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Ripasso Laura Resmini a.a. 2014-2015.

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Presentazione sul tema: "Ripasso Laura Resmini a.a. 2014-2015."— Transcript della presentazione:

1 Ripasso Laura Resmini a.a

2 Struttura del compito PARTE I (punti 10)
Rispondete a due domande a vostra scelta (grafici, commenti e formule, per quanto non obbligatori, sono graditi) 3 domande PARTE II (punti 15) Discutete se le seguenti affermazioni sono VERE o FALSE. Argomentate brevemente la vostra risposta 5 domande PARTE III (punti 5+ 2) Rispondete ad almeno una domanda a vostra scelta

3 Esercizio 1 (parte III) Si consideri un sistema economico che produce solo magliette ed è costituito da 3 imprese: una agricola, una di trasformazione (tessitore) ed una di produzione del bene finale (un sarto). In un dato anno, l'impresa agricola produce 500€ di cotone e ne trattiene 20 come semente; il tessitore acquista 480€ di cotone dall'agricoltore e li trasforma in 700€ di tessuto; il sarto acquista tutto il tessuto prodotto e ne ricava magliette per 1200€. Si calcoli il PIL del sistema economico usando tutte le definizioni possibili;

4 Soluzione Il PIL è costituito dal valore dei beni (e dei servizi) destinati all'utenza finale, prodotti in un paese in un dato periodo di tempo. Può essere calcolato come somma del valore dei beni finali, come somma del valore aggiunto in ciascuno stadio della produzione o come somma dei redditi dei fattori della produzione. Solo le prime due sono applicabili in tale contesto. Le uniche transazioni che riguardano beni che vengono destinati all'utenza finale (cioè al soddisfacimento dei bisogni dei consumatori) sono quelle relative alla produzione di magliette. Le altre transazioni riguardano beni "intermedi", beni cioè che vengono incorporati in altri prodotti. Il PIL è quindi 1200€ . Il valore aggiunto è 480€ (500-20) per il settore agricolo, 220€ ( ) per l'industria di trasformazione e 500€ ( ) per il sarto; il V.A. del sistema economico è 1200€ e coincide con PIL e, per definizione, con il valore dei redditi distribuiti.

5 Esercizio 2 (parte II) Domanda: Anche quando l’economia produce a un tasso normale, esiste disoccupazione. Vero o falso? Risposta: Vero. Si tratta della disoccupazione frizionale e di quella strutturale. La prima è legata alla ricerca da parte degli individui dell’impiego più adatto alle loro capacità. La seconda, invece, può essere ricondotta alle caratteristiche strutturali del mercato del lavoro, mancanza di competenze, barriere linguistiche, ecc.. Disoccupazione strutturale e frizionale determinano il tasso naturale di disoccupazione.

6 Esercizio 3 (parte I) Domanda: Commentate il ruolo del capitale fisico nel promuovere la crescita economica. Il capitale fisico è uno dei 5 fattori in grado di stimolare la produttività del lavoro e, dunque, la crescita della produzione nel lungo periodo. La presenza di una maggiore quantità di capitale fisico permette, infatti, ai lavoratori di essere più efficienti nella produzione. In generale, l’aumento del capitale impiegato fa crescere sia il prodotto totale sia la produttività media del lavoro. Tuttavia, i benefici legati all’aggiunta di ulteriore capitale tendono a ridursi con l’aumentare del capitale (rendimenti marginali decrescenti). La quantità ottimale di capitale dipende dal tasso di rendimento di un investimento. Le imprese accumuleranno nuovo capitale fino a quando i benefici generati da una unità addizionale di capitale non eguagliano il costo del capitale: VMP>rPk  VMP/Pk>r Funzionamento del mercato dei capitali, ruolo del risparmio.

7 Esercizio 4 (parte III) Domanda: Sulla base dei dati economici sottostanti, calcolate il risparmio privato e il risparmio pubblico: Entrate fiscali = 1500 Trasferimenti pagati dal settore pubblico = 500 Spesa per consumi = 4000 Investimenti= 1000 Acquisti pubblici= 1000 Esportazioni nette=0 Risposta: S privato = (Y - T - C) S pubblico = (T - G) Y=C+I+G+NX= = 6000 S privato = [6000 – (1500 – 500) – 4000= 1000 S pubblico = [( )- 1000]= 0

8 Esercizio 5 (parte I) Domanda:
Spiegate il concetto di gap di produzione, cosa li determina, le principali caratteristiche e gli strumenti di policy atti a contrastarli Risposta: Gap di produzione: differenza tra produzione effettiva e produzione potenziale (= produzione che si ottiene quando le risorse produttive sono utilizzate ai livelli normali) Sono utilizzati per misurare l’ampiezza del ciclo economico. Sono determinati dalla domanda. Una domanda particolarmente elevata genera un gap espansivo; una domanda bassa, determina un gap recessivo. I gap di produzione possono essere misurati anche in termini di disoccupazione. La disoccupazione rappresenta un indicatore dell’utilizzo delle risorse. Una disoccupazione elevata implica che il fattore lavoro è sottoutilizzato, mentre una bassa disoccupazione indicata un utilizzo del lavoro al di sopra del tasso normale. Poiché disoccupazione frizionale e strutturale sono sempre presenti, solo la disoccupazione ciclica (differenza tra disoccupazione totale e tasso naturale) riflette i gap di produzione. u-u*>0  Y<Y* u-u*<0  Y>Y* Per stabilizzare l’economia e smorzare i gap di produzione possono essere usate sia la politica fiscale sia la politica monetaria. Entrambe sono in grado di influenzare il livello della produzione di equilibrio nel breve periodo, mentre nel lungo periodo il sistema economico si autocorregge autonomamente attraverso il processo di revisione delle aspettative.

9 Esercizio 6 (parte III) In una economia chiusa (NX=0) il consumo aggregato è dato da C = ,6Y, mentre I=200 e G=150. Dopo aver esplicitato la funzione della spesa aggregata programmata (PAE) e le condizioni che regolano il lato dell’offerta, calcolate il valore del PIL di equilibrio. Che cosa succede se gli investimenti aumentano di 50? Mostrate graficamente come l’economia si muove dal vecchio al nuovo equilibrio.

10 Soluzione PAE= C+I+G+NX Y=PAE Y=200 + 0.6Y+200+150 (1-0.6)Y= 550
1375 ↑ 𝐼 →↑ 𝐴 →↑𝑃𝐴𝐸→↑𝑌 L’aumento della produzione di equilibrio (125) è superiore all’incremento iniziale degli investimenti grazie al meccanismo del moltiplicatore. L’incremento della produzione dovuto all’iniziale variazione degli investimenti si traduce infatti in un aumento del reddito che genera un ulteriore aumento della spesa indotta, favorendo una ulteriore crescita della produzione.

11 Esercizio 7 (parte II) Domanda: Un basso valore della propensione marginale ad importare comporta un alto valore del moltiplicatore del reddito. Vero o falso? Risposta: Vero. Ipotizzando che: M =mY Il moltiplicatore è pari a: 1/(1-c+m) Quanto più bassa è la propensione marginale ad importare, tanto maggiore è il moltiplicatore. Infatti, tanto più bassa è la propensione marginale ad importare tanto minore è la quota di reddito aggiuntivo destinata al consumo di beni di produzione estera. Di conseguenza, l’impatto sulla produzione di un dato aumento della spesa autonoma sarà tanto più alto quanto più bassa è la propensione marginale ad importare.

12 Esercizio 8 (parte I) Dopo aver brevemente descritto le caratteristiche della domanda e dell’offerta di moneta, spiegate se e come varia l’equilibrio sul mercato della moneta in seguito ai seguenti motivi: La banca centrale riduce il coefficiente di riserva obbligatoria; Un’ondata di ottimismo stimola gli investimenti delle imprese ed espande la domanda aggregata La diffusione delle carte di credito riduce la quantità di moneta detenuta dal pubblico

13 Soluzione Md=f(i,Y); -,+ Ms = è decisa autonomamente dalla BC che controlla la base monetaria e parte del moltiplicatore della moneta i= costo opportunità della moneta e Y= reddito A causa della riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria, le banche trattengono una quota minore della raccolta dei depositi; il moltiplicatore della moneta aumenta, aumentando l’offerta di moneta. Data la domanda, sul mercato si crea un eccesso di offerta di moneta che, per essere riassorbito, necessita di una riduzione del tasso di interesse nominale (i): rr ↓ RES ↓ Ms ↑ (da Ms a Ms’)  i↓ Ms Ms’ i i i* Md M

14 Soluzione/2 L’uso di strumenti alternativi alla moneta riduce la domanda di moneta. Md↓ (da Md a Md’’) a parità di offerta (Ms), i↓ I↑→Y↑ Md↑ (da Md a Md’)  a parità di offerta (Ms), i ↑ Ms Md i M Md’ i* Ms Md i M Md’’ i i* M

15 Esercizio 9 (parte I): Si consideri un sistema economico chiuso agli scambi internazionali in cui il mercato dei beni e il mercato della moneta sono simultaneamente in equilibrio. Utilizzate la logica del modello IS-LM per spiegare gli effetti su PIL e tasso di interesse di: Una politica monetaria restrittiva Una politica fiscale restrittiva Spiegate se e come cambia la vostra risposta ai punti precedenti in caso di un sistema economico aperto agli scambi internazionali che ha adottato un regime di tassi di cambio flessibili

16 Soluzione: Mercato della moneta: la riduzione dell’offerta di moneta (OMA di vendita titoli) crea un eccesso di domanda di moneta. Per indurre gli individui a detenere meno moneta, il costo opportunità della moneta deve aumentare. Mercato dei beni: l’aumento del tasso di interesse riduce consumi e investimenti, la spesa aggregata programmata si riduce e la produzione si adegua attraverso il meccanismo del moltiplicatore. La riduzione del reddito ha un effetto retroattivo sul mercato della moneta, riducendo la domanda di moneta e generando una riduzione del tasso di interesse. Politica monetaria restrittiva: 𝑀↓→𝑖↑→𝐶,𝐼↓→𝑃𝐴𝐸↓→𝑌↓ 𝑌↓→ 𝑀 𝐷 ↓→𝑖↓ LM’ i Y IS LM E E’

17 Soluzione/2 Politica fiscale restrittiva: 𝐺↓→𝑃𝐴𝐸↓→𝑌↓→ 𝑀 𝐷 ↓→𝑖↓
Mercato dei beni: Una riduzione della spesa pubblica (o un aumento delle imposte) riduce la spesa aggregata programmata e, attraverso il moltiplicatore, la produzione di equilibrio; Mercato della moneta: la riduzione del reddito riduce la domanda di moneta; a parità di offerta, si crea un ESM che per essere riassorbito comporta una riduzione del tasso di interesse. Quest’ultima si riflette nuovamente sul mercato dei beni, poiché stimola consumi e investimenti e, di conseguenza, limita l’iniziale effetto restrittivo della spesa pubblica. Politica fiscale restrittiva: 𝐺↓→𝑃𝐴𝐸↓→𝑌↓→ 𝑀 𝐷 ↓→𝑖↓ i Y IS LM E E’

18 Soluzione/3 In regime di tassi di cambio flessibili, la politica monetaria risulterebbe ancora più recessiva poiché agli effetti sopra descritti si aggiungerebbero a quelli sul mercato dei cambi. In particolare, un aumento del tasso di interesse aumenta il rendimento delle attività denominate in valuta nazionale; la domanda di valuta nazionale (contro valuta estera) aumenta, facendo apprezzare il tasso di cambio nominale. I beni interni diventano relativamente più cari rispetto ai beni esteri. Le esportazioni nette peggiorano, riducendo la PAE e la produzione aggregata. La politica fiscale, invece, diventa meno efficace. Infatti, la riduzione del tasso di interesse riduce il rendimento delle attività denominate in valuta nazionale. La domanda di valuta nazionale si riduce, facendo deprezzare il tasso di cambio. Le esportazioni nette migliorano, facendo aumentare la PAE e la produzione.

19 Esercizio 10 (parte II) 1 1−𝑐 > 1 1−𝑐(1−𝑡)
Domanda L’ampiezza dei gap di produzione dipende anche dal sistema di tassazione. Vero o Falso? Perché? Soluzione Vero. Il sistema di tassazione (fissa o proporzionale al reddito) influenza il moltiplicatore, che è maggiore in caso di tassazione fissa. 1 1−𝑐 > 1 1−𝑐(1−𝑡) Quindi se uno shock fa ridurre/aumentare la spesa autonoma, la conseguente riduzione/aumento del reddito sarà inferiore/maggiore in caso di tassazione progressiva (stabilizzatore automatico).

20 Esercizio 11 (parte I) Considerate un sistema economico in cui la produzione sia al suo livello naturale. Utilizzate il modello AD-AS per spiegare gli effetti di una riduzione della tassazione sulla produzione di equilibrio, il tasso di interesse ed il tasso di inflazione. Soluzione: 𝑇↓→(𝑌−𝑇)↑→𝐶↑→𝑃𝐴𝐸↑→𝑌↑ Dal momento che la curva AD rappresenta l'equilibrio su mercato dei beni (IS) e mercato della moneta (LM), variazioni della spesa aggregata si riflettono sulla curva di domanda aggregata: una riduzione della tassazione aumenta il reddito disponibile e, di conseguenza, i consumi delle famiglie; la IS si sposta verso destra, aumentando il tasso di interesse e la produzione di equilibrio. Quindi, per un dato livello dei prezzi, la riduzione della tassazione fa aumentare la produzione, e quindi sposta la curva AD verso destra.

21 Possiamo quindi riassumere il meccanismo nel seguente modo:
AD SRAS LRAS Y Y* π AD’ A In A il livello della produzione è superiore a quello potenziale, quindi l'inflazione effettiva tende ad aumentare; l’inflazione attesa si aggiusta al rialzo, spostando la curva SRAS verso l'alto. Il processo di aggiustamento si arresta solo quando la produzione torna al suo livello potenziale. Possiamo quindi riassumere il meccanismo nel seguente modo: nel breve periodo: la riduzione delle imposte provoca un aumento della produzione, un aumento del tasso di interesse ed un aumento del livello dei prezzi; nel lungo periodo : la riduzione delle imposte (politica fiscale espansiva) si riflette interamente in un aumento del livello dei prezzi e non ha alcun effetto sulla produzione.

22 Esercizio 12 (parte II) Gli effetti negativi di un sostanziale e persistente incremento dei prezzi delle materie prime possono essere contrastati da un intervento della banca centrale teso ad aumentare la liquidità nel sistema economico. Vero o Falso? Perché? Risposta Falso. Se l’incremento dei prezzi delle materie prime è di portata tale da risultare in uno shock reale, l’intervento della banca centrale sarebbe auspicabile, ma in senso restrittivo e non espansivo. Infatti, con un brusco e inatteso aumento dei prezzi delle materie prime, la produzione potenziale si riduce, generando un gap di tipo espansivo. Quest’ultimo alimenterebbe l'inflazione attraverso la revisione al rialzo delle aspettative. Se la BC interviene con una manovra monetaria restrittiva potrebbe in parte contrastare le tendenze inflazionistiche: una riduzione dello stock di moneta, innalzando il tasso di interesse, contrae domanda e produzione.

23 Esercizio 13 (parte III) Partendo da una posizione di equilibrio di lungo periodo, ipotizzate che l'economia riceva uno shock nominale negativo dal lato dell'offerta. Spiegate come l'output si autocorreggerà nel caso in cui la BC decida di non intervenire.

24 Soluzione LRAS SRAS’ Partendo da un equilibrio di lungo periodo (A), lo shock negativo dal lato dell'offerta sposta la curva SRAS verso sinistra (SRAS’). Si genera un gap recessivo. Quando vengono rinegoziati i contratti, gli agenti economici che si aspettano prezzi più bassi (la domanda è bassa e le imprese sono disposte a ridurre i prezzi per aumentare le vendite), rivedono verso il basso le aspettative di inflazione. π SRAS B A AD Y La SRAS tende a rispostarsi verso il basso. La riduzione dell’inflazione aumenta il potere d’acquisto degli individui. L'economia si sposta lungo la curva AD da B ad A ristabilendo l’equilibrio di lungo periodo. Lo shock nominale non ha alcun effetto né sul tasso di inflazione né sulla produzione potenziale.

25 Esercizio 14 (parte II) Nel breve periodo, l'aumento dei tassi di interesse provoca - in presenza di perfetta mobilità dei capitali - un apprezzamento del tasso di cambio della moneta. Vero o falso? Perché? VERO. Se il tasso di interesse aumenta, aumenta anche il rendimento delle attività denominate in valuta nazionale. A parità di altri fattori, è ora più conveniente investire in attività finanziarie denominate in valuta nazionale. La domanda di valuta nazionale contro valuta estera aumenta.

26 Esercizio 15 (Parte II) Una politica fiscale espansiva in regime di cambi flessibili produce un deprezzamento della valuta nazionale e un conseguente miglioramento della bilancia commerciale (NX). Vero o falso? Perché? FALSO. Una politica fiscale espansiva provoca un aumento del tasso di interesse nazionale; la domanda di moneta nazionale contro valuta estera aumenta: il tasso di cambio nominale si apprezza. Un apprezzamento del tasso di cambio rende i prodotti nazionali meno competitivi, producendo un peggioramento nel saldo della bilancia commerciale.

27 Esercizio 16 (parte II) Le variazioni del tasso di cambio nominale sono determinate esclusivamente dal differenziale di inflazione esistente tra due valute. Vero o falso? Perché? Falso. Secondo la teoria della parità dei poteri d’acquisto, che, a sua volta, riflette la legge del prezzo unico, il tasso di cambio nominale uguaglia il rapporto tra i prezzi esteri (P*) e i prezzi interni (P): 𝑒 𝑃𝑃𝐴 = 𝑃 ∗ 𝑃 Questo implica che, variazioni nel tasso di cambio nominale riflettano il differenziale di inflazione e che il paese con il tasso di inflazione più elevato vedrà la propria valuta deprezzarsi. La PPA però vale nel lungo periodo, ma non nel breve periodo a causa della debolezza della legge del prezzo unico (vale solo per beni omogenei, scambiati internazionalmente e con costi di trasporto molto bassi). Nel breve periodo sono le fluttuazioni della domanda e dell’offerta di valuta nazionale (contro valuta estera) a determinare le fluttuazioni del tasso di cambio.

28 Esercizio 17 (parte I) Spiegate perché la spesa pubblica è utile per incrementare la produzione di equilibrio nel breve, ma non nel lungo periodo. 𝐺↑→𝑃𝐴𝐸↑→𝑌↑→ 𝑀 𝐷 ↑→𝑖↑ Quest’ultimo effetto riduce gli investimenti privati (e i consumi) riducendo l’effetto espansivo della spesa pubblica. Nel nuovo equilibrio, la produzione ed il tasso di interesse sono più elevati rispetto all’equilibrio iniziale. La composizione della domanda aggregata è però diversa rispetto a prima: vi è un maggior peso della spesa pubblica ed un minor peso degli investimenti privati. La spesa pubblica «spiazza gli investimenti privati» Inoltre, un aumento della spesa pubblica porta ad una riduzione del risparmio pubblico e, di conseguenza, nazionale, dal quale dipende la capacità di investimento di un sistema economico. Minori investimenti comportano minore accumulazione del capitale e, dunque, minori prospettive di crescita nel lungo periodo.

29 Esercizio 18 (parte III) Calcolate il tasso di inflazione sapendo che:
la moneta cresce a un tasso annuo del 2,5%; il PIL reale cresce ad un tasso annuo dello 0,8%; la velocità di circolazione della moneta è costante e valgono le ipotesi della Teoria Quantitativa della Moneta. Secondo la teoria quantitativa della moneta: 𝑚=𝜋+ 𝑔 𝑦 Dove gy è il tasso di crescita della produzione potenziale. Quest’ultima non è influenzata dal tasso di crescita della moneta (m). Dunque il tasso di inflazione è pari al 2,5%.

30 Esercizio 19 (Parte II) In una economia aperta agli scambi internazionali, un aumento del risparmio nazionale comporta un deflusso di capitali ed un peggioramento delle esportazioni nette. Vero o falso? Perché? Un aumento del risparmio nazionale, comporta, a parità di investimenti, un eccesso di risparmio che può essere prestato al resto del mondo. Si verifica dunque un deflusso di capitali, ma poiché vale la relazione (S - I)=NX, se S>I, NX>0. La risposta è falsa.


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