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PubblicatoGastone Mazzoni Modificato 8 anni fa
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L’emancipazione ha consentito più potere femminile, il confronto ravvicinato ha prodotto imbarazzi in molti maschi che si vedono superati nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro da donne più grintose e più tenaci. Esse inoltre non hanno problemi a prendere l’iniziativa nello stesso rapporto amoroso, così da mettere alla prova la stessa virilità del maschio. Di conseguenza, i maschi vi vedono un motivo di ansia inconfessata, un motivo di perdita di potere. Ne consegue un atteggiamento difensivo. La diversità tra uomo e donna sta nelle forme dell’aggressività: sottili, più psicologiche e non apertamente fisiche nella donna, più grossolane e materiali negli uomini. Nelle donne c’è dunque una violenza psicologica, meno eclatante, ma a volte più dannosa di quella fisica, comunque meno agevolmente rivelabile e perciò più facilmente perseguibile. Il maschio, a volte, non sa rispondere: né con un’adeguata elaborazione psichica e comportamentale, né con pari sottigliezza e cattiveria. Reagisce invece sul piano fisico, dove può ancora prevalere.
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Alessandra Pauncz, nel 2009, ha fondato il primo centro di aiuto per uomini maltrattanti (CAM), a Firenze. Tra il 2009 e il 2013, c’è stata la presenza di circa 200 uomini. Nel novembre 2012 è stata aperta una seconda sede a Ferrara. Il 98% degli uomini si rivolge al centro di sua spontanea volontà o perché spinti dalle compagne. In genere sono le situazioni di crisi ad accendere la scintilla che spinge il maschio maltrattante a cercare aiuto. Fin da bambini nell’educazione maschile viene insegnato a non piangere e a non esprimere le proprie emozioni. Essi sono vulnerabili, si sentono minacciati, vittime, ma non riconoscono il loro malessere, e picchiano la partner anche per ristabilire un controllo della situazione. La maggior parte degli uomini durante il trattamento continuano a vivere con la partner, alcuni si separano per un periodo. Quando non succede è perché la ragazza se n’è andata o il tribunale ha disposto un allontanamento coatto dell’uomo. Finito il trattamento per le persone che decidono di rimanere assieme rimane alto il risentimento nella donna e a volte anche nell’uomo, il quale non ritiene di essere abbastanza apprezzato per il grosso lavoro che ha fatto su se stesso. C’è bisogno di intervenire anche su questo fronte, ma non è semplice.
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PRIMA FASE: -si fanno cinque colloqui di valutazione gestiti da un operatore maschio; -prendere contatto con la partner per valutare i fattori di rischio; -valutazione della violenza; -capire la motivazione dell’uomo. SECONDA FASE: -16 sessioni di gruppo con una valenza psicoeducativa condotti da un uomo e da una donna. TERZA FASE: -valutazione individuale; -spazio per gli uomini per confrontarsi ed esprimere ciò che sta accadendo nella loro vita. DOPO UN ANNO (se va tutto bene): -gruppo di follow up che si ritrova una volta al mese per confrontarsi, condividere e discutere eventuali difficoltà. Il 40% degli uomini dopo i colloqui iniziali non torna. Questo a causa della scarsa capacità di mettersi in discussione. L’obbiettivo dei questo centro è interrompere la violenza e abbassare il livello del rischio. LA VIOLENZA FISICA SI RIESCE A SUPERARE, E’ PIU’ DIFFICILE PER QUELLA PSICOLOGICA.
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La violenza contro le donne non è un fenomeno nuovo, anzi è un evento sempre esistito, ma spesso tenuto all’oscuro. La violenza, in generale, si può definire un'azione compiuta mediante l'abuso della forza da una o più persone che operano con lo scopo di costringere altri ad agire o a piegarsi contro la propria volontà. L'abuso della forza può essere non solo fisico (con o senza armi), ma anche psicologico (ricatti, intimidazioni, minacce). Il femminicidio è quella violenza che va dalla molestia fino allo stupro, accompagnato molto spesso dall’uccisione della donna.
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L’ISTAT ha condotto un’indagine e distingue casi di violenza sessuale, molestie verbali, telefonate oscene, esibizionismo e pedinamenti per una percentuale totale del 91,6 %. Tramite un’indagine telefonica su tutto il territorio nazionale l’ISTAT ha raccolto i seguenti dati, circa 6 milioni donne tra 16 e 70 anni dichiarano di aver subito violenze. Tra queste il 14,3% dichiara di essere stata oggetto di violenze da parte del partner, e il 96% dichiara di non aver denunciato l’atto alle Autorità. Sono stati constatati circa 134 femminicidi nel nostro paese. Ogni 65 ore una donna viene uccisa dal marito, compagno, o convivente.
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Quest’estate in Italia vi sono stati molti casi di violenze e maltrattamenti nei confronti di conviventi, mogli ed ex. I più importanti sono stati: 14 GIUGNO: Carlo Lissi uccide la moglie e i suoi due figli (20 mesi, 5 anni) simulando poi una rapina. Dopo poche ore crolla confessando di aver ucciso a coltellate tutta la sua famiglia. 6 LUGLIO: Ilaria Abbate una domenica mattina stava andando in piscina insieme all’amica Ilaria Toni e al figlio di due anni e mezzo quando l’ex compagno di Ilaria, Riccardo Bazzurri, sparò loro uccidendole. In seguito rivolge l’arma contro di sè e poco dopo muore in ospedale. 9 AGOSTO: Vito Tronnolone uccide con una pistola la moglie Maria Stella Puntillo (57 anni) e i due figli Luca e Chiara (32 e 27 anni) e si toglie la vita con la stessa arma.
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OGNI CITTADINO È VINCOLATO ALL’EDUCAZIONE, AL RISPETTO, AL RICONOSCIMENTO DELLE PARI DIGNITÀ E LIBERTÀ DELLE DONNE, AL SUPERAMENTO DI PERSISTENTI MODELLI CULTURALI DI SOPRAFFAZIONE E DOMINAZIONE DA PARTE DEL MASCHIO.
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Articolo 33 – Violenza psicologica Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per penalizzare un comportamento intenzionale mirante a compromettere seriamente l'integrità psicologica di una persona con la coercizione o le minacce. Articolo 34 – Atti persecutori (Stalking) Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per penalizzare un comportamento intenzionalmente e ripetutamente minaccioso nei confronti di un'altra persona, portandola a temere per la propria incolumità. Articolo 35 – Violenza fisica Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per penalizzare il comportamento intenzionale di chi commette atti di violenza fisica nei confronti di un'altra persona. Articolo 36 – Violenza sessuale, compreso lo stupro 1) Le Parti adottano misure legislative o di altro tipo necessarie per perseguire penalmente i responsabili dei seguenti comportamenti intenzionali: a atto sessuale non consensuale con penetrazione vaginale, anale o orale compiuto su un’altra persona con qualsiasi parte del corpo o con un oggetto; b altri atti sessuali compiuti su una persona senza il suo consenso; c il fatto di costringere un’altra persona a compiere atti sessuali non consensuali con un terzo. 2) Il consenso deve essere dato volontariamente, quale libera manifestazione della volontà della persona, e deve essere valutato tenendo conto della situazione e del contesto. 3) Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo per garantire che le disposizioni del paragrafo 1 si applichino anche agli atti commessi contro l’ex o l’attuale coniuge o partner, quale riconosciuto dalla legislazione nazionale. Gli Stati membri del Consiglio d’Europa e gli altri firmatari della presente Convenzione, si sono impegnati a condannare ogni forma di violenza.
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