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Piano Pastorale 2009-2010 “Voi siete il Corpo di Cristo” Gli atteggiamenti del Corpo LA COLLABORAZIONE.

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1 Piano Pastorale 2009-2010 “Voi siete il Corpo di Cristo” Gli atteggiamenti del Corpo LA COLLABORAZIONE

2 Dal Piano Pastorale Diocesano 2009/2010 Collaborare significa lavorare insieme … mettere al servizio degli altri il dono che il vescovo ritiene utile alla Chiesa Collaborare richiede una condivisione concreta alla costruzione della comunione ecclesiale accogliendo incarichi, servizi e ministeri

3 Le parole del Magistero… “In forza del Battesimo tra i fedeli vige una vera uguaglianza nella dignità e nell’agire, per cui tutti sono chiamati a cooperare all’edificazione del Corpo di Cristo, quindi ad attuare la missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel mondo, secondo la condizione ed i compiti di ciascuno. L’organicità della comunione ecclesiale e la spiritualità di comunione impegneranno il Vescovo a valorizzare gli organismi di partecipazione previsti dal Diritto Canonico.

4 Il reciproco ascolto tra il Pastore ed i fedeli, li unirà “a priori in tutto ciò che è essenziale, e a convergere normalmente anche nell’opinabile verso scelte ponderate e condivise”. (Congregazione per i vescovi, Direttorio per il Ministero pastorale dei Vescovi, “Apostolorum Successores”, cap VII)

5 Elementi che interpellano la necessità della Collaborazione ( cfr. Gli organismi di partecipazione al servizio della comunione, E. Falavegna, Intervento alla Commissione Presbiterale Italiana, Roma, 29 aprile 2009) Una rinnovata visione dell’identità della Chiesa come comunione a partire dal Concilio Vaticano II (in particolare nei documenti conciliari Lumen Gentium e Apostolicam Actuositatem) Una riqualificazione dei ministeri e degli stili di vita che compongono la comunità cristiana (ministero ordinato e altri ministeri). Segno di questa vitalità è anche il fiorire di movimenti e aggregazioni laicali;

6 Elementi che interpellano la necessità della Collaborazione Un mutato contesto sociale e culturale in cui cresce la consapevolezza della propria identità e del proprio ruolo e un nuovo protagonismo nel contribuire alla vita comune, rifiutando di essere semplicemente dei destinatari passivi; Un calo numerico delle vocazioni presbiterali, congiuntamente al crescere della complessità delle situazioni e delle esigenze in cui operiamo come comunità ecclesiale.

7 Non ci sono solamente motivi contingenti a spingere in questa direzione, ci sono anche elementi costitutivi dell’identità della Chiesa e fattori legati al contesto in cui la Chiesa normalmente vive. L’esigenza della collaborazione, infatti, non nasce da motivazioni sociologiche ma dipende dalla natura della Chiesa, che il Concilio Vaticano II ha presentato come “comunione dei fedeli”: «Poiché la Chiesa è comunione, deve esserci partecipazione e corresponsabilità in tutti i suoi gradi» (Sinodo straordinario dei Vescovi del 1985).

8 Due domande… Si consolida, nella Chiesa universale e in quelle particolari, l'ecclesiologia di comunione della Lumen gentium, dando spazio ai carismi, ai ministeri, alle varie forme di partecipazione del Popolo di Dio, pur senza indulgere a un democraticismo e a un sociologismo che non rispecchiano la visione cattolica della Chiesa e l'autentico spirito del Vaticano II?

9 Una domanda vitale deve riguardare anche lo stile dei rapporti tra Chiesa e mondo. Le direttive conciliari - offerte nella Gaudium et spes e in altri documenti - di un dialogo aperto, rispettoso e cordiale, accompagnato tuttavia da un attento discernimento e dalla coraggiosa testimonianza della verità, restano valide e ci chiamano a un impegno ulteriore (TMA, 29)

10 Il coordinamento dell’apostolato e il piano pastorale diocesano. Perché la Parola di Dio raggiunga i diversi ambienti e persone, è necessario uno stretto coordinamento di tutte le opere di apostolato sotto la guida del Vescovo, “in modo che tutte le imprese e istituzioni: catechetiche, missionarie, caritative, sociali, familiari, scolastiche e qualunque altra che persegua un fine pastorale, vengano ridotte ad azione concorde, affinché al tempo stesso emerga con più chiarezza l’unità della diocesi”

11 Alcuni strumenti di collaborazione.. Il Consiglio Episcopale La Curia Diocesana Il Seminario Diocesano

12 Il Consiglio Episcopale E’ formato dal vicario generale, dal vicario episcopale per il clero, dal vicario giudiziale e dai vicari zonali Ha il compito di essere disponibile alle esigenze del vescovo e di consigliarlo direttamente nell’attuazione della pastorale diocesana

13 La Curia Diocesana “La Curia diocesana consta di quegli organismi e persone che collaborano con il Vescovo nel governo di tutta la diocesi, principalmente nella direzione dell’attività pastorale,nell’amministrazione della diocesi e nell’esercizio della potestà giudiziale”. Essa è, infatti, “la struttura di cui il Vescovo si serve per esprimere la propria carità pastorale nei suoi vari aspetti” (Dal Direttorio dei vescovi)

14 Il Seminario Diocesano Istituzione primaria della diocesi. Fra tutte le istituzioni diocesane il Vescovo considera come “primissima” il seminario, specchio della realtà giovanile di oggi e rivelazione del sentire ecclesiale della Chiesa locale

15 Strumenti “aridi”? Le strutture diocesane debbono essere sempre al servizio del bene delle anime Le esigenze organizzative non debbono mai anteporsi alla cura delle persone.

16 Per far crescere lo spirito di collaborazione … Nelle nostre relazioni interpersonali: abbiamo bisogno di crescere nella stima, nel rispetto e nella fraternità reciproca; Nell’azione pastorale: è necessario che condividiamo mete, metodi, esperienze pastorali e che, con molta umiltà, siamo disposti a rivedere i nostri metodi personali; Nei confronti dei carismi di ciascuno: occorre riconoscerli, apprezzarli e valorizzarli di più.

17 In conclusione L’ecclesiologia di comunione ci impegna a promuovere la partecipazione di tutti i membri del popolo cristiano all’unica missione della Chiesa; tutti i cristiani, sia singolarmente sia associati tra loro, hanno il diritto e il dovere di collaborare, ciascuno secondo la propria vocazione particolare e secondo i doni ricevuti dallo Spirito Santo, alla missione che Cristo ha affidato alla Chiesa

18 “ E’ meglio additare le gemme che spuntano piuttosto che piangere sulle foglie che cadono” (Tonino Bello) Tutti sono capaci dello slancio di un momento … mantenere la fedeltà attraverso il tempo è sapere accettare le “lentezze” di Dio. Lui che ha incominciato l’opera buona la porterà a compimento. L’inizio è la garanzia del compimento.” (M. Magrassi Afferrati da Cristo)


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