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PubblicatoGennara Venturi Modificato 8 anni fa
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Luca 10, 25-37 15 Domenica Tempo Ordinario –C- Musica: Bach. Adagio, Concerto Violino e Orchestra. Il Centro è amare Troppe volte poniamo il centro nella religiosità nel comprendere, nel credere le verità. Non è così. Il centro non è il cervello, ma il cuore. Il centro non è la teoria, ma il comportamento. Il centro non è l’erudizione, ma la com-passione. Dio non è un enigma di nature e persone, di processioni e trascendenze. Dio è Abbà, cioè, Dio è amore. E l’amore non è comprendere, È sentire, commuoversi, avvicinarsi, dare la mano, essere persona positiva, accettare… José Enrique Ruiz de Galarreta.
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In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Gesù lo rimanda alla Scrittura. Indicandogli dove deve cercare la risposta.
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Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai». Gesù vuole farlo passare dalla teoria alla pratica. La teoria non serve a nulla se l’amore a Dio e agli altri non influisce nel modo di agire. Gesù dice a lui e a noi: vivi e ama e metterai in pratica il precetto.
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Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?» Il dottore della legge attende e desidera una definizione di prossimo che corrisponda con il suo modo di agire. Gesù, come fa spesso, non risponde a ciò che chiede, ma a ciò che avrebbe dovuto chiedere. Di chi sono prossimo? Chi sta aspettando il mio aiuto? Chi vede in me il prossimo? Ciò che importa non è chi è il mio prossimo, ma se sono capace di farmi prossimo, di farmi vicino a chi ha bisogno.
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La parabola, esclusiva di Luca, è perfettamente ambientata. La strada che scendeva da Gerusalemme a Gerico era molto insicura, piena di ladri, di briganti che derubavano e persino uccidevano i viandanti. Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico....
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... e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Il sacerdote e il levita, fanno parte del ambito ufficiale e rispettato del culto, osservano la legge, ma non praticano la misericordia. Lo stare nel Tempio e presuntamente nelle cose di Dio non li aiuta ad avvicinarsi a chi ha bisogno del loro aiuto. Non guardano il ferito, si allontanano da lui, per loro non è che un ostacolo da evitare. In questa, come in altre occasioni, Gesù denuncia la poca coerenza nella vita di coloro che sono “ufficialmente i buoni”. Da che, e da chi passo oltre nella vita? Davanti a chi giro al largo? Ci sono situazioni, persone che non voglio vedere? “Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti” Tito 1,16
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Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno. Il samaritano, una autentica provocazione. Nessun giudeo l’avrebbe considerato suo prossimo. È straniero, eretico, disprezzato, scismatico. Appartiene a un popolo con una storia torbida. Anche se non conosce la legge come il sacerdote e il levita, per prima cosa si ferma e si avvicina. Realizza con sollecitudine molti gesti concreti verso il bisognoso, lo guarda, si avvicina, si commuove, prende l’iniziativa nell’incontro, si lascia interpellare dal bisogno dell’altro, lo cura. Fa tutto mosso da un cuore toccato dalla compassione. Per Gesù è il modello di come farsi prossimo.
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Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù ci chiede se il nostro cuore è compasssionevole, se vedendo un fratello nel bisogno “si commuovono le nostre viscere” e agiamo di conseguenza. Gesù mette la compassione prima di qualsiasi esigenza rituale o legale. L’ amore al prossimo, inseparabile dall’amore di Dio e sintesi di tutta la vita cristiana, si realizza nella pratica servendolo nelle persone bisognose che troviamo lungo la strada della vita, È l’esperienza personale di Gesù, il Buon Samaritano per antonomasia, che spesso ha ricordato: “Misericordia voglio e non sacrifici” (Mt 9,13;12,7)
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Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così». Il dubbio di chi è il mio prossimo, per chi sono io prossimo si risolve quando “vado e faccio anch’io così”. Quando non passo oltre davanti ai problemi sociali: la disoccupazione, gli sfratti, le molestie, lo sfruttamento, la violenza, l’insolidarietà... Il prossimo non appare nel momento e nell’ora che ho programmato. Si presenta all’improvviso, facendomi accorciare le distanze, sopprimere barriere, cambiare i miei piani, modificare il mio itinerario, quando mi stanno aspettando un mucchio di cose e di impegni “importanti”. Gesù mi invita a improvvisare davanti alle sorprese di ogni giorno. Come fa Lui.
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PER FARSI PROSSIMO Due occhi per guardare e vedere cuori, caduti e bordi di strada così pieni di vita e chiamate che fermano i nostri affari nonostante la loro urgenza. Due orecchi, anche, per ascoltare le grida e i sussurri dello Spirito e di tutti quelli che sono stati messi a tacere della storia che gridano con forza mezzi morti sul ciglio della strada. Per odorare, un solo naso con due finestre sempre aperte che testimoniano la presenza di un avvenimento reale benché si voglia negare la sua evidenza. Labbra per baciare, gola per parlare, bocca per masticare e assaporare, e quel volto che ci ricorda quanto è buona la soavità. Un cuore che, a volte, fa male a forza di donarsi e palpitare cercando di rompere la solitudine e creare uguaglianza e fraternità. E tutto il corpo per sfiorarsi di più. Anche una cavalcatura per viaggiare, un po’ di denaro e molta pace; olio, acqua e vino nello zaino per ogni eventualità e per sicurezza e per condividere in caso di bisogno. Buone relazioni in ogni luogo anche se uno è un samaritano e straniero; aver fiducia nei locandieri mostrandosi persona di fiducia e generosa nel esercitare la solidarietà. E anche se dicono che sei un eroe e sei di esempio o fanno della tua storia una bella narrazione, tu, rimani in silenzio e in pace e continua con i tuoi affari e la tua strada facendoti, ogni giorno, sempre più prossimo. Florentino Ulibarri
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Seguirti oggi è farsi solidali con i poveri, sporcarsi le mani lavorando con loro e scommettere sulla loro dignità. Essere uno di loro. Seguire Te, è averti scoperto nei volti bisognosi, in quanti piangono per la paura. È farsi solidali con il loro destino incerto. Juanjo Elezkano
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