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Università degli Studi di Bologna Facoltà di Scienze Politiche Corso di Laurea in Scienze Politiche, Sociali e Internazionali Microeconomia (A-E) Matteo.

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Presentazione sul tema: "Università degli Studi di Bologna Facoltà di Scienze Politiche Corso di Laurea in Scienze Politiche, Sociali e Internazionali Microeconomia (A-E) Matteo."— Transcript della presentazione:

1 Università degli Studi di Bologna Facoltà di Scienze Politiche Corso di Laurea in Scienze Politiche, Sociali e Internazionali Microeconomia (A-E) Matteo Alvisi Parte 5 MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO E POTERE DI MERCATO (a) Monopolio 20-26 Aprile 20161 Matteo Alvisi - Microeconomia

2 Programma delle Lezioni P&R, Capitolo 10 Sezioni 10.1(escluso “l’impresa multimpianto”)-10.4 e 10.7 1.Monopolio e Massimizzazione del Profitto 2.Potere di Mercato ed Elasticità 3.Le Fonti del Potere di Mercato 4.I Costi Sociali del Potere Monopolistico 5.Il Monopolio Naturale 6.Regolamentazione ed Antitrust 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia 2

3 Cos’è un Monopolio?  In concorrenza perfetta, le forze contrastanti di domanda e di offerta finiscono con il determinare il prezzo di equilibrio, il quale è preso come un dato da una moltitudine di consumatori e produttori.  Nessun agente sul mercato singolarmente preso ha una qualche influenza sul prezzo.  In particolare, la curva di domanda individuale di una impresa perfettamente concorrenziale è infinitamente elastica al prezzo di equilibrio di mercato.  In un monopolio, al contrario, una singola impresa è l’unico produttore del bene.  La sua curva di domanda specifica corrisponde alla curva di domanda di mercato ed è dunque negativamente inclinata.  Essendo l’unica, questa impresa può variare il prezzo o la quantità senza doversi preoccupare della reazione (strategica) di eventuali rivali. 320-26 Aprile 20163 Matteo Alvisi - Microeconomia

4 Potere di Monopolio e Reazione del Mercato  Anche in assenza di rivali di cui preoccuparsi, il monopolista non può però aumentare il prezzo ad un livello arbitrariamente alto.  L’obiettivo del monopolista è come al solito di massimizzare il profitto. La domanda di mercato è negativamente inclinata: un prezzo molto elevato implicherebbe una quantità venduta molto bassa, e questo non è che detto che sia profittevole.  La conoscenza dell’andamento e della forma della curva di domanda di mercato è dunque cruciale per massimizzare il profitto.  Il monopolista può scegliere il prezzo in modo ottimale e poi vendere la quantità che I consumatori richiedono a quel prezzo.  In alternativa, può scegliere la quantità ottimale, per poi lasciare al mercato l’ “assorbimento” di questa quantità al prezzo indicato dalla curva di domanda. 420-26 Aprile 20164 Matteo Alvisi - Microeconomia

5 Il Ricavo Totale e Medio di un Monopolista  Il Ricavo Totale di un monopolista è RT=P(Q)Q dove P(Q) è contemporaneamente la curva di domanda (inversa) specifica all’impresa e quella di mercato. A differenza di un contesto perfettamente concorrenziale, dunque, P(Q) non è una costante, ma dipende da Q e risulta negativamente inclinata: al variare della quantità offerta dall’impresa varia la disponibilità marginale dei consumatori.  Di conseguenza RM= P(Q)xQ/Q =P(Q) e coincide con la curva di domanda (inversa), dato che misura per ogni possibile volume di vendite, il prezzo per unità di prodotto (prezzo che appunto diminuisce all’aumentare della quantità prodotta e venduta) 520-26 Aprile 20165 Matteo Alvisi - Microeconomia

6 Ricavo Marginale e Massimissazione del Profitto.  Il Ricavo Marginale è l’incremento del Ricavo Totale per una unità addizionale di ouput prodotta e venduta, ossia R’ =  RT/  Q  Come già sappiamo, esiste una regola di massimizzazione del profitto che prescinde dalla struttura di mercato sotto analisi. Anche per il monopolista, in altre parole, occorrerà produrre fino a che: R’ = C’  Ciò che cambia rispetto alla della concorrenza perfetta è che tale R’ varia al variare della quantità venduta, così come si può chiaramente evincere dal seguente esempio numerico. 620-26 Aprile 20166 Matteo Alvisi - Microeconomia

7 Un Esercizio Numerico Ricavo Totale, Medio e Marginale Ricavo Totale Ricavo Ricavo Prezzo (P)Quantità (Q)(RT) Marginale (R’)Medio (RM ) 1200------ 101101010 821668 631826 4416-24 2510-62 Per comprendere la relazione tra ricavo totale, medio e marginale, si consideri un monopolista che osservi la seguente curva di domanda inversa lineare e si traccino le corrispondenti curve di RM e R’: P = 12 – 2Q 20-26 Aprile 20167 Matteo Alvisi - Microeconomia

8 Ricavi Medi e Marginali (cont_)  R’ può anche essere misurato direttamente usando la curva di domanda.  Quando il monopolista aumenta le vendite da Q 1 a Q 1 +1, produce 2 effetti  RT aumenta di A per effetto dell’unità in più venduta;  RT diminuisce di B perché il prezzo è diminuito da P 1 a P 2 non solo per l’ultima unità venduta ma anche per tutte le unità precedenti. 8 P Q1Q1 Q 1 +1 P1P1 P2P2 A B D=RM Q 20-26 Aprile 20168 Matteo Alvisi - Microeconomia

9 Ricavi Medi e Marginali (cont_)  A (Q 1 +1, P 2 ):  RM = P 2  R’ = A – B =P 2 – (P 1 -P 2 )Q 1  Dunque R’ < RM  E questo per ogni livello di Q. 9 P R’ D=RM Q 20-26 Aprile 20169 Matteo Alvisi - Microeconomia

10 Ricavo Marginale e Funzioni di Domanda Lineari  Continuando con il nostro esempio e dunque con la curva di domanda inversa P(Q)=12–2Q, come si ottiene algebricamente il R’?  RT = P(Q)·Q =(12-2Q)Q=12Q-2Q 2  R’=  RT/  Q=12-4Q (non dimostrato)  Questo è un principio del tutto generale:  La curva di R’ relativa a una curva di domanda inversa lineare è essa stessa lineare, con la stessa intercetta verticale e due volte la pendenza. P = a – b Q R’ = a – 2b Q (dunque, P=RM>R’ come necessario) 1020-26 Aprile 201610 Matteo Alvisi - Microeconomia

11 Massimizzazione del Profitto – Un esempio  Si supponga ora che la funzione di domanda inversa di mercato sia P(Q)=32 – 2Q.  Il costo totale di produzione del monopolista è CT(Q)=12+2Q 2, così che il costo marginale risulta C’=4Q.  Dunque, R’= 32 – 4Q e la massimizzazione del profitto richiede 32 – 4Q = 4Q  Q M =4, P M =24.  RT = 4·24=96; CT(4)=12+32=44   =96-44=52. 1120-26 Aprile 201611 Matteo Alvisi - Microeconomia

12 Massimizzare i Profitti in Monopolio 12 CMT C’ D R’  =(24-11)4=52 24 CT  RT 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia

13 Una Regola Empirica per Fissare il Prezzo in Monopolio  In linea di principio, per fissare il prezzo che rende massimo il profitto, il monopolista dovrebbe conoscere le curve di RM, R’ e C’.  Tuttavia, a volte la conoscenza delle curve di RM e R’ è molto limitata, e per motivi diversi le stesse curve di costo potrebbero essere note solo in alcune loro porzioni.  Sarebbe quindi importante trovare una regola semplice che, partendo da dati di mercato facilmente osservabili, consenta di ottenere gli stessi valori della quantità (e del prezzo) che massimizzano il profitto. 1320-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia

14 Una Regola Empirica per Fissare il Prezzo in Monopolio_(cont)  Abbiamo prima visto come un aumento delle vendite di  Q unità abbia un duplice effetto sui ricavi totali: 1. La vendita di queste unità addizionali a un prezzo P aumenta il ricavo di P  Q>0; 2. La domanda è tuttavia negativamente inclinata, per cui le unità addizionali portano ad una riduzione del prezzo unitario  P<0 anche per tutte le unità Q precedentemente prodotte: Q  P<0.  Dunque,  RT=P  Q+Q  P. Dividendo entrambi i lati per  Q: 1420-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia

15 Una Regola Empirica per Fissare il Prezzo in Monopolio_(cont)  Moltiplicando e dividendo rispetto a P il secondo termine del lato destro dell’equazione 15  Si ricordi la definizione dell’elasticità della domanda rispetto al prezzo :  Dunque, il secondo addendo nella parentesi è pari a - 1/e D  Si può quindi scrivere: 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia

16 Prezzo di Monopolio ed Elasticità 16 Prezzo 16 Quantità 32 e D >1 R’>0 e D <1 e D =1 R’<0 R’=0 Quando e D <1, l’impresa dovrebbe accettare un prezzo molto più basso se volesse produrre una unità in più, e questa scelta avrebbe un impatto negativo sul RT e quindi sui profitti (dato che i CT aumenterebbero). Ne consegue che l’impresa dovrebbe piuttosto diminuire la quantità prodotta (aumentando di molto il prezzo ricevuto per unità di prodotto). Questo aumenta i RT e riduce i CT, con un impatto positivo sui profitti. L’implicazione è che produrre nella porzione inelastica della curva di domanda inversa non massimizza mai il profitto. 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia 8

17 Massimizzazione del Profitto ed Elasticità 1720-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia

18 Un’Applicazione della Regola Empirica  Nel 1995 Prilosec, un farmaco antiulcera, apparve sul mercato statunitense, prodotto dalla Astra- Merck.  Il costo marginale di produzione del Prilosec era di circa 35 centesimi.  L’elasticità della domanda rispetto al prezzo fu stimata a circa -1,1.  Quale dovrebbe dunque essere il prezzo con cui vendere il Prilosec in modo da massimizzare il profitto? 1820-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia

19 Un’Applicazione della Regola Empirica (cont_) 19  Di conseguenza, il prezzo ottimale avrebbe dovuto essere P=$3,5, ed in effetti questo fu il prezzo di una dose del farmaco nel 1995.  Il prezzo comprendeva quindi un mark-up del 900% sui costi marginali di produzione, coerentemente con l’applicazione della regola di massimizzazione del profitto di un monopolista. 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia

20 Un Indice di Potere di Mercato  La formula del mark-up non è usata solo come regola empirica per fissare il prezzo di monopolio.  Essa può anche misurare il potere di mercato in settori industriali non perfettamente concorrenziali (in oligopolio o in competizione monopolistica). Anche in tali mercati, infatti, le imprese hanno davanti curve di domanda (a loro specifiche) negativamente inclinate, cosicché possono fissare il prezzo al di sopra del loro costo marginale. 20  e D i è l’elasticità della curva di domanda specifica dell’impresa i.  L può variare da 0 a 1.  L=0 quando P=C’ e l’impresa e’ quindi perfettamente concorrenziale.  L=1 quando e D i =1. Ciò riflette il fatto che un’impresa con potere di mercato opera sempre nella porzione elastica della domanda e al limite la dove l’elasticità è unitaria nella condizione più favorevole, quando C’=0. 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia

21 Le Fonti del Potere di Mercato  Cosa determina una minore o maggiore elasticità della curva di domanda specifica di un’impresa?  La corrispondente elasticità della domanda di mercato (che può essere vista come un limite inferiore a quella dell’impresa);  Il numero delle imprese con una quota significativa del mercato, dato che tale numero è inversamente correlato all’entità delle barriere all’entrata:  Patenti o Licenze;  Copyright;  Economie di Scala (come nel monopolio naturale)  Il tipo di interazione tra imprese e dunque quanto aggressiva è la competizione 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia 21

22 Monopolio e Benessere Sociale  In termini di benessere sociale, se si confronta il monopolio con la concorrenza perfetta a parità di condizioni:  Il surplus del Consumatore diminuisce di A+B  Il surplus del Produttore aumenta di A e diminuisce di C.  La Perdita Secca del monopolio è B+C, in realtà anche superiore nel caso di attività di ricerca della rendita. 22 R’ D=RM C’ QmQm QcQc P Q PmPm PcPc A B C 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia

23 Regolamentazione di Prezzo  La regolamentazione di prezzo in un contesto di monopolio da parte del governo può limitare il potere di mercato.  I tetti di prezzo (ossia imporre P=C’ come in concorrenza perfetta) tuttavia non sono sempre efficaci:  Le curve di costo marginale sono tipicamente informazione privata dell’impresa;  Potrebbero essere fissati in modo tale da portare l’impresa ad uscire dal mercato.  Questo è ad esempio quello che accadrebbe certamente in presenza di un Monopolio Naturale, come vediamo ora. 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia 23

24 Un Tetto di Prezzo 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia 24

25 Monopolio Naturale  Esso si presenta quando un’impresa può produrre l’output per l’intero mercato ad un costo unitario più basso rispetto a quello che sosterrebbero più imprese rivali che producono la stessa quantità.  Una impresa è quindi un monopolio naturale se è caratterizzata da economie di scala (ossia costi medi e quindi marginali decrescenti) su tutto il rilevante intervallo di output, date le condizioni della domanda.  Se il prezzo fosse regolato a P c, l’impresa perderebbe soldi e uscirebbe dal mercato.  Al contrario, fissare un pavimento a P r porta il massimo output possibile lasciando l’impresa sul mercato; i profitti economici sarebbero infatti nulli. 2520-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia

26 Regolamentare i Monopoli Naturali : Altre Soluzioni di Second-Best  Quando P r è difficile da determinare, la regolamentazione ruota a volte sul tasso di rendimento ottenibile dall’investimento in capitale fisico:  Regolamentazione del Tasso di Rendimento: il prezzo è fissato in modo da garantire un rendimento “competitivo” o “soddisfacente” all’investimento in capitale fisico.  Aumenti Massimi: viene definito ex-ante un tasso di aggiustamento annuo massimo al prezzo pari al valore del tasso di inflazione meno l’eventuale tasso di crescita atteso della produttività. 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia 26

27 Le Leggi Antitrust negli USA  Le leggi antitrust agiscono con l’obiettivo di promuovere un’economia concorrenziale, vietando azioni che limitino, o che possano limitare, la concorrenza.  Sherman Act (1890):  La Sezione 1 proibisce contratti, accordi o collusioni tesi a limitare gli scambi, anche in forma implicita (come nel caso della «Condotta parallela» ).  La Sezione 2 considera illegale la monopolizzazione o il tentativo di monopolizzazione di un mercato. Essa vieta inoltre accordi che generano monopolizzazione (ad esempio con contratti di esclusiva o prezzi predatori). 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia 27

28 Le Leggi Antitrust negli USA  Clayton Act (1914)  proibisce fusioni ed acquisizioni se queste riducono “sostanzialmente la concorrenza” o “tendono a creare un monopolio”  Vieta forme di discriminazione di prezzo se ciò lede la concorrenza.  Federal Commission Act (1914)  Proibisce pratiche concorrenziali quali le pubblicità e le etichettature ingannevoli, accordi con i dettaglianti per escludere i marchi concorrenti ecc...  Esso crea la Federal Trade Commission. 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia 28

29 Applicazione delle Leggi Antitrust L’applicazione avviene in tre modi:  Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia  Sia per effetto di un reclamo esterno o di una indagine interna.  Si possono istruire procedimenti penali, aprire cause civili o entrambe le cose.  Possibili multe per le imprese e sia multe che pene carcerarie per i managers.  Federal Trade Commission  Quando la FTC intraprende un’azione può richiedere un ravvedimento volontario per conformarsi alla legge o una ordinanza formale della commissione che obblighi a ciò.  Azioni Private  Le singole persone o società possono fare causa per danni triplicati. 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia 29 Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia

30 Le Leggi Antitrust in Europa  La coscienza della necessità di una legislazione Antitrust è più recente in Europa.  La responsabilità dell’ applicazione risiede sia nel Competition Directorate di Bruxelles (quando le azioni riguardano due o più stati membri) o in enti antitrust distinti all’interno degli stati membri se si ritiene che i problemi rilevati influiscano in larga misura sullo specifico paese.  Similarità con il sistema statunitense:  L’articolo 81 del Trattato di Maastricht disciplina le limitazioni negli scambi commerciali in modo simile alla Sezione 1 dello Sherman Act.  L’articolo 82 riguarda l’“abuso di potere di mercato da parte di imprese dominanti”, in parallelo con la Sezione 2.  La legge sul controllo delle fusioni è invece simile al Clayton Act.  Differenze:  Le valutazioni sulle fusioni sono condotte con più rapidità in Europa e nella pratica è più facile provare che una impresa e’ dominante rispetto a ciò che accade negli USA.  Un accordo per la fissazione dei prezzi prevede solo pene pecuniarie in Europa, mentre negli USA anche pene carcerarie. 20-26 Aprile 2016 Matteo Alvisi - Microeconomia 30


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