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PubblicatoSamuele Bucci Modificato 8 anni fa
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Sera fiesolana
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.. ).. Fresche le mie parole ne la sera ti sien come il fruscìo che fan le foglie del gelso ne la man di chi le coglie silenzioso e ancor s’attarda a l’opra lenta su l’alta scala che s’annera contro il fusto che s’inargenta con le sue rame spoglie mentre la Luna è prossima a le soglie cerule e par che innanzi a sé distenda un velo ove il nostro sogno si giace e par che la campagna già si senta da lei sommersa nel notturno gelo e da lei beva la sperata pace senza vederla. Laudata sii pel tuo viso di perla, o Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si tace l’acqua del cielo! Ogni strofa è autonoma dalle altre (nella edizione sulla Nuova antologia ciascuna recava un titolo Il titolo della prima è :Natività della luna. La parola iniziale «Fresche» dà il senso a tutto il verso. Il poeta di augura che le parole suonino fresche a chi le ascolta. Si tratta di una sinestesia( figura retorica nella quale uniscono in stretto rapporto due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse )quindi sensazione uditiva e tattile- epidermica. Analogia: nella freschezza della sera diventano freschi anche i rumori che si percepiscono nel silenzio C’è un legame profondo fra poesia e natura (richiama la poetica delle corrispondenze enunciata da Baudelaire) Allitterazione (ripetizione di un suono o di una serie di suoni uguali o simili): fruscìo, fan. Foglie che richiama la prima parola, fresche., i primi 3 versi richiamano sensazioni uditive, quelli successivi creano un gioco pittorico, con contrasto luministico e cromatico (la scala s’annera, contro il tronco dell’albero che «s’inargenta». La sinestesia coinvolge anche il piano visivo. C’è un progressivo allargarsi della visione, dalla mano, alla scala, al tronco dell’albero, per estendersi poi alla campagna e al sorgere della luna Il nucleo centrale del verso è la luce della luna, la luna appare, è una teofania, quindi l’apparizione di una divinità, il raccoglitore silenzioso sembra compiere un rito che dà alla comparsa della luna un valore mitico-religioso. La luna è stata considerata una divinità dalle religioni primitive e D’annunzio ripropone questa visione irrazionalistica. Altra sinestesia è il velo argenteo (realtà visiva) assimilato a «notturno gelo» sensazione tattile. Il gelo dà l’idea di liquidità, quindi la campagna beve la pace, la luce argentea è come un liquido fresco che dà refrigerio alla campagna. Il gelo si ricollega alla prima parola fresche. Il motivo dell’acqua – refrigerio è presente nella ripresa «pe’tuoi grandi umidi occhi ove si tace l’acqua del cielo. La sera è personificata in una divinità femminile. Il viso di perla richiama la luce della luna. Commistione frequente in D’Annunzio fra sacro e profano: Cantico delle creature-celebrazione della dea profana (Luna)
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.. ).. Dolci le mie parole ne la sera ti sien come la pioggia che bruiva tepida e fuggitiva, commiato lacrimoso de la primavera, su i gelsi e su gli olmi e su le viti e su i pini dai novelli rosei diti che giocano con l’aura che si perde, e su ’l grano che non è biondo ancóra e non è verde, e su ’l fieno che già patì la falce e trascolora, e su gli olivi, su i fratelli olivi che fan di santità pallidi i clivi e sorridenti. Laudata sii per le tue vesti aulenti, o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce il fien che odora! Prevale la partitura musicale, la parola diventa musica (bruiva, fuggitiva, viti, diti, olivi, clivi) (sera, primavera, perde, verde) Il titolo nella nuova antologia di questa strofa era: Pioggia di giugno, quindi ancor a la metafora dell’acqua della ripresa «Laudato sii…» Gli olivi sono francescanamente chiamati fratelli, si rinsalda il legame anche in questa strofa, come nella 1’ e nella ripresa, con il senso mitico- religioso. Gli olivi sono sempre stati considerati il simbolo di umile santità. Il pallore dei clivi richiama il pallore della santità ascetica, secondo un gioco di analogie che sarà ripreso da tanta poesia del 900 La seconda ripresa segna il passaggio, contrastante, che dominerà nell’ultima strofa Il nucleo è il profumo della sera, «le tue vesti aulenti, il fien che odora», è un’immagine più sensuale
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.. ).. Io ti dirò verso quali reami d’amor ci chiami il fiume, le cui fonti eterne a l’ombra de gli antichi rami parlano nel mistero sacro dei monti; e ti dirò per qual segreto le colline su i limpidi orizzonti s’incùrvino come labbra che un divieto chiuda, e perché la volontà di dire le faccia belle oltre ogni uman desire e nel silenzio lor sempre novelle consolatrici, sì che pare che ogni sera l’anima le possa amare d’amor più forte. Laudata sii per la tua pura morte, o Sera, e per l’attesa che in te fa palpitare le prime stelle! La tematica della 3’ strofa ha come centro il motivo amoroso, c’è un voluto contrasto di toni con la 1’ e la 2’ strofa. Continuano ad essere presenti riferimenti mitico- religiosi: le fonti eterne, mistero sacro dei monti, antichi rami, che richiamano luoghi abitati dalle divinità, ma nel 1’ e 2’ verso si citano i reami d’amor, quindi una forza erotica che pervade la natura, come sensuale è la trasfigurazione delle colline in labbra, chiuse da un divieto ma ansiose di rivelare il loro segreto, che sarà un segreto di esperienze amorose Indica il passaggio dalla sera alla notte. La sera morendo nella notte palpita nell’attesa delle prime stelle, si riallaccia al palpitare d’amore, il palpitare per l’attesa da parte dell’innamorato che conclude la precedente strofa amoroso -erotica
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