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Circa 3.500 anni fa, nel mare Egeo si verificò il fenomeno naturale più terrificante, spettacolare e catastrofico che l’uomo ricordi: un’eruzione vulcanica.

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1 Circa 3.500 anni fa, nel mare Egeo si verificò il fenomeno naturale più terrificante, spettacolare e catastrofico che l’uomo ricordi: un’eruzione vulcanica di proporzioni gigantesche che fece a pezzi l’isola greca di Thera. In conseguenza della eruzione la camera magmatica, quasi completamente svuotata, collassò determinando lo sprofondamento dell'isola.Il crollo generò le gigantesche ondate di marea che rasero al suolo le città costiere della vicina isola di Creta, distruggendo la civiltà minoica che aveva raggiunto in quegli anni l’apice del suo sviluppo culturale ed artistico. Questa antica eruzione è legata alla leggenda di Atlantide, una tragedia che ebbe gravi ed estesi effetti anche sulle vicende umane e che ci fu tramandata da Platone il quale, 2.400 anni fa, l’aveva a sua volta appresa dagli Egizi. Essi raccontavano di una terra di favolose ricchezze sprofondata nel mare dopo un terribile cataclisma nell’arco di un solo giorno e di una sola notte. Poiché la crosta continentale è leggera e quella oceanica è pesante, il mito di Atlantide è un’assurdità geologica in quanto non può succedere che un corpo leggero sprofondi in uno più pesante. La leggenda del continente scomparso si spiega invece con l’eruzione che avvenne nel XV secolo a.C. Santorini XV A.C. Le grandi eruzioni

2 Tambora 1815

3 L’eruzione che produsse la maggiore quantità di materiali piroclastici è senza dubbio quella del vulcano Tambora nelle Indie orientali olandesi (Indonesia). Nel 1815, in circa tre mesi di attività, il vulcano nell’arcipelago della Piccola Sonda emise una quantità tale di polvere e di cenere da ricoprire l'intero territorio italiano per 25 cm. Le conseguenze di quell’esplosione furono impressionanti a cominciare dal danno che subì la stessa montagna la cui altezza di 4000 metri si ridusse di un terzo. I morti causati direttamente dall’eruzione furono 10.000, ma altri 80.000 sarebbero state le vittime di carestie ed epidemie conseguenti a quel disastro. L’effetto più imponente dell’eruzione del Tambora si ebbe l’anno seguente quando su tutta la Terra si verificò un cambiamento sensibile del clima. Polveri fini come il talco, lanciate in aria dal vulcano, raggiunsero la stratosfera dove, trasportate dalle correnti d’aria, si sparsero su tutto il pianeta impedendo a una parte della radiazione solare di raggiungere il suolo. Il 1816 è ricordato come “l’anno senza estate” o “l’anno morto di freddo” ed ebbe conseguenze drammatiche per la scarsità dei raccolti soprattutto in Francia e nei paesi già provati dalla carestia provocata dalle guerre napoleoniche che si erano concluse nel 1815 con la sconfitta di Waterloo e l’esilio di Napoleone a Sant’Elena. La cosa singolare è che in Europa e negli Stati Uniti d’America, dove i danni provocati da quell’estate eccezionalmente fredda furono altrettanto gravi, non ci si rese conto del motivo di un così improvviso e radicale cambiamento di clima.

4 Krakatoa 1883

5 Se quella del vulcano Tambora fu l’eruzione che emise più prodotti piroclastici nell’atmosfera, l’esplosione più potente della storia umana è stata quella del Krakatoa, un vulcano dello Stretto della Sonda, che nel 1883 venne distrutto da un’eruzione il cui boato fu udito a 4700 kilometri di distanza. L’esplosione di quel vulcano, il cui condotto era stato ostruito da un enorme tappo di lava solida, assunse particolare importanza per i suoi effetti secondari. Le vittime di quell’immane tragedia naturale furono dovute quasi esclusivamente al maremoto provocato dall’eruzione. Le onde del mare alte quasi 40 metri si abbatterono sulle coste di Giava e Sumatra devastando oltre 300 fra città e villaggi e provocando la morte di 36.000 persone. Una tremenda bufera atmosferica passò per tre volte tutto intorno alla Terra, prima di disperdersi. Le polveri lanciate in aria provocarono da un lato estati fredde e nuvolose e dall’altro tramonti di un rosso vivido che hanno ispirato gli scritti degli storici e le tele degli artisti.

6 Nevado del Ruiz 1985

7 Il Nevado è uno dei più studiati vulcani dell'area andina; è uno stratovulcano a composizione prevalentemente andesitica. Si trova in Colombia e ha un'altezza considerevole di oltre 5300 m. Nel marzo del 1985, dopo un periodo di inattività di oltre 150 anni, entrò in eruzione provocando lo scioglimento quasi immediato di un grande nevaio che ricopriva la sua sommità. Una grande valanga di fango (lahar) investì più centri posti alle pendici del vulcano. La città più colpita fù Armero che venne ricoperta dal fango e nella quale si contarono 23.000 vittime.

8 Lava blu Magmi con abbondanza di zolfo

9 Lago azzurro nel cratere del vulcano Ijen (Indonesia) pH = 0,39

10 I fenomeni vulcanici non si esauriscono con la fine delle eruzioni ma continuano con l’emissione di gas caldi e vapore acqueo, a questi fenomeni si da il nome di vulcanesimo secondario. L’attività può essere prolungata nel tempo ( attività persistente) oppure può essere caratterizzata da brevi periodi eruttivi (attività parossistica). VULCANISMO SECONDARIO

11 I geyser sono manifestazioni vulcaniche secondarie. Come i vulcani, devono la loro esistenza ai bacini di magma presenti nella litosfera. La nascita di un geyser ha inizio quando l’acqua piovana filtra nel terreno e finisce in una regione del sottosuolo ricca di rocce porose per fratturazione. Le rocce circostanti vengono riscaldate da un bacino magmatico, quest’acqua non giunge ad ebollizione, ma viene spinta verso l’alto. La temperatura aumenta e l’acqua in profondità si trasforma in vapore. Quando la pressione del vapore vince il carico dell'acqua soprastante, questa fuoriesce con un getto caldo e violento. COS’E’ UN GEYSER

12 Molto diffuse in Italia, sono costituite da acque calde, ricche di gas e sali minerali, spesso sfruttate per le loro proprietà terapeutiche esse sono costituite da acque calde che risalgono in superficie. Derivano dal vapore acqueo, proveniente dal magma condensatosi oppure dal riscaldamento delle acque sotterranee per contatto con rocce calde. SORGENTI TERMALI

13 Sono emissioni di anidride carbonica. Questo gas è più pesante dell’aria e perciò ristagna nello strato d’aria a diretto contatto con il suolo rendendo difficile la respirazione. MOFETE

14 Piccole fessure nel suolo da cui fuoriescono emissioni di acqua calda, vapore acqueo e anidride carbonica, frequenti vicino a Napoli. Il nome del fenomeno è dovuto al vapore che si raffredda e condensatesi forma dei fumi. FUMAROLE

15 Sono un particolare tipo di fumarole; in questo caso il vapore acqueo fuoriesce dal suolo a forti pressioni con temperature dai 120°C ai 200°C, raggiungono fino ai 20m di altezza e vengono sfruttati per vaporazioni di acido borico e produzione di energia termo-elettrica. Soffione boracifero di Larderello (Pisa) Centrale geotermoelettrica di Larderello SOFFIONI

16 Sono emissioni di vapori caldi (120°C) ricchi di composti dello zolfo dal colore giallo che formano cristalli, intorno al loro sbocco in superficie. La più importante è quella di Pozzuoli, situata all’interno del cratere di un vulcano spento. SOLFATARE

17 Stromboli Vulcano Il vulcanismo esplosivo delle isole Eolie comprende due vulcani, Stromboli e Vulcano. L'attività di Stromboli è continua, con deboli esplosioni intermittenti a volte seguite da emissioni laviche; l'attività di Vulcano si sviluppa invece in due fasi: nella prima fase, per la viscosità della lava, si forma nel suo cratere una cupola di ristagno, mentre nella seconda, la cupola, a causa della pressione dei gas sottostanti, esplode e si frantuma, liberando il cratere per la successiva fuoriuscita di lava. Campi Flegrei IschiaVesuvio Al vulcanismo esplosivo della costa tirrenica meridionale si possono associare i Campi Flegrei, Ischia e, soprattutto, il Vesuvio. Etna Il vulcanismo effusivo della Sicilia orientale (basaltico) è rappresentato specialmente dall'Etna, il più alto vulcano attivo d'Europa. L’Italia è caratterizzata da un'attività vulcanica tuttora in atto, nella quale si possono distinguere tre diversi tipi di vulcanismo. I Vulcani in Italia

18 I principali pericoli derivanti dall’attività vulcanica sono rappresentati dalla caduta di frammenti solidi di dimensioni e temperatura variabili, dallo scorrimento di colate di lava, flussi piroclastici e colate di fango, dall’emissione di gas vulcanici, da terremoti, frane, inondazioni, ecc. rischio Pericolosità e rischio vulcanico sono spesso usati come sinonimi, benché il significato sia diverso. Il rischio è dato da tre parametri: Pericolosità vulcanica: Pericolosità vulcanica: probabilità che una regione sia interessata da fenomeni vulcanici. Valore esposto: Valore esposto: numero di persone e strutture civili esposte al pericolo. Vulnerabilità Vulnerabilità: percentuale di valore che si stima verrà perduto per effetto di un evento. R=P x V x E Il rischio vulcanico


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