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J. DEWEY, “TEORIA DELLA VALUTAZIONE” A cura di Chiara Crescenzi e Taisia Santoni.

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Presentazione sul tema: "J. DEWEY, “TEORIA DELLA VALUTAZIONE” A cura di Chiara Crescenzi e Taisia Santoni."— Transcript della presentazione:

1 J. DEWEY, “TEORIA DELLA VALUTAZIONE” A cura di Chiara Crescenzi e Taisia Santoni

2 La discussione s’incentra su una posizione estrema : Espressioni come “buono”, “cattivo”, “giusto”, “ingiusto”, sono della stessa natura delle interiezioni, o dei fenomeni come l’arrossire, il sorridere, il piangere, o degli stimoli che spingono gli altri ad agire in certi modi (es. “Hip!” al cavallo). Queste espressioni non dicono o stabiliscono nulla. “Le espressioni di valore non possono far parte di proposizioni, cioè di enunciati che affermino o neghino, perché esse sono semplici esclamazioni”.

3 “Hai fatto male a rubare quel denaro”, “Hai rubato quel denaro…”, “Hai rubato quel denaro!” : queste frasi non direbbero niente di diverso l’una dall’altra se il tono di voce non mostrasse che l’espressione è accompagnata da certi sentimenti. “E’ vostro dovere dire la verità”: è considerabile sia come espressione di un sentimento etico, sia come un comando (“Dì la verità…”), sia come un suggerimento (“E’ bene dire la verità”). “La tolleranza è una virtù”: non sto enunciando nulla circa i miei sentimenti; li sto palesando, ma non è detto che io li abbia realmente. Quindi è impossibile discutere su questioni di valore, poiché esse generano casi di evidente controversia.

4 Esempio pratico Le prime grida di un neonato, i suoi primi sorrisi, i primi mugolii e vocalizzi “esprimono dei sentimenti”? Generalmente siamo soliti interpretarli come sentimenti, ma in realtà vi è una pericolosa ambiguità nelle parole “sentimenti” ed “esprimono”.

5 Infatti… Lacrime e sorrisi “non sono di per se stessi espressivi; sono parti costitutive di una più vasta condizione organica: sono fatti di comportamento organico e non sono affatto, in nessun senso, espressioni di valore.” Per esempio Per esempio, un bambino grida, la madre lo interpreta come un segno (“sintomo”) che il bambino ha fame o che uno spillo lo punge ed agisce in modo da cambiare (“condotta responsiva”) la condizione organica, dedotta considerando il grido come un segno evidenziale.

6 Quando il bambino cresce… “Diventa conscio della connessione che esiste fra un certo grido, l’attività evocata, e le conseguenze prodotte in risposta ad esso. Il grido (o il gesto, o l’atteggiamento) è ora fatto allo scopo di evocare l’attività ed allo scopo di sperimentare le conseguenze di quell’attività.”

7 Quindi, vi è differenza fra grido originario Il grido originario (anche chiamato “pura esclamazione”) che -nonsegno linguistico -non è un segno linguistico -nonsentimento “sentimento” ispezione e verificazione. -non esprime un sentimento, ma una condizione organica di cui è parte costituente; pertanto il termine “sentimento” è del tutto inutile in quanto esso non può essere sottoposto a ispezione e verificazione. grido emessoapposta intento un segno linguistico diretto a dire, comunicare, esprimere. Il grido emesso apposta, cioè con l’intento di evocare una risposta che avrà certe conseguenze. Esso è un segno linguistico che non solo dice qualcosa, ma è diretto a dire, comunicare, esprimere.

8 fenomeno sociale un’interazionetransazione appositamente 1.Rappresentano un fenomeno sociale, in quanto, evocando una certa risposta da parte di altri, creano un’interazione o una transazione tra due o più persone, che risulta ancor più evidente quando il comportamento in questione (ad esempio il grido)è messo in atto appositamente. simboli linguistici 2.Rappresentano dei simboli linguistici (se usati intenzionalmente), cioè dicono qualcosa e sono della natura delle proposizioni. Ogni maestro o genitore dovrà fare attenzione alle espressioni e agli atteggiamenti dei fanciulli, al fine di trarne delle ipotesi. Le proposizioni in cui si concretizza l’ipotesi saranno probabilmente errate, quando viene osservato solo un breve segmento di comportamento; saranno invece attendibili quando si poggiano su un segmento più prolungato o su una varietà di dati accuratamente esaminati. 3. Quando avvengono con lo scopo di influenzare l’attività degli altri, per ottenere certe conseguenze, sono fenomeni che rientrano nell’ambito della valutazione? I fenomeni in questione (gridi, sorrisi, vocalizzi)…

9 Per rispondere a quest’ultima domanda, si fa un esempio pratico: Considerate il caso di una persona che grida “fuoco!” oppure “aiuto!”. Non vi può essere alcun dubbio sull’intenzione di influenzare la condotta di altri per provocare certe conseguenze suscettibili di osservazione e di enunciazione in proposizioni. Queste espressioni, considerate nel loro osservabile contesto, dicono che:  vi è una situazione che avrà conseguenze nocive  la persona non è capace di affrontare la situazione prevede  si prevede che la situazione migliori ottenendo l’assistenza altrui osservabili Tutte e tre queste condizioni possono essere attestate attraverso prove empiriche, in quanto tutte si riferiscono a cose che sono osservabili.

10 Perciò, nell’ultimo caso illustrato… non vi sono esplicite espressioni di valore, ovvero non appaiono esplicitamente termini di valutazione come “buono” o “giusto”, (valutazioni fini a se stesse, che non affermano nulla). una certa risposta. Infatti, nonostante il grido di aiuto, affermi, con parole diverse, che la situazione in cui ci si trova è “cattiva” (nel senso di “avversa”), esso non rappresenta una semplice valutazione, priva di contenuto significativo; ma, al contrario, essendo connesso col suo contesto esistenziale, comunica qualcosa di ben preciso: cioè, che si prevede una situazione futura migliore, purché il grido evochi una certa risposta. Dunque assume la forma di una proposizione.

11 In conclusione, possiamo dire che… Se nei vari casi, non si chiarisce il contesto esistenziale, le espressioni verbali impiegate possono significare qualsiasi cosa o non significare proprio nulla (cioè non affermano niente). segno di grossolanità segno di soddisfazione e gradimento Ad es., in un gruppo sociale il rumore fatto con lo schioccare delle labbra viene trattato come segno di grossolanità, di cattive maniere; al contrario, in un altro gruppo sociale lo stesso rumore è interpretato come segno di soddisfazione e gradimento da parte dell’invitato. Invece, quando i contesti sono tenuti in conto, ciò che emerge è costituito da proposizioni, che: assegnano un valore negativo alle condizioni esistenti un valore positivo rispetto a delle condizioni pronosticate trasformazione da uno stato di cose ad un altro svolgono una funzione intermedia, in quanto dirette ad evocare attività che produranno una trasformazione da uno stato di cose ad un altro.


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