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OECD Skills Strategy Italia

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Presentazione sul tema: "OECD Skills Strategy Italia"— Transcript della presentazione:

1 OECD Skills Strategy Italia
Stefano Scarpetta, Direttore per l'occupazione, il lavoro, e gli affari sociali OCSE 20 Luglio 2016, Roma Oggi sono qui per inaugurare un programma tanto ambizioso quanto rilevante per l’Italia, la National Skills Strategy. È un programma ambizioso perché mira a coinvolgere un’ampia platea di attori con l’obiettivo di identificare le sfide fondamentali del paese sul tema delle competenze. Ma è anche un programma estremamente rilevante alla luce della delicata congiuntura economica che stiamo attraversando

2 PIL e produttività ristagnano
Questo ha chiaramente avuto ricadute sull’andamento del PIL che, in particolare dall’avvento della crisi, ha abbandonato la traiettoria di crescita degli altri paesi OCSE, per imboccarne una di rapido declino La dinamica evolutiva della produttività mostra chiaramente che in Italia i problemi sono di natura strutturale e che la crisi ha solamente evidenziato la loro presenza Individuare questi fattori e lavorare per eliminarli è fondamentale se vogliamo mantenere il benessere del paese. Fonte: OECD Stats

3 Il lavoro nel futuro Stime sulle opportunità di lavoro in Italia per livello di istruzione, D’altra parte, se vogliamo che la produttività del paese torni a crescere, dobbiamo avviare una riflessione profonda su quali competenze vorremmo che i cittadini acquisiscano, in un’epoca in cui, in Italia, come negli altri paesi, il progresso tecnologico, unito al fenomeno della globalizzazione, modifica la struttura del lavoro, automatizza delle mansioni e quindi condiziona fortemente le competenze che sono richieste dal mercato. CEDEFOP, per esempio, prevede che tra il 2013 e il 2025, la maggior parte dei nuovi posti di lavoro verranno creati in occupazioni che richiedono un’educazione terziaria, sia professionale sia generale. Nota: Con il concetto di domanda di ricambio (replacement demand) il CEDEFOP fa riferimento ai posti di lavoro che si creano perché dei lavoratori lasciano la propria occupazione (perché vanno in pensione o emigrano, per esempio). La domanda di espansione (expansion demand) invece fa riferimento alla creazione netta di posti di lavoro. Fonte: CEDEFOP, Job opportunities: Skills forecast, Livello di istruzione Basso = Elementare e secondaria inferiore Medio = Secondaria superiore e post-secondaria non terziaria (ISCED 3-4) Alto = Terziaria (ISCED 5-6)

4 Il futuro dei giovani italiani
Troppi giovani Italiani non studiano, non si formano e non lavorano (NEET, ) E mentre queste sono le stime per il futuro, oggi in Italia, ci troviamo ad osservare il preoccupante fenomeno dei NEET. La proporzione di giovani che non studia, non lavoro e non si forma in Italia, al 26% nel 2015, è una delle più alte nell’area OCSE, preceduta nel 2015 solo da Turchia. Queste persone non sono hanno un’alta probabilità di rimanere al margine del sistema produttivo nella loro vita, ma rischiano anche un progressivo isolamento sociale. È infatti importante ricordare che le competenze dei cittadini non sono solo uno strumento per promuovere la crescita economica, ma possono anche contribuire a rafforzare la coesione sociale Fonte: Rielaborazione OCSE basate sulle Labour Force Surveys nazionali e l’Education Database dell’OCSE per Australia, Israele, Corea e Nuova Zelanda

5 Cosa intendiamo per competenze?
Competenze cognitive Competenze tecniche Competenze attitudinali Ma cosa intendiamo per competenze in questo contesto? il termine competenze assume un’accezione larga che include la conoscenza generale, i tratti comportamentali e le capacità professionali che possono essere sviluppati e potenziati nel corso della vita di una persona e le permettono di svolgere in modo efficiente e gratificante qualsiasi attività.

6 La Skills Strategy dell’OCSE si basa su 4 “pilastri”
Come sviluppare, attivare ed utilizzare al meglio il capitale umano in Italia? La Skills Strategy dell’OCSE si basa su 4 “pilastri” Generare le competenze rilevanti Attivare l’offerta di competenze Usare le competenze in maniera efficace Prosperità economica Coesione sociale Rafforzare il sistema delle competenze Cosa può fare allora un governo per valorizzare le competenze dei suoi cittadini? Deve adottare un approccio strategico e: puntare a sviluppare a pieno le sue competenze Mirare ad attivare a pieno le competenze, incoraggiando la partecipazione di tutte le persone nel mercato del lavoro, e l’accesso all’impiego a chi si ritrova disoccupato puntare a favorire un uso efficiente delle competenze sul posto di lavoro Coordinare queste azioni La Skills Strategy è uno strumento sviluppato dall’OCSE al fine di aiutare i paesi membri ad adottare questo approccio strategico e valutare la loro performance in questi ambiti così interconnessi tra di loro. Per questo motivo è fondata su 4 pilastri (o aree di azione): Il primo pilastro riguarda lo sviluppo delle competenze, da quelle dei bambini a quelle dei lavoratori adulti Il secondo pilastro guarda ai meccanismi di attivazione delle competenze nel mercato del lavoro Il terzo pilastro ha a che fare con l’uso efficiente delle competenze nell’economia e nella società. Infine, il punto chiave di questo progetto è nel quarto pilastro, che definisce la governance del sistema skills. La Skills Strategy dell’OCSE punta a promuovere il coordinamento tra le politiche volte ad aumentare lo stock di capitale umano, quelle mirate ad allargare la partecipazione al mercato del lavoro, e quelle che intendono incrementare la produttività del lavoro. Il Workshop di domani darà inizio ad una fase diagnostica che servirà a definire, in una serie di tre incontri, le sfide principali dell’Italia sul tema delle competenze, all’interno della cornice dei 4 pilastri della Skill Strategy. Alla fase diagnostica seguirà quella esecutiva, che avrà l’obiettivo di identificare le azioni concrete da mettere in atto per rispondere a queste sfide.

7 Rafforzare il sistema delle competenze
Le recenti riforme: un inizio promettente per una Skills Strategy La Buona Scuola (2015) Il Jobs Act (2014) Generare le competenze rilevanti Attivare l’offerta di competenze Usare le competenze in maniera efficace Rafforzare il sistema delle competenze La riforma della Pubblica Amministrazione (2014) Misure per incentivare ricerca ed investimenti ( ) Perché la Skills Strategy dell’OCSE è particolarmente importante in Italia? Perché il paese ha intrapreso un cammino di riforma ambizioso in ognuna delle aree d’interesse della Skills Strategy. Ci preme in particolare ricordare: La riforma della Buona Scuola che espande l’autonomia della scuola, rende più flessibili i percorsi formativi per gli studenti potenzia i programmi di alternanza scuola–lavoro, rendendo in particolare obbligatorie le esperienze di lavoro in azienda (400 ore negli istituti tecnici e professionali e 200 nei licei). (Prima della riforma solo il 9% delle scuole offriva questa possibilità agli studenti) Introduce un voucher per incentivare la formazione degli insegnanti, premi salariali legati alla performance, e punta alla stabilizzazione contrattuale È accompagnata dalla creazione degli Istituti tecnici superiori a partire dal 2010 (Indire), ovvero la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante Il Jobs Act – che include La creazione di un contratto a tutele crescenti Misure (provvisorie) per promuovere la creazione di contratti a tempo indeterminato e la trasformazione di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato La creazione dell’ANPAL, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, che comporterà la ri-centralizzazione delle competenze in materia di politiche attive nelle mani del governo centrale L’introduzione di un sussidio di ricollocamento per i disoccupati di lunga durata (>4 mesi), calibrato sulla singola situazione del soggetto beneficiario, da spendere in corsi di formazione e reinserimento professionale L’accento sulla condizionalità delle misure per assicurare una partecipazione attiva dei lavoratori disoccupati al loro processo di ricollocamento. L’estensione del congedo di maternità alle lavoratrici autonome e precarie. Ed è accompagnato dall’introduzione della Garanzia Giovani (GG), il cui obiettivo principale è di ridurre la percentuale di NEET  tra i giovani, attraverso l’attivazione di tirocini, l’erogazione di bonus occupazionali e il potenziamento dell’offerta di borse per il servizio civile nazionale. Alla data di marzo di quest’anno il programma coinvolge attivamente circa 224k giovani, con un numero di registrati che raggiunge il 55% del bacino potenziale dei giovani eleggibili alla GG. Per quanto riguarda le misure per favorire la ricerca e gli investimenti, si segnala l’introduzione del credito di imposta alle imprese (così come recentemente riformato nella Finanziaria 2015) per le attività di ricerca e sviluppo, l’assunzione di lavoratori altamente qualificati, la stipulazione di contratti con università e enti di ricerca. Cui si affianca la cosiddetta Patent Box, ovvero un regime fiscale agevolato per marchi e brevetti. Infine, proprio in queste settimane si stanno approvando i decreti attuativi della riforma della Pubblica Amministrazione, che punta, tra le altre cose, a a combattere l’assenteismo nel pubblico impiego, ad assicurare la trasparenza dell’operato delle pubbliche amministrazioni, a velocizzare i tempi le autorizzazioni dei progetti strategici per lo sviluppo del territorio È proprio in questa fase propulsiva di riforme che diventa importante sviluppare una visione strategica condivisa sui passi da intraprendere affinché gli investimenti in capitale umano possano tradursi in una maggiore innovazione, ed un aumento della produttività e della competitività del paese. L’approccio multidisciplinare della Skills Strategy punta esattamente a questo, a favorire la cooperazione ed una riflessione comune su questo percorso. Andiamo dunque a vedere insieme di cosa parliamo concretamente quando ci riferiamo ai 4 pilastri

8 SviLUPPARE LE COMPETENZE
In questa prima fase diagnostica, nell’ambito del primo pilastro, lo sviluppo delle competenze, ci poniamo domande come: Quali competenze sono rilevanti oggi? E quali lo saranno nel futuro? I cittadini possiedono queste competenze? E se non le possiedono, qual è la strategia più efficace per svilupparle?

9 Alcune domande chiave Quali competenze sono rilevanti oggi?
Quali competenze saranno rilevanti nel futuro? I cittadini possiedono queste competenze? Qual è la strategia più efficace per sviluppare le competenze? La performance dell’Italia in questo ambito (lo sviluppo delle competenze) se pure mostra segni di miglioramento, rimane carente da tanti punti di vista, a partire dalla preparazione degli studenti di scuola superiore, per continuare con l’abbandono scolastico, l’educazione terziaria, sia generale sia professionale, e la formazione degli adulti: Questa è anche la strategia più inclusiva?

10 Sviluppare le competenze
Il tasso di abbandono scolastico in Italia è uno dei più alti tra i paesi dell’UE, con una grande variazione tra le regioni L’ultima indagine PISA, condotta nel 2012, mostra che i quindicenni italiani hanno risultati più bassi della maggior parte dei loro coetanei degli altri paesi OCSE, in tutte e tre le discipline del test, comprensione scritta, matematica e scienze. D’altra parte, è da segnalare anche la considerevole variazione regionale, con gli studenti di Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto che eguagliano quelli dei paesi OCSE con le migliori performance, come la Finlandia. Il tasso di abbandono scolastico in Italia, al 15% nel 2015, è uno dei più alti tra i paesi dell’UE. Ancora una volta, bisogna però tenere in conto l’eterogeneità regionale, con il Veneto e l’Umbria che hanno un tasso di abbandono inferiore alla metà di quello di Sicilia e Sardegna (8% contro > 20%) Questi dati sono particolarmente allarmanti, se pensiamo che i ragazzi che non ottengono un diploma di scuola secondaria hanno alte probabilità di ritrovarsi disoccupati da adulti e di andare a raggiungere la già folta schiera di NEET Nota: Early leavers from education and training denotes the percentage of the population aged 18 to 24 having attained at most lower secondary education and not being involved in further education or training. The numerator of the indicator refers to persons aged 18 to 24 who meet the following two conditions: (a) the highest level of education or training they have completed is ISCED 2011 level 0, 1 or 2 (ISCED 1997: 0, 1, 2 or 3C short) and (b) they have not received any education or training (i.e. neither formal nor non-formal) in the four weeks preceding the survey. The denominator in the total population consists of the same age group, excluding the respondents who have not answered the questions 'highest level of education or training successfully completed' and 'participation in education and training'. AREA EURO REGIONI ITALIANE Fonte: Eurostat and Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) Nota: I dati per la Valle d’Aosta fanno riferimento al 2013.

11 Sviluppare le competenze
I dati PIAAC (2012) dicono che i laureati italiani hanno livelli di competenze di base bassi, rispetto agli altri paesi OCSE Per quanto riguarda l’educazione terziaria, ci sono diversi segni di preoccupazione. la proporzione di adulti in possesso di una laurea è ancora inferiore a quella della media OCSE. La proporzione di laureati fra i giovani (25-34 anni) supera la frazione di adulti (55-64 anni) con una laurea di soli 11 punti percentuali, uno degli scarti più bassi nell’area OCSE. Dopo anni di stabile crescita, tra il e il le immatricolazioni all’università si sono ridotte del 20% (ancora una volta, con importanti variazioni regionali e cause diverse) Oltre alla quantità, anche la qualità dei laureati italiani desta preoccupazioni: L’indagine PIAAC del 2012 mostra che i laureati italiani si piazzano negli ultimi posti tra i paesi OCSE, per quanto riguarda il livello di competenze di base (che includono le competenze linguistiche, matematiche, di risoluzione di problemi in ambienti tecnologicamente avanzati e di comprensione di un testo). Come mostra il grafico, i giovani laureati hanno un livello di competenze linguistiche addirittura più basso di quello dei diplomati nei paesi più meritevoli, come la Finlandia e l’Olanda. L’unica nota positiva è che almeno, secondo i risultati del PIAAC, i giovani laureati hanno un livello di competenze di base più alto di quello dei laureati adulti. Infine, preme ricordare che, l’indagine PIAAC mostra che una larga parte della popolazione adulta (25-64 anni), ha un livello di competenze molto basso: Più di 12 milioni di lavoratori adulti hanno competenze scarse sia per quanto riguarda la comprensione linguistica, sia quella matematica. Almeno due terzi di queste persone saranno ancora attivi nel mercato del lavoro da qui a 10 anni, e più di un terzo sarà ancora impiegato tra 20 anni. 3. A questo bisogna aggiungere che i lavoratori italiani hanno meno opportunità di formazione sul posto di lavoro rispetto ai loro colleghi degli altri paesi OCSE Le sfide all’interno del primo pilastro sembrano essere tante dunque e tutte importanti! Fonte: Rielaborazioni OCSE basate sui risultati dell’inchiesta PIAAC 2012. Note: I dati per il Belgio si riferiscono alla regione delle Fiandre, quelli per il Regno Unito all’Inghilterra e Irlanda del Nord.

12 Attivare le competenze
Come abbiamo anticipato però, la Skills Strategy non riguarda solo lo sviluppo delle competenze, ma anche la loro attivazione nel mercato del lavoro. Affinché l’investimento in capitale umano dia i suoi frutti, d’altra parte, è necessario che queste competenze vengano trasferite nel mercato del lavoro.

13 Alcune domande chiave Perché I giovani hanno difficoltà a trovare un lavoro? I servizi pubblici per l’Impiego sono efficienti? Quali barriere ostacolano la piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro? La legislazione favorisce la creazione di lavoro? Per riflettere sul tema dell’attivazione delle competenze, al centro del secondo pilastro, ci dobbiamo porre domande come: Quali sono le barriere che le persone incontrano quando vogliono portare le loro competenze nel mercato del lavoro? Ed in particolare, quali sono le difficoltà specifiche che incontrano le donne? e i giovani? e i lavoratori scarsamente qualificati?

14 Alto tasso di disoccupazione per ogni livello d’istruzione (2014)
Attivare l’offerta di competenze Alto tasso di disoccupazione per ogni livello d’istruzione (2014) Andiamo allora a considerare la situazione dell’Italia sotto questo punto di vista Il tasso di disoccupazione in Italia è alto rispetto ai paesi OCSE, per ogni livello di istruzione: 15.2% della popolazione con istruzione secondaria inferiore è disoccupata (media OCSE 12.8%). 9.1% della popolazione con istruzione secondaria superiore e post-secondaria non terziaria è disoccupata (media OCSE 7.7%). 7.6% della popolazione con istruzione terziara è disoccupata (media OCSE 5.1%). Tasso di disoccupazione per livello di istruzione (2014) Fonte: OECD Education at Glance 2015, grafico A5.1. Nota: I dati per Brasile, Chile, Francia, e Russia si riferiscono al 2013.

15 Attivare l’offerta di competenze
Il tasso di occupazione, in particolare quello femminile, è ben al di sotto di quello delle media OCSE (2014) Se poi leggiamo i dati sulla disoccupazione insieme a quelli dell’occupazione, appare evidente che molto può essere fatto nell’ambito dell’attivazione delle competenze in Italia. Al 2014, Il tasso d’occupazione maschile in Italia, al 66%, era 6 punti percentuale inferiore a quello della media OCSE al 74%. Il divario sul versante femminile è ancora maggiore poi. Il tasso di occupazione femminile in Italia nel 2014 non raggiungeva il 50% (47%), contro una media OCSE del 58%. E abbiamo già ricordato quanto sia grave il fenomeno dei NEET in Italia, in particolare tra i giovani. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante se pensiamo che può avere ripercussioni di lungo periodo sulla carriera lavorativa di questi giovani. Sarà dunque particolarmente importante monitorare gli effetti di programmi come la Garanzia Giovani, mirati proprio a ridurre questo fenomeno. Più in generale le politiche attive per il lavoro diventano lo strumento fondamentale per riattivare le competenze di questa fascia della popolazione. Tasso di occupazione per sesso nei paesi OCSE, 2014, in proporzione alla popolazione attiva (15-64) Fonte: OECD, Labour Force Statistics Database.

16 Utilizzare le competenze in modo efficiente
Per passare poi al terzo pilastro, ancora una volta, è importante tenere presente che difficilmente l’investimento in capitale umano darà i suoi frutti se, oltre a sviluppare le competenze e favorirne la loro attivazione, non si creano le condizioni per un loro uso efficiente sul posto di lavoro.

17 Alcune domande chiave I lavoratori utilizzano a pieno le loro competenze? Quali sono le prassi manageriali che favoriscono un uso efficiente delle competenze? Le imprese riescono a trovare le competenze di cui hanno bisogno? Quali sono gli ostacoli ad un utilizzo efficiente delle competenze dei lavoratori? E qui veniamo al terzo pilastro della Skills Strategy. Quando parliamo di uno efficiente delle skills, guardiamo all’incontro tra domanda ed offerta di competenze e ci chiediamo: I lavoratori utilizzano a pieno le loro competenze sul posto di lavoro? Le imprese riescono a trovare dei lavoratori che abbiano le competenze di cui hanno bisogno? In che modo le imprese possono fare un uso migliore delle competenze dei loro lavoratori? Quali sono gli ostacoli che impediscono ad un paese di utilizzare in modo efficiente le competenze dei suoi lavoratori?

18 Utilizzare in modo efficiente le competenze
Low skills equilbrium Perché è importante riflettere su queste domande? La risposta sta in grafici come questo In Italia non solo il livello di competenze dei lavoratori è basso relativamente a quello dei loro colleghi degli altri paesi OCSE, ma anche le imprese non sembrano fare un uso efficiente delle competenze a disposizione. Fonte: Rielaborazioni OCSE basate sui risultati dell’inchiesta PIAAC 2012

19 Utilizzare in modo efficiente le competenze
Fattori che contribuiscono a spiegare le differenze nell’uso delle competenze sul posto di lavoro . Fonte: OECD Employment Outlook 2016, grafico 2.1

20 Utilizzare in modo efficiente le competenze
Nei paesi OCSE c’è una relazione positiva tra dimensione d’impresa e uso delle skills In Italia no Ed è importante sottolineare che in Italia non sono solo le piccole imprese ad utilizzare scarsamente le competenze dei propri lavoratori. Se prendiamo per esempio in considerazione le competenze informatiche, possiamo vedere come invece siano proprio le imprese più piccole a farne un uso maggiore. In altre parole, in Italia non esiste una relazione positiva tra uso delle competenze e grandezza delle imprese, come invece avviene in media tra i paesi OCSE. Questa situazione di scarso livello e scarso uso delle competenze è dunque un problema generalizzato. Fonte: Rielaborazioni OCSE basate sui risultati dell’inchiesta PIAAC 2012

21 Aumentare il “matching” delle competenze può favorire la produttività
Utilizzare in modo efficiente le competenze Aumentare il “matching” delle competenze può favorire la produttività Uscire da questo low skills equilibrio potrebbe condurre a forti guadagni in termini di produttività per l’Italia, come vediamo da questo grafico tratto da un recente studio dell’OCSE sugli effetti dello skills mismatch (lo scarto tra livello di competenze che i lavoratori possiedono e quello che il loro lavoro richiede) Questo paper si propone di misurare gli effetti che lo skills mismatch può avere sulla produttività aggregata attraverso un’allocazione (inefficiente) dei lavoratori tra imprese con livelli diversi di produttività. Per fare questo gli autori procedono nel modo seguente: Per misurare la produttività settoriale, utilizzano la decomposizione di Olley and Pakes (1986), in base al quale la produttività a livello settoriale può essere scritta come la somma della produttività media (non pesata) delle imprese del settore (within-firm productivity) e un termine che indica in che misura le imprese più produttive siano anche le imprese più grandi (grado di efficienza allocativa del settore). Per costruire questa misura gli autori utilizzano i dati ORBIS del Bureau Van Dijk. Per misurare skills (e qualification) mismatch gli autori utilizzano i dati PIAAC. Quindi procedono a stimare una regressione cross-country in cui la produttività settoriale è espressa in funzione dello skills mismatch a livello settoriale, controllando per country e industry fixed effects e, a seconda della specificazione, anche per il livello di concorrenza in ogni settore, e una misura di qualità manageriale. Le stime di questa regressione mostrano una correlazione negativa tra percentuale di lavoratori over-skilled e produttività aggregata e una relazione negativa tra percentuali di lavoratori sotto-qualificati e produttività aggregata. Per quanto riguarda gli effetti specifici su within-firm productivity e efficienza allocativa, le stime indicano che sia la percentuale di lavoratori over-skilled sia quella di lavoratori sotto-qualificati sono negativamente correlate con l’efficienza allocativa, mentre solo la proporzione di lavoratori sotto-qualificati risulta avere una relazione (significativamente) negativa con la within-firm productivity (anche se questa diventa non-significativa controllando per la qualità manageriale). Una volta ottenute queste stime, gli autori calcolano i guadagni di produttività, stimati in termini di aumenti dell’efficienza allocativa, che ogni paese avrebbe se riducesse lo skills mismtach ai livelli di best practice di ogni settore. Il grafico mostra esattamente questo. Fonte: M. Adalet McGowan and D. Andrews (2015), "Labour Market Mismatch and Labour Productivity: Evidence from PIAAC Data" OECD Economics Department Working Paper No

22 Rafforzare la Governance delle Politiche per le competenze
Infine, veniamo all’ultimo e fondamentale pilastro della Skills Strategy, il suo approccio multidisciplinare.

23 Alcune domande chiave Esiste una visione d’insieme sulle politiche per le competenze? Come si può coordinare l’azione dei differenti livelli di governo? Come si possono coinvolgere tutti gli attori del sistema? Le informazioni sul tema delle competenze sono facilmente accessibili? Le politiche sono valutate? In quest’area d’azione della Skills Strategy, ci dobbiamo chiedere: Come possiamo sviluppare una politica coerente e condivisa tra tutti i ministeri e livelli di governo che si occupano del tema delle competenze? Come si possono coinvolgere tutti gli attori rilevanti in questo ambito? Come possiamo assicurarci che le politiche per le competenze siano implementate in modo efficace ed efficiente? Come possiamo comunicare ai cittadini l’informazione necessaria per poter guidare le loro scelte sul tema delle competenze? Per darvi degli esempi concreti: Negli Stati Uniti, dal 1998 sono stati creati degli «Organismi per l’investimento nel mercato del lavoro locale» (Local Workforce Investment Boards). Queste istituzioni riuniscono rappresentanti delle imprese, dei sindacati, delle istituzioni educative locali e rappresentanti politici locali per sviluppare e coordinare insieme le politiche di impiego e formazione a livello locale. Diversi paesi, come il Canada (con il Canadian Occupational Projection System), l’Irlanda (con l’organismo Expert Group on Future Skills Needs), la stessa Italia con l’ISFOL, e lo Stato del Texas negli Stati Uniti (con il sito web della Texas Workforce Commission) hanno sviluppato dei modelli per stimare quanti posti di lavoro e persone in cerca di lavoro ci saranno in ogni occupazione, proiezioni che poi diventano spesso accessibili sui siti dedicati alla ricerca di un lavoro o sui portali creati per aiutare gli studenti nella scelta del loro percorso di studio I Paesi Bassi hanno addirittura creato un’apposita app per le persone che cercano un lavoro. Il Regno Unito e la stessa Italia pubblicano da vari anni classifiche delle performance degli istituti scolastici per guidare le scelte delle famiglie.

24 Il sistema di governance
Il sistema di governance delle politiche per le competenze è costituito da molti attori e livelli decisionali. Serve coordinazione e leadership! Ministero del Lavoro Ministero dell’Istruzione Ministero dello Sviluppo Economico Ministero dell’Economia In Italia, le politiche per le competenze sono gestite da diversi ministeri e più livelli di governo. Inoltre, come in ogni altro paese, coinvolgono più soggetti, dalle scuole, alle università, agli attori del sistema produttivo. Questo è un complesso sistema di governance che richiede coordinazione e consenso. La Skills Strategy si pone come obiettivo di stabilire un modus operandi efficiente ed inclusivo di discussione e concertazione tra tutti questi attori, per sviluppare e implementare politiche realmente incisive sui tre pilastri. Presidenza del Consiglio Governi locali Stakeholders delle competenze

25 ANPAL Il sistema di governance
Monitoraggio, valutazione e comunicazione con cittadini e imprese ANPAL Oltre alla coordinazione, è necessario poi che si sviluppi e rafforzi un sistema coordinato e capillare di monitoraggio e valutazione delle politiche per le competenze. A questo riguardo le sperimentazioni pilota possono essere uno strumento utile per individuare gli elementi vincenti e le debolezze di ogni provvedimento, prima della sua implementazione su larga scala. Infine, è importante predisporre strumenti d’informazione efficaci per tutti i soggetti che si trovano a prendere delle decisioni sugli investimenti in capitale umano Dalle famiglie quando devono scegliere in quale scuola mandare il figlio Agli studenti al momento dell’iscrizione all’università Alle imprese circa il contenuto di titoli e certificazioni Ai lavoratori disoccupati sulle possibilità d’impiego e reinserimento professionale In Italia, molte istituzioni svolgono quest’azione d’informazione. È necessario però assicurarsi che questa informazione arrivi veramente ai soggetti interessati e ne guidi davvero le scelte.

26 le national skills strategies dell’ocse joanne caddy Team Leader, National Skills Strategies, Direttorato per l’istruzione e le competenze Infine, veniamo all’ultimo e fondamentale pilastro della Skills Strategy, il suo approccio multidisciplinare.

27 OECD National Skills Strategy: progetti in corso
2013 2014 2015 2016 2017 2018 NOR Diagnostic Phase Action Phase Follow up AUT Diagnostic Phase Action Phase (tbc) Follow up Diagnostic Phase Active Learning Phase Action Phase (tbc) KOR PRT Diagnostic Phase Action Phase (tbc) Follow up Diagnostic Phase Action Phase (tbc) Follow up ESP Diagnostic Phase PER Action Phase (tbc) ITA Diagnostic Phase Action Phase (tbc) NLD Diagnostic Phase Action Phase (tbc) Adesso che abbiamo un’idea concreta di quali siano gli obiettivi della Skills Strategy e abbiamo avviato la riflessione sulle sfide che l’Italia dovrà affrontare, utilizzerò questi ultimi minuti per darvi qualche dettaglio in pìu sulla storia di questo progetto e sulle esperienze degli altri paesi che hanno deciso di adottare la loro Skills Strategy Il progetto della Skills Strategy è partito nel 2013 e da allora vari paesi hanno deciso di parteciparvi: La Norvegia, l’Austria e la Korea sono stati i pionieri in questo. Il Portogallo e la Spagna hanno recentemente completato la fase diagnostica. Il progetto è partito anche in Perù, primo paese non membro OCSE ad aver scelto di adottare la sua Skills Strategy. L’Olanda, la Slovenia ed il Messico sono nel pieno della fase diagnostica E molti altri paesi hanno mostrato un vivo interesse per il progetto. Siamo impazienti di iniziare questa esperienza con l’Italia per costruire insieme una strategia efficiente ed inclusiva sul tema delle competenze SVN Diagnostic Phase Action Phase (tbc) MEX Diagnostic Phase Action Phase (tbc)

28 I principi cardine di questo progetto
Rafforzare la coerenza delle politiche per le competenze Costruire un approccio multidimensionale Coinvolgere tutti gli attori del sistema Stretta collaborazione tra l’OCSE e l’Italia Progetto coerente con il contesto e le priorità del paese Lavoro interdipartimentale all’OCSE Azione interministeriale in Italia Contrapporre l’evidenza alle percezioni Apprendere dalle esperienze passate dell’Italia Imparare dalle esperienze degli altri paesi

29 Un progetto collaborativo
OCSE GOVERNO ITALIANO Directorate for Education and Skills Ministero dell’Economia e Finanza Directorate for Employment, Labour and Social Affairs Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Economics Department Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Local Economic and Employment Development Ministero dello Sviluppo Economico Directorate for Science, Technology and Innovation In Italia il team OCSE, composto da una folta schiera di Dipartimenti, collaborerà a stretto contatto con I 5 soggetti istituzionali che compongono il Team nazionale E insieme a voi, intraprenderemo questa fase diagnostica che porterà alla stesura di un rapporto finale nel 2017. Presidenza del Consiglio dei Ministri Centre for Tax Policy and Administration Directorate for Public Governance and Territorial Development

30 Riunire ministeri e stakeholders in tre eventi
Scoping Workshop Sviluppare una percezione condivisa sulle sfide del paese Diagnostic Workshop Condividere un’analisi approfondita di queste sfide Come possiamo arrivare a questo rapporto? Includendo un’ampia gamma di attori che siano interessati a partecipare attivamente alla discussione sul tema delle competenze, attraverso una serie di tre Workshops. Il primo, quello di domani, servirà a sviluppare una percezione condivisa sulle sfide del paese riguardo al tema delle competenze Il secondo workshop avrà lo scopo di farci riflettere sui fattori che hanno generato queste problematiche Il terzo ed ultimo workshop ci porterà a selezionare le sfide più importanti che possano essere affrontate con la partecipazione di tutti i ministeri coinvolti in questo processo e di tutti coloro che avranno voluto contribuire ad individuare queste sfide Come vedrete questi eventi, di cui voi sarete protagonisti, saranno estremamente interattivi e permetteranno di raccogliere molte discussioni e materiale di riflessione per il rapporto finale. L’OCSE supervisionerà ogni workshop agendo come soggetto neutrale e “grillo parlante”, con l’obiettivo di facilitare la discussione e raggiungere una visione comune sulle sfide dell’Italia nell’ambito del tema delle competenze. Skills Challenges Workshop Individuare le sfide prioritarie

31 Con il supporto delle capacità analitiche dell’OCSE
Insieme agli elementi che emergeranno dai workshop, l’OCSE contribuirà alla discussione con l’analisi dei dati di cui dispone, tra cui: PISA TALIS Il report dell’Education at Glance Tutte le statistiche dell’OCSE Integrata con lo studio dei dati nazionali, dell’unione europea, e frutto di indagini puntuali. Per approfondire il tema delle Skills visitate il sito: oecd.skills.org

32 Esercizio 0: apriamo subito la discussione
Qual è l’area di intervento prioritaria per voi? Attivare l’offerta di competenze Generare le competenze rilevanti Rafforzare il sistema delle competenze Usare le competenze efficacemente


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