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PubblicatoOlivia Manzo Modificato 8 anni fa
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Il Trekking campaniano Un cammino sulle orme di Dino Campana, seguendo i passi del poeta e quelli de “La Verna” dei suoi Canti Orfici
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In cammino sui sentieri dell’Appennino tosco-emiliano Inizialmente l’idea che attraverso il movimento fisico avremmo percorso le profondità del testo era poco più che un’intuizione, poi, anno dopo anno, l’intensità dell’esperienza, la partecipazione dei ragazzi, e le conferme intrinseche al testo stesso e alla “poetica dell’erranza” di Dino Campana, hanno consolidato e dato forma al trekking campaniano.
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È dal testo che si fa il nostro passo ed è camminando che si comincia a cercare la poesia: entrando con il corpo e con la mente nella poetica dell’erranza del poeta di Marradi. E dolce mi è sembrato il mio destino fuggitivo al fascino dei lontani miraggi di ventura che ancora arridono dai monti azzurri...
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La forza straordinaria dei “Canti orfici” di Dino Campana sta nella sua intima necessità, una verità poetica ed esistenziale che, a distanza di un secolo, ancora oggi ha la forza di spingere ad andare, a camminare negli stessi luoghi dove il poeta ha saputo trasformare in poesia il suo cammino.
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Io, poeta notturno vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo… Il trekking notturno Ogni volta l'emozione dei luoghi. Boschi, cieli, notti, i sentieri percorsi, le parole scritte, lette, dette. Nello spazio e poi, a poco a poco, fuori del tempo. Si parla di poesia, si leggono i Canti Orfici alla luce di una torcia. Le prime lucciole sembrano il segno di una notte differente.
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Tre giorni di cammino e lettura per un’immersione del corpo e della mente nella poesia dei Canti Orfici
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Ho lasciato Castagno: ho salito la Falterona lentamente seguendo il corso del torrente rubesto: ho riposato nella limpidezza angelica dell’alta montagna addolcita di toni cupi per la pioggia recente, ingemmata nel cielo coi contorni nitidi e luminosi che mi facevano sognare davanti alle colline dei quadri antichi. Ho sostato nelle case di Campigna. Son sceso per interminabili valli selvose e deserte con improvvisi sfondi di un paesaggio promesso… Dino Campana, Canti orfici, “La Verna”.
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Così conosco una musica dolce nel mio ricordo senza ricordarmene neppure una nota: so che si chiama la partenza o il ritorno…
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Son capitato in mezzo a bona gente. La finestra della mia stanza che affronta i venti… Monotona dolcezza della vita patriarcale. Fine del pellegrinaggio. Dino Campana, Canti Orfici, “La Verna”.
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