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De Leo: il modello comunicativo sistemico. Interpretazioni della devianza: -Non più teoria unitaria e globale -Analisi in dettaglio o sintesi complessiva?

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Presentazione sul tema: "De Leo: il modello comunicativo sistemico. Interpretazioni della devianza: -Non più teoria unitaria e globale -Analisi in dettaglio o sintesi complessiva?"— Transcript della presentazione:

1 De Leo: il modello comunicativo sistemico

2 Interpretazioni della devianza: -Non più teoria unitaria e globale -Analisi in dettaglio o sintesi complessiva? -Via di mezzo che tenga conto di entrambe le esigenze -Superamento dell’approccio multifattoriale: una combinazione di fattori non può spiegare la delinquenza giovanile -I fattori sono vari e indefiniti

3 Il modello di De Leo

4 Approccio comunicativo-sistemico Devianza come forma di comunicazione: - Amplifica la portata del messaggio e permettere di affermare la propria identità - Il messaggio suscita reazioni sociali di controllo - Rischio svalutazione ed etichettamento - Devianza come «risultato dell’interazione tra azioni-messaggi del soggetto e azioni-messaggi del controllo sociale»

5 Tipologia di azioni L’azione comunicativa ha due componenti: 1) Strumentale-pragmatica: legata ai vantaggi concreti e pratici dell’agire 2) Espressiva-comunicativa: legata all’attribuzione soggettiva di significato Nella delinquenza minorile prevale la componente comunicativa, legata a bisogni di identità e relazioni, in particolare: -Aggressività verso la società; -Disadattamento e disorientamento; -Apatia, incertezza; -Mancanza di canali sociali di comunicazione; -Ricerca di protagonismo

6 Il concetto di azione - Diversa da comportamento (indica solo l’aspetto fenomenico) - Nell’azione il soggetto non subisce soltanto i condizionamenti, ma li rielabora - Definizione: insieme di movimenti e significati attribuibili ad un attore diretti a uno scopo - Due aspetti: ◦1) Elaborazione interiore (aspetto sistemico) ◦2) Significato sociale (aspetto intersistemico)

7 Poiché ogni azione, gesto o movimento è comunicativo, la domanda da porsi è: quali significati (anche inconsapevoli) vengono trasmessi attraverso l’azione?

8 Il contributo di Von Cranach Tre dimensioni dell’azione: ◦1) il comportamento osservabile ◦2) le cognizioni consapevoli dell’attore ◦3) i significati sociali attribuiti … più, secondo De Leo: ◦4) anticipazione mentale degli effetti

9 L’anticipazione mentale degli effetti Ambiti: - Sé e identità - Relazioni - Regole interpretative di azione - Sviluppo - Reazioni normative e di controllo Il meccanismo dell’anticipazione mentale degli effetti è sempre presente, in modo più o meno consapevole (anche nei soggetti immaturi o con deficit): il soggetto è sempre un membro sociale competente

10 Caratteristiche dell’azione - Ridondanza: il ripetersi dell’azione indica che vanno ricercati altri contesti per interpretarla - Semantica: costanti di significato espresse tramite l’azione - Regole: procedure utilizzate per ordinare logicamente e dare senso a sequenze di azioni Dimensioni espressive più coinvolte nell’azione deviante: - Sé e identità - Relazioni significative - Controllo

11 Il sistema degli interventi Approcci prevalenti in passato: - Punizione e sanzione - Assistenza e welfare - Trattamento psicologico e clinico Ma è sbagliato l’assunto di partenza della multi-fattorialità; risultati: - Aumento di procedimenti giudiziari nei confronti dei minori - Aumento di percorsi di istituzionalizzazione - Aumento di osservazioni, relazioni, inchieste, perizie, studi scientifici sulla popolazione giovanile

12 Un nuovo approccio Minimo intervento penale: si riduce il più possibile l’intervento della giustizia penale minorile (che resta comunque utile e in una certa misura inevitabile) col doppio scopo di: 1) Limitare l’entrata dei ragazzi nel sistema giudiziario 2) Una volta che il ragazzo si trovi all’interno del sistema penale, ridurre la sua permanenza e assicurargli la massima attenzione al suo utile e alla sua personalità In questo modo il ragazzo riceve una risposta sociale alla sua devianza (adeguata al livello di sviluppo e alle sue capacità), a cui bisogna aggiungere prestazioni educative assistenziali

13 Doppio intervento penale e assistenziale col fine della responsabilizzazione del minore ma con confini separati 1) La pena non deve avere una funzione passivizzante ma neanche rieducante (compito che spetta al trattamento assistenziale): deve solo attivare la responsabilità del soggetto e la risposta di giustizia e servizi 2) Il trattamento deve essere centrato sulle attività: - Studio - Lavoro - Sostegno - Controllo - Osservazione - Terapia

14 Applicazioni Questi principi hanno trovato applicazione nel Nuovo Codice di procedura penale del 1988, obiettivi: - Minimo intervento - Rapida uscita dal sistema - Mantenimento di garanzie per il soggetto - Posizione centrale del ragazzo, considerato protagonista attivo, autonomo e responsabile

15 Il concetto di rischio Tradizionalmente, due livelli: 1) Rischio come condizioni e cause dei problemi sociali (in questo caso si parla di fattori e indicatori di rischio) 2) Soggetti esposti a rischio (persone, categorie e aree a rischio) Approccio discutibile e superato, con conseguenze paradossali: fattori di rischio creati dal controllo (es: istituzionalizzazione, etichettamento da parte di genitori e insegnanti, comportamenti selettivi di magistratura e polizia, interventi mirati dei servizi sociali, ecc.) Bisogna parlare piuttosto di rischi diffusi - non focalizzati in ambiti specifici – ed in continua evoluzione e cambiamento

16 La prevenzione Da quanto detto si deduce che è impossibile impostare una prevenzione di tipo specifico: si rischia infatti di incanalare e accelerare il percorso a rischio verso l'esito deviante che si intende prevenire L'unica prevenzione possibile, pertanto, risulta essere una prevenzione generale, a-specifica, non mirata a categorie a rischio ma piuttosto ad incrementare risorse e servizi di base per tutti i giovani, includendo in questo modo incidentalmente anche la cosiddetta popolazione a rischio.


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