la tradizionale alleanza con la Francia (questione tunisina); Triplice Alleanza Politica di espansione coloniale

19 Origine: Ex garibaldini ed ex mazziniani che accettano di integrarsi nel sistema politico liberale. Provenienza sociale: composta per lo più da esponenti della media borghesia, in maggior parte avvocati. Obiettivo politico: Riconciliare la politica col «paese reale» democratizzando e modernizzando lo stato e il paese. Riforme proposte: Rafforzamento del sistema scolastico, allargamento del suffragio, richiesta di una politica di sgravi fiscali e di investimenti nello sviluppo industriale del paese. Favorevole al protezionismo

20 Poche decine di grandi notabili Notabili ad influenza provinciale Piccoli notabili locali (lotta per controllo delle amministrazioni)

21 Il deputato segue fedelmente il governo per tutte le questioni che non riguardano il suo collegio elettorale (vota contro il governo se questo sembra minacciare questi interessi) La pubblica amministrazione concede favori al territorio del deputato ministeriale NB: il potere rimaneva tutto nelle mani del governo; del resto, per contenere il potere reale il leader parlamentare doveva crearsi una maggioranza personale (da conservare e rinnovare di continuo) I grandi notabili mettono loro uomini nella pubblica amministrazione

22 1. operando sul corpo elettorale (con pressioni e brogli elettorali) 2. operando sui deputati (con favori politici e clientele) Necessario il controllo dell’apparato statale

23 Prefetti Magistrati Impiegati Spostamenti prima delle elezioni; Scioglimento delle amministrazioni locali «nemiche»; Sottoprefetti come galoppini elettorali; Minacce verso impiegati; Raccordo tra governo e grandi elettori; Promesse di favori e ricompense (es. onorificenze) Controllo politico determinato dal controllo della carriera (ca 10% elettorato per titoli; ca. 3% elettorato complessivo) Legati alla «raccomandazione» (ca. 10% elettorato complessivo)

24 Rivelano: L’esistenza di nuovi interessi economici che non si sentono rappresentati dalla Destra storica Il malcontento che serpeggia nella classe impiegatizia, fin lì «ricattata» dalla Destra al governo La capacità della Sinistra storica di attivare nuove relazioni, di tipo smaccatamente clientelare, con impiegati e borghesia terriera/imprenditoriale La piena legittimazione della Sinistra storica come forza «di sistema» Punto di rottura: discussioni sulla nazionalizzazione delle ferrovie (Alta Italia, Meridionali, Romane) e voto contro il governo della Destra toscana

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27 1876: governo di Agostino Depretis Matrice liberale progressista, si rifà alle idee democratiche. Progressivo spostamento di Depretis verso i moderati e progressiva estromissione degli esponenti più progressisti della Sinistra. Nascita di un Grande Centro Salvo brevi interruzioni di Cairoli, a Depretis sarebbe succeduto – a partire dal 1887 – Francesco Crispi.

28 Un grande partito liberale, moderno e “nazionale”, avrebbe liberato il sistema dall’influenza degli interessi particolaristici di collegio (trasformare il quadro politico, rendendolo finalmente nazionale, per permettere lo scontro tra correnti di opinione) Il trasformismo deve poter neutralizzare il contrasto politico interno al mondo borghese per poter assicurare una salda egemonia di classe alla stessa borghesia predisporre un partito moderno per accettare la sfida dei partiti estremi (es. legge elettorale del 1882)

29 Partecipazione al potere di settori nuovi della nascente industria (migliore collegamento tra i settori più antichi della classe dirigente con gruppi economico-finanziari di più recente formazione) Svolta protezionistica del 1887

30 Il parlamento rimase un’assemblea difficilmente controllabile (troppi gruppi, caratterizzati da indirizzi politici di tipo «tradizionale») Le maggioranze rimangono la somma di più gruppi di deputati Forte disomogeneità parlamentare che corrisponde alla estrema frammentazione della società italiana (profonde differenze regionali, economiche, culturali; i territori erano poi dominati da “clan”, ovvero sindaci, due-tre consiglieri provinciali, un deputato)

31 Johan Kaspar Bluntschli, giurista svizzero che nel 1869 teorizza la necessità dell’unione dei “centri”, quello liberal- moderato e quello conservatore-moderato Formula dell’opportunismo in Francia (governi di Gambetta e Ferry, dal 1879 al 1895)

32 Di Rudinì, esponente di punta della destra, si allea con Zanardelli, leader della Sinistra democratica Con il Governo Di Rudinì si raggiunge il limite delle possibilità offerte dal trasformismo: si allearono infatti le due ali estreme del “centro” NB: non si tratta più dell’incontro di due centri contigui, ma di una semplice spartizione di posti tra i vari gruppi personali

33 La crisi di fine secolo, governi del generale Pelloux e assassinio di re Umberto I Torniamo allo Statuto (1897) di Sidney Sonnino La risposta giolittiana: - Disegno riformistico diretto a inglobare le ali moderate dell’opposizione - Trasformismo «progressista», non «conservatore» (trasformismo usato per creare nuovi assetti, anche se in modo non traumatico)

34 Nuove condizioni politiche, che impongono di accantonare le divisioni interne al mondo liberale (per concordare candidature unitarie e sconfiggere i candidati «antisistema») L’antisocialismo riavvicina liberali e cattolici. Inedito ruolo «nazionale» dei cattolici e il progressivo modificarsi dei rapporti di forza (attraverso il «clerico-moderatismo», soprattutto nei comuni) «Integrare per immunizzare», i limiti del rapporto con i socialisti; punto di svolta: elezioni del 1904

35 1. perfeziona la prassi di favorire in un largo numero di collegi l’elezione di deputati «ministeriali» (il «ministro della malavita», secondo Salvemini) 2. aumenta i poteri dell’amministrazione, ampliando così l’area dell’intervento governativo La burocrazia, sempre più subordinata all’esecutivo, diviene il più importante strumento di governo Il trasformismo continua: solamente i leader – che godevano di collegi sicuri – possono permettersi di spendere il proprio tempo a fare “politica”; gli altri deputati rischiavano molto di più in caso di nuove elezioni.

36 Le due anime della borghesia italiana – quella legata agli interessi industriali e quella legata agli interessi agrari – rimangono separate Quid agendum (1900) di S. Sonnino Motivi del fallimento del progetto di Sonnino: 1. «salvare il paese dai pericoli sovversivi» rimane l’obiettivo prioritario; 2. i liberali sono troppo favoriti dal sistema elettorale per impegnarsi seriamente nella costruzione di una “forma-partito” di tipo moderno 3. Giolitti è convinto di potere cooptare le opposizioni antisistemiche

37 Elezioni del 1919: 1. ruolo cruciale dei cattolici e loro irrisolutezza 2. Autoemarginazione politica del PSI 3. Irrilevanza dei liberali a causa della loro strutturazione Il trasformismo vincente di Mussolini: 1. Media all’interno dello stesso fascismo tra le varie correnti; 2. Usa la destra interna al Fascismo – nazionalista e filoclericale – per trattare (e frantumare) gli altri partiti


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