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GLI ANNI DELLA REGGENZA

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Presentazione sul tema: "GLI ANNI DELLA REGGENZA"— Transcript della presentazione:

1 GLI ANNI DELLA REGGENZA
Dopo la morte di Enrico IV, la corona passò al giovanissimo Luigi XIII e la madre Maria de' Medici tenne una lunga reggenza. Questo suscitò l'indebolimento del potere regio, scaturendo a sua volta l'iniziativa della grande nobiltà e facendo riaffiorare la tensione fra cattolici e ugonotti.Con la pressione del clero e della nobiltà di spada che volevano frenare il programma assolutistico in Francia, vi fu una convocazione dell'organo rappresentativo della nobiltà, del clero e Terzo Stato: gli Stati Generali. Ma la nobiltà di toga, strettamente legata alla monarchia, si scontrò con questi progetti.Gli scontri interni creatisi si tradussero in un consolidamento del potere regio.

2 GLI ANNI DI RICHELIEU Con la fine della reggenza di Maria de' Medici e la nomina a cardinale di Richelieu vi fu un effettivo rafforzamento della monarchia.Armand-Jean du Plessis, duca di Richelieu, da famiglia aristocratica, fu prima segretario di stato sotto Maria de' Medici, poi membro del consiglio di stato e ministro di Luigi XIII. Nonostante la sua origine aristocratica, Richelieu, difensore del sistema assolutistico, combattè per ottenere dalla nobiltà feudale il rispetto per lo stato, utilizzando severe punizioni con chi disubbidiva al potere monarchico. La sua rigorosa severità non fu rivolta soltanto alle figure nobiliari, ma anche ad esempio alla roccaforte ugonotta della Rochelle, poichè si era ribellata al potere di Parigi e si rischiava la nascita di un corpo separato dallo stato. Richelieu intervenne e dopo 13 mesi di assedio, li espugnò e tolse loro i diritti amministrativi e le garanzie militari. Dopo la resa degli ugonotti, l'editto di Nantes venne mantenuto assieme alle garanzie per i protestanti francesi, tenendo testa al partito cattolico che ne richiedeva la revoca.

3 POLITICA ESTERA DI RICHELIEU
Per quanto riguarda la politica estera, seguendo il programma del re Enrico IV, vi fu un rafforzamento internazionale della Francia. Si cercò di raggiungere la potenza delle flotte olandesi e inglesi e di contrastare l'impero spagnolo e asburgico prendendo la parte dei protestanti nella guerra dei Trent'anni, dando un grande contributo alla vittoria sugli spagnoli e la potenza cattolica.Richelieu inoltre riorganizzò il sistema fiscale, per affrontare le spese della nuova politica francese internazionale, suscitando però malcontento. Infatti il cardinale spinse sugli intendenti (funzionari dipendenti dal sovrano), per ridurre la compravendita degli incarichi, l'esanzione delle tasse e l'amministrazione dello stato, prima nelle mani dei nobili. Ciò causò appunto malcontento, in tutte le classi sociali, malcontento che si tradusse in violente rivolte contadine e popolari, istigate dai nobili che si erano visti togliere il loro lavoro dagli intendenti, e represse dalle truppe di Richelieu.

4 MAZZARINO Giulio Mazzarino nacque in Abruzzo nel 1602, studiò presso i gesuiti e intraprese la carriera diplomatica al servizio dei Colonna, e poi del cardinale Antonio Barberini. Divenne segretario del cardinale Richelieu, e quando questo morì lo sostituì nel ruolo di ministro di Luigi XIII.

5 L’INIZIO DELLE RIVOLTE
La guida del governo fu assunta da Mazzarino dal 1642 al 1661, ovvero fino al compimento del ventiduesimo anno d’età di Luigi XIV, il futuro re Sole. Durante questo periodo il cardinale era intenzionato a dare seguito alla politica di Richelieu ma dovette affrontare diverse rivolte provenienti da differenti settori della società francese. Il primo ramo ad opporsi alla politica fiscale e amministrativa di Mazzarino fu la nobiltà di toga: essa protestava contro l’aumento della paulette, ovvero la tassa grazie alla quale le cariche diventavano ereditarie. Inoltre, questo ceto non tollerava la nuova posizione occupata dai funzionari e dagli intendenti (i quali, scelti dal re, erano esattori delle tasse e si occupavano del controllo del territorio, sostituendo i nobili che una volta svolgevano questo compito).

6 LA “FRONDA PARLAMENTARE”
Alla guida della rivolta della nobiltà di toga, si mise il parlamento di Parigi, ovvero il massimo organo di controllo sulla legalità degli atti del re: i rivoltosi riuscirono ad ottenere l’appoggio di diversi ceti popolari anche grazie alla rivendicazione di un fisco meno esoso.Nel 1648 il popolo parigino insorse, costringendo la corte ad allontanarsi dalla capitale; questo fu il movimento che diede il via, l’anno successivo, ad una pesante rivolta da parte del parlamento, che prese il nome di “fronda parlamentare”. La paura per l’espansione delle rivolte popolari portò al riavvicinamento della nobiltà di toga alla corte.

7 LA “FRONDA DEI PRINCIPI”
Questa prima tappa delle ribellioni antiassolutistiche, fu seguita da una seconda fronda, che iniziò nel 1650: la fronda dei principi, detta anche aristocratica. Essa fu messa in atto dall’aristocrazia di spada, la quale era solita approfittare delle debolezze della monarchia per riaffermare il proprio ruolo. Come il parlamento di Parigi si trovava a capo della prima fronda, il principe di Condé era posto alla testa di questa, appoggiato dal re di Spagna Filippo IV, e dal clero, tutti desiderosi di ripristinare la centralità degli ordini tradizionali. Nonostante l’aiuto militare ricevuto, la rivolta popolare si concluse dopo un paio d’anni, nel 1653, con la sconfitta imposta da Mazzarino e dal suo fedele esercito sul principe di Condé.

8 LA “FRONDA URBANA” Il cardinale rientrò a Parigi nel febbraio del 1653, riuscendo così, qualche tempo dopo, a sottomettere all’autorità monarchica persino la città di Bordeaux, nella quale si era sviluppata una “fronda urbana”.I borghesi bordolesi, nonostante riconoscessero il potere del re, avevano tentato di rivendicare il diritto dei maestri artigiani di partecipare, mediante i propri rappresentanti, al consiglio municipale.

9 I LIMITI DELL’ASSOLUTISMO
Dopo che l’assolutismo degli Stuart era stato sconfitto da due rivoluzioni (una del 1642 e l’altra del 1688), e con esse erano state imposte alla monarchia forti limitazioni, si passò al modello costituzionale della monarchia costituzionale. Le eccezioni governate da una ristretta aristocrazia urbana furono: Venezia, Ginevra, Genova, Olanda. A partire dalla seconda metà del ‘600, a prevalere come modello politico fu l’assolutismo monarchico: monarchia per diritto divino, in quanto la fonte della sovranità discendeva direttamente da Dio legittimando così sia la sua funzione che la sua autorità rendendo sacro lo stesso sovrano.Tuttavia l’assolutismo restava più un’ideale della monarchia che una realtà applicata dal momento che le teorie politiche e la realtà sociale ponevano limiti all’assolutismo; ciò avveniva nel momento in cui il re era costretto a rispettare leggi, talvolta non scritte ma irremovibili, come quelle che riguardavano le modalità di successione e la proprietà sia dello stato che dei sudditi.Il maggior limite imposto al monarca era costituito dalla molteplicità dell'Antico regime che comprendeva più organismi rappresentativi (o corpi intermedi, tra sovrano e popolo): gli organi giudiziari (parlamenti), le rappresentanze cittadine (che imponevano limiti seppur non esercitando giuridicamente una sovranità) e infine gli stati (assemblee generali e provinciali di diversi ordini).

10 LUIGI XIV, IL RE SOLE Non appena Luigi XIV compì 22 anni salì al trono dopo il periodo di Mazzarino e accentrò tutto li potere nelle sue mani. Si fece chiamare re Sole affermando l’assolutismo monarchico poiché non voleva che si ripetessero le guerre civili. La potenza sovrana si presenta come un riflesso dell’onnipotenza divina, similmente a quello che nel mondo naturale è rappresentato dal sole; da questo deriva l’adozione dell’antico simbolo monarchico del sole da parte di Lugi XIV. La sovranità discendeva direttamente da Dio e per questo non c’era più il passaggio tramite il papa (la chiesa aveva meno potere).

11 “LO STATO SONO IO” Luigi si impegnò fin da subito a compiere la missione regale personalmente fino all’identificazione dello stato e del potere con la figura del re. Tutto il potere era concentrato nelle sue mani e da questo deriva il famoso motto di Luigi XIV “L’état c’est moi” (“lo stato sono io”).Il re Sole non volle mai affidarsi a primi ministri e fu sempre restio a concedere deleghe permanenti e inoltre fece in modo che ogni decisione ruotasse intorno la sua figura. Il sovrano si fece nella sua opera da un ristretto consiglio che utilizzava come uno strumento per attuare la monarchia. Esso era diviso in tre sezioni: affari segreti, interni e finanze. I partecipanti del consiglio erano scelti in base al talento e tra la borghesia. Un corpo di polizia scelto e fedelissimo aiutava il sovrano nella sua opera contro gli oppositori, tra i quali erano presenti grandi aristocratici e personaggi di spicco della corte. Essi vennero incarcerati nella Bastiglia (prigione di Parigi) senza processo basandosi solamente sugli ordini imposti da Luigi XIV.

12 LA POLITICA DEL RE SOLE La Francia di Luigi XIV è considerata per antonomasia il modello di assolutismo realizzato. La politica del sovrano è accentrata nel rafforzamento dello Stato e del potere personale del Re. Entrambi gli obbiettivi erano identificati l’uno con l’altro. La natura del potere del sovrano derivava direttamente da Dio, Dio solo aveva la facoltà di giudicarlo, i sudditi erano obbligati ad obbedire.

13 POLITICA RELIGIOSA La politica religiosa del re Sole puntava a:
Garantire l’uniformità religiosa all’interno dello Stato. Repressione del Giansenismo. Revoca dell’editto di Nantes e persecuzione degli Ugonotti. Supremazia del sovrano sulla Chiesa francese, autonoma da Roma (gallicanesimo). Un punto cardine della politica di Luigi XIV è incentrato sulla religione. Il clima di tolleranza religiosa garantito con la pace di Nantes da Enrico IV nei confronti degli ugonotti (calvinisti francesi) durò ben poco.

14 POLITICA INTERNA La politica interna di Luigi XIV consisteva nel:
Affermare il potere sovrano sopra ogni altro.Centralizzazione del potere nella figura del Re.Centralismo amministrativo (intendenti).Mecenatismo, del quale la reggia di Versailles fu la massima espressione, che ospitava 10 mila persone, tra cui artisti, scienziati e scrittori.Controllo sulla grande aristocrazia. Luigi XIV si circondò di una stretta cerchia di consiglieri alle sue dipendenze, scelti per il proprio merito e spesso appartenerti ai ranghi della borghesia. Tra questi assunse un ruolo via via sempre maggiore Jean Baptiste Colbert, grazie al quale furono fondate numerose accademie. Contro gli oppositori del regime monarchico si dotò di un corpo di polizia, incurante dei diritti giuridici delle persone.E’ reintrodotto il corpo degli Intendenti, allora creato da Richelieu. Un corpo di funzionari il cui compito era controllare l’operato degli addetti all’amministrazione, del Parlamento di Parigi, dei capi militari e dei governatori delle Province.

15 LA REPRESSIONE DEL GIANSENISMO
Luigi XIV si mosse nella direzione opposta, mirando ad uniformare il paese sotto un’unica religione: la religione cattolica. Si impegna nel perseguire tre obbiettivi principali, il primo di essi fu lo sradicamento del giansenismo:Il Giansenismo è un movimento che prende piede nella Francia del primo Settecento dalle parole di Giansenio. Predica il valore del culto interiore, privato degli sfarzi e dei giochi di potere del cattolicesimo.L’uomo nasce corrotto ed è quindi destinato ad agire nel male; senza la grazia di Dio l’uomo può solo che peccare. La Bolla Unigenitus, emanata dal Papa su richiesta dei Gesuiti e dello stesso Luigi XIV, danneggia gravemente l’ordine religioso.

16 LA PERSECUZIONE DEGLI UGONOTTI
Il più grande ostacolo che si presentava nella Francia di Luigi XIV era rappresentato da una “macchia” ugonotta, considerata eretica da parte dei cattolici francesi. Per far convertire gli ugonotti al cattolicesimo il sovrano utilizzò sia mezzi teologici uniti all’ applicazione sempre più restrittiva dell’editto di Nantes. Venne anche istituita una “cassa delle conversioni”, che accresciuta da delle donazioni, era usata per favorire la conversione degli ugonotti al cattolicesimo, con la promessa di un aiuto economico. Un’ altro mezzo che aiutava la Francia a far convertire gli ugonotti fu lo stanziamento obbligatorio nelle città e nelle case ugonotte dei dragonnades (truppe scelte del sovrano Luigi XIV); questo mezzo di forza con violenze e terrore venne applicato in Francia a partire dal 1680.

17 L’EDITTO DI FOINTAINEBLEAU
La persecuzione degli ugonotti continuò e venne favorita dall’emanazione del 1685 dell’editto di Fointanebleau che aboliva l’ editto di Nantes.Questo nuovo editto stabiliva: l’obbligo di battesimo per i bambini. la demolizione degli edifici di culto. la chiusura delle scuole protestanti.Luigi con questo editto voleva imporre la conversione degli ugonotti impedendone inoltre la fuga dalla Francia, minacciando loro l’imbarco sulle galere (navi da guerra i cui rematori erano schiavi o prigionieri). Nonostante ciò 300 mila ugonotti si rifugiarono in Inghilterra, in Olanda e nel Brandeburgo. questa fuga provocò la perdita delle loro competenze tecniche e professionali (come era avvenuto in Spagna).

18 GLI ARTICOLI “GALLICANI"
Seppur cattolico il re Sole si impegnò in un aspro conflitto giurisdizionale con il papa romano per la supremazia sulla chiesa gallicana (chiesa di Francia). Nel 1673 il sovrano, a corto di denaro per le dispendiose guerre, impose a 59 diocesi la regalia: diritto di percepire le rendite della diocesi in caso di sede episcopale vacante fino alla nomina del nuovo vescovo.Innocenzo XI, in nome delle libertà inalienabili della chiesa, si oppose alla tradizione del gallicanesimo che non riconosceva al papa alcun potere temporale in territorio francese e sosteneva il diritto del sovrano di controllare la chiesa francese attraverso la nomina di vescovi. La controversia durò per molti anni fino a quando nel 1682 il sovrano convocò un’assemblea per discutere di questo problema. Si risolse con la Dichiarazione dei quattro articoli che riassumeva l’autonomia della chiesa francese da Roma e la supremazia su di essa del sovrano, senza rompere i legami con il papa.

19 IL MERCANTILISMO DI COLBERT
L’ assolutismo che caratterizzò la politica di Luigi XIV (re Sole) si evidenziò anche in ambito economico-commerciale. Fautore di questa politica fu Colbert. La sua politica, infatti è considerata una delle più genuine interpretazioni del mercantilismo. Egli si sforzò di:1) Ridurre le importazioni di merci provenienti dall’estero, infatti per evitare l’acquisto all’estero di prodotti coloniali (ad esempio lo zucchero), promosse iniziative nelle colonie (nelle Antille e nell’America settentrionale). 2) Scoraggiò attraverso pesanti tasse, i commerci delle compagnie estere con la Francia. 3) Sviluppò la produzione industriale nazionale; specialmente nell’ambito degli articoli di lusso, favorì l’immigrazione di tecnici provenienti da altri paesi, per facilitare la creazione di imprese industriali.Inoltre per cercare il pareggio di bilancio nazionale, cercò di migliorare la raccolta fiscale, attraverso il controllo sugli appaltatori (riducendo la corruzione), aumentando le imposte indirette e colpendo l’evasione di coloro che si fingevano nobili per non pagare le tasse. A causa delle continue guerre, in cui la Francia fu continuamente impegnata, Colbert fallì l’obiettivo del pareggio del bilancio.

20 POLITICA ESTERA AGGRESSIVA
La politica estera e militare si dimostrò pressoché aggressiva attraverso: L’allargamento dei confini dello stato francese, in modo tale da garantire allo stato frontiere fisse e salde a nord (Fiandre) e verso est (Reno).L’imposizione della Francia come potenza egemone d’Europa.Il rafforzamento in campo coloniale e nei commerci mondiali.La Francia, con il re Sole, entrò in un grave periodo di guerra, questo portò ad un aumento della potenza militare sia di terra, infatti l’esercito passò da 72 mila uomini (nel 1667) a circa 400 mila (nel 1703), sia di mare, che da 18 vascelli (nel 1661) giunse a 276 vascelli (nel 1683). Fu costruita una fittissima rete di piazzeforti ai confini della Francia.

21 DOPO LA MORTE DI LUIGI XIV
Dopo la morte di Luigi XIV il successore Luigi XV e il suo reggente Filippo D’Orléans ereditarono uno degli stati più popolosi e più forti di tutta quanta l’Europa; esso, tuttavia, era martoriato da problemi interni e dal pesante e incolmabile debito pubblico gravato dalle spese di corte e dalle guerre. Né il reggente, né Luigi XV furono in grado di attuare le necessarie riforme per modernizzare il paese.

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