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L’intervento di rete. mamma Bimbo Assistente sociale scuola Compiti : Trasporto scolastico Conciliare tempi di cura e tempi di lavoro Assistente sociale.

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Presentazione sul tema: "L’intervento di rete. mamma Bimbo Assistente sociale scuola Compiti : Trasporto scolastico Conciliare tempi di cura e tempi di lavoro Assistente sociale."— Transcript della presentazione:

1 L’intervento di rete

2 mamma Bimbo Assistente sociale scuola Compiti : Trasporto scolastico Conciliare tempi di cura e tempi di lavoro Assistente sociale t0 tempo (Esemplificazione tratta dal questionario della prova intermedia)

3 Dalla lettura della rete all’azione: La guida relazionale Lavoro di rete è l’attività intenzionalmente rivolta a facilitare l’azione comune di un insieme di persone. L’attività volta a facilitare è indicata come guida relazionale La guida relazionale agisce attraverso l’uso della riformulazione applicata alle rete: l’operatore riformula agli interessati la percezione di difficoltà come un problema che li riguarda tutti, cioè un problema della rete. Coglie il desiderio di cambiamento e invita alla riflessione e alla proposta

4 Atteggiamento dell’operatore: accettazione e fiducia nei confronti dei componenti della rete, dei loro punti di vista, delle loro capacità. Non deve però lasciarsi trascinare dalla rete, saper guardare dall’esterno per valutarne la “congruenza” Come componente della rete l’operatore porta il proprio contributo e il proprio punto di vista, ma non può prevalere sugli altri, pena la delega “in toto” a lui di tutto il progetto di aiuto

5 Qual è il ruolo dell’esperto (assistente sociale)? Nel sociale non funziona il modello clinico terapeutico per cui a una diagnosi corrisponde una terapia Il benessere non dipende da standard predefiniti ma dalla percezione soggettiva delle persone e di quelle in interazione tra loro La dimensione intersoggettiva del benessere rende impossibile applicare la logica “diagnosi- trattamento” al lavoro sociale. L’esperto non può sapere in anticipo quale situazione di vita sarà percepita come positiva.

6 La sfida del lavoro di rete è che da due “capacità deficitarie”, quella dell’operatore e quella di chi chiede aiuto, possano scaturire azioni capaci di fronteggiare il problema. Punti di forza degli “utenti”: possiedono una conoscenza esperienziale della loro situazione e a partire da questa sono in grado di dare feedback all’esperto e migliorarlo nella sua capacità di prestare loro aiuto Punti di forza dell’esperto:saper leggere il problema come problema di rete e possedere un metodo per facilitare le relazioni dentro la rete stessa affinchè lo risolva.

7 fiducia reciproca Elemento fondamentale della relazione operatore- utente è la fiducia reciproca L’atteggiamento dell’esperto improntato alla fiducia nei confronti degli utenti accresce la probabilità che questi ultimi si sentano in grado di fare, ovvero accresce l’empowerment = convinzione interna ad un soggetto di potere, dovere, essere in grado di agire. Un atteggiamento direttivo dell’esperto che impartisce prescrizioni blocca il senso di empowerment degli interessati

8 Le fasi dell’intervento di rete: 1.Guidare la rete ad autopercepirsi ( es: riunione con i componenti della rete individuati dall’assistente sociale che sottolinea:”Siamo tutti interessati a…..”) 2.Effettuare assessment dell’azione: valutazione di chi è già a conoscenza delle difficoltà segnalate e che cosa si sta facendo per affrontarle, si delinea pertanto la rete esistente. Permette ai soggetti interessati di acquisire maggior consapevolezza di se stessi come rete.

9 3. Problem solving congiunto: Concepire ed esplicitare il problema come azione della rete Prima fase Definire il problema in maniera proattiva, cioè orientata all’azione(“Come possiamo fare, cosa dobbiamo modificare nelle nostre azioni per migliorarci ed aiutare quella persona?”

10 Seconda fase del problem solving congiunto. Utilizzare il brainstorming per individuare possibili percorsi di soluzione: a questa operazione partecipano tutti i componenti della rete. Tutti devono essere liberi di avanzare ipotesi di soluzione senza il rischio di essere giudicati. L’assistente sociale, in qualità di guida relazionale deve favorire la partecipazione dei presenti evitando che qualcuno domini la discussione. Può essere necessario effettuare riunioni a sottogruppi nel caso di reti numerose

11 3. Terza fase del problem solving congiunto Valutazione delle idee emerse nel brainstorming finalizzata a decidere il futuro corso d’azione. L’esperto dovrà verificare se la decisione è condivisa da tutta la rete, se distribuisce gli impegni metterà in gioco la rete o solo alcuni suoi componenti emarginando qualcuno ….

12 Allargare la rete ai professionisti del sistema formale La rete si può/deve allargare innanzitutto a soggetti informali per favorire lo sviluppo dell’autonomia della rete stessa. Mettere in campo, in prima battuta, risorse formali genera il rischio di innescare dinamiche di delega e dipendenza. Ciò non vale però in senso assoluto, talvolta può essere necessario in base alla gravità della situazione, alla necessità di proteggere qualcuno da gravi rischi, ecc.

13 La quarta fase del problem solving congiunto è di implementazione, monitoraggio, sostegno : l’assistente sociale dovrà assicurarsi che l’azione comune sia adeguatamente definita, che risultino chiari a tutti i propri compiti e monitorare la situazione per riorientarla e riportare ad essa eventuali difficoltà impreviste

14 Condivisione delle funzioni di guida: quando la rete funziona ha coscienza della propria esistenza e della sua efficacia e può leggere le difficoltà e offrire feedback utili all’esperto sulle azioni compiute Può inoltre essere necessario, nel percorso verso l’autonomia, trasferire la funzione di guida relazionale a uno dei componenti della rete o stabilire una stretta collaborazione con l’esperto per una guida congiunta.


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