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PubblicatoAmanda Randazzo Modificato 8 anni fa
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Struttura del mercato e Entrata: Cenni Costi di entrata Scala minima efficiente Barriere all’entrata Prezzi predatori Altre forme di deterrenza
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Struttura del mercato Finora abbiamo sempre considerato come un dato la struttura di mercato (es. monopolio, oligopolio, concorrenza perfetta) Cosa determina il numero di imprese operanti e la loro dimensione? Misure della concentrazione del mercato: –Numero di imprese operanti –Quota di mercato detenuta dall’impresa più grande, o dalle n imprese più grandi –Indice di Herfindahl: somma del quadrato delle quote di mercato di tutte le imprese (minimo 0 – max 1)
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Numero di imprese in equilibrio Ipotesi: –imprese simmetriche –libertà di entrata In equilibrio: –nessuna impresa attiva deve avere incentivo ad uscire dal mercato П(n*) 0 –Nessuna impresa non attiva desidera entrare sul mercato П(n*+1) < 0 –Il numero di imprese dipenderà dalla dimensione del mercato e dalla struttura dei costi
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Struttura dei costiACMC q MC AC q* min AC economie di scaladiseconomie di scala economie di scala diseconomie di scala
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Dimensione efficiente Rendimenti di scala crescenti costo medio decrescente Misura delle economie di scala: = AC/MC –Se > 1 economie di scala –Se < 1 diseconomie di scala –Se = 1 dimensione efficiente Se i costi medi sono sempre decrescenti dimensione efficiente “infinita” –Scala minima efficiente: dimensione minima per la quale il costo medio dell’impresa è vicina al suo minimo (es. max 10% in più del costo minimo)
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Esempio CT = F + cq MC = c ; AC = F/q + c c’ > c costo medio corrispondente alla scala minima efficiente [es. c’ = (1 + 0,10)c] Scala minima efficiente: AC = c’ q* = F / 0,10c Economie di scala: = AC/MC = 1 + (F / cq)
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Economie di scala e concentrazione Economie di scala (e scala minima efficiente) sono concetti strettamente collegati al rapporto tra costi fissi e costi marginali Maggiore è il rapporto tra costi fissi e costi marginali, più sono elevate le economie di scala (e la scala minima efficiente) … … e maggiore è la concentrazione del mercato I costi fissi agiscono da barriera all’entrata (specie se si tratta di costi “sunk”)
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Altri fattori rilevanti La concentrazione del mercato può dipendere, oltre che da fattori tecnologici: –Eventi storici particolari che hanno determinato un vantaggio competitivo durevole (es. vantaggio tecnologico, brevetti) –Costi di entrata “endogeni” i costi di entrata possono essere una funzione crescente della dimensione del mercato (es. pubblicità) –Regolamentazione del mercato
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Deterrenza all’entrata Le decisioni di entrata su un mercato possono dipendere dal comportamento strategico delle imprese già operanti Supponiamo esista un’unica impresa sul mercato. Di fronte alla “minaccia” di entrata di un’altra impresa, essa potrà reagire: –lasciando spazio all’entrante (accomodando) –cercando di bloccare l’entrata del concorrente
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Entrata su un mercato Monopolista (incumbent) Potenziale entrante EntraNon entra BloccareAccomodare (xB, yB) (xA, yA) (0, 50)
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Entrata bloccata e minaccia credibile I costi di entrata determinano la convenienza o meno a bloccare l’entrata Entrata bloccata: il costo di entrata è talmente alto che il monopolista può produrre l’output di monopolio senza preoccuparsi della minaccia di entrata Quando il costo di entrata è basso, il monopolista dovrà accordare l’entrata perché la sua minaccia di reazione non è credibile (bloccare l’entrata è troppo costoso) A livelli intermedi del costo di entrata, la minaccia può essere credibile il monopolista può scegliere di la propria capacità produttiva rispetto a quella di monopolio, ma di un appena sufficiente a scoraggiare l’entrata
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Prezzi predatori Reagire all’entrata dell’impresa concorrente abbassando i prezzi al di sotto del costo marginale La strategia può essere vincente: –se l’impresa dispone di adeguate risorse finanziarie –Se i prezzi bassi fungono da segnale di efficienza produttiva e quindi scoraggiano le imprese concorrenti –Quando il controllo di una quota minima di mercato è fattore cruciale per “sopravvivere” nel lungo periodo –Quando la strategia non viene individuata dall’autorità antitrust!
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Altre forme di deterrenza Proliferazione prodotti Contratti a lungo termine Vendite collegate e bundling
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Fusioni e Acquisizioni Paradosso della fusioni nel modello di Cournot Effetti unilaterali e effetti coordinati delle fusioni Ondate di fusioni Sinergie di costo derivanti dalle fusioni Fusioni e Antitrust
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La soluzione di triopolio I profitti dell’impresa 1 (2 e 3 sono simili): Dunque la foc: E la soluzione (NB mod. è simmetrico: p i =p)
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Risolvendo il sistema delle foc, la soluzione è Dunque quale è l’effetto della fusione? 1.Prezzi sono più alti minore quantità venduta e dunque minor surplus dei consumatori 2.Il prezzo dell’impresa M cresce di più di quello della rivale impresa outsider accresce la propria quota di mkt 3.Le imprese insider1 e 2 si avvantaggiano con la fusione (ma questo non è sempre vero, dipende dal tipo di concorrenza ed altro ancora) 4.L’outsider ottiene maggiori profitti 5.Si può calcolare che il benessere totale si riduce (CS+profitti)
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FUSIONE CON COMPETIZIONE QUANTITA’ Cournot simmetrico con prodotti omogenei Costi marginali costanti c, Assenza di vantaggi di costo da fusione. Risultato sorprendente (merger paradox): sotto molte condizioni, le fusioni sarebbero tipicamente non convenienti per le imprese interessate alla fusione Ripasso di Cournot con n imprese (f.dom:p = a –q) Nel caso in cui m imprese si fondano (il numero totale di imprese passa da n to n-m+1) i profitti per ogni impresa (incluse le imprese che si fondono) sono:
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I profitti sono maggiori per le imprese fuse se: cioè se m (n-m+2) 2 > (n+1) 2 Per tutti gli n ≤ 6 la sola fusione conveniente è quella in cui m=n (monopolio). Per n > 6 ci sono situazioni in cui la fusione conviene ma solo se coinvolge la maggior parte delle imprese (irrealistica). Per esempio, se n =12 la fusione è conveniente se coinvolge più di 10 imprese e così via.
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Ovviamente il risultato dipende dalle assunzioni del modello (si noti la differenza con la concorrenza di prezzo), tuttavia sottolinea come e perchè la fusione possa essere non conveniente per le parti interessate: le imprese fuse ridurranno la produzione rispetto a prima, e gli outsider (non partecipanti) aumenteranno la loro produzione (sostituti strategici) Generalizzando per imprese asimmetriche Farrel e Shapiro hanno dimostrato che: a meno che la fusione non implichi vantaggi di costo, il prezzo aumenterà - anche in presenza di vantaggi di costo, questi devono essere molto elevati per controbilanciare le forze che tendono al rialzo dei prezzi
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- questo non significa però che il benessere aggregato scenderà necessariamente. Il riallineamento delle quote di mercato dopo la fusione potrebbe portare una maggior quota della produzione nelle mani di imprese più efficienti Poichè le imprese più efficienti hanno maggiori quote di mercato nel modello di Cournot, è probabile che il benessere aggregato aumenti più basse sono le quote di mercato pre fusione delle imprese che si fondono
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