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1 Il mercato del lavoro giovanile. Transizione scuola-lavoro Antonella Pirastu UIL Servizio Politiche del Lavoro 2 Dicembre 2010 Antonella Pirastu UIL.

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1 1 Il mercato del lavoro giovanile. Transizione scuola-lavoro Antonella Pirastu UIL Servizio Politiche del Lavoro 2 Dicembre 2010 Antonella Pirastu UIL Servizio Politiche del Lavoro 2 Dicembre 2010

2 2 IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA (dati statistici)

3 3 ANNO Tasso di occupazione per genere ed età 15-24 anni15-64 anni donneuominitotaledonneuominitotale 200719,529,624,746,670,758,7 200819,429,124,447,270,358,7 200917,026,121,746,468,657,5 NEL TRIENNIO 2007-2009, MENTRE IL TASSO DI OCCUPAZIONE COMPLESSIVO è CRESCIUTO FINO AL 2007, è DIMINUITO TRA IL 2008 E 2009 DI 1,2 PUNTI PERCENTUALE, IL TASSO DI OCCUPAZIONE GIOVANILE è DIMINUITO DI 2,7 PUNTI PERCENTUALI.

4 4 ANNI Tasso di disoccupazione per genere ed età 15-24 anni15-64 anni donneuominitotaledonneuominitotale 200723,318,220,37,94,96,1 200824,718,921,38,65,66,8 200928,723,325,49,36,97,9 ANNO 2008: 1,7 MILIONI DI PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE (DI CUI 399 MILA GIOVANI) ANNO 2009: 1,9 MILIONI DI PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE (DI CUI 450 MILA GIOVANI)

5 5 ANNI Tasso di inattività per genere ed età 15-24 anni15-64 anni donneuominitotaledonneuominitotale 200774,563,969,149,325,637,5 200874,364,169,148,425,637,0 200976,166,070,948,926,337,6 ANNO 2008: 14,4 MILIONI DI INATTIVI (DI CUI 4,1 MILIONI SONO GIOVANI E DI QUESTI 175 MILA SONO GIOVANI) ANNO 2009: 14,8 MILIONI DI INATTIVI (DI CUI 4,3 MILIONI SONO GIOVANI E DI QUESTI 181 MILA SONO SCORAGGIATI)

6 6 2010 Jan.Feb. Mar.Apr.MayJun.Jul.Aug.Sep. Tasso di occupazione 57,257,157,057,157,0 56,9 57,0 Tasso di disoccupazione 8,38,48,5 8,3 8,1 Tasso di disoccupazione giovanile 26,928,127,528,928,626,926,125,026,4 Tasso di inattività 37,637,737,637,537,737,837,938,137,9 Tassi di occupazione, disoccupazione e inattività (andamento Gennaio-Settembre 2010) A SETTEMBRE 26 GIOVANI OGNI 100, SONO IN CERCA DI UNA OCCUPAZIONE (A FRONTE DI UN DATO NAZIONALE DI 8 PERSONE OGNI 100)

7 7 Tasso di disoccupazione giovanile (periodo Gennaio- Settembre 2010)

8 8 EUROPEAN COMMISSION: “EMPLOYMENT IN EUROPE 2010”

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10 10 Se guardiamo l’andamento, fino ad oggi, del tasso di disoccupazione, notiamo che sono sempre di più i giovani in cerca di lavoro. Il trend dei primi 9 mesi del 2010 presenta, in alcuni mesi, un tasso che coinvolge fino a 29 giovani in cerca di lavoro su 100. La crisi: quali conseguenze per i giovani

11 11 Nei dati è presente un indicatore che, più del tasso di disoccupazione, deve far riflettere: il TASSO DI INATTIVITA, cioè la percentuale di popolazione che non lavora per diversi motivi (fuori dall’età lavorativa, in pensione, per scelte di vita, perché inabile, etc), tra i quali lo “SCORAGGIAMENTO”. Così di fronte ad un tasso di inattività nazionale del 37,6%, quello giovanile è del 70,9%: dato indubbiamente preoccupante. Perché un tasso di inattività così alto? Perché parte della popolazione in età attiva (cioè quella popolazione che potenzialmente può lavorare), è passata in quella inattiva. Ciò dovuto ad un diffuso scoraggiamento nella disperata ricerca di un lavoro, che ha coinvolto tutte le fasce di età, ma particolarmente i giovani.

12 12 Ma perché tra i giovani la non partecipazione al lavoro è così alta? Analizziamo, a tal fine, i motivi dello scoraggiamento tra i giovani. - per la scarsa esperienza - perché spesso, in mancanza di occasioni di lavoro (soprattutto nel Sud Italia), si preferisce continuare gli studi - per le insufficienti politiche di orientamento nei passaggi scuola-lavoro -per la scarsa efficienza dei sistema pubblici e privati di incontro tra domanda (da parte dei datori di lavoro) ed offerta di lavoro.

13 13 Tali carenze e disfunzioni del sistema, hanno prodotto: LA RIDUZIONE DELLA PROPENSIONE ALLA PARTECIPAZIONE AL MERCATO DEL LAVORO. EFFETTO SCORAGGIAMENTO CHE HA INCREMENTATO LA QUOTA DI GIOVANI “NEET” (Not in employment neither in educational or training): cioè coloro che né lavorano, né studiano. Recenti indagini ci informano che sono circa 1,6 milioni i NEET.

14 14 L’Italia soffre da anni il problema dell’invecchiamento demografico e della bassa natalità. Ciò ha ripercussioni sull’occupazione: uscita dal mercato del lavoro degli anziani non compensata da una corrispondente occupazione giovanile in entrata. In tale fotografia, tale gap è stato colmato dalla presenza della componente occupazionale straniera, la cui struttura demografica è più giovane di quella italiana. Sono principalmente le fasce di età più giovani, infatti, che vengono in Italia alla ricerca di un lavoro. LA PARTECIPAZIONE DEGLI IMMIGRATI NEL MERCATO DEL LAVORO

15 15 La proiezione della popolazione straniera al 2018, realizzata dall’Istituto italiano di statistica (ISTAT), ci informa che a fronte di un calo della popolazione italiana in età lavorativa di oltre 1,7 milioni di persone, la componente straniera in età attiva aumenterà di oltre 1,4 milioni. Da ciò ne deriva l’importanza di buone politiche di integrazione e di percorsi di regolarizzazione veloci.

16 16 E’ stata condotta dall’istituto di statistica italiano, una recente indagine sulle esperienze lavorative dei giovani di età compresa tra i 15 e 34 anni che, usciti dal percorso scolastico (compresa Università), entrano per la prima volta nel mondo del lavoro. la C.D. “TRANSIZIONE SCUOLA-LAVORO” INGRESSO DEI GIOVANI NEL MONDO DEL LAVORO (FONTE ISTAT – II TRIMESTRE 2009)

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18 18 L’ISTITUO HA RILEVATO CARATTERISTICHE E CRITICITA’ DI TALE PASSAGGIO: a) scarsi canali di informazione b) inefficiente sistema pubblico di intermediazione tra domanda ed offerta: da cui deriva che: - circa il 55% dei giovani trova lavoro attraverso canali informali (amici, parenti, etc) - solo ¼ dei giovani utilizza internet, domande al potenziale datore di lavoro ed inserzioni - meno del 5% dei giovani si serve dei Centri per l’Impiego e delle Agenzie private per il lavoro

19 19 c) Tempi di ingresso verso il lavoro troppo lunghi (il 29,4% dei giovani che escono da un ciclo di studi approda al 1° lavoro dopo un anno)

20 20 d) quanto più è basso il titolo di studio, tanto maggiore è la difficoltà a trovare una occupazione con il risultato ulteriore di basse qualifiche (il 67% dei giovani con al massimo la licenza media, trova un impiego come operaio, o in una attività comunque manuale) e)mancata corrispondenza tra titolo di studio conseguito e attività svolta (in tal caso la conseguenza è il sottoinquadramento e sottoutilizzo del capitale lavoro)

21 21 f) all’aumentare del titolo di studio, cresce il numero di giovani che sperimentano la prima occupazione con lavoro atipico (es: collaborazioni)

22 22 g) il lavoro svolto per esigenze economiche, coinvolge il 14% dei giovani che studiano, mentre arriva al 15,7% nel caso di giovani usciti dal sistema scolastico h) i programmi di STUDIO-LAVORO (stage e tirocini) svolti durante il percorso di studio coinvolgono il 18,5% dei giovani, mentre diminuiscono al 17,7% nel caso di uscita dal ciclo scolastico.

23 23 In Italia, quella del lavoro giovanile e, più precisamente quella di aumentare la partecipazione al lavoro dei giovani, è una delle priorità del prossimo futuro, in quanto: - cresce la quota di inattivi/scoraggiati - rischio di caduta nel sommerso (undeclared work) - utilizzo distorto e abuso di alcune tipologie contrattuali IL LAVORO GIOVANILE AL CENTRO DELLE POLITICHE ITALIANE

24 24 QUALI ISTITUTI E TIPOLOGIE CONTRATTUALI SONO UTILIZZATE IN ITALIA PER FAVORIRE IL PASSAGGIO SCUOLA-LAVORO? 1)STAGE O TIROCINIO FORMATIVO E DI ORIENTAMENTO 2) CONTRATTO DI APPRENDISTATO 3) CONTRATTO DI INSERIMENTO

25 25 1) STAGE O TIROCINIO FORMATIVO E DI ORIENTAMENTO - non si configura come un rapporto di lavoro - si tratta di un periodo di formazione sul campo che permette di avere una conoscenza diretta del mondo del lavoro e uno strumento per acquisire un’esperienza professionale pratica - prevede un rapporto triangolare: ente promotore (centro per l’impiego, università, cooperative sociali, organizzazioni sindacali, associazioni datoriali, enti bilaterali); azienda (pubblica e privata che a seconda della dimensione può avere uno o più tirocinanti) tirocinante (diplomato, laureato, studente di istituti professionali o corsi di formazione, disoccupato, inoccupato) - aver svolto uno stage durante o dopo il conseguimento del titolo, incrementa la possibilità di trovare lavoro - ogni anno in Italia vengono attivati 400 mila stage

26 26 CRITICITA’ DELLO STAGE - non essendo un rapporto di lavoro, non è retribuito, ma generalmente il soggetto che ospita il tirocinio può decidere di erogare un compenso quale rimborso spese (in Francia, a differenza, con il superamento dei 2 mesi di stage, il tirocinante viene retribuito con minimo 400 euro) - crescita di questo strumento che, però, spesso viene utilizzato dalle aziende come scorciatoia per sopperire alle necessità di manodopera flessibile e a basso costo. - allo stagista, in azienda, dovrà essere assegnato un “tutor” che ha la responsabilità di seguirlo ed assisterlo durante il suo percorso al fine di assicurare gli obiettivi formativi: ciò non sempre avviene.

27 27 SOLUZIONI PER SUPERARE L’ABUSO E L’USO DISTORTO DEGLI STAGE - Nel 2009, il Governo ha predisposto un Piano (Piano di azione per l’occupabilità dei giovani attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro) che attribuisce ai tirocini formativi un ruolo centrale per avvicinare le sedi della istruzione e della formazione al mercato del lavoro, riconoscendo a tale strumento la capacità di essere uno dei pochi canali di inserimento delle giovani generazioni nel lavoro. - - Inoltre, in Italia è recentemente intervenuta una Intesa tra il Governo, le Regioni e le Parti Sociali (27 ottobre 2010), con il comune intento di definire un quadro più razionale ed efficiente dei tirocini formativi e di orientamento al fine di valorizzarne le potenzialità in termini di occupabilità e prevenirne gli abusi e l’utilizzo distorto.

28 28 2) CONTRATTO DI APPRENDISTATO (D.LGS 276/2003 E LEGGE 183/2010) - È un contratto di lavoro subordinato - È il contratto a causa mista per eccellenza: coniuga lavoro e formazione - In Italia esistono 3 tipi di apprendistato: a) Apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione (15-18 anni) b) Apprendistato professionalizzante (18-29 anni) c) Apprendistato per l’acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione (18-29 anni) - È un contratto conveniente per l’azienda poiché avrà uno sgravio contributivo e corrisponderà all'apprendista una retribuzione in maniera inferiore (massimo 2 livelli al di sotto) rispetto a coloro che svolgono le medesime funzioni - È conveniente per l’apprendista che al termine del periodo formativo, vedrà il suo contratto convertirsi a tempo indeterminato.

29 29 - il contratto di apprendistato ha un forte utilizzo, ma spesso di preferisce assumere un giovane con altre tipologie contrattuali o con altri istituti (co.co.pro, tirocini formativi), in quanto meno vincolanti all’assunzione a tempo indeterminato e meno onerosi - È regolato da una molteplicità di fonti (legge nazionale e leggi regionali) che spesso creano problemi applicativi e di esportabilità territoriale delle competenze acquisite (in quanto ogni Regione ha propri piani formativi) SOLUZIONI PER RENDERE PIU’ EFFICACE L’APPRENDISTATO Sull’istituto è intervenuta l’Intesa “PER IL RILANCIO DELL’APPRENDISTATO” (27 ottobre 2010), che ha l’obiettivo di dare un nuovo impulso all’occupazione giovanile attraverso il corretto utilizzo di tale contratto.

30 30 3) CONTRATTO DI INSERIMENTO - È un contratto di lavoro subordinato - È il contratto a causa mista come l apprendistato, ma se ne differenzia per la durata (massimo 18 mesi) e per i destinatari (soggetti svantaggiati e presenti in aree) - Anche in questo caso il vantaggio per la azienda è uno sgravio contributivo ed una retribuzione inferiore per il lavoratore. - Questo contratto viene utilizzato soprattutto nel meridione, poiché prevede sgravi contributivi per quelle aziende che assumono in determinati territori dove vi è un forte gap tra tassi di occupazione femminile e maschile. - È uno strumento che incentiva soprattutto l aumento della occupazione femminile

31 31 IN ITALIA VIENE CONFERITA GRANDE IMPORTANZA ALLA FORMAZIONE. POSSIAMO DIRE CHE FINO AD OGGI SE NE E’ FORSE FATTA POCA E NON SEMPRE RISPONDENTE ALLE RICHIESTE DEL MERCATO. LA FORMAZIONE SIA COME STRUMENTO FONDAMENTALE PER L’INGRESSO NEL MERCATO DEL LAVORO, FORMAZIONE IMPORTANTE PER LE FASI DI TRANSIZIONE DA UN LAVORO ALL’ALTRO E FORMAZIONE COME STRUMENTO A SUPPORTO DEI LAVORATORI CHE USUFRUISCONO DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI. IL TUTTO E’ CONTENUTO NELLE “LINEE GUIDA PER LA FORMAZIONE 2010” SIGLATE DA GOVERNO, REGIONI E PARTI SOCIALI. IL PRESUPPOSTO DI QUESTE LINEE GUIDA E’ PARTIRE DAL REALE FABBISOGNO DEL TERRITORIO PER ORIENTARE LA FORMAZIONE AI FINI DI UN PIU’ EFFICACE INCONTRO TRA DOMANDA ED OFFERTA DI LAVORO.

32 32 IN CONCLUSIONE, PER AIUTARE I GIOVANI E’ NECESSARIO CHE: - VI SIA DIALOGO SOCIALE - CHE VI SIA L’INTENTO COMUNE DI ANDARE VERSO LA BUONA OCCUPAZIONE DEI GIOVANI - CHE LA BUONA FLESSIBITA’, SOPRATTUTTO IN INGRESSO, VERGA GOVERNATA IN MODO DA NON FARLA DEGENERARE IN PRECARIETA’


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