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IV C LICEO DELLE SCIENZE UMANE
MIRIAM ALVINO IV C LICEO DELLE SCIENZE UMANE
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IL TEATRO
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PARTI COSTITUTIVE DEL TESTO TEATRALE
Il testo teatrale è un testo letterario concepito per essere visto e ascoltato RAPPRESENTEZIONE DAVANTI AL PUBBLICO ORIZZONTALE (diretto) = attori La comunicazione teatrale si svolge su due livelli VERTICALE (mediato) = attori e pubblico Il linguaggio è performativo Didascalie : istruzioni di regia -scenografia -aspetto dei personaggi Il testo teatrale può essere diviso in atti (cambiamento di luogo o di tempo) a loro volta suddivisi in scene (entrata e uscita dei personaggi) Il regista: direzione ed interpretazione del testo La messinscena del testo teatrale scritta avviene tramite Gli attori Il pubblico Lo spazio scenico: edificio/luogo teatrale
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I GENERI TEATRALI LA TRAGEDIA LA COMMEDIA IL DRAMMA BORGHESE
Possiede tono e stile elevati e un’atmosfera cupa e luttuosa. I protagonisti sono eroi, personaggi mitici o divinità e le vicende, così come la conclusione, sono drammatiche e violente LA COMMEDIA Possiede un tono leggero con dialoghi brillanti e un’azione scenica movimentata. I protagonisti sono uomini comuni. Si alternano vicende tristi e comiche ma il finale è positivo IL MELODRAMMA E’ un’opera lirica o per musica e prevede che un compositore rivesta di musica il libretto. E’ formata dai recitativi (in cui prevale la parola) e della arie (in cui prevale la musica) I protagonisti sono eroi ed eroine che vivono amori impossibili e la conclusione è di solito tragica IL DRAMMA BORGHESE Opera in cui viene rappresentata la crisi della borghesia. I personaggi appartengono alla piccola e media borghesia e il finale è negativo o amaro
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IL TEATRO E’ CAMBIATO NEL CORSO DEL TEMPO…
Il teatro nasce nel mondo greco: i generi più praticati erano la tragedia e la commedia IL TEATRO ANTICO Argomento della tragedia era il mito e gli attori erano tutti maschi e mascherati I tragediografi maggiori furono Eschilo, Sofocle ed Euripide (V sec. a.C.) I commediografi più importanti furono Aristofane e Menandro Il teatro di Epidauro, Grecia (IV sec. a.C.) IL TEATRO MEDIEVALE Il teatro visse un momento di declino Maso di Banco, Papa silvestro annienta un drago e risuscita due maghi, affresco della cappella Bardi di Vernio, basilica di Santa Croce, Firenze (1340 ca.) Durante le feste o le fiere erano i giullari, i buffoni e i mimi ad intrattenere il pubblico Forme molto semplici di rappresentazioni si svolgevano nelle strade, nelle piazze ed anche nelle chiese Molto diffuse erano le sacre rappresentazioni con argomenti: le vite dei santi o episodi biblici
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LA COMMEDIA DELL’ARTE TRA IL XVI E IL XVII SECOLO
Si afferma tra il XV e il XVI secolo quando i sovrani e i nobili fecero costruire piccoli teatri all’interno delle corti Spettacolo allestito da attori professionisti che recitavano per denaro, riuniti in regolari compagnie Non si basava su un testo scritto ma sull’improvvisazione degli attori Ogni attore, però, possedeva un repertorio e le situazioni diventarono prevedibili e ripetitive e i personaggi piatti Incarnavano tipi della vita comune esasperati in maschere Pur mancando di un testo scritto, la commedia dell’arte si reggeva su un canovaccio o scenario: sintesi di un avvenimento, descrizioni a grandi linee della trama Pulcinella, Arlecchino, Colombina, Pantalone… TRA IL XVI E IL XVII SECOLO Molière (Jean-Baptiste Poquelin, ) Si affermano in Francia, Inghilterra e Spagna grandi autori destinati a lasciare un segno importante nella tradizione teatrale europea William Shakespeare ( ) Lope de Vega ( ) e Calderón de la Barca ( )
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LE RIFORME TEATRALI DEL ‘700
I lumi dela ragione condussero il teatro ad una maggiore aderenza alla realtà Nacquero perciò i propositi di “riforma” teatrale che riguardano sia la tragedia sia la commedia Importante fu l’azione riformatrice di Carlo Goldoni sulla commedia: cercò di correggere la tipica commedia dell’arte e di scrivere commedie che fungessero anche da stimolo per la riflessione Sulla tragedia agirono gli scrittori tedeschi dello Sturm und Drang con Goethe ricercarono la realtà sociale e la credibilità DUE GENERI CHE SI AVVICINANO Si voleva dar vita ad una nuova forma del testo teatrale in cui si trovassero elementi comici ed elementi tragici: fusione teorizzata dal filosofo illuminista Denis Diderot e che trova espressione con il filosofo tedesco Lessing Fino a questo momento tragedia e commedia erano state rigidamente separate a causa delle regole aristoteliche, ma grazie al trionfo sociale delle classi medie ci si interessa agli avvenimenti delle vicende e degli individui comuni Da questo avvicinamento tra commedia e tragedia sarebbe nato nel corso dell’Ottocento e il nuovo genere del “dramma borghese”
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La sua produzione drammaturgica fu vastissima
PEDRO CALDERON DE LA BARCA Si inserisce nel clima barocco della Controriforma e da molta importanza ai sentimenti, superiori ai beni materiali Nacque a Madrid nel 1600 e visse una gioventù intensa: si formò presso i gesuiti, cominciò a scrivere a 22 anni e a 36 divenne drammaturgo di corte. Fu soldato finché nel 1651 venne ordinato sacerdote e fu anche cappellano della corte di Madrid Quando Calderòn era ancora in vita furono pubblicate cinque edizioni delle opere teatrali, ma nessuna curata da lui. La sua produzione drammaturgica fu vastissima Scrisse 80 autos sacramentales, drammi di carattere allegorico in onore dell’Eucarestia. Ne riconobbe come suoi soltanto 12 (Il grande teatro del mondo) Scrisse commedie di cappa e di spada (storie avventurose con sfondo storico ma che danno più importanza all’avventura che alla storia) Scrisse drammi, opere religiose e commedie filosofiche (La vita è sogno) I CORRALES Ai lati della scena si disponevano delle balconate di legno dove si trovava il pubblico di maggior riguardo. La gente comune assisteva allo spettacolo nel mezzo del corral. Si fondeva cultura e spontaneità Tutti i grandi drammaturghi che vissero nella Spagna del ‘700 non avevano a disposizione prestigiosi teatri di corte Lo spazio deputato per gli allestimenti teatrali era quello dei corrales, cortili attrezzati per le rappresentazioni (INNS INGLESI)
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TEATRO CHE FA RIFLETTERE, CRISTIANO E DIDATTICO
LA VITA E’ SOGNO LA TRAMA Il protagonista del dramma è il principe Sigismondo. Suo padre Basilo, re di Polonia, ha letto negli astri che il figlio si macchierà di terribili delitti e sarà un tiranno. Per evitare ciò, lo fa rinchiudere in una torre isolata sotto la sorveglianza di Clotaldo. Sigismondo cresce ignaro delle proprie origini regali e trascorre un’esistenza selvaggia. Solo l’amicizia con la bella Rosaura risveglia in lui un sentimento di umanità. Il padre, ormai vecchio, ha bisogno di un erede e decide di mettere alla prova suo figlio: lo fa trasportare, addormentato a corte e gli rivela la sua vera identità. Sigismondo si comporta da tiranno perché è stato reso selvaggio dalla sua infanzia in solitudine e per questo il padre lo fa rinchiudere di nuovo nella torre facendogli credere di aver sognato di essere stato un principe. Il ragazzo allora mette in dubbio l’intera vita umana, pensando che tutto potrebbe essere una illusione. Alla fine però, Sigismondo diventa re, perdona il padre e dimostra di essere un uomo buono e generoso Sigismondo evidenzia la verità della dottrina cattolica del libero arbitrio contro il cieco fato in cui credevano i pagani o l’idea delle predestinazione della Riforma protestante SCOPO DIDATTICO Scene e Cartesio Il risveglio di Sigismondo e il suo celebre monologo. la relatività assoluta della vita si ha la certezza solo dei propri sentimenti bisogna cacciare i cattivi istinti anche nei sogni il principio cristiano della vera vita dopo la morte massima importanza all’esistenza ultraterrena Cartesio pone al centro della sua filosofia lo scetticismo e il dubbio: bisogna dubitare di ogni cosa, delle percezioni sensibili, dei dati oggettivi e addirittura del nostro corpo. Utilizza due dubbi: il dubbio metodico e il dubbio iperbolico, molto più radicale e che invade ogni tipo di conoscenza. Per Cartesio, non possiamo esser certi che ciò che vediamo non sia un sogno e non possiamo negare che possa esserci un genio tanto malvagio quanto maligno che ci fa credere che il falso sia verso. Abbiamo solo una certezza: “ COGITO ERGO SUM”, penso, dunque sono. Il principio primo della filosofia cartesiana. TEATRO CHE FA RIFLETTERE, CRISTIANO E DIDATTICO
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IL MELODRAMMA RIFORMATO
PIETRO METASTASIO Nacque a Roma nel 1698 e fu ben presto notato dal filosofo Gravinia (che ha trasformato il suo cognome Trapassi in Metastasio). Frequentò l’Arcadia assorbendone gli insegnamenti. A Napoli compose per il teatro le prime azioni sceniche che gli procurarono grande favore dalla cantante lirica Romanina. Arrivò il successo con il melodramma, di cui Metastasio fu riformatore. Scrisse per la Romanina il libretto della Didone abbandonata ed ebbe successo anche grazie al dramma Catone in Utica. A trentadue anni fu invitato a Vienna come poeta ufficiale alla corte di Carlo VI e fu un periodo di ricchi successi. Morì a Vienna nel 1781 IL MELODRAMMA Metastasio fu autore di libretti di melodramma: opera lirica o per musica che prevede che un compositore rivesta di musica il libretto. Il testo musicato viene poi eseguito in un teatro, da un’orchestra e dai cantanti che interpretano i vati personaggi. IL MELODRAMMA RIFORMATO Metastasio riformò il melodramma. Quest’ultimo era finalizzato alle esigenze dei cantati e dello spettacolo e aveva messo in secondo piano la dignità letteraria. Il merito di Metastasio fu proprio quello di aver portato ad alti livelli la componente letteraria del melodramma. Con lui l’opera per musica restava uno spettacolo, ma il perno principale diventava il testo Il genere ha una tripla natura: letteraria, musicale e teatrale. E’ suddiviso in più atti ed ha inizio con la sinfonia iniziale. Ogni atto ha varie sequenze: recitativi, arie e parti concertate (dialoghi in musica, duetti o terzetti) L’arte metastasiana rimane lontana dalla vera drammaticità: linguaggio petrarchesco, rime facili, ritmi aggraziati e uno sfondo di pensosità sono gli ingredienti tipici di Metastasio, uno dei migliori interpreti della poesia arcadica.
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DIDONE ABBANDONATA “Precipiti Cartago…” le ultime quattro scene 17-20
LA TRAMA Il soggetto è tratto dal celebre libro IV delle Eneide di Virgilio. L’ero troiano Enea, dopo aver soggiornato a Cartagine decide di lasciare la città. Solo Selene, sorella della regina Didone e anche lei come la sorella segretamente innamorata di lui, conosce le sue intenzioni. Enea non ha il coraggio di spiegare la sua partenza a Didone la quale interpreta il suo atteggiamento freddo come gelosia a causa dell’arrivo del re Iarba per chiederle la mano. Didone rifiuta la proposta e allora il re cerca prima di uccidere a tradimento Enea e poi lo sfida a duello. Viene sconfitto e anche se Enea gli risparmia la vita, chiede al suo esercito di attaccare Cartagine e di darla alle fiamme. Rispetto al soggetto originale di Virgilio, Metastasi introduce delle varianti: Selene e la catastrofe finale L’opera con cui Metastasio si rivela al pubblico napoletano ed ai teatri italiani “Precipiti Cartago…” le ultime quattro scene 17-20 Didone è la vera vittima: tradita dal suo amore da Enea e ferita nel suo orgoglio dall’assalto di Iarba. Viene rappresentata la sua solitudine ed è questo sentimento che la spinge alla maledizione contro Enea e gli dei. Il monologo finale della protagonista è il momento della vera tragicità, elemento poco presente, molto raro nel mondo di Metastasio endecasillabi e settenari
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Tra avvocatura e amore per la scena…
CARLO GOLDONI Goldoni nasce a Venezia il 25 febbraio del 1707, nel periodo di carnevale. Figlio di un medico che si diletta ad organizzare spettacoli filodrammatici, a soli nove anni stende l’abbozzo di una commedia e a tredici recita la sua prima parte. Studia a Rimini presso i domenicani ma annoiato dalle loro lezioni si distrae frequentando i teatri e leggendo commedie. Un giorno salpa di nascosto su una barca di attori comici e questa esperienza avrà grande importanza per l’autore. Tra avvocatura e amore per la scena… Avviato dal padre agli studi giuridici è ammesso al prestigioso Collegio Ghislieri di Pavia ma viene espulso a causa di una satira composta da lui a nome di tutti gli studenti contro le ragazze Pavesi. Continua i suoi studi a Modena e nel 1728 comincia l’attività da giurista. Nel frattempo però scrive e allestisce con successo intermezzi comici (Il buon padre e La cantatrice) A Verona incontra il capocomico Imer che lo porta con se a Venezia e gli chiede di scrivere testi per la compagnia del teatro San Samuele. Goldoni debutta con il Belisario. Nel 1743 sposa Nicoletta Comio. Al San Samuele vanno in scena: il Momolo cortesan, La donna di garbo (in cui la parte dei personaggi è completamente scritta) La scelta definitiva… Il capocomico Medebach nel 1747 gli da l’impegno di scrivere commedie per la sua compagnia: La vedova Scaltra, Putta onorata e Famiglia dell’antiquario… Presto però nascono le polemiche contro la commedia riformata di Goldoni
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GLI ANNI DELLA RIFORMA GOLDONIANA
Goldoni lancia al pubblico la famosa sfida delle sedici commedie tutte nuove che conta alcuni capolavori: La bottega del caffè, Il bugiardo, I pettegolezzi delle donne. Nel 1752 dopo un litigio con Medebach e dopo aver scritto La locandiera passa ad un teatro rivale ma l’esordio è negativo perché la nuova compagnia è abituata a recitare all “improvviso”. Preoccupato per la sua situazione economica deve scrivere delle nuove commedie: La sposa persiana e Le massere, Il campiello (in dialetto veneziano) Goldoni diventa una celebrità nazionale: riceve dal duca di Parla la patente di poeta e da Parigi gli giunge il saluto di Voltaire. Scrive due capolavori: Gli innamorati e I rusteghi IL PERIODO PARIGINO Nel 1861 gli arriva la proposta di un contratto da parte della Comèdie Italienne, da Parigi. Goldoni accetta, ma a Parigi gli chiedono di elaborare commedie non scritte per intero, ma solo canovacci e lui li deve accontentare. Riesce a sostenersi economicamente anche perché, alla reggia di Versailles, insegna italiano alla figlia di Luigi XV. Passa alla Comèdie Française, scrive in francese (Il burbero benefico, L’avaro fastoso) ma dopo il fiasco decide di abbandonare l’ambizione di diventare un autore francese. Gli ultimi anni sono segnati da una progressiva cecità e da forti ristrettezze economiche peggiorate con lo scoppio della Rivoluzione francese, che annullando tutte le pensioni di corte, annulla anche il vitalizio di Goldoni. Goldoni muore il 7 febbraio del 1793
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LA RIFORMA DELLA COMMEDIA
L’obiettivo fondamentale di Goldoni. Non inventò nulla, ma riuscì a creare dei cambiamenti aggiornando e migliorando ciò che c’era prima di lui LA CRITICA ALLA COMMEDIA DELL’ARTE La comicità era ormai diventata buffoneria con tratti di volgarità e “l’improvvisazione” degli artisti era diventata un repertorio scontato e prevedibile LA RIFORMA GOLDONIANA PROCEDETTE PER TAPPE GRADUALI Ciò che è convenzionale non è più vero perché la vita cambia continuamente 1. Il Momolo cortesan: commedia nella quale era scritta per intero la parte dell’attore principale influenza dell’Illuminismo che consigliava una maggiore aderenza alla realtà GOLDONI DAVA VITA A CARATTERI PSICOLOGICAMENTE E SOCIOLOGICAMENTE BEN DELINEATI. NASCEVA LA COMMEDIA DI CARATTERE CON FIGURE DELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA 2. La donna di garbo: commedia scritta per intero. La maschera della “servetta” tradizionale della commedia dell’arte, in questa commedia si evolve e diventa il carattere di Rosaura, la protagonista 3. Il servitore di due padroni: in cui la parte della maschera di Arlecchino risulta scritta per intero 4. Famiglia dell’antiquario: le vecchie maschere convivono con i nuovi “caratteri goldoniani” 5. Le sedici commedie nuove: la riforma può dirsi un processo compiuto. Il teatro comico, I pettegolezzi delle donne, Il bugiardo, La bottega del caffè, in cui compaiono una moltitudine di “caratteri” umani CI FURONO DEGLI OPPOSITORI: Non su facile imporre la propria riforma, soprattutto per la sua idea della rappresentazione della realtà l’abate e drammaturgo Pietro Chiari Carlo Gozzi, autori di dieci Fiabe il critico Giuseppe Baretti, autore del periodico “La frusta letteraria”
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LA POETICA DI GOLDONI Il realismo dei personaggi e dell’ambientazione
La verità come anima della riforma l’intento del suo teatro è la ricerca della verità (la sua virtù favorita) sul nostro mondo quotidiano VERITA’ E NATURALEZZA I due obiettivi principali di Goldoni “Questa è la grand’arte del comico poeta, di attaccarsi in tutto alla natura..I sentimenti debbono essere veri” Su Goldoni agiva l’influenza dell’Illuminismo che riecheggia nella Prefazione con cui l’autore presentava le proprie opere alla stampa Bisogna fare teatro partendo dall’osservazione della vita degli uomini. Goldoni fu un attento osservatore della società settecentesca e le sue commedie coglievano il carattere della gente Bisognava rendere la commedia dell’arte più vera e umana Il realismo dei personaggi e dell’ambientazione Goldoni circoscrisse le sue vicende in un tempo e luogo ben precisi La bottega del caffè e Il campiello: commedie d’ambiente i personaggi si comportano in modo non stereotipato: agisce, pensa e decide in base al suo carattere individuale Restituì alle maschere della commedia dell’arte una precisa identità di personaggi Ciò ispira il personaggio di Mirandolina, una “servetta” ma con carattere e personalità unica
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… e l’evoluzione della critica sociale
Il messaggio etico… Ai mercanti come Pantalone Alle donne come Rosaura o Mirandolina Ai servi come Arlecchino o Brighella Il teatro goldoniano celebra la virtù borghese del “buon senso” la quale può appartenere a tutti In Goldoni non c’è mai schematismo perciò può anche accadere che in certe commedie i servi rimangano semplici strumenti di comicità Mirandolina è la fisionomia umana più perfetta di Goldoni: borghese che dimostra che le virtù come la conoscenza e la saggezza non appartengono solo ai ricchi … e l’evoluzione della critica sociale Goldoni fu uno dei più lucidi osservatori dei vizi e delle virtù del Settecento e fece un’attenta critica sociale LA PRIMA FASE (Locandiera) Domani la satira dell’inarrestabile decadenza dell’aristocrazia veneziana e i valori positivi sono incarnati dai nuovi tipi borghesi LA SECONDA FASE Il drammaturgo sposta il suo bersaglio sulla ricca borghesia dei mercanti e degli affaristi interessati solo al denaro (Gli innamorati) LA TERZA E ULTIMA FASE La gente semplice del popolo incarna i valori positivi. In alcune grandi commedie come Il ventaglio, Goldoni rende l’intera comunità sociale il protagonista
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LO STILE E IL LINGUAGGIO L’italiano “medio” di Goldoni
“Faccio parlare… come parlano gli uomini, e non col linguaggio degli erori..” Il fine di verità del teatro Goldoniano si traduce anche nelle sue scelte di lingua e di stile La lingua dei libri però, in quanto tale, era artificiale e poco adatta a rappresentare le situazioni della vita quotidiana Nell’Italia settecentesca, divisa in tanti stati era difficilissimo trovare un linguaggio comune: le varie popolazioni parlavano ciascuna il proprio dialetto e il ceto medio conosceva la “lingua dei libri” La commedia dell’arte, invece, utilizzava una lingua parlata ma troppo rozza agli occhi di Goldoni, che poteva essere apprezzata dal popolo e non dagli intellettuali L’italiano “medio” di Goldoni Utilizzò una lingua di conversazione, costruita su base mista di toscano e lombardo, una grande novità Goldoni scelse una via intermedia Goldoni usò la lingua italiana in modo sempre più preciso, soprattutto per distinguere, nelle stessa commedia, i personaggi colti o nobili, dalle persone semplici Goldoni, oltre a scrivere in italiano ed in francese, per alcune commedie scelse il dialetto veneziano. Il dialetto acquista la dignità e l’autonomia di una lingua parlata, non più uno strumento comico ma una lingua seria
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“Io sono nato pacifico e ho sempre conservato il mio sangue freddo”
MÉMOIRES Autobiografia composta da Goldoni nei suoi ultimi anni di vita in Francia: il romanzo di tutta una vita e del suo secolo E’ un bilancio dei giorni trascorsi, venato di una certa nostalgia per un passato molto più glorioso dell’anonimo presente in cui Goldoni si trovava “Io sono nato pacifico e ho sempre conservato il mio sangue freddo” Immagine che Goldoni propone di se stesso ma che non corrisponde all’effettiva complessità di un uomo attraversato da squilibri nervosi e alla ricerca perenne di se stesso Quest’opera è la dimostrazione di come il proposito della “riforma” fosse perseguito da Goldoni passo dopo passo con impegno e coerenza. Le Memorie ripercorrono l’esistenza come uno spettacolo, ora lieto ora triste, ma sempre originale com’è la vita: viaggi, fughe per debiti, problemi familiari, amicizia, incontri importanti, le crisi d’ansia… PRIMO TOMO: narrazione delle vicende comprese tra la nascita dell’autore e il suo ritorno a Venezia on la compagnia di Girolamo Medebach SECONDO TOMO: narrazione degli anni in cui vennero composti i grandi capolavori e il momento decisivo della riforma del teatro comico TERZO TOMO: narrazione della vita francese con le battaglie sostenute a Parigi per far accettare le novità della commedia riformata Carlo Goldoni. Memorie scritte dal medesimo per l’istoria della sua vita e del teatro In parte fu scritta da lui e in parte fu dettata al nipote Antonio, sempre in lingua francese. Uscì in tre tomi
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LE COMMEDIE (prima raccolta 1775)
Furono pubblicate diverse raccolte dei testi goldoniani senza il controllo dell’autore… Nuove edizioni: Firenze (edit. Peparini), Venezia (edit. Pitteri) e un’altra sempre a Venezia, editore Pasquali, con una raccolta in 17 tomi tutti preceduti da una prefazione autobiografica (memorie italiane) La prima raccolta a stampa delle commedie da lui approvata usci nel 1750 presso lo stampatore veneziano Battinelli, preceduta da una importante prefazione L’edizione definitiva e completa delle opere teatrali di Goldoni uscì presso l’editore veneziano Zatta in 44 tomi nel 1788 Prefazione della prima raccolta delle Commedie Questa prefazione costituisce un testo decisivo per capire ciò che ispira la riforma. L’autore afferma di non essersi basta su preconcetti astratti (la logica aristotelica) ma di essersi basato su due “libri” quello del Mondo e del Teatro Si tratta di una metafora usata in modo paradossale: Goldoni non si è nutrito di libri ma di concreta pratica della vita e dei palcoscenici Il libro del Mondo mostra tanti “caratteri” e avvenimenti, rappresenta la forza delle passioni umane, istruisce sui vizi e sui difetti del suo secolo e rappresenta a Goldoni tutto ciò che secondo lui è necessario sapere per un commediografo Il libro del Teatro fa riconoscere in quale modo i caratteri del mondo debbano essere rappresentati in scena, scegliendo avvenimenti della vita quotidiana che possono più interessare al pubblico che è lo scopo e il metro di giudizio della commedia
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IL SERVITORE DI DUE PADRONI
La riforma goldoniana procedette con gradualità e questa commedia è una importante tappa Scritta nel 1745 a Pisa L’autore fissò per iscritto soltanto tre o quattro scene, lasciando le altre all’inventiva degli attori. L’edizione a stampa (che risale ad un decennio successivo) è compresa di un testo fissato tutto per intero LA TRAMA: La storia ha avviò con la notizia della morte di Federigo a causa di Florindo. Clerice quindi non può più sposarsi e il padre Pantalone la promette in sposa a Silvio. Nel frattempo la sorella di Federigo è innamorata di Florindo e travestita da uomo lo cerca portandosi dietro il servo Truffaldino (Arlecchino) che però diventerà anche il servitore di Florindo. Ci saranno equivoci e confusioni con un finale positivo e le triplici nozze: Florindo e Beatrice, Silvio e Clerice e Truffaldino con Smeraldina Si basa sulle divertenti peripezie di Truffaldino ed è ancora abbastanza vicino alla commedia dell’arte I giochi di prestigio di Truffaldino cameriere (atto II scena 15) La scena è ambientata a Venezia. Florindo e Beatrice si stanno cercando senza trovarsi mai. I due innamorati alloggiano in camere diverse della medesima locanda e senza saperlo hanno assunto anche il medesimo servitore, cioè Truffaldino, che li serve entrambi senza farsi scoprire Quella di Truffaldino è una vera e propria sfida che egli lancia a se stesso avendo come giudice il pubblico. Il servitore dimostrerà astuzia e abilita e infine potrà rivendicare il successo La scena è molto vivace basata su in ritmo rapido: abilità movimento e comicità immediata. E’ un chiaro esempio dei modi tipici della commedia dell’arte che Goldoni voleva riformare conservandone però il meglio
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La commedia di carattere (atto II scena 1)
IL TEATRO COMICO 1750 Fa parte delle sedici commedie nuove, ma si differenzia da tutte le altre per la sua impronta teorica, come manifesto del teatro riformato. Una commedia come una lezione di teatro, teatro didattico L’espediente a cui ricorre l’autore è quello del “teatro nel teatro” con cui riesce ad enunciare i principi teorici della riforma LA TRAMA: La compagnia guidata dal capocomico Orazio (Medebach) deve iniziare sul palcoscenico avanti al pubblico, le prove di una commedia. In attesa di provare s’intrecciano discorsi sulla commedia tradizionale e su quella riformata. Le prove iniziano ma sono interrotte dall’arrivo di Lelio, un autore che offre testi tradizionali, ed Eleonora, una cantante. il fine della commedia è “correggere i vizi e mettere in ridicolo i cattivi costumi” (Anselmo) Gli attori devono attenersi ad un testo fisso La trama deve trarre ispirazione dal mondo reale Il linguaggio deve risultare semplice e familiare (prosa) La commedia di carattere (atto II scena 1) Lelio, il poeta comico, è a colloqui con Anselmo, un attore della compagnia. Sarà proprio da quest’ultimo che Lelio apprenderà che cosa sia davvero una commedia di carattere, ultima novità della moda teatrale Anselmo rende esplicito il fine della commedia (“correggere i vizi e mettere in ridicolo i cattivi costumi”). Il teatro ha dunque un fine morale, ma per raggiungerlo bisogna attenersi alla realtà, alla verità della vita quotidiana
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I protagonisti e il messaggio morale:
LA BOTTEGA DEL CAFFÈ Fa parte delle sedici commedie nuove ma ha delle particolarità COMMEDIA DI CARATTERE: Viene approfondita la psicologia dei personaggi che agiscono sulla scena COMMEDIA D’AMBIENTE: C’è un’attenta rappresentazione dei tratti dell’ambiente (veneziano) in cui si svolge l’azione. L’azione è attinta dalla realtà locale Il vero protagonista della commedia è l’ambiente veneziano, in particolare la piazza nella quale si affacciano tre botteghe: il parrucchiere, la bisca e quella del caffè Visto l’intento di critica sociale le tre botteghe diventano lo specchio dei costumi di chi le frequenta e in particolare di alcuni vizi: I protagonisti e il messaggio morale: RIDOLFO: è il caffettiere che ha un ruolo chiave, è sempre lui che porta la situazione alla normalità, precedentemente alterata a casa delle maldicenze. Incarna il buon senso, è un borghese simbolo della virtù. DON MARZIO: è un nobile che incarna il vizio della maldicenza e dei pettegolezzi EUGENIO: ricco mercante che incarna il vizio del gioco la bisca: luogo di intrighi il parrucchiere: maldicenza e pettegolezzi la bottega del caffè: luogo di ritrovo popolare, punto di osservazione della vita quotidiana IL LINGUAGGIO: Il testo che leggiamo di questa commedia non è lo stesso che andò in scena per la prima volta in quanto ci sono alcune modifiche: nella prima versione molti personaggi parlavano il dialetto veneziano, mentre nella stesura definitiva tutti i personaggi parlano in italiano. Goldoni si preoccupò di comporre un’opera per tutti: per l’universalità abbandonò il dialetto conservando un dialogo rapido ed espressivo ed un ritmo veloce LA TRAMA: L’azione si volge tutta in una sola giornata. Tra i primi clienti del caffettiere Rodolfo si segnala don Marzio, curioso e pettegolo, Eugenio, buono ma di carattere debole e tanti altri. Rodolfo pone rimedio a tutto e con il suo aiuto Eugenio si salva dalla rovina. Il finale positivo vede don Marzio pubblicamente svergognato
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Mirandolina e il suo piano di seduzione
LA LOCANDIERA 1752 La commedia goldoniana più amata dagli attori e dal pubblico oltre che la più famosa i canoni di verosomiglianza e di moralità i personaggi, ripresi dalla tradizione precedente ma dotati di caratteri perfettamente individualizzati e coerenti il linguaggio, capace di stabilire una diretta comunicazione con il pubblico e capace di rappresentare una società di nobili e borghesi In quest’opera Goldoni ha realizzato compiutamente tutti i punti del proprio progetto di riforma del teatro comico Mirandolina e il suo piano di seduzione La scena è posta in una locanda di Firenze, retta da una donna, Mirandolina. Alcuni uomini la corteggiano: tutti si innamorano di lei ma lei di nessuno. Un giorno arriva nella locanda il Cavaliere di Ripafratta, che a differenza degli altri disdegna e si mostra sgarbato con Mirandolina, si professa nemico delle donne e la locandiera decide di vendicarsi Mirandolina procede secondo un piano preciso: farsi notare, fasti stimare, farsi amare. Vince la ritrosia dell’uomo facendosi vedere come una donna capace di pensare e agire anche come un’uomo, con grandi doti “imprenditoriali” Il cavaliere inizia ad ammirare e stimare le sue doti, la sua ammirazione poi si trasforma in vera e propria passione. Nel terzo atto, il cavaliere confessa il proprio amore e comprende di essere stato ingannato LA TRAMA: La commedia si sviluppa in tre atti. La locandiera viene corteggiata da due aristocratici, il Marchese di Forlimpopoli e il Conte d’Albafiorita. Nellalocanda compare il Cavaliere di Ripafratta ostile alle donne. Mirandolina è offesa dai suoi modi e decide di vendicare l’onore del proprio sesso punendo il Cavaliere. Giungono nella locanda anche due attrici. Mirandolina non da tregua al Cavaliere che si innamora di lei. Nel terzo atto la donna si finge sdegnosa con il cavaliere che viene anche sfidato a duello dal Conte. Alla fine Mirandolina sceglie di sposare il cameriere Fabrizio e il Cavaliere parte maledicendo le donne
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Caratteristiche principali: La locanda come microcosmo sociale
MIRANDOLINA La complessità psicologica e sociale di un’inedita protagonista una popolana al servizio dei clienti con un istintivo buon senso per trarre profitto dalle situazioni Goldoni attribuisce a Mirandolina una doppia natura un’imprenditrice borghese padrona della locanda Caratteristiche principali: la noncuranza per le differenze di classe (che punisce l’aristocratico che tratta con superiorità i borghesi) incarna l’orgoglio offeso di una donna ferita ed ha anche un carattere narcisista (vuole affermare se stessa) la spregiudicatezza, radice dello scandalo che il personaggio suscitò uno spirito pragmatico e concreto La locanda come microcosmo sociale La locandiera ci offre uno spaccato della realtà settecentesca in tutte le sue articolazioni tre aristocratici, il Marchese di Forlimpopoli, il Conte d’Albafiorita e il Cavaliere di Ripafratta tre donne: Mirandolina e le due cantanti tre servi: Fabrizio ed altri due camerieri L’aristocrazia, la classe borghese e la classe popolare: Goldoni mostra le differenze dell’una e dell’altra e il gioco teatrale nasce proprio da questa diversità e dal confronto (Soltanto le prime due classi appaiono davvero in competizione)
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Dal “tipo”della servetta al carattere della locandiera
La servetta era una delle maschere della commedia dell’arte con il nome di Colombina, ma nella commedia riformata di Goldoni, le maschere ottengono ruoli ben diversi La servetta subisce un’evoluzione: prima diviene una “Donna di garbo” e infine giungiamo alla Locandiera. Mirandolina è una cameriera brillante, una nuova idea di personaggio femminile capace di dominare e conquistare Il monologo di Mirandolina (atto I, scena 9) Questo famoso monologo ci consente di analizzare sia il carattere della più celebre protagonista di Goldoni, sia l’uso sapiente che il commediografo fa del monologo teatrale LA PROTAGONISTA orgoglio femminile: “Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata”. gusto della sfida: “Con questi per l’appunto mi ci metto di picca”. intraprendenza “Mi piace l’arrosto e del fumo non so che farne”. Noi donne “siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura” IL MONOLOGO I monologhi tradizionali, contenendo i commenti degli autori fermavano l’azione. Goldoni invece usa il monologo per: chiarire le intenzioni del personaggio e far avanzare l’intreccio E’ utilizzato per uno scavo del personaggio nel proprio io
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LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA
Fa parte dell’ultima fase della produzione comica goldoniana ed è la migliore delle commedie “di costume” L’argomento dell’opera è frivolo solo in apparenza ma in realtà è una critica al mondo borghese attraverso cui Goldoni vuole denunciare i loro vizi e debolezze Goldoni, nei Mèmoires, definisce l’interesse della villeggiatura come uno dei più grandi sperperi prodotti dalla moda contemporanea LA TRAMA DELLA TRILOGIA AMBIENTATA A LIVORNO Le smanie per la villeggiatura: raffigura alcuni borghesi in partenza per le vacanze: Filippo con sua figlia Giacinta e Leonardo (innamorato di Giacinta) con sua sorella Vittoria. Leonardo vuole fare il viaggio in carrozza con Giacinta ma Guglielmo provoca gelosie e intrighi. Leonardo chiede ufficialmente la mano della ragazza che accetta Le avventure della villeggiatura: Giacinta prova interesse per Guglielmo, amato da Vittoria. Leonardo; a causa di una finta lettera ritorna in città Il ritorno dalla villeggiatura: Leonardo trova in città soltanto una lunga lista di debiti e spera solo nella dote di Giacinta. Guglielmo informa Giacinta della situazione di Leonardo ma alla fine Giacinta sposa Lonardo e Vittoria sposa Guglielmo
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La commedia più significativa dell’ultima fase del teatro goldoniano
LE BARUFFE CHIOZZATE La commedia più significativa dell’ultima fase del teatro goldoniano Un capolavoro nel quale emerge la poesia della gente semplice del popolo La scena è ambientata tra i pescatori di Chioggia, con i loro problemi di tutti i giorni, gli innamoramenti e i vivaci scontri provocati dalla povertà Goloni aveva vissuto in gioventù a Chioggia e la commedia ha dunque un sapore di nostalgia Perno della trama è un coadiutore di cancellerie che è evidentemente un personaggio autobiografico che riesce a risolvere tutti i problemi L’USO DEL DIALETTO: L’opera è scritta nel rustico dialetto di Chioggia che si trasforma, da elemento comico,in documento di vita reale che simboleggia il trionfo della vitalità del popolo minuto LA TRAMA: In una via di Chioggia, mentre gli uomini sono a pesca, le donne preparano merletti e chiacchierano tra loro, ma la pace è turbata da un futile episodio: il giovane Toffolo offre una fetta di zucca a Lucietta. Toffolo è innamorato di Checca ma l’offerta della zucca a Lucietta (fidanzata con Titta Nane) provoca gelosie e intrichi. Il coadiutore della cancelleria, Isidoro, riesce a rappacificare i litiganti
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