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PubblicatoEmilia Gentili Modificato 8 anni fa
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INTRODUZIONE La storia dell’umanità è stata accompagnata dall’utilizzo di rocce naturali per la costruzione di edifici, monumenti ed oggetti d’arte e, nel corso del tempo, le rocce utilizzate sono state bersaglio di fenomeni di alterazione. Il degrado di un’opera d’arte inizia subito dopo la sua realizzazione e la velocità con cui procede dipende da fattori sia naturali che antropogenici. Un manufatto a differenza di un sistema biologico non è dotato di meccanismi di smaltimento delle sostanze inquinanti con le quali viene a contatto e, per tale ragione, si assiste in breve tempo all’accumulo di tali sostanze. Negli ultimi decenni sono state avanzate diverse metodologie per la diagnosi del danno e per la conservazione dei monumenti. Caratterizzazione di materiale lapideo e identificazione delle cause ed entità del degrado Laura Fraddosio Boccone 1 *, Laura Scrano 1, Fausto Langerame 2, Sabino Aurelio Bufo 1 1 Dipartimento di Scienze dei Sistemi Colturali, Forestali e dell’Ambiente e 2 Dipartimento di Chimica Università degli Studi della Basilicata, Potenza, Italy MOTIVAZIONE E OBIETTIVI Scopo di questo lavoro è quello di valutare gli effetti dei fenomeni naturali, delle attività antropiche e degli inquinanti atmosferici che conducono al degrado del materiale lapideo. I campioni sono stati prelevati da una masseria sita in contrada Gravetta (coordinate 41° 03' 36.28"N e 15° 48' 26.69"E), Comune di Lavello (PZ), ai margini di un pianoro che si affaccia sulla Valle dell'Ofanto. Nella zona vi è il primo nucleo del parco archeologico di Forentum romana (III-I secolo a.C.). Ad una distanza di 11 Km, a San Nicola di Melfi, sorge l’inceneritore Fenice. L’intera area è sottoposta frequentemente a forte ventilazione nella direzione ONO e SO. Al fine di conoscere i processi ab-origine è stato realizzato, a ridosso della struttura oggetto di indagine, un provino artificiale costituito dello stesso materiale (Fig. 1 c) METODO I prelievi sono stati effettuati sulla parete Nord e Nord-Est (Figura 1a-b) della masseria. Il materiale da costruzione dell’edificio è costituito da “Calcarenite di Gravina” (tufo di colore bianco-giallastro e facilmente disgregabile), proveniente da cave di Canosa di Puglia. Sui campioni sono state condotte, inoltre, analisi diffrattometriche, adoperando un diffrattometro per polveri Philips X'pert pro MPD, e analisi spettroscopiche a fotoelet- tronica indotta da raggi X (XPS, Leybold LH X1). BIBLIOGRAFIA R.J. Schaffer-The Weathering of Natural building stones (2004), pp. 208 pages, Donhead ed., ISBN 978 1 873394 69 L. Morselli.- La chimica dei beni culturali. Il degrado dovuto all’azione degli inquinanti.(2007)- Atti “X Congresso Nazionale di Chimica dell'Ambiente e dei Beni Culturali: Conoscenza e creatività. Acaya, Vernole (Lecce), 11-15 giugno. V. Fassina.- Misure di alcuni inquinanti atmosferici a Venezia effettuate in due stazioni poste lungo una verticale (1977) Inquinamento, 6, pp. 53-58 “The oxalate films in the conservation of works of art : 2”. International Symposium : Proceedings : Centro CNR "Gino Bozza" per lo studio delle cause di deperimento e dei metodi di conservazione delle opere d'arte, Politecnico di Milano : Milan, March 25-27, 1996 / edited by M. Realini and L. Toniolo Fig. 1 a) prelievo su parete NNE b) classificazione sito c) provino artificiale RISULTATI I risultati diffrattometrici effettuati sul materiale preesistente hanno mostrato che: calcite e quarzo sono i minerali più rappresentativi, il campione esposto a NE (presenza di efflorescenza e di muschio) evidenzia la presenza in tracce di weddellite e whewellite, ossalati di calcio in forma mono e biidrata, la cui formazione è attribuibile principalmente e/o all’azione metabolica di biodeteriogeni e/o alla trasformazione di prodotti organici e/o all’ossidazione di idrocarburi o di altre sostanze organiche presenti in ambienti inquinati. L’XPS ha confermato tali risultati (Fig. 2). Infatti: in termini di energia di legame, sono state osservate differenze nella zona C1 S per la presenza di componenti carbonici di tipo grafitico, in termini di percentuale atomica è stato notato un netto aumento del carbonio alifatico/aromatico e del carbonio ossidato ed una diminuzione del carbonio carbonato (Fig. 2). Il lavoro, ovviamente, prevede ulteriori approfondimenti sia sul materiale preesistente che sul provino artificiale utilizzando anche altre tecniche analitiche di superficie (es. spettrofotometria infrarossa e spettrometria a fluorescenza di raggi-X). Fig. 2. Grafici XPS: a)Testimone, b) efflorescenza, c) muffa, d) croste nere abc a a ab c d
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