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IV C LICEO DELLE SCIENZE UMANE
MIRIAM ALVINO IV C LICEO DELLE SCIENZE UMANE
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“VOLLI, SEMPRE VOLLI, FORTISSIMAMENTE VOLLI”
Un uomo irrequieto, sempre insoddisfatto, perennemente alla ricerca di qualcosa che placasse il suo spirito amante della libertà “VOLLI, SEMPRE VOLLI, FORTISSIMAMENTE VOLLI”
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ALCUNI EPISODI SIGNIFICATIVI PER CONOSCERE LA SUA PERSONALITÀ
VITTORIO ALFIERI LA VITA… Nella Vita, Alfieri giudicherà molto negativamente questi anni di ineducazione all’Accademia che trascorse “ingabbiato, asino fra gli asini e sotto un asino” GLI ANNI DELLA FORMAZIONE: Alfieri nacque ad Asti nel 1749 da famiglia aristocratica. Il padre, conte di Cortemilia, muore prima che il figlio compia un anno. La madre si risposa poco tempo dopo. Vittorio, dopo un’infanzia povera di affetti entra nella Reale Accademia militare di Torino, collegio per l’educazione dei figli dei nobili. Insofferente di quel mondo arretrato e bigotto, lascia l’Accademia e si arruola nel reggimento di Asti, ma dopo poco, ottenuto il permesso del re abbandona anche la carriera militare… Consapevole della propria ignoranza cominciò, già dagli anni dell’Accademia, ad autoistruirsi: leggendo e compiendo viaggi Nobile com’era avrebbe potuto intraprendere un’altra carriera e vivere tra balli, amori, banchetti e frivolezze ma egli era di temperamento ben diverso ALCUNI EPISODI SIGNIFICATIVI PER CONOSCERE LA SUA PERSONALITÀ Compie due lunghi viaggi in Italia e in europa (Francia, Inghilterra, Olanda, Svezia, Russia, Spagna, Portogallo..) come narrerà nella Vita. Ha così modo di conoscere e leggere le opere dei più grandi autori contemporanei e stranieri (Voltaire, Rousseau e Montesquieu) e approfondisce la sua formazione intellettuale. A Lisbona conosce Tommaso Valperga di Caluso, colto letterato che gli sarà amico per tutta la vita A Vienna, rifiuta di incontrare Metastasio poiché lo giudica una “musa appigionata) e venduta all’autorità dispotica (si inchina davanti all’imperatrice Maria Teresa A Parigi restò disgustato del vedere il servilismo dei nobili A Berlino, quando fu presentato a Federico II il Grande lo giudicò il simbolo del monarca assoluto e si senti felice di non essere suo schiavo nella “universale caserma prussiana” A Pietroburgo disprezzò le condizioni di schiavitù del popolo dell’imperatrice Caterina II Non mancarono avventurose e passionali storie d’amore LA VOCAZIONE PER IL TEATRO: Nel 1774 scrive l’abbozzo di una tragedia sugli amori di Antonio e Cleopatra: intuì la sua vera vocazione. L’anno dopo riprese quell’abbozzo e composta la prima tragedia, Cleopatra. Fu questo l’inizio dell’attività di poeta tragico che coinvolse l’Alfieri per il resto della vita Volendo perfezionare la lingua italiana, cedette i suoi beni alla sorella Giulia (con un vitalizio) e si trasferì in Toscana. Si appassiona alla letteratura di Machiavelli (Del principe e delle lettere) e studia gli scrittori greci e italiani.
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LA RIVOLUZIONE FRANCESE…
In Toscana conosce e ha una relazione con Luisa Stolberg, contessa d’Albany e moglie di Carlo Edoardo Stuart (pretendente al trono d’Inghilterra)… I due si innamorano e una volta ottenuta la separazione legale dal marito, la contessa va a vivere insieme ad Alfieri a Parigi GLI ANNI PARIGINI Alfieri nella capitale francese cura la stampa delle sue tragedie (editore Didot). Raccoglie e pubblica anche le Rime, quasi 400 componimenti e comincia la stesura di un’autobiografia in prosa, La vita LA RIVOLUZIONE FRANCESE… Alfieri inizialmente si mostra favorevole alla Rivoluzione Francese a cui dedica due ultime tragedie di libertà (Bruto primo e Bruto secondo) e un’ode in versi (Parigi sbastigliato) Poi però, sia perché era visto dai rivoluzionari con sospetto per le sue origini nobili e per i rapporti con la contessa, e principalmente perché vide e disapprovò il degenerare della Rivoluzione, Alfieri rientra in Italia e si stabilisce a Firenze In Italia Alfieri continua a combattere idealmente il regime di Napoleone e scrisse le sue ultime opere: La virtù sconosciuta, un dialogo con l’amico Gandellini, ritratto come uno dei pochi spiriti capaci di coltivare l’amore per la libertà 17 Satire n versi, che ridicolizzavano il vivere contemporaneo Il Misogallo, che attacca duramente la rivoluzione francese 6 commedie che trattano in forma satirica temi di attualità politica e sociale Morì improvvisamente nel 1803, su sepolto in Santa Croce, nella tomba che la contessa d’Albany fece scolpire per lui
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“LA TRIADE” Parini, Goldoni e Alfieri costituiscono la triade degli scrittori italiani più significativi della seconda metà del 700. Tuttavia tra i tre c’è una notevole differenza PARINI sembra “chiudere il secolo” la sua poesia riecheggia le nuove idee illuministiche sul piano del contenuto, sul piano formale resta la scia della tradizione letteraria d’impronta classicistica GOLDONI rispecchia le idee tipiche del tempo le sue commedie sono imparentate a realismo, ragionevolezza e ottimismo borghese di stampo illuministico ALFIERI è il poeta che apre il secolo successivo sotto certi aspetti egli è già fuori dall’illuminismo e preannuncia il Romanticismo e il Risorgimento
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UNA FIGURA RIVOLUZIONARIA
Un autore postilluminista Siamo ben lontani dalla figura dell’intellettuale bonario e riformatore ben inserito nella società civile… Alfieri, pur se formatosi sui testi dei filosofi francesi, se ne distaccò in modo deciso. Alfieri impersonò la crisi di quel razionalismo che aveva finito per mortificare le aspirazioni soggettive e la personalità degni individui Sono almeno tre le differenze che separano Alfieri dalla cultura settecentesca in un’epoca favorevole a chi sapeva vivere in società, Alfieri esaltò, invece, l’individualismo in un’epoca che progettava di realizzare la felicità collettiva, Alfieri antepose i diritti del singolo (natura aristocratica) in un’epoca in cui ogni uomo era detto cittadino del mondo, Alfieri rifiutò il cosmopolitismo per proclamare il nazionalismo Alfieri si può definire: protoromantico (Benedetto Croce) postilluminista (Arnaldo di Benedetto) “Il mio nome è Vittorio Alfieri; il luogo dov’io sono nato è l’Italia: nessuna terra m’è patria.” Profeta della futura Italia unita, lo scrittore più amato dagli uomini del Risorgimeto (Foscolo)
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Gli aspetti che caratterizzano Alfieri
GLI ASPETTI ILLUMINISTICI La concezione meccanicistica della natura e dell’uomo La base della sua cultura in cui sono evidenti tracce del pensiero di Voltaire, Montesquieu, Rousseau… dai quali attinse molti spunti nelle sue polemiche contro le strutture ingiuste della società settecentesca Il tono oratorio delle sue opere, volte a scuotere gli uomini dall’ignoranza e ad infondere in essi l’amore per la liberà e l’odio per la tirannide e l’oppressione I CARATTERI ROMANTICI Alfieri aveva una personalità sensibile e compressa: avvertì i primi segni della crisi delle idee illuministiche È il rappresentante di un’età di transizione: visse in sé l’urto tra il ‘700 e l’800 In lui si intrecciano elementi tali da qualificarlo come il punto di passaggio dall’Illuminismo al Romanticismo (Manzoni) E’ la caratteristica che fa di lui il primo precursore dei ribelli e degli anarchici dell’800. La sua fantasia è popolata da eroi di grandezza plutarchiana Lo spiccato senso della propria personalità (individualismo) Presente nell’Alfieri specialmente nella prima prosa del Misogallo dove egli, parlando dell’Italia auspica che essa “ora inerme, divisa, avvilita, non liberata ed ipotente” un giorno sarà “virtuiosa, magnanima, libera ed una.” Il concetto della nazione italiana: il profeta della futura Italia unita (Foscolo) Al contrario degli Illuministi, che la consideravano un prodotte della ragione, Alfieri concepì la poesia come espressione della passione e del sentimento La concezione della poesia
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IL DESIDERIO DELLA LIBERTÀ
La liberà in Alfieri in passato è stata prevalentemente intesa in senso politico: Alfieri ha dato spesso espressione della libertà politica, infatti è universalmente conosciuto come odiatore dei tiranni, come tale fu amato dagli uomini del Risorgimento Lo scrittore avvertiva in se un senso più profondo della libertà intesa non soltanto come liberazione della tirannide politica ma anche dalla “tirannide cosmica” (L.Russo) La tirannide cosmica è la tirannia delle leggi della natura che inchiodano l’uomo rendendolo schiavo delle passioni, delle malattie, della vecchiaia e della morte La tirannide cosmica contrasta con l’ansia di Assoluto d’infinito e di eterno che alberga nell’animo dell’uomo e lo condanna ad una eterna inquietudine Ciò che è reale è meschino, angusto e banale rispetto all’ideale al quale l’uomo aspira L’ansia di assoluto spiega l’irrequietudine dell’Alfieri la sua smania di viaggiare, di correre a guisa di saetta, solo placandosi davanti agli spettacoli grandiosi della natura (l’immensa distesa del male). Solo in questo modo egli provava la sensazione dell’infinito al quale aspirava Questo aspetto della libertà è accennato confusamente nelle varie opere, ma si precisa chiaramente nelle due migliore tragedie: Il Saul e La Mirra i protagonisti lottano contro le forze estrinseche ma anche con la forza immanente delle loro passioni
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IL PENSIERO POLITICO Il limite del pensiero politico alfieriano
La politica, per Alfieri, è uno scontro tra grandi personalità al fine di mantenere o conquistare il potere Non c’è spazio né per i mediocri né per il popolo È UNA VISIONE ARISTOTELICA I temi politici sono argomenti delle tragedie ma anche di due importanti trattati in prosa 2. Del principe e delle lettere: una ricapitolazione delle idee politiche dell’autore e una dichiarazione poetica. Alfieri illustra il suo ideale del libero scrittore che non si può sottomettere ad alcun potere e quindi critica il mecenatismo dei principi, protettori dei poeti solo per averli al loro potere Della tirannide: nacque nel 1777 dalla lettura dell’amato Machiavelli. Analizza le forza della tirannide, i modi per sopportarla e per combatterla (suicidio). - Si oppone al pensiero di Montesquieu perché Alfieri considera la monarchia come sinonimo di tirannide che ha alla base la paura: la paura dell’oppresso (che dovrebbe ribellarsi e non lo fa) e la paura dell’oppressore (della propria potenza e dell’odio dei sudditi verso di lui) Il limite del pensiero politico alfieriano Per Alfieri la vera libertà non era quella regolata da leggi fondate sul consenso spontaneo dei cittadini Egli la intese come superamento di ogni limite ed ebbe pertanto una concezione libertaria antistorica Non riuscì ad indicare in maniera definitiva la forma di governo da lui preferita In età matura, dopo la delusione causata dagli orrori della Rivoluzione francese, fu ammiratore della monarchia costituzionale inglese ma si disamorò anche di essa (la libertà si era nascosta) Da giovane fu incline al regime repubblicano Alfieri si chiuse in un aristocratico isolamento, incapace di scendere ad un compromesso con la realtà
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Le opere in prosa LA VITA Della tirannide Del principe e delle lettere
Il Panegirico di Plino a Traiano Delle virtù sconosciuta Dall’omonimo scritto di Plino il giovane in cui Alfieri immagina che Plino, invece di lodare Traiano per aver conciliato la libertà con l’autorità, esorti l’imperatore a rinunciare a Roma per lasciarla libera Contiene le esaltazione delle nobili virtù dell’amico Francesco Gandellino LA VITA Viene considerata una biografia già di ispirazione romantica ma nonostante la sincerità dei sentimenti in essa prevale la preoccupazione di idealizzare se stesso: manca quindi quell’abbandono ala rievocazione disinteressata e nostalgica Tra le opere in prosa è considerata quella più importanti. E’ un’opera autobiografica, il ritratto di un uomo con una personalità anticonvenzionale. E’ la storia di una vocazione letteraria ma anche della vita di tutti i giorni narrata con freschezza e vivacità. L’opera è divisa in 4 parti: puerzia, adolescenza, giovinezza e virilità Nella sua opera prevale però un racconto soggettivo, svolto sempre in prima persona, misto di narrazione e giudizio. È un’autobiografia “psicologica” documento del concetto che l’autore ha di se stesso. L’autore si propone ai lettori nelle vesti di quel letterato-eroe delle sue tragedie e il protagonista è sempre l’io alfieriano Alfieri aveva ben presente l’esempio di Rousseau delle Confessioni La lingua è vicina al toscano del Trecendo o Cinquecento ma anche alla lingua settecentesca: uno stile molto personale, a volte ironico, scattante, ricco di contrasti e di neologismi Felice fluire della narrazione e felicità di lingua e stile (oggi apprezziamo la Vita anche come una sorta di romanzo)
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cinque Odi per l’America libera e l’ode Parigi sbastigliato
Le opere in versi LE SATIRE LE RIME Contengono le liriche che Alfieri compose nel corso dell’intera vita. Esse risentono solo esteriormente dell’influenza petrarchista ma sono di stampo allietiamo per l’aspra malinconia (lontana da quella dolce e pacata di Petrarca) 17 componimenti che investono vari aspetti negativi della vita del ‘700: cicisbeismo, l’assolutismo politico, l’aristocrazia, la brama di ricchezza della borghesia ecc… IL MISOGALLO cinque Odi per l’America libera e l’ode Parigi sbastigliato “odio per la Francia”, misto di prose e di poesie, in cui l’Alfieri condanna gli orrori della Rivoluzione francese e auspica la riscossa, l’unità e l’indipendenza dell’Italia. Nel sonetto che chiude il Misogallo Alfieri profetizza che un giorno arriverà il momento in cui gli italiani lotteranno per la loro libertà e unità ed immagina la riconoscenza che essi avranno verso di lui per averli preparati alla rivolta LE SEI COMMEDIE Quattro sono di argomento politico: I pochi (contro l’oligarchia) L’uno (contro l’assolutismo) I troppi (contro la democrazia) L’antidoto (rimedio al mal governo la monarchia costituzionale) Due di carattere morale: La finestra (Mercurio apre una finestra nel petto dei morti dalla parte del cuore per conoscere i loro sentimenti) e Il divorzio (contro il cicibeismo) Le commedie sono notevoli per il loro valore artistico e per la testimonianza dell’evoluzione spirituale di Alfieri (nelle tragedie è assertore della libertà, qui è amareggiato)
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L’EROISMO DELLE TRAGEDIE
Nella Vita, Alfieri pone tutta la propria esistenza e la propria carriera letteraria sotto il segno dell’eroismo Un momento decisivo fu per lui la lettura delle Vite Parallele dello scrittore greco Plutarco: rimase folgorato dal dramma degli eroi infelici, dalle vite ricche di fortune e poi d’improvvise sciagure come avviene con Cleopatra, Antonio, Bruto… L’incontro con il mondo eroico di Plutarco gli suggerì la predilezione per un senso austero e dignitosa del vivere e lo spinse ad isolarsi dalla società, scelta di chi non accettava compromessi e meschinità Alfieri scelse la TRAGEDIA, sia perché era il genere più illustre sia perché solo tra personaggi sublimi pensava di poter ritrovare le autentiche tragiche passioni tutte individuali: amore, ira, gelosia, odio, libertà, vendetta… Gli eroi si elevano sugli uomini comuni spinti da una grande volontà di potenza che li spinge ad abbattere ogni limite. Quando gli ostacoli diventano insormontabili l’eroe ricorre al suicidio, una prova di coraggio “Dio chiamo io, l’uomo vivissimamente sentente” Per esprimere questo sentire occorreva appunto la poesia: “del più forte sentir, più forte figlia” Chi sa coltivare i sentimenti e le passioni ha un animo divino
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I TEMPI DELLA COMPOSIZIONE
LE TRAGEDIE le opere più importanti dell’Alfieri In esse l’autore ha trasfuso i sentimenti più profondi, la sua ansia di libertà e la sua aspirazione ad un mondo migliore un valore lirico oltre che drammatico GLI ARGOMENTI mito e storia greca: Agamennone, La Mirra… la storia romana: Virginia, Bruto primo, Bruto secondo storia medievale: Rosmunda storia moderna: Filippo Bibbia: il Saul (l’unica) Sono complessivamente 19, in endecasillabi sciolti e divisi in cinque atti Alfieri si dedicò alla tragedia non solo perché ancora persisteva la concezione che la tragedia fosse il genere letterario più elevato, ma soprattutto perché era il genere che più si adattava alla sua visione eroica e drammatica della vita I TEMPI DELLA COMPOSIZIONE ideazione: dopo l’ispirazione, scrittura prosa della sintesi dell’argomento fissando personaggi atti e scene stesura: scrittura sempre in prosa dei dialoghi verseggiatura: mettere in versi il materiale preparato Lo scenario è sobrio e ridotto all’essenziale: al poeta non interessa lo sfondo storico ma solo lo stato d’animo dei personaggi La tragedia alfieriana è tutta incentrata sul protagonista: polarizza l’attenzione su di se, sovrasta gli altri personaggi che servono solo da stimolo perché i sentimenti del protagonista possano esprimersi I dialoghi sono rapidi, i versi hanno un ritmo, aspro e lontanissimo da quello elegante e armonioso di Parini e da quello musicale dell’Arcadia Fin dalle prime battute i personaggi appaiono ossessionati dalla loro passione già predisposti a sacrificarsi per essa
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LE TRAME Il valore universale delle tragedie maggiori
La tensione dello spirito dei personaggi rende la trama scarna si riduce quasi sempre al conflitto tra l’eroe della libertà e il tiranno La tragedia alfieriana, per i sentimenti contrastanti che suscitava, diede vita nel ‘700 ad un teatro anticonformista Tra l’eroe e il tiranno non c’è possibilità d’intesa. L’eroe rimane quasi sempre vittima suscitando nel pubblico amore per la libertà e odio per la tirannide. Eroe e tiranno hanno pero qualcosa in comune: il senso della propria grandezza e della propria natura di superuomini e ribelli Le tragedie avevano una grande importanza nello svolgimento della storia d’Italia ma svolgendo il tema tipicamente illuministico incentrato sull’amore per la libertà e sull’odio per il tiranno il teatro aflieriano si legava strettamente alla vita sociale del ‘700 si precludeva il più vasto orizzonte della vita universale Il valore universale delle tragedie maggiori Il limite di non essere universale riguarda solo le tragedie che hanno per tema la libertà politica Ciò si verifica quando Alfieri sente il contrasto fra la concezione meccanicistica dell’uomo (tirannide cosmica) e lo slancio verso una vita superiore (ansia di assoluto) aperta all’infinito e all’eterno Nelle tragedie maggiori invece, Alfieri trascende il suo tempo e acquista risonanza universale il Saul, la Mirra e l’Agamennone Mentre le tragedie d’ispirazione politica contengono l’inno alla libertà dell’uomo e l’incitamento a combattere per essa, le tragedie maggiori contengono l’elegia della condizione umana di dolore sottoposta alla tirannide dei limiti importi dall’uomo
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Le invincibili inquietudini divorano il personaggio fino al suicidio
IL SAUL La tragedia più famosa di Alfieri, scritta nel 1782, periodo durante il quale lo scrittore si dedicò ad un’attenta lettura della Bibbia Saul porta in scena anche il dramma della vecchiaia e della paternità autoritaria, oltre alla questione dell’ereditarietà delatore regale: il figlio di Saul, Gionata, è stato escluso per volere divino e per i meriti personali di David, futuro erede Il capolavoro di Alfieri ruota tutto intorno al protagonista Saul: un re ossessionato dei timori di congiure a palazzo e che si sente abbandonato da Dio e dagli uomini Un personaggio interiormente combattuto tra amore e odio, in conflitto con se stesso e con sentimenti contrastanti Morire senza che il trono sia ereditato dal figlio appare a Saul come una catastrofe Per l’insieme di questi motivi egli scende in lotta contro tutti, contro i sacerdoti, contro David e soprattutto contro Dio Le invincibili inquietudini divorano il personaggio fino al suicidio La tragedia s’ispira alla vicenda del re Saul narrata nella Bibbia nel Libro dei Re. Si svolge in una sola giornata, secondo le regole aristoteliche
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