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PubblicatoGiuditta Sartori Modificato 8 anni fa
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Materiali per manierismo
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Petrarca dal Canzoniere Passer mai solitario in alcun tetto non fu quant’io, né fera in alcun bosco, ch’i’ non veggio ’l bel viso, et non conosco altro sol, né quest’occhi ànn’altro obiecto. Lagrimar sempre è ’l mio sommo diletto, il rider doglia, il cibo assentio et tòsco, la notte affanno, e ’l ciel seren m’è fosco, et duro campo di battaglia il letto. Il sonno è veramente, qual uom dice, parente de la morte, e ’l cor sottragge a quel dolce penser che ’n vita il tene. Solo al mondo paese almo, felice, verdi rive fiorite, ombrose piagge, voi possedete, et io piango, il mio bene.
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La persistenza del tema: Camillo Sbarbaro Sonno, dolce fratello della Morte, che dalla Vita per un po’ ci affranchi ma ci rilasci tosto in sua balia come gatto che gioca col gomitolo; di te, finché la mia vita giustifichi la vita della mia sorella e un segno che son vissuto anch’io finché non lasci, io mi contenterò e del tuo inganno. Vieni, consolatore degli afflitti. Abolisci per me lo spazio e il tempo e nel nulla dissolvi questo io. Nessun bambino mai così fidente s’abbandonò sul seno della madre com’io nelle tue mani m’abbandono. Quando si dorme non si sa mai nulla
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Della Casa O sonno, o de la queta, umida, ombrosa notte placido figlio; o de’ mortali egri conforto, oblio dolce de’ mali sì gravi ond’è la vita aspra e noiosa; soccorri al core omai, che langue e posa non have, e queste membra stanche e frali solleva: a me ten vola, o sonno, e l’ali tue brune sovra me distendi e posa. Ov’è ’l silenzio che ’l dì fugge e ’l lume? E i lievi sogni, che con non secure vestigia di seguirti han per costume? Lasso, che ’nvan te chiamo, e queste oscure e gelide ombre invan lusingo. O piume d’asprezza colme! o notti acerbe e dure!
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Anche oggi.. Valerio Magrelli Eppure la stanchezza, simile in questo ad una vela pesante, si riempie alla fine del giorno di tutto il vento trascorso e lentamente muove i miei pensieri nella sera. Così il silenzioso soffio della mente e del sonno disincaglia il corpo della luce. Io m’addormento in questo scafo azzurro e già le lenzuola accarezzano l’acqua, e già la riva è lontana.
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Petrarca dal Canzoniere S’amor non è, che dunque è quel ch’io sento? Ma s’egli è amor, perdio, che cosa e quale? Se bona, onde l’effetto aspro mortale? Se ria, onde sì dolce ogni tormento? S’a mia voglia ardo, onde ’l pianto e lamento? S’a mal mio grado, il lamentar che vale? O viva morte, o dilettoso male, come puoi tanto in me, s’io nol consento? E s’io ’l consento, a gran torto mi doglio. Fra sì contrari vènti in frale barca mi trovo in alto mar senza governo, sì lieve di saver, d’error sì carca ch’i’ medesmo non so quel ch’io mi voglio, e tremo a mezza state, ardendo il verno.
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Luigi Groto e il sonetto retrogrado Fortezza e senno Amor dona, non tolge; giova, non noce; al ben,non al mal chiama; trova, non perde onor, costumi, fama; bellezza e castità lega, non sciolge; dolcezza, non affanno l’uom ne colge; nova perfida Amor rompe, non trama; prova, non crucia; il duol odia, non ama; prezza, non scherne; in buon, non in rio volge; vita, non morte dà; gioia, non pena; sorte buona, non ria; frutto, non danno; invita al ciel, non a l’inferno mena; accorte, non cieche or l’alme si fanno; aita, non offende; arma, non svena; forte, non molle Amor; dio, non tiranno.
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