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LEZIONE 7 (10.11.2014) HEART OF DARKNESS. L’ASSENZA DELL’“ALTRO” Heart of Darkness e Apocalypse Now: denuncia dell’imperialismo europeo o americano, ma.

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1 LEZIONE 7 (10.11.2014) HEART OF DARKNESS

2 L’ASSENZA DELL’“ALTRO” Heart of Darkness e Apocalypse Now: denuncia dell’imperialismo europeo o americano, ma “Altro” = soggetto assoggettato, privato della sua soggettività, ridotto allo stato di “abiezione”. Assenza della voce dell’altro, della sua visione del mondo articolata attraverso il linguaggio. Altro = impotente vittima sacrificale della “volontà di potenza” dell’imperialismo, oppure misteriosa forza eversivamente letale.

3 LA METAFISICA DELL’IMPERIALISMO Critica dell’imperialismo non in quanto tale, ma per quel che produce: il nazionalismo imperialista sarebbe mosso dalle migliore intenzioni ma verrebbe “tradito” da chi ha cercato di realizzare nella pratica. Invece del rapporto tra il soggetto imperiale e il soggetto colonizzato, si indagano i rapporti interni alla soggettività coloniale: “from 1884 to World War I, the relationship of domination between First and Third World was masked and displaced by an overriding (and perhaps ideological) consciousness of imperialism as being essentially a relationship between First World powers or the holders of Empire, and this consciousness tended to repress the more basic axis of otherness, and to raise issues of colonial reality only incidentally” (Eagleton).

4 NARRAZIONI E CONTRONARRAZIONI Il nazionalismo imperialista non vede, nella “civiltà” dell’altro (che non è mai considerata tale), l’esistenza di medesime tendenze autoritarie e, nelle parole del famoso poeta Seamus Deane, “monolitiche”: “All nationalisms have a metaphysical dimension, for they are all driven by an ambition to realize their intrinsic essence in some specific and tangible form. The form may be a political structure or a literary tradition. Although the problems created by such an ambition are sufficiently intractable in themselves, they are intensified to the point of absurdity when a nationalist self-conception imagines itself to be the ideal model to which all others should conform. That is a characteristic of colonial and imperial nations. Because they universalize themselves, they regard any insurgency against them as necessarily provincial. In response, insurgent nationalisms attempt to create a version of history for themselves in which their intrinsic essence has always manifested itself, thereby producing readings of the past that are as monolithic as that which they are trying to supplant”.

5 “THE WHITE MAN’S BURDEN” “The White Man’s Burden” (1899) di Rudyard Kipling: pubblicata nella rivista McClure’s, con il sottotitolo “The United States and the Philippine Islands”, per celebrare l’annessione delle Filippine agli Stati Uniti. Kipling offrì la poesia a Theodore Roosevelt, l’eroe della campagna di Cuba, che nel 1901 diverrà Presidente degli Stati Uniti con una piattaforma che rivendicava tra l’altro la colonizzazione delle Filippine. Intenzione primaria: sostegno all’impresa imperialistica, ma apertura a possibili interpretazioni alternative, che ne sottolineano la dimensione autodistruttiva (non è una “missione”, ma un “fardello”)

6 “AN EMPIRE OF BUSINESS” Heart of Darkness: basato sulle esperienze di Conrad quale capitano di un battello a vapore belga sul fiume Congo. Dimensione riflessiva, metanarrativa, del testo, che ci arriva filtrato attraverso ben due voci, quella dell’anonimo narratore “primo”, e quella di Marlow, che il narratore ascolta raccontare la sua storia africana mentre ozia a bordo di un battello ancorato sul Tamigi – cioè, nel cuore non dell’oscurità, ma della luminosa civiltà inglese. Cornice narrativa = contestualizzazione che aiuta a far comprendere le trasformazioni dell’impresa imperialistica. Edward M. Said: il romanzo è anche “a dramatization of Marlow himself, the former wanderer in colonial regions, telling his story to a group of British listeners at a particular time and in a specific place. That this group of people is drawn largely from the business world is Conrad’s way of emphasizing the fact that during the 1890s the business of empire, once an adventurous and often individualistic enterprise, had become the empire of business”.

7 UNA CRISI DI RAPPRESENTAZIONE È proprio la discrepanza tra l’aspetto “imprenditoriale” dell’imperialismo europeo così com’è rappresentato in Heart of Darkness e le modalità della sua rappresentazione a creare delle frizioni e delle fratture che, sebbene non aprano la via ad alcuna possibile contro-narrazione (i nativi non sembrano proprio essere in grado di elaborarla, nel romanzo), segnalano la crisi profonda del progetto imperialista: “Conrad’s narrators are not average unreflecting witnesses of European imperialism. They do not simply accept what goes on in the name of the imperial idea: they think about it a lot, they worry about it, they are actually quite anxious about whether they can make it seem like a routine thing. But it never is. Conrad’s way of demonstrating this discrepancy between the orthodox and his own views of empire is to keep drawing attention to how ideas and values are constructed (and deconstructed) through dislocations in the narrator’s language” (Said)

8 L’OSCURITÀ Attraverso la destabilizzazione dei rapporti tra segno e senso nel discorso di Marlow Conrad riesce almeno in parte a decostruire il discorso imperialista, tutto fondato sul postulato della capacità dell’impero di imporre l’indiscutibile ordine della razionalità occidentale sulla caoticità “primigenia” della realtà “naturale” africana, sulla sua “oscurità”: “if Conrad can show that all human activity depends on controlling a radically unstable reality to which words approximate only by will or convention, the same is true of empire, of venerating the idea, and so forth” (Said). Inoltre, quella oscurità che giace nel cuore dell’Africa finisce per rivelarsi non come semplice “assenza” della luce della razionalità europea, ma come segno fantasmatico di una realtà indicibile – almeno nella lingua dei bianchi: “Marlow and Kurtz are also creatures of their time and cannot take the next step, which would be to recognize that what they saw, disablingly and disparagingly, as a non-European ‘darkness’ was in fact a non-European world resisting imperialism so as one day to regain sovereignty and independence, and not, as Conrad reductively says, to reestablish the darkness” (Said).


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