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PubblicatoAlice Vigano Modificato 8 anni fa
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Corso Writing Theatre ELEMENTI DI STORIA E TEORIA DELLA DRAMMATURGIA Modulo 1 U1.5 - Autori ed esperienze contemporanee
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OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO Nella conoscenza di autori ed esperienze contemporanee, si apprende come nel teatro, così come nella vita, possano convivere diverse anime. Il teatro dà voce all’irrequietezza e la manifesta. Anche gli spiriti più complessi possono trovare nell’espressione teatrale il loro “modo” di raccontarsi. Il teatro, da sempre, svolge questo ruolo maieutico e, con il teatro contemporaneo, viene alla luce la forma e la sostanza dei nostri tempi. Il teatro come metodo di educazione di sé, come vera e propria “scuola” di avvicinamento all’Altro che si dimostra simile nelle proprie fragilità e specificità. Un luogo dove fermarsi a vivere, imparare e riflettere.
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ARGOMENTI SPECIFICI Bob Wilson, Ariane Mnouchkine Teatro sociale Teatro dell’assurdo Teatro di narrazione
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Bob Wilson e Ariane Mnouchkine Insieme a Peter Brook, Bob Wilson e Ariane Mnouchkine sono considerati i personaggi di maggior rilevo dell’ultimo quarto del XX secolo. Wilson è un artista autonomo e solitario, che ha lavorato negli Stati Uniti, in Germania, Francia e Italia, in compagnie sempre diverse. Caratteristica costante dei suoi lavori, anche nelle sue diverse fasi evolutive, è la durata - sei, otto e anche dodici ore – dovuta non ad una lunga serie di fatti rappresentati, quanto alla lentezza dell’esecuzione o dalla ripetizione all’infinito dello stesso gesto e della stessa azione.
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In un secondo momento, i suoi spettacoli non si basano più sull’ossessiva ripetizione di un movimento, ma sul lento dipanarsi di un’azione sinuosa, quanto rigidamente controllata. Tutti questi elementi si ritrovano nel Martyre de Saent Sébastian (1988) messo in scena per l’Opéra di Parigi. In tale senso, fu quasi fatale l’incontro tra Wilson e il teatro orientale, nello specifico con il teatro Noh. Bob Wilson e Ariane Mnouchkine
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A Parigi Ariane Mnouchkine ha fondato e diretto il Théâtre du Soleil. Qui ha realizzato due memorabili spettacoli sulla rivoluzione francese: 1789 e 1793, utilizzando una straordinaria capacità spaziale per coinvolgere il pubblico nello spettacolo. Anche quest’artista si misurò con il teatro orientale, ma l’incontro ebbe un carattere del tutto particolare: dal 1981 al 1984, infatti, la regista ha messo in scena una serie di drammi shakespeariani (Riccardo III, Enrico IV e La dodicesima notte) nelle forme sceniche del Kabuki e del Katakali, mostrando come il possesso di diversi linguaggi scenici possa diventare non solo un formidabile strumento creativo, ma anche interpretativo. Bob Wilson e Ariane Mnouchkine
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Si definisce come l'arte dei corpi, che mira alla costruzione o ricostruzione del corpo sociale e individuale. Il teatro, non più diviso tra attore e spettatore, tra scena e platea, viene inteso come coro: si occupa dell'espressione, della formazione e dell'interazione di persone, gruppi e comunità, attraverso attività performative che includono i diversi generi teatrali, il gioco, la festa, il rito, lo sport, il ballo, l'animazione, gli eventi e le manifestazioni culturali. Il Teatro Sociale
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Si distingue dal teatro d'arte, commerciale o d'avanguardia, perché non ha come finalità primaria il prodotto estetico, bensì la relazione, la socialità, la partecipazione. La più diffusa tecnica del teatro sociale è quella dell'oppresso, inventata da Augusto Boal. Come esempio di convergenza tra tradizione e modernità si può citare il Teatro Utile dell’ “Imako Teatri”, sorto in Costa d'Avorio alla fine del Novecento. Il suo lavoro si può riassumere nel motto: temi nuovi in contesti tradizionali. Il Teatro Sociale
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Il Nuovo Teatro o Teatro dell'Assurdo è un particolare genere teatrale sviluppatosi tra gli anni '40 e 60' del secolo scorso in America e in Europa. In particolare, le prime rappresentazioni si sono avute nei teatrini della Rive Gauche Parigina grazie a due drammaturghi immigrati in Francia: l'irlandese Samuel Beckett e il rumeno Eugène Ionesco. Questo movimento artistico rappresenta la vita come esistenza assurda, in cui tutto appare come determinante e fondamentale, pur essendo futile e senza importanza. Teatro dell‘Assurdo
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Il termine è stato coniato dal critico Martin Esslin, in riferimento a tre testi rappresentati all'inizio degli anni '50: La cantatrice calva (1950) di Ionesco, La grande e la piccola manovra (1950) di Adamov, Aspettando Godot (1952) di Beckett. Verso l'inizio degli anni '50 alcuni drammaturghi abbandonano ogni logica per poter descrivere la nuova sensazione che si stava rapidamente diffondendo tra gli animi: il teatro cessa di seguire le regole convenzionali e diventa "assurdo". Il Teatro dell'assurdo scaturisce da una analisi della realtà che mette in evidenza l'incomunicabilità, il soffocamento della personalità, la falsità dei rapporti. Teatro dell‘Assurdo
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Il teatro narrazione esplode negli anni Novanta, sebbene i due decenni precedenti (gli anni ottanta e settanta, questi ultimi in particolare nelle figure di Dario Fo e Giuliano Scabia) rappresentino un importante periodo di incubazione e preparazione. Il narratore, nell’arco dell’ultimo trentennio, viene infatti riscoperto, rimosso e poi riscoperto nuovamente. Il "teatro di narrazione" ha sedimentato la nozione che l’atto di narrare costituisce comunque una forma autosufficiente di teatro, aprendo così la strada a una molteplicità di tentativi e di percorsi, spesso originali e affatto indipendenti. Teatro di Narrazione
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Lo studio del "teatro narrazione" richiede un approccio metodologico che compenetri il carattere assolutamente pervasivo e diffuso della narrazione, con l’identità storica delle sue manifestazioni teatrali. Non c’è cultura che non si fondi su un patrimonio condiviso di racconti. La narrazione, infatti, riguarda la trasmissione delle memorie culturali e i mezzi di comunicazione di massa; è al contempo arcaica e ben più attuale del postmoderno, che l’aveva archiviata un po’ troppo frettolosamente; si svolge nelle radure, sui letti dei bambini, nelle camerate, nei bagni scolastici, sul grande e sul piccolo schermo, ed è ancora lei, la narrazione, che connette in forma di storia le figurazioni interattive dei videogiochi. Teatro di Narrazione
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