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L A C OMUNICAZIONE.. Una definizione semplice e diffusa: La comunicazione è una “trasmissione di informazione” da una sorgente a un destinatario (teoria.

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1 L A C OMUNICAZIONE.

2 Una definizione semplice e diffusa: La comunicazione è una “trasmissione di informazione” da una sorgente a un destinatario (teoria matematica della comunicazione o teoria dell’informazione, Shannon e Weaver, 1949)

3 Il concetto di Informazione

4 Dal Dizionario della lingua italiana (Garzanti, 2003): 1) l’informare, l’informarsi, l’essere informato: libertà d’informazione; diritto all’informazione. Elemento che consente di avere conoscenza di fatti, situazioni ecc.; notizia, ragguaglio: dare, prendere, chiedere informazioni; ufficio informazioni. Dim. Informazioncella 2) (inform.) dato che si affida alla memoria di un elaboratore elettronico. Teoria dell’informazione, studio, mediante la teoria della probabilità, dei problemi di trasferimento dei messaggi da una sorgente emettitrice a un ricevitore 3) Informazione genetica (biol.) l’insieme dei messaggi ereditari contenuti nei geni dei cromosomi di una cellula 4) (ant.) il formare, il formarsi: è disposta la terra nel principio de la primavera a ricevere in sé la informazione de l’erbe e de li fiori (Dante, Convivio).

5 Nel senso comune il termine “informazione” è sinonimo di: dato, evento, notizia, conoscenza. Dobbiamo definire il termine in modo UNIVOCO e PRECISO: “Percezione di una differenza” (Gregory Bateson, informazione come “una differenza che produce una differenza”). Per produrre “informazione” occorrono due entità tali che la differenza tra di esse possa essere immanente alla loro relazione reciproca. Ciascuna di esse, da sola è inconoscibile (il suono dell’applauso di una mano sola). I nostri organi sono rilevatori di differenze.

6 La materia prima della sensazione è una coppia di valori di una qualche variabile, presentati in un certo arco di tempo a un organo di senso la cui risposta dipende dal rapporto tra i due elementi della coppia. non è giusta o sbagliata L’Informazione non ha attributi morali, non è giusta o sbagliata. Per dare significato morale all’informazione, bisogna associarla con qualcosa di diverso, in un contesto culturale dove produce la differenza in un soggetto percipiente. Es.: la stele di Rosetta.

7 Definizione di comunicazione dal Dizionario della lingua italiana (Garzanti, 2003): 1. Il comunicare, ciò che si comunica: comunicazione di notizie, di idee; comunicazione telegrafica, radiofonica; la comunicazione del moto; mezzi di comunicazione di massa, mass media; comunicazione d’impresa, attività di un impresa volta a stabilire e a mantenere il contatto col pubblico (attraverso la pubblicità) in modo da tenere viva l’attenzione sul suo marchio. Avviso con cui si comunica qualcosa: inviare una comunicazione a tutto il personale. Relazione, in genere piuttosto breve, su un argomento scientifico presentata in un congresso 2. (estens.) contatto che permette di comunicare: essere, mettersi in comunicazione; interrompere una comunicazione telefonica 3. Spec. Pl. Insieme di strutture, impianti, mezzi che stabiliscono un collegamento: comunicazioni terrestri, marittime, aeree, vie di comunicazione, strade, ferrovie. Mezzi di comunicazione, mezzi di trasporto 4. (ling.) trasmissione di informazioni mediante messaggi da un emittente a un ricevente. Comunicazione non verbale, ottenuta mediante gesti e azioni, senza far ricorso alle parole, o in concomitanza e in aggiunta a queste.

8 5. Comunicazione giudiziaria, (dir.) termine con cui si chiamava un tempo l’informazione di garanzia 6. (ant.) comunione eucaristica Queste sono le voci che comunemente usiamo!

9 Teoria dell’informazione o teoria matematica della comunicazione (Shannon e Weaver, 1949) Tale teoria scompone il processo comunicativo nei suoi elementi fondamentali: una SORGENTE che elabora un messaggio (insieme di informazioni da trasmettere) un APPARATO TRASMITTENTE che trasforma il messaggio codificandolo un MEZZO o CANALE di comunicazione, attraverso il quale il messaggio viene fatto viaggiare una fonte di RUMORE, più o meno casuale, che può modificare, distorcere o deteriorare il messaggio. un apparato RICEVENTE, che trasforma nuovamente il messaggio codificato ricevuto applicando a ritroso le stesse regole di codifica precedenti un DESTINATARIO che riceve il messaggio decodificato.

10 Il modello di Shannon Sorgente Messaggio Apparato trasmittente Canale Apparato ricevente Messaggio Destinatario Rumore

11 Questo modello si applica bene alle conversazioni telefoniche, ma anche alle conversazioni faccia a faccia (gli organi della fonazione e dell’udito svolgono rispettivamente i compiti di trasmittente e ricevente, l’aria diventa il canale attraverso il quale si propaga il messaggio codificato in vibrazioni sonore). È una concezione che vede informazioni e comunicazione alla stregua di oggetti fisici, confezionati e spediti come pacchi postali che viaggiano da un luogo all’altro (MODELLO DEL PACCO POSTALE).

12 IL modello di Shannon è inadeguato a comprendere i processi comunicativi umani: un importante limite è che la sua idea di codice si preoccupa di aspetti SINTATTICI e ignora quelli SEMANTICI (del significato). Non da strumenti per addentrarci nei misteri della comunicazione umana. Bisogna abbandonare l’idea della comunicazione come scambio di informazioni!

13 I segni che compongono un codice possono essere studiati da almeno 3 punti di vista: 1. della SINTASSI; 2. della SEMANTICA; 3. della PRAGMATICA. 1. La Sintassi è lo studio dei singoli elementi di un codice e delle loro possibili combinazioni valide, es. il semaforo 2. La Semantica, lo studio delle relazioni tra il codice e gli oggetti che indica 3. La Pragmatica, lo studio delle relazioni tra il codice, coloro che lo usano e il loro comportamento conseguente a questo uso. Es. il cittadino tedesco in Italia.

14 La quotidianità della comunicazione umana non è lineare, si vive immersi in un flusso continuo di comunicazioni diverse. Si deve avere una visione OLISTICA, cioè centrata sull’intero sistema e sulla reciprocità delle relazioni. Bisogna concepire la comunicazione come un PROCESSO DI TRASFORMAZIONE, piuttosto che trasferimento di informazione (perché c’è un problema interpretativo legato a equivoci, incomprensioni, difformità interpretative). È l’ambito specifico dell’essere umano.

15 Quindi COMUNICAZIONE: Etimologia del termine: Dal sanscrito COM, mettere in comune, evoluto nel latino COMMUNIS (comune), composto da CUM (insieme) e MUNIS (obbligazione, debito, dono, riconoscenza ). Nel concetto c’è un elemento di RECIPROCITA’, il VINCOLO COLLETTIVO, il SENTIMENTO fondativo del vivere sociale. Comunicazione ha la stessa radice della parola COMUNITA’. Comunicare significa quindi “CONDIVIDERE”.

16 Una questione: L’INTENZIONALITA’ Sono comunicative solo quelle situazioni con un’intenzione esplicita? Ci sono diverse scuole circa la risposta al quesito: Scuola di Palo Alto (California). Si equipara la comunicazione al comportamento negando l’intenzionalità. (es. persone in ascensore) 1° Assioma della scuola: E’ IMPOSSIBILE NON COMUNICARE! Ervin Goffman (sociologo canadese) Distingue tra l’espressione assunta intenzionalmente (comunicazione in senso stretto) e l’espressione lasciata trasparire (è diversa da ciò che si vorrebbe dire. Es. indifferenza alle istruzioni di volo).

17 Definizione di comunicazione dello psicologo Luigi Anolli: La comunicazione è uno scambio interattivo osservabile tra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione (Anolli, “002).

18 In questa definizione la comunicazione è considerata come una forma specifica di INTERAZIONE, ovvero di relazione nella quale ogni partecipante orienta la propria azione sulla base dei comportamenti, delle azioni o delle intenzioni osservate o attribuite ai propri interlocutori. Ci deve essere L’INTENZIONE e la CONSAPEVOLEZZA. IL significato è CONDIVISO. L’INTENZIONALITA’ distingue lo scambio comunicativo da un semplice scambio informativo.

19 Si può considerare la comunicazione come: UN PROCESSO DI COSTRUZIONE COLLETTIVA E CONDIVISA DEL SIGNIFICATO, PROCESSO DOTATO DI LIVELLI DIVERSI, DI FORMALIZZAZIONE, CONSAPEVOLEZZA E INTENZIONALITA’. (Sociologia della comunicazione, L. Paccagnella, 2010)

20 L A COMUNICAZIONE TERAPEUTICA La comunicazione con il malato è efficace se stabilisce una relazione d’aiuto e di sostegno. Per entrare in relazione con qualcuno, con competenza, capacità e professionalità è necessario ascoltare e capire con la mente e il cuore. L’agire comunicativo è efficace per affrontare situazioni di crisi: La comunicazione della diagnosi; La gestione di un difficile percorso diagnostico - terapeutico; L’approccio a temi quali l’inabilità o la morte.

21 EMPATIA Una definizione: “la capacità di comprendere le emozioni e i sentimenti dell’altro, di rispondere con partecipazione ai problemi e alle paure, di assumere il punto di vista e la prospettiva dell’interlocutore anche attraverso atteggiamenti consoni alla situazione in modo da trasmettere a chi ci è di fronte la consapevolezza di essere compreso”. Comprende il concetto di IMMEDESIMAZIONE, ma anche di “partecipazione al sentire, alla sofferenza dell’altro”. E’ l’opposto dell’idea del DISTACCO dalla sofferenza dell’altro. (es. il “distacco necessario”).

22 EMPATIA Il distacco è impotente! La prossimità ha il potere di dar forza e coraggio anche nella condizione di maggior sofferenza. L’essere distaccato è praticare una diseguaglianza tra forti e deboli E’ un problema di natura culturale: in una società fortemente “vitalista e cultrice del corpo” alla sofferenza e alla fragilità si reagisce solo con la NEGAZIONE. È una cultura costruita sulla PAURA del confronto con i temi della fragilità umana.

23 Si rende necessario, per operare una efficace relazione d’aiuto (Counselling), confrontarsi con la realtà della sofferenza umana. La vecchiaia, il dolore e la morte sono realtà che ci devono far riflettere, ci devono interrogare sul senso della vita. Il malato è lo specchio di qualcosa che ci spaventa enormemente. Queste realtà che il malato rappresenta, in assenza di confronto personale ci inducono a mettere in atto meccanismi di esorcizzazione. (Quali possono essere?) Possono produrre l’allontanamento (anche se non fisico) da questo: la fuga. C’è bisogno di IMMEDESIMAZIONE. Non è facile, ne immediato, bisogna impararlo con il tempo, come un arte.

24 Alcune considerazioni … La comunicazione richiede attenzione, capacità d’ascolto che significa: CAPIRE QUALI SONO I BISOGNI DELL’ALTRO COGLIERE IL NON DETTO CAPIRE LE ESPRESSIONI DEL VOLTO, DEI GESTI PORRE ATTENZIONE AI CONTENUTI DEL DISCORSO DARE RISPOSTE, MA ANCHE TACERE!

25 Counselling Non è una terapia ne un dare consigli; è un atteggiamento d’aiuto e sostegno dell’altro. E’ preferibile usare il linguaggio dell’io, piuttosto che del “tu”. Che significa? Significa essersi immedesimato, aver pensato come propria la condizione dell’altro! E’ un processo che si deve preparare nel tempo per noi stessi, solo così si potranno affrontare con efficacia terapeutica i problemi e bisogni dell’altro. Può essere utile ricordarsi, nel rapporto con la persona malata, situazioni analoghe che si sono vissute. Così si costruisce un’ antropologia della medicina, dell’infermieristica! Tutto questo rappresenta un grande campo d’azione dell’infermieristica e degli infermieri! Più di qualsiasi altro … è lo specifico dell’infermieristica. Esperti di umanità!


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