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PubblicatoAmbrogio Fabbri Modificato 8 anni fa
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Ti osservavo dormire misurando la distanza delle tue sopracciglia
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e mentre guardavo le tue ciglia lunghe sugli occhi chiusi, senza saperlo, mi imprigionavi l’anima …
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“Dormi..” dicevi, “dormi, c’è anche domani …” Sapevo che lo pensavi, ma sapevo che non sarebbe stato così. Semplicemente, lo sapevo.
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E, senza voler cedere al sonno e alla stanchezza, continuavo ad esplorare ogni centimetro del tuo viso
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mentre l’increspatura al lato della bocca si piegava leggermente in su, come un sorriso innocente di bimbo.
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E poi la guancia stropicciata premuta contro il guanciale, quando in modo inconsapevole, la testa, nell’abbandono, diviene più pesante.
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Amai anche quella forma che davi al cuscino.
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Ciuffi scomposti di capelli ingrigiti, lasciavano un’ombra leggera, sagomata appena, contro la luce fioca proveniente dalla finestra
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e fu duro per me, resistere alla tentazione di accarezzarti lievemente, per rassettarteli, senza svegliarti …
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Nel frattempo sorvegliavo attenta il tuo respiro regolare, sentivo il tuo profumo … All’improvviso tutto di te, mi fu noto.
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Avevo registrato tutto. Tastato con lo sguardo dell’artista che voglia conservare in sé ogni particolare, per imprimerlo, nel ricordo, sulla tela.
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Non sono un’artista e quell’attimo si perse nella memoria, senza poterne raffigurare i tratti,
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Ma il mio cuore aveva memorizzato perfettamente le sensazioni provate,
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al di fuori di ogni fisicità, l’amore scolpì per me l’individuo perfetto, dandogli le qualità che desideravo!
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Poi, al risveglio, poco dopo … Mi accorsi di averti solo sognato. Collaborazione al testo: GiEffebis sati61153@gmail.com
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