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PubblicatoMichelangelo Costa Modificato 8 anni fa
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LA SCRITTURA EGIZIANA GEROGLIFICA (dal greco= Yeros= sacro
Glifos= scrittura) IERATICA DEMOTICA Geroglifico stilizzato Scrittura sacra, solenne Scrittura del popolo
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La scrittura egizia, in particolare quella geroglifica, la più antica e la più complessa, rimase incompresa per più di 2200 anni. Solo verso il V secolo d.C., ci furuno i primi tentativi di interpretazione da parte di Orapollo, scrittore egiziano nato a Nilopoli, che scrisse «il trattato di interpretazione dei geroglifici», una specie di vocabolario. Peccato che il 95% dei geroglifici da lui interpretati erano frutto della propria fantasia, quindi non dimostrati scientificamente. Il vocabolario di Orapollo trascritto e tradotto in italiano e pubblicato dalla casa editrice Rizzoli.
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Dopo ben tredici secoli dal trattato di Orapollo, l’egittologia fu rivoluzionata da una scoperta sensazionale da parte del francese Jean François Champollion. Nato nel 1790, partecipò ad una campagna di studi voluta dal sovrano francese Napoleone Bonaparte. Dedicò la sua vita allo studio dei geroglifici, ritenuti sacri e magici.
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Infatti, a 10 anni dalla sua morte, il 14 settembre 1822 riuscì a interpretare scientificamente i geroglifici. Egli conosceva ben 35 lingue, tra cui il copto (dal greco: «Aigyptos», Egitto), ossia l’egiziano moderno, in vigore intorno al III secolo a.C. in Egitto e in Etiopia (dopo che l’Egitto fu conquistato da Alessandro Magno), quindi lingua figlia dell’egiziano antico. A differenza delle lingue puramente egiziane, il copto possedeva un alfabeto molto simile a quello greco, con circa solo 7 lettere di origine demotica.
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Nel 1799, presso il porto di Rashid, ad est di Alessandria d’Egitto, fu ritrovato una grande lastra di pietra, denominata stele di Rosetta. Champollion studiò molto accurattamente la tavola che era un’iscrizione tripartita avente lo stesso testo ripetuto prima in geroglifico poi in demotico e infine in greco-copto. Conoscendo l’ultima lingua appena citata, Champollion riuscì a tradurre il testo ed a decifrare e ad attribuire ad ogni segno geroglifico o demotico un suono fonetico.
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Gli egizi riuscirono ad utilizzare il papiro per ricavare un foglio piano su cui scrivere, eliminando definitivamente l’uso delle tavolozze d’argilla, scomode e pesanti. Gli egizi tagliavano il fusto del papiro e intrecciavano fra di loro le fibre verticalmente e poi orizzontalmente. Poi, essicavano i fogli e li levigavano. Dopo la scrittura su di essi, che avveniva con una miscela di fulligine ed acqua, venivano arrotolati attorno ad un «ubilicus» o (anche detto in greco «omfalos»), un legnetto di giunco, creando così un volumen (dal latino volvo, arrotolare).Vennero sostituiti solo nel medioevo dai codici per una comodità di consultazione.
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La cultura egiziana è stata da sempre affascinante, magica e misteriosa, attraendo molti turisti e studiosi da tutto il mondo. Una terra desiderata da tutti, fertile e ricca percorsa dal Nilo, un fiume quasi divino, che taglia un territorio desertico rendendolo abitabile.
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Queste straordinarie caratteristiche, sono state esposte nell’EXPO 2015 a Milano, attirando numerosi turisti da tutto il mondo.
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Infatti, nel padiglione dell’egitto è stata esposta la cultura egiziana effettuando un viaggio temporale dall’antico Egitto dei faraoni al moderno. Volumen, mummie, tombe sacrali, modellini del territorio del delta, e delle piramidi e molto altro. Inoltre, seguendo il tema principale dell’EXPO 2015, sono state esposte molte tradizioni gastronomiche e tecnologie rinnovabili.
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L’EXPO si è sempre impegnato per esporre tutte le tradizioni e le culture del mondo, condividendo così reciprocamente una realtà mondiale che ci interessa particolarmente, per conoscersi meglio.
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Dal primo EXPO, nel 1851 a Londra.
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Al famoso EXPO 1889, a Parigi, per la quale fu costruita la Tour Eiffel da Gustave Eiffel.
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Dall’ EXPO 2015 di Milano
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Al prossimo EXPO 2020 a Dubai
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