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Zelarino, 14 maggio 2016. Povertà: sappiamo di cosa parliamo?  Un “male antico” della società  Quale povertà nell’immaginario collettivo? Sovrapposizione.

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1 Zelarino, 14 maggio 2016

2 Povertà: sappiamo di cosa parliamo?  Un “male antico” della società  Quale povertà nell’immaginario collettivo? Sovrapposizione all’idea di piena esclusione sociale (clochard, senza fissa dimora)  Nel dopoguerra, nei paesi occidentali, l’assioma dominante influenza anche l’approccio alla povertà: ProgressoSviluppoCrescita

3 Zelarino, 14 maggio 2016 Dopoguerra: anni’50/70  L’idea dominante è che la crescita economica avrebbe “fatto il miracolo” di liberare la società dalla povertà;  in Europa è l’intervento della Stato a “garantire” i cittadini dalle leggi del libero mercato (Beveridge/Keynes);  si tratta di un modello socialdemocratico che comunque fa discendere il welfare state dallo sviluppo economico.

4 Zelarino, 14 maggio 2016 Anni’70 – la crisi dello stato sociale  L’evidenza empirica smentisce il sogno della crescita continua a panacea dei mali sociali  il ruolo dello Stato non si era limitato alla redistribuzione, ma a una partecipazione attiva dello sviluppo territoriale con risultati dubbi, clientelarismo e burocratizzazione Il costo dello Stato sociale non è più accettabile socialmente e culturalmente: lo stato sociale diventa spregiativamente sinonimo di stato assistenziale (spreco di denaro pubblico)

5 Zelarino, 14 maggio 2016 Il contesto: Caritas e territorio Le persone

6 Zelarino, 14 maggio 2016 Persone rivoltesi alle Caritas: 2015/2016

7 Zelarino, 14 maggio 2016 Persone rivoltesi alle Caritas: 2015/2016 – genere

8 Zelarino, 14 maggio 2016 Persone rivoltesi alle Caritas Nord-Est: 2015/2016 – cittadinanza

9 Zelarino, 14 maggio 2016 Persone rivoltesi alle Caritas Nord-Est: 2015/2016 – principali nazionalità

10 Zelarino, 14 maggio 2016 Persone rivoltesi alle Caritas Nord-Est, 2015/2016: problematiche rilevate

11 Zelarino, 14 maggio 2016 I temi: il lavoro  Secondo i dati Istat, il picco dei disoccupati in Veneto lo si raggiunge nel primo trimestre del 2013, con 195.000 persone  La media annuale nel 2013 del tasso di disoccupazione è stata del 7,6% della popolazione  Considerando anche gli inattivi disponibili o alla ricerca di lavoro, ci si avvicina alle 310.000 persone come volume di forza lavoro inutilizzata  I volumi di stock di iscritti ai CPI del Veneto passano da 250.000 a fine 2008 a oltre 474.000 a fine 2015

12 Zelarino, 14 maggio 2016 Veneto, dati CPI-Silv, flussi ingresso e uscita disoccupazione

13 Zelarino, 14 maggio 2016 Veneto, iscritti CPI serie storiche, under 30 - adulti

14 Zelarino, 14 maggio 2016 I temi: i nuclei familiari I dati relativi al contesto abitativo, che fotografano lo status effettivo della persona al momento della richiesta inoltrata al servizio Caritas, sottolineano alcuni aspetti:  quasi il 45% degli uomini italiani vive da solo, a cui possiamo sommare un altro 12% tra i soli con figli e i conviventi con altre persone non parenti  Anche per gli uomini stranieri, sommando le tre categorie precedenti, ci avviciniamo al 50%  per quanto concerne le donne, fa impressione come quasi il 50% delle italiane si trovi nella condizione di vivere da sola o sola con figli  la quota percentuale di italiani celibi/nubili, separati, divorziati o vedovi è molto più alta rispetto a quella degli stranieri, il che lascia supporre una più diffusa fragilità, se non una totale assenza, di un nucleo familiare di elezione in questi ultimi i dati sembrano confermare la tesi che eleva la famiglia, sia essa di origine o di elezione, ad agenzia primaria di welfare, almeno per le persone italiane  tra gli italiani esiste una fascia critica, individuabile tra i 40 e i 60 anni, soprattutto per i maschi, durante la quale l’accesso ai servizi Caritas incide maggiormente

15 Zelarino, 14 maggio 2016 Persone rivoltesi alle Caritas del Nord-Est – stato civile e nazionalità, a.2015

16 Zelarino, 14 maggio 2016 Persone rivoltesi alle Caritas Nord-Est: 2015/2016, condizione abitativa nazion. e genere

17 Zelarino, 14 maggio 2016 Italiani rivoltisi alle Caritas Nord-Est: 2015/2016, classi di età e genere

18 Zelarino, 14 maggio 2016 Il contesto: uno sguardo più ampio e prospettive

19 Zelarino, 14 maggio 2016 Quali povertà? (ISTAT) Incapacità di provvedere alla sussistenza materiale (0,2-0,5%) Povertà estrema Incapacità di sostenere la spesa mensile necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi essenziali definito (9,9%) Povertà assoluta Disponibilità di risorse fortemente inferiore a quella della maggioranza degli individui della società in cui vive: in Italia famiglia di 2 persone che non può sostenere la spesa mensile media di una con relative scale equivalenza (16,6%) In Europa (Eurostat) reddito inferiore al 60% del reddito mediano Povertà relativa

20 Zelarino, 14 maggio 2016 Quali povertà? Problemi e chiarimenti  Il reddito e la spesa tendono a restituire una dimensione monofattoriale della povertà, a fronte di un fenomeno multifattoriale;  la soglia di povertà consente di quantificare il numero di poveri, ma non ci permette di caratterizzare il fenomeno sul piano della giustizia sociale, tanto che il dato va assolutamente integrato con altre due dimensioni (Sen): il divario o intensità con cui indicare la distanza tra il reddito medio dei poveri e il valore corrispondente alla soglia di povertà un indicatore della disuguaglianza della distribuzione di reddito tra i poveri

21 Zelarino, 14 maggio 2016 Quali povertà? Problemi e chiarimenti (II) L’aspetto economico non è esaustivo nel definire la povertà; possiamo affiancargli il concetto più ampio di vulnerabilità sociale, che indica la presenza di:  un deficit di risorse in uno o più ambiti chiave(culturale, familiare, relazionale, psicofisico, sociale),  scarse capacità di fronteggiamento degli eventi (resilienza)

22 Zelarino, 14 maggio 2016 Quali povertà? Problemi e chiarimenti (III) La povertà quindi è in stretta e ovvia correlazione con il concetto di esclusione sociale: da questo punto di vista, la povertà può essere concepita più come una riduzione o una perdita di controllo sull’ambiente circostante, spostando l’attenzione dalle risorse alle azioni che i poveri riescono o non riescono ad attivare in un certo contesto. La letteratura più recente tende quindi a soppesare lo stato di povertà (ed esclusione sociale) rispetto a 3 dimensioni: A. Risorse materiali; B. Capitale sociale della persona (insieme delle relazioni stabilite dal soggetto, anche rispetto a soggetti collettivi o pubblici e a reti sociali formali o informali); C. Agency, ovvero capacità e volontà del povero di agire, rispetto a 4 sottodimensioni Status sociale Autonomia economica Azione sociale straordinaria (cambiamento, logica politica) Azione collettiva (partecipazione).

23 Zelarino, 14 maggio 2016 La crisi di un modello: alcuni dati Tra il 2007 e il 2013 la dimensione quantitativa e qualitativa della povertà è cambiata (Istat) Incidenza della povertà assoluta tra famiglie per età della persona di riferimento Povertà assoluta20072013 Individui4,1% (2,4 milioni)9,9% (6,0 milioni) Nuclei familiari4,1% (0,97 milioni)7,9% (2,0 milioni) Povertà assoluta 20072013 Fino a 34 anni3,07,6 Da 35 a 44 anni3,69,5 Da 45 a 54 anni3,48,7 Da 55 a 64 anni3,17,9 Over 655,66,7

24 Zelarino, 14 maggio 2016 La crisi di un modello: alcuni dati Incidenza della povertà assoluta tra famiglie con figli minori, percentuali Incidenza della povertà assoluta tra le persone, macroaree, percentuali Povertà assoluta20072013 Famiglie con 1 minore3,110,2 Famiglie con 2 minori3,813,4 Famiglie con 3 o più minori10,521,3 Famiglie con almeno 1 minore3,912,2 Povertà assoluta20072013 Nord3,37,3 Centro2,87,6 Sud6,014,8 Italia4,19,9

25 Zelarino, 14 maggio 2016 In sintesi:  La povertà è fenomeno multifattoriale, ma parlare di povertà assoluta ci consente di focalizzarci su un fenomeno che non ha a che vedere con una generica diseguaglianza economica: ciò consente di sgombrare il campo da equivoci, quali poca chiarezza nel fenomeno, drammatizzazioni che consentono alla politica di tirarsi indietro o presentare come politiche contro la povertà interventi che in realtà non vanno in questa direzione.  Per la povertà assoluta, l’intervento principale è predisporre una rete di protezione (safety net ) intorno all’individuo che si trova in questo stato: in tutti i paesi europei, tranne Italia e Grecia, esso consiste in un contributo economico garantito e nell’accesso a un pacchetto di servizi essenziali.

26 Zelarino, 14 maggio 2016 In sintesi (II):  La recessione economica ha esteso la povertà socialmente e geograficamente, come evidenziano i dati: - non più solo meridionale - coinvolge anziani e giovani - coinvolge chi ha almeno 2 figli - tocca anche chi ha un lavoro  Il modello della crescita infinita è insostenibile, sia nella sua accezione neoliberista che paternalista.  Il welfare non può essere conseguenza dello sviluppo, ma presupposto allo stesso. La spesa sociale è, prima che spesa, investimento.

27 Zelarino, 14 maggio 2016 Quali piste di lavoro? Incontrare la povertà Opere segno Comunità parrocchiali Associazionismo Conoscere la povertà Osservatorio povertà e risorse Discernimento comunitario Comunicare la povertà Strumenti di comunicazione Cultura di massa Impegno comunitario Giustizia

28 Zelarino, 14 maggio 2016 Quali piste di lavoro? Incontrare, conoscere e comunicare la povertà per riportare al centro il tema della giustizia:  “ripulire” il dibattito (politico e non) dalla demagogia  contribuire a una ridefinizione del bene comune, riaffermando le responsabilità collettive che il suo perseguimento inevitabilmente comporta  pretendere nuovi standard qualitativi nella costruzione di strategie di welfare mix a livello locale  porre particolare attenzione al tema dell’esclusione sociale e delle sue ripercussioni in termini di costi sociali  far emergere le povertà nascoste e orgogliose : ovvero quelle povertà non visibili per manifesta volontà delle persone che non intendono esporsi allo stigma sociale e psicologico del riconoscersi poveri


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