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Tradizione e Anticlassicismo nel ‘600
Vladimir Riberto, Sarra Akrout Tradizione e Anticlassicismo nel ‘600
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Parte Introduttiva Il termine “barocco” viene usato per designare, criticamente e cronologicamente, una produzione letteraria e in generale artistica sviluppatasi in Italia e nel resto d’Europa nel corso del XVII secolo. Volendo delimitare questo periodo, si può dire che esso inizi dalla morte di Torquato Tasso, ovvero l’anno 1595, e che finisca con la fondazione dell’Accademia dell’Arcadia nel E’ stata scelta come anno di inizio questa data perché gran parte della produzione letteraria di quest’epoca può considerarsi un confronto a distanza proprio con le opere del Tasso. Novità, rifiuto delle regole e discostamento dagli antichi sono concetti chiave per descrivere quest’epoca. I letterati, gli artisti e gli scienziati studiano la realtà attraverso un nuovo approccio che non si basa più sulle conoscenze antiche, tradizione su cui fino ad allora essi si erano appoggiati; queste tradizioni vengono anzi messe in dubbio e verificate sperimentalmente.
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Contrasti letterari - I Moderni e gli Antichi
La questione inizia consapevolmente nei primi anni del XVII secolo, che si può considerare l'alba della modernità. I grandi avvenimenti che avevano iniziato la storia moderna, come la conquista del nuovo mondo, la stampa e la riforma religiosa distolsero i letterati dalla contemplazione del passato. L'entusiasmo per la modernità fece considerare come barbare e antirazionali le tradizioni del passato, e nella lotta fra antichi e moderni gli antichi finirono sempre per aver la peggio. Il rapporto che lega gli uomini del Seicento agli antichi è diverso rispetto a quello del precedente secolo. Infatti esso è più libero, più spregiudicato, perfino irriverente. I moderni sostengono infatti di poter superare i loro predecessori in quanto a cultura, gusto e qualità della vita. Questa è l’epoca in cui nasce l’idea di progresso: l’incongruenza tra le nuove scoperte in vari campi tecnici e scientifici e alcune delle tesi sostenute dagli antichi portò i moderni a mettere in discussione Autoritas come Aristotele e a non considerare più la Commedia dantesca come sintesi unitaria del sapere. L'Italia dunque del Seicento dà origine alla “querelle des anciens et des modernes". È noto che nel 1620, a Carpi, Alessandro Tassoni pubblicò, aumentata d'un decimo libro, l'edizione definitiva de' suoi Pensieri diversi. Questo decimo libro è intitolato Paragone degl'ingegni antichi e moderni, e primo il Tassoni vi discute minutamente la questione, mostrando la superiorità dei moderni nella politica, nelle scienze, nelle arti, nelle lettere, nella milizia, nell'agricoltura, nelle vesti, in ogni attività umana.
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Ritratto di Torquato Tasso
Contrasti letterari - Il nuovo modello: Tasso e i Classici trecenteschi Gran parte della produzione letteraria di quest’epoca può considerarsi un confronto a distanza con le opere del Tasso, come la Gerusalemme liberata e la favola pastorale Aminta. Tali opere costituirono per tutto il secolo un modello con il quale confrontarsi, o per emularlo, o per contestarlo e quindi contestare anche la visione del mondo espressa in quelle opere. Fino ad allora la lirica, dopo l’intervento di Pietro Bembo, si era modellata sul Canzoniere di Petrarca. Tuttavia, l’esperienza di Torquato Tasso affiancata da quella di Giovanni della Casa aveva avviato una modifica del modello di riferimento.Tuttavia, il completo abbandono della tradizione petrarchesca e il passaggio al modello tassiano si ebbero solo con il concettismo. Ritratto di Torquato Tasso
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Contrasti letterari - Letteratura barocca e Classicismo
Il Barocco fu caratterizzato da un atteggiamento antitetico a quello classico e derivato dalla profonda crisi religiosa e filosofica conseguente alla Controriforma. Accanto ad atteggiamenti anticlassicistici, vi furono anche adesioni e ritorni al gusto classico con tentativi di imitazione e restaurazione della poesia classica. La letteratura barocca rifiuta le rigide regole che nel Cinquecento erano state elaborate attraverso le discussioni di poetica e di retorica, e rifiuta la convenzione classicistica che ritiene che la bellezza coincida con una rappresentazione idealizzata della realtà in forme composte ed equilibrate. La bellezza nel Barocco coincide con l’ottenimento di effetti spettacolari e meravigliosi grazie all’impiego di un linguaggio intellettuale che esaspera le passioni; un linguaggio caratterizzato dall’ampia presenza di figure retoriche forti come metafore e antitesi al fine di suscitare la meraviglia nel lettore. Tale effetto viene ricercato attraverso un procedimento chiamato concettismo: consiste nel combinare immagini vere e verosimili, nel contaminare scandalosamente fonti sacre e profane, nell'accostare realtà distanti e dissimili per mettere in evidenza somiglianze e analogie impensate e stupefacenti, oltre che bizzarre, fino al limite della stravaganza o di un'irrealtà plausibile. Giambattista Marino definirà la luna “frittata del cielo”
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Contrasti letterari - Letteratura barocca e Classicismo
L’utilizzo di queste figure retoriche, oltre che suscitare meraviglia nel lettore, ha il secondo fine di rispecchiare l’ideologia dell’epoca: il letterato dell’età barocca era estremamente attratto dalle situazioni mutevoli e instabili che rispecchiavano pienamente gli eventi storici del secolo. Il Seicento fu caratterizzato dal cambiamento, dalla novità, dalla mancanza di un centro: dopo secoli di stabilità relativa, o comunque di trasformazioni lente, per la prima volta nella storia le vicende dell’uomo subivano un’accelerazione che rendeva i mutamenti difficili da comprendere e controllare. Del Poeta è il fin la meraviglia - Marino
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Contrasti letterari - Letteratura barocca e Classicismo: Marino e Chiabrera
Il contrasto tra la tradizione classica e la novità anticlassicista nel Seicento è reso evidente mettendo a confronto i testi di Gian Battista Marino e Gabriello Chiabrera, i due autori che meglio rappresentano le caratteristiche delle due parti divergenti. La poesia concettista si è identificata profondamente nell’opera del Marino, un importante poeta seicentesco. Pur non essendo stato il primo scrittore di stampo concettista, la sua scrittura presenta alcune caratteristiche che hanno reso le sue opere il principale punto di riferimento di questa corrente, detta successivamente anche marinista per questa ragione. Alcuni punti che vanno a suo vantaggio sono la forza d’urto della sua produzione, che comprende le Rime, la Lira, la Galeria, la Sampogna e soprattutto l’Adone, vera e propria “summa” del concettismo. Un’altra caratteristica utile è stata l’essere meno marinista dei marinisti, in quanto meno oltranzista e sperimentale di loro. Il savonese Gabriello Chiabrera è considerato dalla critica l’iniziatore della linea lirica del Classicismo. In realtà, anche Chiabrera insiste sui medesimi concetti di ricerca del nuovo e della meraviglia, di necessità dell’arditezza sperimentale. Egli però si esprime in un campo diverso di applicazione: non la retorica ( e quindi il concetto o l’argutezza ) ma la metrica: egli si affida quindi alla suggestione dei sensi, soprattutto quello dell’udito. Inoltre Chiabrera sceglie modelli letterari differenti: non Petrarca, ma la letteratura greca, ed esattamente Pindaro e Anacreonte. Alcune sue opere sono le “Canzoni”(1586) alla maniera pindarica, che piacquero molto grazie al loro tono magniloquente, e poi le “Canzonette”(1591), le “Maniere de’ versi toscani” e gli “Scherzi e canzonette morali” (1599), opere più vicine ad Anacreonte in cui il Chiabrera semplifica ulteriormente la canzone Petrarchesca. La sua opera sembra fatta per la musica, ragione per cui veniva spesso musicata.
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Contrasti letterari - Marino e Chiabrera: testi a confronto
Il candore bianco della pelle, unito al rosso delle labbra, costituisce fin dall’antichità uno dei canoni della bellezza femminile. Il pallore femminile ritorna come sinonimo di bellezza femminile nella lirica dantesca e petrarchesca. Nella canzone Donne ch’avete intelletto d’amore, si dice che Beatrice che “color di perle ha quasi, in forma quale conviene a donna aver, non for misura”. Nel Canzoniere così è descritta Laura: “Giovene donna sotto un verde lauro vidi più bianca e più fredda che neve non percossa dal sol molti e molt’anni”.
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Contrasti letterari - Marino e Chiabrera: testi a confronto
Riso di bella donna, Chiabrera, “Poesie, Scherzi e canzonette morali”, 40 Belle rose porporine, che tra spine sull’aurora non aprite; ma, ministre degli Amori, bei tesori di bei denti custodite. Dite, rose prezïose, amorose; dite, ond’è, che s’io m’affiso nel bel guardo vivo ardente, voi repente disciogliete un bel sorriso? è ciò forse per aita di mia vita, che non regge alle vostr’ire? O pur è perché voi siete tutte liete, me mirando in sul morire? La canzonetta si inserisce nel genere del complimento galante, rivolto in questo caso al sorriso della donna amata: esso è paragonato al sorriso metaforico della natura, colta nei suoi aspetti gradevoli e leggiadri, come lo scorrere di un ruscelletto e il lieve alito di un venticello. ed è considerato superiore a tutto. Il contenuto della canzonetta non propone alcunché di particolarmente originale; né Chiabrera si preoccupa di un approfondimento o anche solo di trarre una morale, come succede spesso nella lirica barocca. Il pregio del componimento sta Le metafore utilizzate non sono certo ardite: niente a che vedere con quelle che si possono riscontrare in Marino. I pregi del componimento sono la sua musicalità ed armonia, ed osserviamo il tema della donna amata e del suo sorriso posti al di sopra di tutto, come nel dolce Stilnovo.
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Contrasti letterari - Marino e Chiabrera: testi a confronto
Bella schiava, Marino, “Lira, sezione Amori”, XXIV Nera sì, ma se’ bella, o di Natura fra le belle d’Amor leggiadro mostro. Fosca è l’alba appo te, perde e s’oscura presso l’ebeno tuo l’avorio e l’ostro. Or quando, or dove il mondo antico o il nostro vide sì viva mai, sentì sì pura, o luce uscir di tenebroso inchiostro, o di spento carbon nascere arsura? Servo di chi m’è serva, ecco ch’avolto porto di bruno laccio il core intorno, che per candida man non fia mai sciolto. Là ’ve più ardi, o sol, sol per tuo scorno un sole è nato, un sol che nel bel volto porta la notte, et ha negli occhi il giorno. Marino sceglie un tema che la lirica barocca non aveva ancora trattato, cioè quello della bella donna di colore. Si tratta di un rovesciamento del canone della bellezza: la donna era tanto più bella quanto più era di pelle chiara, si pensi alla Laura di Petrarca. Marino sperimenta quindi una serie di argutezze che consistono per lo più nel rovesciamento delle metafore tradizionali e che si concentrano, com’è consuetudine, nel finale.
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Contrasti letterari - I nuovi generi letterari del Seicento
Romanzo (in prosa): Questo termine deriva dal francese antico “romanz”, a sua volta abbreviazione dell’espressione latina “romanice loqui” ( “parlare in lingua romanza” ). Può essere inteso come una sorta di “macrogenere” che assorbe tutti gli altri, libero dai vincoli degli altri generi letterari e quindi potenzialmente più libero di espressione. Melodramma: Melodramma è parola dotta, che deriva dall’unione di due parole greche: mélos ( canto ) e dràma ( rappresentazione scenica ). Sta quindi ad indicare un “dramma con accompagnamento strumentale”. Il melodramma è quindi l’unione di un testo letterario in versi ( detto “libretto” ) sul quale i musicisti costruiscono il loro testo musicale. Una caratteristica del libretto è la struttura metrica composta da strofe brevi e regolari, essendo comunque un’opera da esporre al pubblico. Un famoso librettista del Seicento è Rinuccini. E’ importante sottolineare che per la prima volta si incontrano due sfere artistiche diverse: quella della letteratura e quella della musica.
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Contrasti letterari - I nuovi generi letterari del Seicento
Prosa divulgativa: Numerosi saranno i discepoli di Galileo che riceveranno da lui non solo la metodologia scientifica, ma anche lo strumento espressivo di un nuovo tipo di prosa. Efficienza e concretezza saranno i segni distintivi della prosa divulgativa di Galileo e dei suoi discepoli. In un'epoca in cui non esistevano mass media e in cui relativamente pochi sapevano leggere e scrivere Galileo cercò, con i mezzi che aveva, di portare la scienza al di fuori degli ambienti degli specialisti. Riconoscendo che le sue scoperte avevano una portata universale, il grande scienziato voleva trovare sostegno alle proprie idee riguardo al ruolo della scienza e ai suoi campi d'azione e, dunque, alle proprie teorie scientifiche. Per raggiungere i suoi scopi, egli scrisse e scrisse in volgare in modo che ciò in cui credeva, fissato in una forma non effimera, potesse circolare, attraverso la lettura diretta e privata e la lettura pubblica. E proprio perché le sue idee dovevano giungere a chi poteva avere difficoltà a capirle, adottò espedienti letterari e tecniche espressive efficaci e allettanti, tanto da elaborare un vero e proprio genere di divulgazione scientifica, così come fa oggi anche con altri mezzi e canali, chi vuole informare, convincere, indirizzare... E Galileo si rivelò scrittore sapiente ed originale, tanto da assimilare, all'occorrenza, figure e tecniche tipiche del gusto barocco, senza tuttavia farsene condizionare.
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Contrasti letterari - I nuovi generi letterari del Seicento
Prosa divulgativa: Numerosi saranno i discepoli di Galileo che riceveranno da lui non solo la metodologia scientifica, ma anche lo strumento espressivo di un nuovo tipo di prosa. Efficienza e concretezza saranno i segni distintivi della prosa divulgativa di Galileo e dei suoi discepoli. In un'epoca in cui non esistevano mass media e in cui relativamente pochi sapevano leggere e scrivere Galileo cercò, con i mezzi che aveva, di portare la scienza al di fuori degli ambienti degli specialisti. Riconoscendo che le sue scoperte avevano una portata universale, il grande scienziato voleva trovare sostegno alle proprie idee riguardo al ruolo della scienza e ai suoi campi d'azione e, dunque, alle proprie teorie scientifiche. Per raggiungere i suoi scopi, egli scrisse e scrisse in volgare in modo che ciò in cui credeva, fissato in una forma non effimera, potesse circolare, attraverso la lettura diretta e privata e la lettura pubblica. E proprio perché le sue idee dovevano giungere a chi poteva avere difficoltà a capirle, adottò espedienti letterari e tecniche espressive efficaci e allettanti, tanto da elaborare un vero e proprio genere di divulgazione scientifica, così come fa oggi anche con altri mezzi e canali, chi vuole informare, convincere, indirizzare... E Galileo si rivelò scrittore sapiente ed originale, tanto da assimilare, all'occorrenza, figure e tecniche tipiche del gusto barocco, senza tuttavia farsene condizionare.
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Contrasti letterari - La novità della Novella
La novella seicentesca risentì degli influssi sia del Decameron di Boccaccio sia della novellistica spagnola contemporanea. La sua storia può essere letta come una progressiva dissoluzione, conclusasi poi con l’abbandono definitivo del modello boccacciano, senza però presentare novità sostanziali. La novella seicentesca perde d’identità, e spesso finisce per trasformarsi in qualcosa d’altro, come ad esempio aneddoti, lettere ecc… Dal punto di vista tematico, in linea col Barocco, anche la novella assume aspetti di stravaganza e colpo di scena, il tutto calato in uno stile quasi sempre ad alta densità retorica. Giambattista Basile scrisse una delle opere migliori del Seicento italiano, scritta però in napoletano: vale a dire “Lo cunto de li cunti” ( ovvero: Il racconto dei racconti ), noto anche come Pentamerone ( ). Il titolo ( Pentamerone ) e la struttura dell’opera ( quarantanove novelle raccolte all’interno di una cornice ) rinviano esplicitamente al Decameron di Boccaccio, ma la scelta di utilizzare il dialetto napoletano al posto di un qualsiasi volgare non fiorentino e l’utilizzo della fiaba come forma narrativa segnano una notevole distanza rispetto al modello boccacciano.
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Contrasti letterari - L’evoluzione del Poema epico
Sul finire del XVI secolo, la Gerusalemme liberata ( 1581 ) di Torquato Tasso aveva rinnovato profondamente il modello epico, consegnando al Seicento le caratteristiche fondamentali del genere: narrazione in versi, e precisamente in ottave di endecasillabi; argomento fondato sul verosimile ( e quindi con un soggetto storico ); apertura a elementi fantastici e al “meraviglioso” cristiano; unità d’azione; argomento eroico e stile elevato. L’epica del Seicento si dirige quindi verso due strade: da una parte è un’imitazione della Gerusalemme liberata, mentre dall’altra, seguendo la voglia di rinnovamento del periodo, come un tentativo di variazione, ma sempre partendo dal modello tassiano. Questo genere, che in prima battuta è sembrato essere destinato alla ripetizione di sé stesso, è invece stato rinnovato grazie all’Adone di Giovan Battista Marino. In esso il poeta attua il rifiuto delle regole in linea alla tendenza tipica del Seicento. Questo avviene mantenendo la tipica impalcatura formale di una serie di canti suddivisi in ottave, ma apporta delle profonde innovazioni: l’argomento non è più storico ma mitologico, come gli amori tra Venere e Adone e successivamente la morte di quest’ultimo; Se in Tasso gli amori sono subordinati alle armi, in Marino il poema non è di guerra ma d’amore, un amore sensuale lontanissimo dagli amori sottoposti a ragione cantati dal Tasso; Le strutture narrative vengono scardinate e messe al servizio di digressioni, descrizioni e narrazioni secondarie. Poema eroicomico: Poco prima della pubblicazione dell’Adone, a Parigi era uscita un’opera che faceva la parodia dell’epica: “La secchia rapita” di Alessandro Tassoni. In quest’opera si narra delle lotte sorte tra modenesi e bolognesi nel 1325 per il possesso di “una vil secchia di legno”. L’intelaiatura epica tradizionale nell’era di Tassoni viene abilmente degradata ad una narrazione di una vicenda di infimo livello. Nasce così un nuovo genere di poesia, il poema eroicomico.
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Contrasti letterari - I cambiamenti nella Trattatistica
Il trattato è un’opera che intende esaminare, in modo se non scientifico almeno metodico, una materia o una disciplina. Sia dal punto di vista formale sia dal punto di vista contenutistico, la trattatistica del Seicento sperimentò una progressiva frantumazione dell’unità del sapere che aveva caratterizzato il Cinquecento. Accanto alle classiche forme di trattatistica ( il dialogo, la lettera, il discorso e il trattato vero e proprio ) se ne sperimentarono di nuove, come i “Pensieri diversi” apparentemente disorganici di Alessandro Tassoni e i resoconti giornalistici come i “Rugguagli di Parnaso” di Traiano Boccalini. Dal punto di vista degli argomenti, la frantumazione e la specializzazione erano ancora più evidenti. Si moltiplicarono così trattati sempre più settoriali e specifici, come ad esempio sulla letteratura ( sull’argutezza, sulla metrica, sulla tragedia ecc… ), ma anche sulla lingua, sulla scienza e così via. Il Seicento fu caratterizzato dall’imponente fioritura di opere di critica letteraria e di teoria della letteratura. La teoria letteraria si trovò non più a fianco della poesia, ma in posizione più arretrata: i poeti erano più avanti dei critici, i quali dovevano inseguire e rendere ragione di ciò che era stato fatto. Nel Seicento vengono spesso e volentieri immaginati stati “utopici”, ideali, in cui le disarmonie e gli squilibri della vita reale si ricompongono in maniera armonica. Il capolavoro della letteratura utopica risale ai primi anni del Seicento: “La Città del Sole” di Tommaso Campanella.
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Contrasti scientifici - La rivoluzione scientifica
Nel Seicento, la “nuova cultura” che si affermò fu quella scientifica e il grande sviluppo della scienza fu preparato da una temperie filosofica e culturale favorevole alla novità. Questo fu uno dei caratteri del Barocco: di conseguenza, in quest’epoca venne messo in discussione il rapporto tra antichi e moderni: gli antichi non erano più visti come modelli da imitare e da emulare, ma come degli “avversari” con cui competere e, in un certo senso, da superare. Non a caso, la cosiddetta “querelle de anciennes et des modernes” ( “disputa tra antichi e moderni” ) che si sviluppò in Francia alla fine del secolo, in realtà ebbe origine in Italia all’inizio del Seicento. Essa nacque sul territorio letterario, ma si spostò ben presto su quello filosofico e scientifico; e in quest’ultimo ambito fu favorita anche dal grande sviluppo della tecnica e dal conseguente grande numero di nuove invenzioni e scoperte.
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Contrasti scientifici - Teoria copernicana e teoria tolemaica
La teoria eliocentrica fu elaborata dall’astronomo polacco Niccolò Copernico, e viene esposta per la prima volta nel De revolutionibus orbium celestium ( “Delle rivoluzioni dei mondi celesti” ). Nella teoria copernicana viene affermato un concetto rivoluzionario, ovvero il fatto che al centro dell’universo si trovi il sole; la terra non è altro che un satellite del sole che compie un’orbita ellittica intorno ad esso. La teoria di Copernico era rivoluzionaria poiché metteva in crisi il tradizionale sistema aristotelico-tolemaico, secondo il quale la Terra era immobile al centro dell’universo, con il Sole, la Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno che ruotavano attorno ad essa in orbite circolari via via maggiori. Le sfere dei pianeti erano circondate dal cielo delle stelle fisse (un cielo per ogni pianeta), che ruotava grazie all'impulso del Primo Mobile (il nono cielo, velocissimo e privo di stelle). Il movimento del nono cielo era diretta espressione dell’azione di Dio. In generale, la nuova teoria scardinava l’intero sistema mentale e culturale di allora, basato sull’idea che l’uomo e la terra fossero al centro dell’universo.
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Contrasti scientifici - Il metodo galileiano
Galileo Galilei era perfettamente inserito nella cultura del suo tempo, caratteristica di continui contrasti, in cui lui più fra tutti spiccò grazie al suo metodo scientifico. Più che le sue scoperte scientifiche, era il suo metodo a mettere in crisi tutto un sistema di valori. Nei suoi libri riscopriamo una serie di atteggiamenti metodologici che costituiranno la base dell’indagine scientifica nei secoli seguenti, fino ad oggi. Bacone e Galileo giunsero ad una formulazione chiara del procedimento induttivo compiendo esperimenti e derivandone conclusioni generali, da verificare in ulteriori esperimenti: essi divennero sostenitori di questo nuovo metodo d’indagine scientifica, attaccando coraggiosamente le scuole di pensiero tradizionali fondate sul metodo deduttivo aristotelico. Il progresso scientifico sta nel fatto che i moderni si rendono conto che molte affermazioni aristoteliche sono palesemente infondate. Di conseguenza, Aristotele non poteva più essere considerato un’autorità assoluta; il suo metodo non ha basi fondate. Viene messo in discussione tutto il sapere antico e viene dato spazio invece alla sperimentazione con conseguenti verifiche.
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Contrasti scientifici - Chiarimenti sulla controversia tra Galileo, la Chiesa e la teoria copernicana La questione dei rapporti tra scienza e fede si pose non prima dei secoli XVI-XVII, cioè a partire dalla Rivoluzione Scientifica, perché la scienza precedente non era entrata in significativo contrasto con la fede cristiana. Le difficoltà sorsero quando ricerche scientifiche svolte con nuovi metodi e nuovi strumenti produssero risultati almeno apparentemente inconciliabili con il testo sacro, in quanto ciò sembrò costituire una minaccia alla verità della Bibbia. In questo modo veniva infatti messa in discussione l’inerranza (cioè l’impossibilità di sbagliare) della Scrittura, che secondo la teologia cristiana è una conseguenza dell’ispirazione divina della stessa: se la Bibbia è Parola di Dio, essa non può errare, perché Dio non inganna gli uomini. Il problema della verità della Scrittura ha radici molto antiche: già nei primi secoli ci si rese conto delle contraddizioni interne al testo biblico stesso, quali: I due racconti della creazione nella Genesi (1,1-2,4a e 2,4b-3,24). I due testi del Decalogo, molto simili ma non identici (Esodo 20 e Deuteronomio 5). La differente durata dell’attività pubblica di Gesù: per i Sinottici circa un anno, per Giovanni dai due ai tre anni. L’ambientazione del Discorso Evangelico: la montagna in Matteo 5,1, la pianura in Luca 6,17.
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Contrasti scientifici - Chiarimenti sulla controversia tra Galileo, la Chiesa e la teoria copernicana l’eliocentrismo copernicano comportava conseguenze potenzialmente gravi, in quanto sembrava essere in contrasto con alcune asserzioni della Scrittura. In passi del Qoelet (1,4-5), di Giosuè (10,12-13), dei Salmi (93,1; 104, ) si affermava, o si dava per scontato, che fosse il Sole a ruotare intorno alla Terra, e non viceversa; il sostenere l’ipotesi opposta poteva costituire una minaccia all’inerranza della Bibbia. Gli eventi decisivi, quelli che conferirono alle prese di posizione di Galileo particolare rilievo e risonanza, si verificarono tra il 1609 ed il 1610, quando egli costruì il cannocchiale e, puntandolo verso il cielo, poté realizzare una serie di osservazioni che confermarono ai suoi occhi il sistema copernicano. Nel 1610 pubblicò il Sidereus Nuncius. La fama garantitagli da quest’opera gli procurò il sospetto degli aristotelici e di certi ambienti ecclesiastici. In essa egli dava notizia delle scoperte effettuate grazie al cannocchiale, ed in particolare dell’esistenza: di molte altre stelle oltre alle stelle fisse; di irregolarità sulla superficie lunare; di quattro satelliti di Giove – denominati “Pianeti Medicei” –, mai prima sospettati perché essi risultavano invisibili ad occhio nudo. Inoltre nel 1611, nel periodo del suo trasferimento a Firenze, Galileo osservò: le fasi di illuminazione di Venere, che provavano che quel pianeta ruota intorno al Sole e non alla Terra; le macchie solari, che, in quanto indice di irregolarità della superficie del Sole, confermavano l’ipotesi che i corpi celesti non siano formati da materia incorruttibile.
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Contrasti scientifici - Chiarimenti sulla controversia tra Galileo, la Chiesa e la teoria copernicana Tali osservazioni costituivano una confutazione del sistema aristotelico-tolemaico, in quanto: un maggior numero di stelle comportava un universo più grande di quanto si fosse in precedenza immaginato; le irregolarità della superficie lunare mostravano che la Luna non ha una natura diversa dalla Terra, in contraddizione con la teoria aristotelica del “quinto elemento”, l’etere (poi detto anche “quintessenza”), che avrebbe costituito il mondo celeste a partire dalla sfera della Luna; i quattro Pianeti Medicei ruotanti intorno a Giove dimostravano che non tutti i movimenti degli astri hanno come centro la Terra.
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