La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

SISVAL SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI DIRIGENZIALI 1DIREZIONE GENERALE Pianificazione Operativa.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "SISVAL SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI DIRIGENZIALI 1DIREZIONE GENERALE Pianificazione Operativa."— Transcript della presentazione:

1 SISVAL SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI DIRIGENZIALI 1DIREZIONE GENERALE Pianificazione Operativa

2 La struttura del Comune di Napoli Nel febbraio 2003 il Comune di Napoli ha ridefinito la propria struttura organizzativa secondo un nuovo e più razionale modello, progettato di pari passo con un nuovo sistema di programmazione e controllo. DIREZIONE CENTRALE 1 SERVIZIO DIREZIONE CENTRALE 2 SERVIZIO DIPARTIMENTO SERVIZIO DIREZIONE GENERALE 2

3 Il complesso dei processi attuati dal Comune di Napoli è oggi classificato rispetto alla natura dei risultati a cui tendono (e non, secondo una logica ormai superata, rispetto alle tipologie di procedimento) nei seguenti tipi: attuazione delle politiche di governo innovazione organizzativa e gestionale attività ordinaria, istituzionale e professionale Ognuno di tali tipi viene perseguito attraverso un appropriato modello di programmazione, di negoziazione delle aspettative di risultato, di valutazione. La classificazione dei processi 3

4 Gli obiettivi che attuano le politiche di governo rendono operativi gli indirizzi derivanti dalla Relazione Previsionale e Programmatica (RPP) e, quindi, hanno generalmente un elevato contenuto strategico. Tali obiettivi sono assegnati, attraverso lo strumento del PEG, direttamente dalla Giunta ai responsabili delle strutture di primo livello assieme alle risorse finanziarie i contingenti di personale e le dotazioni finanziarie relative al salario accessorio Il PEG: obiettivi di attuazione delle politiche Gli obiettivi di PEG sono obiettivi di primo livello 4

5 Il PEG: obiettivi di significativo valore strategico dell’ente Introdotti a partire dalla programmazione operativa 2010, sono finalizzati all’individuazione, tra gli obiettivi di attuazione delle politiche, di un numero limitato di obiettivi di particolare valore, costruiti dal Direttore Generale sulla base delle indicazioni degli assessori, con un contenuto strategico molto elevato. Agli obiettivi di significativo valore strategico per l’ente che, proprio per tale valore, non possono coinvolgere più del 10% dei dirigenti in servizio, viene correlata un’integrazione dell’indennità di risultato attesa, per i dirigenti responsabilizzati, in misura non superiore al 20% di quella ordinariamente definita dal sistema. 5

6 I processi d’innovazione organizzativa e gestionale non discendono necessariamente in modo diretto da indirizzi strategici della RPP ma possono essere ad essi ricondotti attraverso i criteri generali di efficienza, efficacia ed economicità. Gli obiettivi che ne conseguono sono perciò, alla pari degli obiettivi strategici, assegnati col PEG. Il PEG: obiettivi di innovazione 6

7 Esempio di scheda obiettivo di PEG Nella scheda sono indicati: il codice dell’obiettivo, il titolo, il codice del programma della Relazione Previsionale e Programmatica alla quale l’obiettivo si riferisce, la descrizione dell’obiettivo, il risultato atteso, le Direzioni/Dipartimenti ed i Servizi coinvolti nell’attuazione e l’indicazione circa la durata dello stesso (annuale o pluriennale). 7

8 Il PEG: obiettivi di primo livello Un direttore o un coordinatore può riassegnare, a sua volta, la responsabilità di un obiettivo di primo livello a un dirigente della propria struttura. Lo stesso assegna, con propria determinazione organizzativa, le risorse finanziarie ed umane ai servizi/progetti presenti nelle strutture di cui è responsabile DIRETTORE CENTRALE o COORDINATORE DIRIGENTE DI SERVIZIO OBIETTIVO DI PRIMO LIVELLO 8

9 L’articolazione degli obiettivi di PEG e il PDO Gli obiettivi di primo livello vengono poi scomposti in processi operativi elementari, intesi come step del processo generale. Ognuno di tali segmenti produce un risultato intermedio rispetto al processo generale. I processi operativi elementari sono obiettivi di secondo livello Il responsabile dell’obiettivo di primo livello coordina la fase di articolazione, assieme ai dirigenti individuati quali responsabili degli obiettivi di secondo livello. In questa fase viene definito, per ogni obiettivo di secondo livello, il tempo di raggiungimento, l’indicatore di risultato e la percentuale di contributo delle strutture coinvolte. 9

10 Il responsabile dell’obiettivo PEG formula la proposta di pianificazione operativa al Direttore Generale che, fatte le sue valutazioni, propone e concorda le modifiche da apportare. Le proposte di obiettivi di secondo livello, confluiscono nel Piano Dettagliato degli Obiettivi (PDO), approvato dal Direttore Generale. L’articolazione degli obiettivi di PEG e il PDO OBIETTIVO PEG OBIETTIVO PDO OBIETTIVO PDO OBIETTIVO PDO Direttore Generale + Responsabile obiettivo PEG + Responsabili obiettivi PDO 10

11 Esempio di scheda obiettivo di PDO Nella prima parte della scheda sono indicati il codice, la denominazione, il Servizio capofila, i parametri per la pesatura, la descrizione e l’obiettivo PEG di riferimento. Nella seconda parte sono riportati l’indicatore di risultato e l’elemento di verifica atto a comprovarne il raggiungimento. Nella terza, i Servizi coinvolti, le fasi di partecipazione con le relative percentuali 11

12 Gli obiettivi di PEG hanno carattere strategico o innovativo; essi derivano da scelte degli organi politici. La maggior parte dei processi dell’ente, tuttavia, è costituito da attività di tipo periodico, attribuite da norme o motivate da scelte strutturali. I processi “ordinari” costituiscono il sostrato essenziale delle attività del Comune. Nella maggior parte dei casi essi culminano con l’erogazione alla cittadinanza di prodotti o di servizi. L’attività ordinaria e il Piano degli Standard 12

13 Il Piano degli Standard E’ dunque essenziale presidiare gli standard qualitativi e quantitativi dei prodotti e dei servizi che vengono erogati con l’attività ordinaria. Perciò dal 2004 è stato istituito il Piano degli Standard che fissa i livelli attesi di “produzione”, i tempi dei processi ordinari e le soglie di qualità percepita dall’utenza. Processo di attività ordinaria Quanto prodotto? Quanto è soddisfatto l’utente? Quale spesa per unità di prodotto? PIANO DEGLI STANDARD 13

14 Esempio di scheda Piano degli Standard Ad ogni linea di attività sono stati associati standard attesi (descrittivi), indicatori (per lo più numerici) e risultati attesi (azioni, atti o valori di prestazione). Gli indicatori di prestazione sono classificati in tre tipi: - OUTPUT (misurano la quantità di prodotto); - EFFICACIA / EFFICIENZA (misurano la bontà del processo); - QUALITÀ (misurano la soddisfazione dell’utente). A partire dal 2009, il documento è corredato da grafici rappresentativi delle serie storiche significative attinenti alle attività monitorate 14

15 La stima delle performance dirigenziali si articola secondo quattro parametri di prestazione: A.Risultato degli obiettivi di PEG-PDO B.Risultato degli standard di attività (cosa è stato ottenuto) C.Comportamento organizzativo (come i risultati sono stati raggiunti) D.Risultato degli obiettivi generali del Comune o della struttura di primo livello di appartenenza (sono incentivati i processi cooperativi) Le prestazioni dirigenziali 15

16 SISVAL I parametri considerati hanno un peso differente a seconda della funzione dirigenziale; il SISVAL ne individua cinque: Le prestazioni dirigenziali  Direttore centrale - Coordinatore di dipartimento  Dirigente di servizio - Responsabile di servizio autonomo  Dirigente con funzioni professionali  Dirigente di progetto  Dirigente di supporto agli organi di governo o al Direttore Generale 16

17 La valutazione delle prestazioni dirigenziali Ad esempio, per un direttore centrale o un coordinatore di dipartimento sussiste questa proporzione. 17

18 Il calcolo dei parametri di valutazione Come vengono quantificati i parametri di prestazione? Per ognuno di essi è definito un algoritmo di calcolo. Raggiungimento degli obiettivi Raggiungimento degli standard Comportamento organizzativo Obiettivi generali 18

19 Ciascun obiettivo ha un peso che dipende dalla composizione di tre parametri. Per gli obiettivi di attuazione delle politiche: c = livello di complessità quanto l’obiettivo è “difficile” e = contributo all’equilibrio economico quanto beneficio finanziario apporta a = indice di ampiezza quanti soggetti, strutture, istituzioni coinvolge PESO = (c + e) x a A) Raggiungimento degli obiettivi 19

20 Per gli obiettivi d’innovazione gestionale: c = livello di complessità quanto l’obiettivo è “difficile” m = indice di miglioramento quanto l’innovazione migliora i processi a = indice di ampiezza quanti soggetti, strutture, istituzioni coinvolge PESO = (c + m) x a A) Raggiungimento degli obiettivi 20

21 Ogni obiettivo ha dunque un proprio peso. A ciascun servizio che partecipa all’obiettivo viene assegnata una quota percentuale del valore totale. A) Raggiungimento degli obiettivi OBIETTIVO PESO = 10 SERVIZIO A PUNTI 4,5 45% 35% 20% La somma dei punti degli obiettivi assegnati a un singolo dirigente, normalizzata a 60 (valore convenzionale) costituisce il VOD = Valore Obiettivi per Dirigente SERVIZIO B PUNTI 3,5 SERVIZIO C PUNTI 2,0 21

22 B) Raggiungimento degli standard Per valutare gli standard di attività ordinaria e professionale si definisce la variabile VAD: VAD = 60 – VOD In tal modo l’aspettativa di punteggio per tutti i dirigenti è uguale a 60, ripartita, caso per caso, in una quantità legata agli obiettivi (VOD) e un’altra legata agli standard (VAD). VOD = 20VAD = 40 VOD = 50VAD = 10 Dirigente 1 Dirigente 2 60 22

23 Il comportamento organizzativo stima le abilità relazionali, manageriali e amministrative del singolo dirigente, la sua capacità di motivare il personale e di cooperare con la struttura. Ad esempio, per un dirigente di servizio tipo, si articola nei seguenti parametri di valutazione: C) Comportamento organizzativo I. promozione e gestione del cambiamento II. clima organizzativo interno III. attività di controllo di gestione IV. partecipazione all’attività di programmazione V. cooperazione con gli altri servizi comunali VI. regolarità e correttezza dell’azione amministrativa 23

24 La valutazione del comportamento organizzativo si effettua a cascata: C) Comportamento organizzativo I direttori centrali e i coordinatori propongono la valutazione dei dirigenti di servizio Il Direttore Generale valuta i direttori centrali e i coordinatori Il comportamento organizzativo può assumere un valore compreso tra 0 e 30 punti. Un dirigente che viene valutato meno di 18 punti perde l’intera quota di retribuzione di risultato. 24

25 Gli obiettivi generali sono quelli alla cui attuazione concorrono solidalmente tutti i dirigenti del Comune o di una struttura di primo livello. L’idea di questo tipo di obiettivi è di promuovere processi di cooperazione e di sinergia verso finalità di ampia prospettiva. Ecco, in definitiva, la ripartizione dell’indennità di risultato per un dirigente-tipo: D) Risultato degli obiettivi generali obiettivi 20 attività ordinaria 40 comportamento organizzativo 30 obiettivi generali 10 60 25

26 Tutti gli obiettivi, gli standard e i parametri di valutazione descritti in precedenza sono associati a indicatori quantitativi che misurano il raggiungimento dei risultati attesi. In fase di consuntivo si sommano i punteggi dei singoli risultati effettivamente raggiunti e si ottengono, per ciascun parametro, le quote di risultato conseguito. Valutazione delle prestazioni a) Obiettivi b) Attività ordinaria c) Comport. organizzativo d) Obiettivi generali Risultato conseguito 18232110 Risultato atteso 20403010 26

27 Valutazione delle prestazioni Ogni valore di risultato conseguito può essere confrontato col corrispettivo valore di risultato atteso. 20 40 18 30 10 21 10 23 Obiettivi Comportamento organizzativo Obiettivi generali Attività ordinaria 27

28 La somma dei risultati conseguiti fornisce la percentuale di performance realizzata dal singolo dirigente. Valutazione delle prestazioni In proporzione al punteggio di performance conseguito viene assegnata l’indennità di risultato. PERFORMANCE ATTESA = PERFORMANCE REALIZZATA = 20 + 40 + 30 + 10 = 100% 18 + 23 + 21 + 10 = 72% 28

29 Rilevazione dei risultati Un punto di debolezza tipico dei sistemi di valutazione delle prestazioni dirigenziali è costituito dalla fase di rilevazione dei risultati. ANALISI DEI PROCESSI ANALISI STRATEGICA PROGRAMMAZIONE DEGLI OBIETTIVI E DEGLI STANDARD RILEVAZIONE DEI RISULTATI VALUTAZIONE DELLA DIRIGENZA 29

30 Rilevazione dei risultati SISVAL Nella sua evoluzione applicativa, il SISVAL ha aumentato progressivamente l’attenzione alla delicata fase di rilevazione dei risultati. SISVAL Prima dell’adozione del SISVAL (anno 2002) i risultati erano “attestati” dagli stessi dirigenti mediante la produzione di rapporti scritti. La soggettività del metro di giudizio e la coincidenza tra il soggetto della prestazione e il soggetto “rilevatore” producevano un visibile effetto sistematico di “percezione ottimistica” dei risultati, come si può verificare dalla tabella che segue, in cui è riportata la distribuzione delle indennità di risultato 2002. 30

31 31

32 Rilevazione dei risultati Nel ciclo successivo di programmazione e controllo si è quindi elaborato, al momento stesso della pubblicazione dei documenti di programmazione, il sistema degli elementi di verifica, costituiti da documenti formali, analisi diretta dei prodotti, valutazioni di gradimento dei destinatari. La logica posta alla base del processo di verifica è: Con l’introduzione di questo modello rafforzato di elementi di verifica si è corretto in larga parte il fattore sistematico di sopravvalutazione dei risultati. La distribuzione delle indennità di risultato 2003 è nella tabella che segue. Misurazione quanto più possibile oggettiva e diretta dei risultati 32

33 33

34 SISVAL L’evoluzione del SISVAL SISVAL L’applicazione del SISVAL nell’anno 2003 si è basata su un modello semplificato, in cui l’attività ordinaria, e quindi il Piano degli Standard, non erano ancora presenti. Nel 2004, come si è visto, il sistema è stato raffinato introducendo processi di programmazione e di valutazione distinti per gli obiettivi strategici e per l’attività ordinaria. Con l’analisi dei risultati del 2004 è stato dunque possibile pervenire ad una valutazione del management comunale più articolata e perciò più aderente alla complessità operativa. 34

35 35

36 SISVAL L’evoluzione del SISVAL A partire dal 2005 sono stati introdotti ulteriori elementi di rafforzamento del sistema di programmazione e di rilevazione dei risultati, secondo le seguenti direttrici: definizione concordata in fase di programmazione degli elementi di verifica connessi agli indicatori di risultato; consolidamento del sistema di rilevazione dei risultati finali, mediante verifiche puntuali dei livelli di prodotto e di servizio erogati; incremento delle rilevazioni di customer satisfaction. Il risultato degli aggiustamenti del modello ha condotto alla seguente distribuzione per l’anno 2005. 36

37 37

38 SISVAL L’evoluzione del SISVAL La distribuzione rilevata dal 2006 al 2008, essendo ancora in corso di definizione il lavoro del Nucleo di Valutazione per gli anni successivi, evidenzia come lo sviluppo evolutivo del sistema abbia costantemente determinato negli ultimi anni, accentuando le variabili di diagnostica dell’andamento dei processi dell’ente, una progressiva riduzione dell’originario fenomeno di “appiattimento verso l’alto” dei valori, a favore di una differenziazione di ruoli, funzioni e responsabilità La distribuzione delle indennità di risultato per ciascun anno è nelle tabelle che seguono. L’ultima figura confronta invece i risultati del periodo 2002- 2008 38

39 39

40 40

41 41

42 42

43 L’articolazione per fasce di merito prevista dal dlg.vo 150/2009 (cd. decreto “Brunetta”) ha trovato applicazione nell’accordo sindacale sottoscritto in data 28 dicembre 2008 e recepito dalla Giunta con Deliberazione di G. C. n. 353 del 4 marzo 2010 Le fasce di merito La parte prevalente delle risorse, nella misura stabilita dalla Giunta in sede di programmazione, sarà destinata alla fascia di merito più alta, costituita da tutti i dirigenti che avranno contribuito favorevolmente alla media dell’ente (tutti quelli sopra la media). Per i restanti dirigenti, si procederà analogamente, ricalcolando la media dell’ente sulla base dei restanti risultati, così da definire una seconda ed una terza fascia di merito (al di sopra ed al di sotto della nuova media ricalcolata). 43

44 A titolo di esempio, sulla distribuzione di risultati rilevata per il 2008, l’algoritmo proposto produce la ripartizione in fasce qui di seguito riportata. Le fasce di merito I fascia  II fascia  III fascia  1224735 59,8%23,0%17,1% 44


Scaricare ppt "SISVAL SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI DIRIGENZIALI 1DIREZIONE GENERALE Pianificazione Operativa."

Presentazioni simili


Annunci Google