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PubblicatoRuggero Natali Modificato 8 anni fa
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L’Italia nell’età dell’Imperialismo Dalla crisi di fine secolo all’età giolittiana
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La crisi di fine secolo Il successore di Crispi, Di Rudinì, chiude la guerra in Africa ma continua nella repressione delle “forze eversive”. L’agitazione sociale cresce in tutta Italia anche per la cattiva congiuntura economica. Nel 1898 a Milano i dimostranti sono dispersi a cannonate dal Generale Beccaris, seguono arresti e processi.
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La riconoscenza del Re Roma, addì 6 giugno 1898 - ore 21,20 Ho preso in esame la proposta delle ricompense presentatemi dal Ministro della Guerra a favore delle truppe da lei dipendenti e col darvi la mia approvazione fui lieto e orgoglioso di onorare la virtù di disciplina, abnegazione e valore di cui esse offersero mirabile esempio. A Lei poi personalmente volli conferire di motu proprio la croce di Grand'Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia, per rimeritare il grande servizio che Ella rese alle istituzioni ed alla civiltà e perché Le attesti col mio affetto la riconoscenza mia e della Patria. Umberto
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“Ritorniamo allo Statuto” Appoggiando i conservatori che reclamano un governo forte in mano al re, Umberto chiama al governo il generale Pelloux che emana leggi liberticide. Radicali e socialisti reagiscono con l’ostruzionismo e sono premiati dall’elettorato nelle elezioni del 1900. Pelloux è liquidato, ma Umberto I è ucciso a Monza dall’anarchico Bresci.
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A. Beltrame, l'assassinio del re Umberto I disegno di copertina de La Domenica del Corriere del 6 agosto 1900
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L’età giolittiana Il nuovo re, Vittorio Emanuele III (1900- 1946) rinuncia alla repressione e chiama al governo il liberale di sinistra Zanardelli. Il delicato ministero degli interni è occupato da Giovanni Giolitti che, dopo le dimissioni di Zanardelli per motivi di salute (1903), sarà il nuovo capo del governo.
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Giovanni Giolitti (1842-1928) Piemontese, esponente della generazione che non aveva partecipato al Risorgimento. Appartenente alla sinistra moderata liberale, pragmatico. Dopo una lunga esperienza nella pubblica amministrazione, era stato capo di governo nel 1892-93.
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“Un sigaro ed un diploma di cavaliere non si rifiutano a nessuno.” “Le leggi per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano.” G.Giolitti
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I governi Giolitti (1901-1914) 39.febbraio 1901 – ottobre 1903Zanardelli 40.novembre 1903 – marzo 1905Giolitti II 41.marzo 1905Tittoni 42.marzo 1905 – dicembre 1905Fortis I 43.dicembre 1905 – febbraio 1906Fortis II 44.febbraio 1906 – maggio 1906Sonnino I 45.maggio 1906 – dicembre 1909Giolitti III 46.dicembre 1909 – marzo 1910Sonnino II 47.marzo 1910 – marzo 1911Luzzatti 48.marzo 1911 – marzo 1914Giolitti IV
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Una nuova linea politica Giolitti Sostiene la neutralità dello stato nei conflitti sindacali per motivi: Economici: “chi non guadagna non consuma”. Politici: si deve collaborare con il movimento sindacale e socialista per allentarne la tensione rivoluzionaria. Ciò non gli impedisce di mostrare un “doppio volto”, difendendo il padronato nel Sud e seguendo una politica clientelare.
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Giolitti e il PSI Nel 1903 Giolitti adotta un programma riformista e inivita Turati (leader del PSI) a partecipare al governo. Turati non può accettare per non dividere il partito, ma inizia una collaborazione. Giolitti può attuare una politica sociale (pensioni di invalidità, riposo festivo, normativa sul lavoro di donne e minori). SinistraDestra Sindacalisti rivoluzionari Massimalisti Riformisti di sinistra Riformisti di destra Arturo Labriola Ferri Turati Treves Bonomi Bissolati
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Successi della politica giolittiana La neutralità in occasione dello sciopero generale nazionale (il primo) del 1904 premia Giolitti che vince le elezioni, grazie anche al contributo antisocialista dei cattolici (con il consenso di Pio X). Tra il 1906 e 1909 Giolitti continua nella sua attività riformista e ottiene un rafforzamento della lira e delle finanze.
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Il decollo industriale italiano Giolitti beneficia anche di una congiuntura favorevole (tra il 1896 e il 1914 crescita industriale media del 12%) Settori trainanti sono: metallurgia, meccanica (automobili) e chimica Limiti dello sviluppo italiano restano: Dipendenza dalla “tutela” statale. Concentrazione nel triangolo “industriale”. Mercato interno molto ristretto.
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Il IV governo Giolitti Dopo una pausa di 2 anni Giolitti torna al potere nel 1911 con un programma innovativo che prevede: Nazionalizzazione delle assicurazioni sulla vita (per finanziare le pensioni). Suffragio universale maschile (temuto più che voluto dai socialisti) Concessione alla destra nazionalista è invece la ripresa della politica coloniale.
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La guerra di Libia (1911-12) Da tempo preparata dalla diplomazia e sostenuta dall’opinione pubblica, è accolta da Giolitti come una fatalità. Le operazioni militari si arenano di fronte alla guerriglia locale. Per vincere l’Italia deve attaccare direttamente l’Impero Ottomano (Dardanelli, Rodi), costretto alla resa (1912) e poi coinvolto nelle guerre balcaniche (1912-13). Carta
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Un nuovo clima politico Dopo la guerra si accrescono le tensioni politiche: Nel 1912 prevale nel PSI la componente massimalista (espulsione dei riformisti, Mussolini direttore dell’Avanti), chiusa ad ogni collaborazione col governo. Sulla destra il nazionalismo diventa più aggressivo.
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Le elezioni del 1913 Non potendo contare sul PSI, Giolitti cerca l’appoggio dei cattolici, determinanti grazie al suffragio universale e all’atteggiamento di Pio X. Con il Patto Gentiloni se ne assicura i voti, in cambio di una politica in difesa della famiglia, dell’istruzione e delle associazioni cattoliche.
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La fine dell’età giolittiana Giolitti vince le elezioni ma la sua maggioranza è troppo eterogenea per assicurargli libertà di manovra. Preferisce lasciare al liberale di destra Salandra il compito di formare un nuovo governo. mentre nel paese la tensione sociale torna a crescere (settimana rossa, giugno 1914).
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