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La fabbrica delle storie
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Bruner rappresenta un riferimento per ciò che attiene il ruolo del pensiero narrativo nella strutturazione della realtà.
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1. Gli impieghi del racconto (Bruner, capitolo primo)
La nostra frequentazione dei racconti comincia presto nella vita e continua senza sosta. Siamo così bravi a raccontare che questa facoltà sembra «naturale» quasi quanto il linguaggio. Addirittura modelliamo i nostri racconti, senza alcuno sforzo, per adattarli ai nostri scopi (a cominciare dalle piccole astuzie per gettare la colpa del latte versato sul fratellino minore), e quando gli altri fanno la stessa cosa ce ne accorgiamo.
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1. Gli impieghi del racconto (Bruner, capitolo primo) Il senso del racconto il senso della vita
(…) raramente ci chiediamo quale forma venga imposta alla realtà quando le diamo la veste di un racconto. Il racconto ha la capacità di modellare l’esperienza (raccontando attribuisco forma e senso alla quotidianità) «la finzione letteraria – amiamo dire – non si riefrisce ad alcunché nel mondo, ma fornisce soltanto il senso delle cose. Eppure, è proprio quel senso delle cose, spesso derivato dalla narrativa che rende in seguito possibile la referenza della vita reale».
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1. Gli impieghi del racconto (Bruner, capitolo primo) Cose utili che sappiamo sulla narrativa.
Il racconto è uno strumento non tanto per risolvere i problemi, quanto per trovarli. (…) un racconto comincia con qualche infrazione dell’ordine prevedibile delle cose. Qualcosa va storto, altrimenti «non c’è nulla da raccontare». L’azione del racconto descrive i tentativi di superare o di venire a patti con l’imprevista infrazione e con le sue conseguenze. E alla fine c’è un risultato, una soluzione di qualche tipo.
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I racconti sono sempre narrati a qualche prospettiva particolare.
1. Gli impieghi del racconto (Bruner, capitolo primo) Cose utili che sappiamo sulla narrativa. Sono necessari un narratore, un soggetto che racconta e un oggetto che è raccontato. I racconti sono sempre narrati a qualche prospettiva particolare. Narrare una storia equivale non tanto a invitare ad essere come essa è, bensì a vedere il mondo come si incarna nella storia. Col tempo la condivisione di storie comuni crea una comunità.
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1. Gli impieghi del racconto (Bruner, capitolo primo) Perché usiamo il racconto per descrivere la vita? Perché non immagini, o elenchi di date e di luoghi, o i nomi e le qualità dei nostri amici e nemici? Perché questa predilezione, apparentemente innata, per il racconto? Guardiamoci dalle risposte troppo facili! Anche l’etimologia ci avverte che narrare deriva sia dal latino narrare, sia da gnarus, che è «chi sa in un particolare modo» – il che ci fa pensare che il raccontare implichi sia un modo di conoscere, sia un modo di narrare, in una mescolanza inestricabile.
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2. La creazione narrativa del sé (Bruner, capitolo terzo) Funzione della narrazione
Con i racconti impariamo non solo a conoscere, ma soprattutto ad affrontare gli imprevisti. Il racconto rappresenta il modo per far fronte alla peripeteia ovvero la difficoltà. «Nel processo del parlare o dello scrivere, le esperienze si trasformano, filtrate attraverso il linguaggio, in eventi verbalizzati». ATTI PERFORMATIVI
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2. La creazione narrativa del sé (Bruner, capitolo terzo) Funzione della narrazione
Le nostre storie non solo raccontano, ma impongono a ciò che sperimentiamo una struttura e una realtà irresistibile; addirittura un atteggiamento filossofico.
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