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PubblicatoIppolito Gagliardi Modificato 8 anni fa
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La biblioteca nasce nel momento in cui si iniziano a raccogliere oggetti particolari che costituiscono il supporto fisico delle registrazioni di simboli, registrazioni che vanno a sostituire o comunque ad affiancare la comunicazione orale.
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Inizialmente biblioteche e archivi coincidono sostanzialmente. È stata la specificità del libro a determinare la separazione fra i due istituti. Agli archivi fu affidato il compito di raccogliere e conservare le testimonianze dirette di un'epoca, i documenti non elaborati, i materiali grezzi tramandati perché le generazioni future potessero ricavarne una storia.
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La biblioteca invece si caratterizza come raccolta di documenti mediati, come deposito dei prodotti intellettuali e spirituali, ossia delle espressioni letterarie, delle scoperte scientifiche, delle riflessioni filosofiche, delle narrazioni storiche.
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La biblioteca, quindi, nasce in funzione del libro, che non è solo un supporto fisico della memoria, ma anche e soprattutto un mezzo di comunicazione.
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Tutto questo comporta anche differenze fra i due istituti nello sviluppo, nella gestione, nell'ordinamento e nell'uso. Resta comunque un'analogia: sia il patrimonio degli archivi che quello delle biblioteche rappresentano fisicamente la continuità storica.
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Il concetto di biblioteca in ogni epoca storica investe una molteplicità di significati diversi ed implica quindi modelli diversi. L’evoluzione della biblioteca è determinata da una serie di elementi: il libro, i lettori, il sistema di circolazione del sapere, il contesto esterno in cui si colloca.
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La forma del libro (pensiamo al rotolo e poi al codex) condiziona l’organizzazione dello spazio in cui devono essere accolti e conservati, ma anche il funzionamento della biblioteca. Anche le pratiche di lettura, molto diverse nel corso del tempo, non possono che avere una ricaduta importante sull’organizzazione del servizio bibliotecario.
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Il libro poi ha una doppia natura: è un manufatto, un prodotto tecnologico, che ha avuto ed ha un costo più o meno elevato, a seconda dei momenti; ma è anche un contenitore di segni, di simboli che hanno valore di messaggio linguistico, scientifico, artistico, etc., suscettibili di trasformasi, in chi è in grado di riceverli, in linguaggio, in notizie, in informazioni di varia natura.
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Ogni qualvolta il costo dell'oggetto libro e la quantità dei libri disponibili, e quindi da conoscere e da utilizzare, diventano incompatibili per le capacità economiche della maggior parte degli uomini, si creano le premesse per il sorgere e il prosperare delle biblioteche.
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Collegato alla funzione sociale della biblioteca è il concetto di pubblicità. La biblioteca pubblica si fonda su valori e su principi che tendono a dare applicazione e sostanza ad un assioma etico, quello cioè che tutti gli uomini hanno uguale diritto a progredire intellettualmente e a coltivare i propri interessi culturali.
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Una biblioteca può essere definita pubblica quando in essa siano compresenti questi tre elementi: accessibilità ampia e indiscriminata; proprietà di un titolare del potere pubblico; finanziamento attraverso risorse pubbliche.
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Nella Grecia arcaica e fino agli inizi del periodo classico non esistono biblioteche, ma solo archivi orali. La formazione delle prime biblioteche greche è legata alle scuole filosofiche: sicuramente possedevano libri Aristotele, ma anche Epicuro. E’ all’interno di queste scuole che si delinea il primo modello di biblioteca. La raccolta libraria è costituita dai libri che contengono gli scritti del maestro, da quelli che eventualmente venivano acquisiti e che poi sono lasciati in dono alla scuola e ai maestri che succedono.
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Non era una biblioteca pubblica (non era stata fondata da un istituzione pubblica; non era destinata ad un generico pubblico). La sua funzione era tutta interna alla scuola: serviva per garantire la continuità del pensiero del maestro e dei suoi successori; a garantire l’integrità del testo per chi volesse commentarlo, trascriverlo, annotarlo.
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Biblioteche esistevano anche all’interno di alcuni “ginnasi”, che erano istituzioni pubbliche, ma anche in questo caso il modello era identico: stanza deposito di testi (magari tipologicamente più vari) che servivano esclusivamente alla attività del ginnasio e che in ogni caso venivano letti e consultati in ambienti diversi da quelli dove erano conservati
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Si tratta sostanzialmente dello stesso modello bibliotecario di origine aristotelica che si era diffuso nelle scuole filosofiche, che si modifica parzialmente perché si innesta in un contesto diverso, quello dei regni ellenistici.
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Obiettivo della biblioteca filosofica: conservare e tramandare in modo corretto il pensiero del maestro (diacronia e selezione); Obiettivo della biblioteca ellenistica: raccogliere gli scritti di tutti i tempi e di tutto il mondo conosciuto, in greco o in traduzione greca (sincronia e tendenziale esaustività).
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Caratteristiche: sono biblioteche esclusive, riservate a pochi; hanno anche un’altra funzione, quella di soddisfare ampiamente la smania di grandezza dei sovrani ellenistici; raccolgono una quantità di testi alta ed hanno un’organizzazione complessa; Sono sedi di lavori esegetici e filologici; ma non prevedono assolutamente il servizio di consultazione/lettura all’esterno e, neppure, la circolazione libera del libro.
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A Roma il modello di biblioteca ellenistico viene profondamente modificato, perché il contesto è molto diverso (espansione dell’alfabetizzazione; produzione libraria separata dalla biblioteca).
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L’organizzazione fisica dei libri segue il criterio linguistico: libri greci e libri latini. Spesso ai due gruppi sono riservate sale specifiche, ma anche quando la biblioteca è costituita da un solo ambiente, sono rigorosamente divisi (libri scritti in greco percepiti come modelli; libri in latino, come rielaborazione e riscrittura dei modelli).
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L’organizzazione dello spazio riflette la modifica funzionale: spariscono le stanze/deposito e la sala destinata alle riunioni dei filologi nelle biblioteche ellenistiche diviene la vera biblioteca, dotata di nicchie alle pareti per accogliere i rotoli, a cui si accede facilmente tramite gradini. La biblioteca cessa anche di essere centro di attività editoriale.
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La biblioteca è accessibile dall’esterno: questo dato è attestato dai ritrovamenti archeologici (iscrizioni con l’orario di apertura e con la formula di giuramento contro i furti).
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Funzionamento diverso da quello moderno Le biblioteche erano luoghi di conservazione. Consentivano il prestito per la riproduzione dei testi per uso privato, ma forse anche commerciale, il riscontro e il controllo (attestazioni nella letteratura). Non erano però sedi di lettura come le biblioteche moderne. (Nel mondo antico la lettura si svolge altrove, negli spazi pubblici, nei viali delle terme: è una lettura ad alta voce e collettiva).
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Biblioteche degli ordini monastici (Benedettini, Cistercensi, etc.) La biblioteca benedettina è costituita da uno spazio solitamente ampio, che ospita i libri, lo scriptorium, ma anche l’archivio, cioè la raccolta di documenti inerente il monastero. I libri possono essere conservati in armadi collocati all’interno, o comunque in spazi adiacenti e contigui allo scriptorium (canale quasi esclusivo di alimentazione della biblioteca; rare sono le donazioni).
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Molte biblioteche accumulano patrimoni librari anche consistenti (ovviamente in relazione alla produzione libraria del momento), ma questo non significa che esse siano luogo di lettura e di studio. In genere i libri vengono prodotti all’interno dello scriptorium in qualche caso acquistati, e comunque conservati, esclusivamente come valore patrimoniale: essi rientrano fra i beni del monastero e costituiscono una parte non secondaria del suo potere economico.
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I libri depositati nella biblioteca sono in genere destinati alla conservazione; quelli che si leggono e si usano (breviari, testi devozionali, testi didattici) stanno in altri luoghi, in chiesa, nelle celle, nel refettorio.
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Biblioteche vescovili Si formano vicino alle cattedrali, alle sedi vescovili, (nuclei librari abbastanza ridotti, salvo rare eccezioni), finalizzati all’uso liturgico, ma anche a quello didattico, in quanto le sedi vescovili erano anche sedi di istituzioni scolastiche.
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Biblioteche conventuali degli ordini mendicanti (Francescani, Domenicani, etc.) Si formano a partire dal XIII sec., legate a forti mutamenti socio-culturali: Nascita dell’università Crescita demografica Flussi migratori dalla campagna verso la città, dove sorgeranno i conventi degli ordini mendicanti Nascita di nuovi mestieri Ripresa dell’alfabetizzazione
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Caratteristiche: Si spezza innanzitutto la contiguità, o meglio la promiscuità fra biblioteca e archivio; La biblioteca viene alimentata attraverso canali esterni, per cui si rescinde definitivamente anche il rapporto fra biblioteca e scriptorium. Inoltre la biblioteca torna ad essere non più solo luogo di conservazione, ma anche di lettura e di consultazione.
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Solitamente è situata al primo piano dell'edificio che ospita il convento e non è accessibile dall'esterno. E' costituita da un'unica sala, affacciata sul chiostro, da cui prende la luce. Nella sala solo situati i banchi (plutei), solitamente in due file, mentre alle pareti sono posizionati degli armadi.
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Sui plutei sono incatenati i libri di consultazione, generalmente di grande formato, testi cioè che sono alla base del percorso culturale e che costituiscono punti di riferimento continuo per qualunque ulteriore lettura, mentre gli armadi accolgono gli altri.
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E' dunque una biblioteca, concepita per la lettura e lo studio, non più alimentata, se non parzialmente, dal lavoro degli appartenenti alla comunità, ma rifornita attraverso il circuito esterno della produzione libraria; sicuramente non è però concepita come pubblica.
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Biblioteche degli umanisti Accolgono i libri prodotti dagli stessi umanisti che copiano gli antichi codici, ne correggono i testi contenuti, rinnovando il prodotto libro nell’impostazione e nella grafica.
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Le biblioteche signorili e cortesi Nate spesso per l’adesione degli stessi principi al clima culturale dell’Umanesimo e del Rinascimento, più che rispondere ad esigenze di cultura, rispondono ad esigenze di prestigio e di mecenatismo dinastico-familiare o personale.
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Sono biblioteche di conservazione, non di uso, (o comunque di uso ristretto). Il luogo della conservazione era generalmente situato in luogo sicuro, vicino all’archivio e al tesoro del signore, solitamente in casse (e non in armadi). Il luogo della lettura poi non era fisso, anche perché il leggere si configura qui non come studio, ma come svago, riposo. La biblioteca non aveva una sede fissa, ma si spostava al seguito del signore, quando cambiava residenza.
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Fenomeni che influenzeranno l’evoluzione della biblioteca: Riforma e Controriforma Nascita dei grandi stati nazionali Collezionismo
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Dietro impulso dello stesso Lutero, nell’Europa riformata sorsero molte biblioteche. Con Lutero libri e biblioteche diventano un'arma da utilizzare nella lotta per le idee e gli interessi politici, acquistando un significato e un ruolo sociale, e quindi pubblico, che non perderanno più.
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Le novità del nuovo modello bibliotecario (Ambrosiana di Milano) La biblioteca non dipende da istituzioni che abbiano fini diversi da quelli culturali: l'Ambrosiana, infatti, non è inserita né presso un convento, né presso una sede vescovile o universitaria, ma ha una sede autonoma. Viene affidata ad un Collegio di dottori, svincolato da qualsiasi tipo di appartenenza. E' concepita quindi come un centro culturale autonomo.
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La biblioteca viene costruita al piano terreno, con un ingresso indipendente, quasi a simboleggiare la necessità che una struttura del genere sia facilmente accessibile.
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Spariscono i plutei sostituiti da tavoli di lavoro e spariscono gli armadi. La sala della biblioteca, ampia rettangolare, riceverà la luce da grandi finestroni situati nei lati più corti, mentre i libri saranno sistemati, divisi per materia, nelle scaffalature che corrono lungo i lati più lunghi, sfruttando tutta l'altezza con la costruzione di un ballatoio, da cui si accede alle scaffalature collocate in alto.
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Non è prevista alcuna discriminazione per l'accesso alla biblioteca; addirittura è prescritto di fornire carta e penna a chi non possa permettersele. Si afferma quindi un'accessibilità ampia e indiscriminata alla biblioteca, anche se ovviamente, nel 1609, anno di apertura dell'Ambrosiana, la discriminazione era nei fatti: solo chi aveva tempo a disposizione e una preparazione culturale adeguata avrebbe avuto la possibilità di fruire della biblioteca.
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Il progetto culturale su cui si fonda l’Ambrosiana si ispira alla Bibliotheca Universalis di Conrad Gesner (Zurigo, 1545), ovvero una biblioteca di carattere generale, senza limitazioni ideologiche o religiose.
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A loro volta l’Ambrosiana, e le altre biblioteche sorte all’inizio del Seicento, furono il modello a cui si ispirò Gabriel Naudé, nel suo Advis pour dresser une bibliothèque publique (1627), in cui il bibliotecario del cardinal Mazarino delinea un modello di biblioteca enciclopedica, non condizionata dal punto di vista confessionale e ne detta i principi e le regole per organizzarla.
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Si formano grandi collezioni private di carattere generale ed enciclopedico (Magliabechi, Marucelli, Muratori, etc.) Cambia la concezione delle biblioteche private: da luoghi di accumulo di rarità e di “mirabilia”, a luoghi di uso, culturale in primo luogo, finalizzati allo studio, ma anche sociale, perché diventano sedi di contatti, di rapporti culturali, di informazione Queste biblioteche si trasformeranno in biblioteche pubbliche per volontà dei possessori
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Sono collegate alla formazione di grandi stati, con confini precisi, e caratteristiche linguistiche e culturali tendenzialmente omogenee, a cui sul piano politico corrisponderà la formazione delle monarchie assolute, fondate su un'organizzazione dello Stato fortemente accentrata.
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La creazione di grandi biblioteche di corte, in alcuni casi, come in Francia, alimentate anche dall'obbligo imposto agli stampatori di depositare almeno una copia, è un fenomeno complesso in cui interagiscono fenomeni diversi: 1) le inclinazioni bibliofiliche dei singoli sovrani
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2) la tradizione ereditata dal mecenatismo tardo-rinascimentale 3) la progressiva concentrazione dei nuclei librari nella sede centrale del potere del monarca assoluto 4) la concezione della biblioteca come simbolo della centralità del potere reale, a sua volta garanzia ideologica, culturale e religiosa dell'unità dello Stato.
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Con la Rivoluzione francese alle biblioteche per la prima volta nella storia si attribuisce, attraverso un’esplicita volontà politica, un carattere pubblico, nel senso di appartenenza ad un patrimonio pubblico. Durante questo periodo furono affrontati e impostati tutti i problemi connessi con questa istituzione: le funzioni della biblioteca pubblica i suoi rapporti con altri istituti l’organizzazione territoriale dei beni librari e dei diversi tipi di biblioteche
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la duplice natura, documentaria e comunicativa, posseduta dal libro e dalle raccolte la realizzazione di un sistema bibliografico nazionale I problemi connessi agli aspetti tecnici, inventariali, catalografici e gestionali Eppure i risultati non furono eccellenti.
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Limiti: L’aver ancorato la biblioteca pubblica al concetto di nazione Mancato coinvolgimento degli strati sociali emergenti approccio limitato al problema del rapporto libro-lettura-istruzione
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Fino dall'inizio la public library non viene concepita come struttura di conservazione e gestione dei beni, ma piuttosto come istituzione rivolta ad un servizio di lettura questa tipologia di biblioteca fu pensata per quei ceti che erano definiti "working class una biblioteca liberamente accessibile, un servizio gratuito come le iniziative assistenziali ed educative rivolte alle classi lavoratrici
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Il Public libraries Act (1850)prevedeva che i consigli municipali delle città con popolazione di almeno 10.000 (dal 1855 divennero 5000) abitanti potevano chiedere agli aventi diritto al voto se fossero disponibili apagare una tassa per la costituzione di una "free library";
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in caso di assenso della comunità (con una maggiorana di almeno due terzi) l'amministrazione poteva imporre una tassa non superiore a mezzo penny per ogni sterlina di imponibile; il gettito della tassa poteva essere impiegato esclusivamente per la istituzione e la gestione della biblioteca; le amministrazioni potevano anche accendere mutui a questo scopo.
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Modifiche nella produzione del libro, che portano ad una crescita esponenziale della produzione editoriale Mancanza di spazio per organizzare le raccolte Industrializzazione Consistente crescita delle città Spinta ad un’alfabetizzazione più ampia
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Le biblioteche dovranno ripensare l’organizzazione dello spazio Nascita dei magazzini: il luogo della conservazione del libro si separa da quello della lettura Necessità di strumenti di mediazione più sofisticati Necessità di una differenziazione tipologica, per meglio rispondere a esigenze e bisogni diversificati.
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