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Pillola di Buona Pratica Laboratorio 2: Adolescenti Protagonisti a cura di R. Longo (DoRS), E. Calandri e F. Graziano (Laboratorio di Psicologia dello.

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1 Pillola di Buona Pratica Laboratorio 2: Adolescenti Protagonisti a cura di R. Longo (DoRS), E. Calandri e F. Graziano (Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo, Università di Torino) Seminario 22 giugno 2004

2 Prevenzione come “accompagnamento” della ricerca e della costruzione consapevole di nuovi stili e modelli di vita Ascolto Valorizzazione cultura del gruppo dei pari Approccio “aperto” all’adolescenza Occasioni di collaborazione per produrre nuova cultura

3 La progettazione dei servizi alle persone è caratterizzata da alcuni elementi principali: gli obiettivi sono i cambiamenti personali e sociali gli obiettivi sono i cambiamenti personali e sociali il target sono persone il target sono persone ha forti valenze valoriali, affettive ed etiche ha forti valenze valoriali, affettive ed etiche coinvolge personale con competenze professionali nei campi psicologico, sociale, sanitario, educativo coinvolge personale con competenze professionali nei campi psicologico, sociale, sanitario, educativo richiede l’interazione fra una pluralità di soggetti ed organizzazioni richiede l’interazione fra una pluralità di soggetti ed organizzazioni Leone e Prezza, 1999

4 Approccio sinottico-razionale (di pianificazione) Approccio cognitivo- partecipativo Approccio euristico (progettazione dialogica) Decrescente livello di strutturazione Progetti implementati, verificati e riproducibili Progetti altamente innovativi Gli approcci alla progettazione, da Orlandini D. et al., “Programmi e modelli di prevenzione primaria delle dipendenze: i diversi aspetti della valutazione”, Regione Veneto, 2001

5 Gestione della progettazione nell’area della prevenzione Formazione specifica progettazione valutazione Conoscenza del territorio Competenze area dipendenze Competenze aspecifiche area prevenzione I pre-requisiti nella progettazione nella prevenzione delle dipendenze ( …. I pre-requisiti nella progettazione nella prevenzione delle dipendenze ( Orlandini D. at al., Programmi e modelli di prevenzione primaria delle dipendenze: i diversi aspetti della valutazione, Regione Veneto, 2001) ….

6 Progettareevalutare Due momenti diversi di uno stesso processo In ambito sociale e socio-sanitario, dunque negli interventi di prevenzione, un approccio metodologicamente corretto e attento comporta un continuo accomodamento fra progettazione, azione/realizzazione e valutazione/verifica EMPOWERMENT EMPOWERMENT

7 # Peculiarità della prevenzione Spesso non vi è una domanda esplicita, ma la lettura/interpretazione di un bisogno non ancora espresso. # La prevenzione di fenomeni e problematiche di tipo psico-sociale sociale sanitario Implicazioni rispetto alla valutazione (reperimento di indicatori) primariasecondaria

8 LINEE GUIDA PER LA PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI PREVENTIVE dell’ Ufficio per la prevenzione dell’Abuso di Sostanze (Center for Substance Abuse Prevention - CSAP – USA): 1.Assessment dei bisogni 2.Sviluppo degli obiettivi preventivi 3.Determinazione degli indicatori 4.Individuazione delle risorse necessarie 5.Identificazione di risorse economiche 6.Divisione in compiti 7.Implementazione 8.Valutazione 9.Aggiustamento del programma

9 SELEZIONE DELLE STRATEGIE EFFICACI 1.Conoscenza della popolazione target 2.Obiettivi chiari e realistici 3.Evidenza empirica dell’efficacia 4.Coerenza concettuale 1.Partecipazione attiva 2.Integrazione del sistema 3.Utilizzazione delle risorse in modo sinergico ed adeguato 1.Definizione di tempi intensità e durata 2.Attenzione alla qualità 3.Valutazione del processo e dei risultati INTERRELAZIONIIMPLEMENTAZIONE Raggruppamenti in tre domini dei 10 criteri generali per implementare interventi di prevenzione delle dipendenze efficaci in Orlandini D. at al., Programmi e modelli di prevenzione primaria delle dipendenze: i diversi aspetti della valutazione, Regione Veneto, 2001, pp. 29 - tradotto e adattato da: Center of Substance Abuse Prevention del S.A.H.M.S.A., Guidelines and benchmarks for prevention programming, 1997

10 Secondo le LINEE GUIDA per la valutazione degli interventi preventivi nel campo delle tossicodipendenze – 1997 - dell’EMCDDA (Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze) da Secondo le LINEE GUIDA per la valutazione degli interventi preventivi nel campo delle tossicodipendenze – 1997 - dell’EMCDDA (Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze) da Orlandini D. at al., Programmi e modelli di prevenzione primaria delle dipendenze: i diversi aspetti della valutazione, Regione Veneto, 2001 VALUTAZIONE nella PREVENZIONE Raccolta, analisi e interpretazione sistemica di dati e informazioni su come realizzare un intervento preventivo, e sui suoi effetti Comparazione dei risultati

11 La prevenzione basata sulle evidenze e/o sull’efficacia Cosa è? E’ un processo in cui esperti, utilizzando criteri condivisi relativamente alle modalità di analisi di studi e ricerche, pervengono ad un consenso circa la credibilità e la sostenibilità dei risultati della valutazione stessa A cosa serve? Permette di individuare pratiche preventive che possano garantire risultati soddisfacenti ed efficaci Le “buone prassi” si costruiscono anche sulla base delle indicazioni e dei principi estrapolati dalle ricerche grazie all’approccio science-based della prevenzione

12 …Alcune raccomandazioni… Sintesi delle Raccomandazioni Europee della II Conferenza Europea “Valutazione nella prevenzione delle dipendenze di droghe” in Orlandini D., at al., 2002, pp. 22 IMPORTANZA DELL’ASSESSMENT DEI BISOGNI STABILIRE CRITERI QUALITATIVI BASATI SU QUANTO DEFINITO DALLE LINEE GUIDA DELL’E.M.C.D.D.A. LO SVILUPPO DI COOPERAZIONI COINVOLGERE GLI ATTORI E GLI UTENTI DELLA VALUTAZIONE UTILIZZARE/INTERPRETARE I RISULTATI DELLA VALUTAZIONE IN MODO ADEGUATO RUOLO DELLA VALUTAZIONE INTERNA RUOLO DELLA VALUTAZIONE ESTERNA INSEGNARE LA VALUTAZIONE, A DIFFERENTI LIVELLI DI FIGURE

13 METODI INNOVATIVI INTEGRATI Assessment dei bisogni fra i gruppi target ed i processi di valutazione, centrati su questi ultimi, richiedono metodi innovativi e qualitativi che si aggiungono ai tradizionali questionari utilizzati. Mappare è un esempio dinamico e proattivo. …ancora una RACCOMANDAZIONE….

14 PIRAMIDE DELLE MODALITÀ DI RACCOLTA DEI DATI in Orlandini D. at al., Programmi e modelli di prevenzione primaria delle dipendenze: i diversi aspetti della valutazione, Regione Veneto, 2001, pp. 35 - tradotto e adattato da: C.S.A.P. – S.AH.M.S.A Sciences –based substance abuse prevention: a guide, 2001 c Osservazioni dello staff Focus group, Expert panels, Attività con testimoni chiave Unico contesto per studi sperimentali o quasi sperimentali Valutazione di processo Replicazione e studi multicentrici

15 DALLA RICERCA ALL’ INTERVENTO Centrali indicazioni di intervento per la prevenzione del rischio e per la promozione della salute provengono da ricerche scientifiche condotte in questi ultimi dieci anni dal gruppo di ricerca coordinato dalla prof. Bonino, del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino, alcune di esse sostenute dall’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte. Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo Dipartimento di Psicologia Università degli Studi di Torino fgrazian@psych.unito.it calandri@psych.unito.it

16 Tra gli studi più significativi riportiamo: 1995-1998: studio sui comportamenti a rischio in adolescenza con particolare attenzione ai concomitanti ed ai predittori. Campione 1469 studenti di scuole medie superiori del Piemonte e della Valle d’Aosta. (Bonino, Cattelino, Ciairano, 2003: “Adolescenti e rischio”. Edizioni Giunti) 1998–2000: studio cross-nazionale Italia - Paesi Bassi sui comportamenti a rischio in adolescenza: uso di droghe e comportamento sessuale. (Ciairano, in corso di pubblicazione: “Risk behaviour in adolescence: drug-use and sexual activity in Italy and the Netherlands”. Groningen (The Netherlands): Stichting Kinderstudies Publisher)

17 1999-2001: ricerca-azione volta a valutare un modello di intervento per la prevenzione del rischio e la promozione del benessere nel contesto scolastico. Campione 1298 studenti di scuole medie superiori del Piemonte e della Valle d’Aosta. (Bonino, Cattelino, Begotti, Borca, Calandri, 2003: “L’esperienza scolastica ed il benessere degli adolescenti: una ricerca- intervento”. Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo. Dipartimento di Psicologia-Università di Torino) Attualmente sono in corso nuove ricerche centrate in particolare sui fattori di protezione dal rischio e di promozione del benessere.

18 LA PERSONA IL CONTESTO Possiede delle risorse individuali Offre delle opportunità Funzioni dei comportamenti in relazione agli obiettivi di crescita Comportamenti a rischio e altri comportamenti

19 PRINCIPALI FUNZIONI INTERAZIONI SOCIALI legate a IDENTITÀ Adultità Identificazione e differenziazione Sperimentazione Acquisizione di autonomia Esplorazione di sensazioni Percezione di controllo Trasgressione Strategie di coping con i coetanei: Comunicazione Condivisione di azioni ed emozioni Emulazione e superamento Riti di legame e di passaggio con gli adulti: Esplorazione dei limiti e delle reazioni Differenziazione ed opposizione

20 I fattori di protezione sono riconducibili sia all’adolescente (atteggiamenti, azioni) sia ai suoi contesti di vita (famiglia, gruppi di amici, scuola, comunità) Dai fattori di rischio… …ai fattori di protezione Caratteristiche o situazioni particolari che:  diminuiscono la probabilità di coinvolgimento nel rischio  riducono il coinvolgimento già in atto  moderano i fattori di rischio (“effetto cuscinetto”) Elementi che a livello individuale e di contesto possono mettere in pericolo la salute

21 Spostare l’attenzione dai fattori di rischio ai fattori di protezione individuali e contestuali consente maggiori possibilità di agire nel presente con il coinvolgimento di professionalità diverse (insegnanti, educatori, psicologi) LA PREVENZIONE Comprendere quali sono le funzioni dei comportamenti a rischio e quali sono i fattori di protezione consente di progettare e mettere in atto interventi di prevenzione maggiormente efficaci Prevenzione centrata sulle funzioni: gli adolescenti possono raggiungere gli stessi scopi positivi per il loro sviluppo attraverso comportamenti non pericolosi, ma che assolvono alle stesse funzioni nel loro percorso di sviluppo Prevedere un coinvolgimento attivo degli adolescenti Adolescenti come risorsa e non come problema

22 COME LAVORARE CON GLI ADOLESCENTI INTERVENTI COI GRUPPI COINVOLGIMENTO ATTIVO DEI RAGAZZI SPERIMENTAZIONE DI NUOVI COMPORTAMENTI FINALIZZATI AL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI DI CRESCITA ATTENZIONE AI PROCESSI DI SELEZIONE DEI GRUPPI (INFLUENZA E SELEZIONE) ATTENZIONE AI PROCESSI DI CONSONANZA E DISSONANZA COGNITIVA

23 METODOLOGIA DEGLI INTERVENTI BASATI SULLE FUNZIONI : informazioni riflessione ricerca di nuove strategie per raggiungere gli stessi scopi in modo meno rischioso BASATI SUI FATTORI DI PROTEZIONE: valorizzazione delle risorse personali (cognitive, affettive, relazionali) potenziamento delle life-skills (es. autoefficacia, gestione delle emozioni, comunicazione efficace, empatia…) valorizzazione delle risorse familiari, scolastiche e della comunità INTERVENTI DIRETTI INTERVENTI INDIRETTI


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