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L'epicureismo A cura di Stefano Ulliana. Panoramica ● 1. Epicuro. ● 2. La scuola epicurea.

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1 L'epicureismo A cura di Stefano Ulliana

2 Panoramica ● 1. Epicuro. ● 2. La scuola epicurea.

3 1. Epicuro. ● 1.1. La vita e le opere. ● 1.2. La filosofia come quadrifarmaco. ● 1.2.1. Canonica. ● 1.2.2. Fisica. ● 1.2.3. Etica. ● 1.3. L'epicureismo nella storia.

4 ● La vita e le opere. Epicuro nasce a Samo nel 341 a.C. Da giovane segue le lezioni di filosofia del platonico Panfilo e del democriteo Nausìfone. Fortemente influenzato dall'atomismo democriteo, comincia ad insegnare ad Atene intorno al 307 - 306 a.C. Muore ad Atene nel 271 - 270 a.C. Fondatore di una scuola filosofica a forte impronta religiosa nel giardino della propria abitazione, Epicuro viene quasi divinizzato dai propri amici e discepoli, come se fosse una specie di salvatore del genere umano, grazie alla sua dottrina fisica, ai propri insegnamenti etici ed al proprio stile di vita e di comportamento. Autore prolifico, delle sue opere ci restano tre lettere: A Erodoto (sulla dottrina fisica), A Meneceo (sulla dottrina etica), A Pitocle (intorno a questioni meteorologiche). Altre opere sono: Massime capitali, il Testamento, le Sentenze, il trattato Sulla Natura.

5 ● La filosofia come quadrifarmaco. La filosofia viene intesa e praticata da Epicuro come un farmaco destinato ad alleviare e guarire l'anima dalle passioni infauste e negative, capaci di portare turbamento e di precipitare l'uomo in un dolore insanabile ed in azioni conseguentemente cattive e viziose. La filosofia epicurea si preoccupa pertanto di sciogliere il grumo e la sostanza del dolore umano, depurando la psiche e riconnettendola con un orizzonte di felicità stabile e inamovibile, all'interno del quale la vita umana riconquista la propria bellezza, bontà e dignità. Per poter fare questo Epicuro deve rivolgersi a quelle credenze ed opinioni, che sembrano legittimare e causare nell'uomo sofferenza e dolore, apprensione e timore.

6 ● La prima credenza ed opinione che deve essere dissolta, perché procura timore al genere umano, è quella che gli Dei siano costantemente attenti alla vita degli uomini e che brighino in continuazione per interferire o governare tutti gli accadimenti od i fatti che si realizzano nel mondo. Per Epicuro gli Dei restano intangibili ed indifferenti nella propria vita beata, senza curarsi degli affanni degli uomini, perciò giustamente ritenuti inutili e controproducenti. ● La seconda credenza, connessa con la prima, è quella per la quale l'anima ha timore della morte e del destino dopo la morte. Per Epicuro la morte dissolve il composto atomico del corpo e annulla la sensazione dell'anima, che in tal modo non può avvertire alcuna sofferenza ed alcun dolore.

7 ● Se Epicuro riesce quindi a stabilizzare la consapevolezza umana per quanto riguarda la dimensione verticale e divina e quella orizzontale dell'atto di presenza umana, deve però curare anche le preoccupazioni legate al divenire ed ai desideri/paure legati al futuro. Egli deve pertanto assicurare che il piacere stabile è facilmente attingibile e che il dolore e la sofferenza sono usualmente o intensi e di breve durata, o molto leggeri ed alternanti. Dunque il piacere può essere vicino – e si vedrà quali saranno i piaceri specifici, che consentiranno questa facile accessibilità – mentre i dolori sono e possono essere facilmente allontanati, da un opportuno ed adeguato riferimento ai piaceri suddetti.

8 ● La canonica. Anche Epicuro – come la scuola stoica – riconosce la presenza di un'apertura reale e razionale triangolare, capace di dare rappresentazione alla mente umana dei rapporti dialettici e creativi o generativi presenti nella natura del mondo e dell'uomo. In questo caso però la logica epicurea prende il nome di canonica, per la sua ricerca del canone o regola di verità nella e della conoscenza, affinché questa possa condurre l'uomo alla felicità. ● La teoria fisica atomistica ci costringe a considerare la conoscenza dell'uomo vincolata alle sensazioni, alle anticipazioni ed alle successive e conseguenti emozioni, da queste scatenate. Il flusso degli atomi, attraverso gli organi di senso, trasporta le immagini degli oggetti (éidola), che in tal modo determinano l'evidenza sensibile della realtà. La ripetizione e la combinazione delle prime forme di rappresentazione sensibile dà origine alle forme di rappresentazione successive, le rappresentazioni generiche o concetti o anticipazioni e quelle inventate o fantastiche.

9 ● La sensazione è sempre vera, perché porta evidenza di se stessa: infatti il contatto indisgiungibile con l'oggetto che produce l'immagine sensibile la determina nel suo contenuto oggettivo. L'errore nasce quando l'opinione o giudizio, che l'intelletto umano appoggia sopra alle sensazioni od immagini, non viene confermato da quel contenuto oggettivo. Il ragionamento corretto e sempre confortato dall'esperienza sensibile consente poi l'estensione progressiva della conoscenza. Un terzo criterio di giustificazione è quello rappresentato dalle emozioni di piacere e dolore, legate ai fatti del presente o del passato e ai desideri/timori rivolti al futuro.

10 ● La fisica. La fisica atomistica epicurea è finalizzata ad un intento pratico: eliminare dall'animo umano il timore ed i relativi turbamenti legati alla credenza in cause, forze ed interventi soprannaturali, fittiziamente immaginati attraverso la creazione delle figure mitologiche della tradizione religiosa greca. Senza finalità predeterminate o anime del mondo a guidare e regolare gli eventi, ogni essere viene costituito dal proprio entrare in relazione con gli altri esseri e dal proprio essere attivo o passivo in opportuni ed adeguati scambi di materiale. Tutti i corpi sono perciò costituiti di entità indivisibili ed invisibili – gli atomi – che si aggregano e si dividono, dando così luogo ai fenomeni della nascita e della morte.

11 ● L'universo epicureo è costituito dall'infinita estensione del vuoto cosmico, all'interno del quale il gioco casuale del tempo unisce e divide le innumerabili entità elementari. Di figura grandemente diversa nelle forme, gli atomi epicurei si muovono verso il basso sotto l'effetto del proprio peso, anche se si manifestano delle variazioni nelle loro traiettorie (teoria della deviazione, clinàmen o parénklisis). Queste variazioni danno luogo all'aggregazione degli atomi ed alla nascita degli esseri viventi. Nella sua critica alla possibilità di un luogo superiore e separato, fonte di alienazione e di eterodeterminazione, Epicuro sottolinea come la presenza dei danni e delle sofferenze individuali impedisca infatti la coabitazione con un'entità superiore che, con somma volontà e potenza, non espliciti poi una relazione ed un ordine totalmente positivo (e con ciò contraddittorio con il male presente nel mondo). La necessità, che nella scuola stoica veniva incarnata dal Lógos, ora si materializza nelle relazioni necessarie ed insuperabili stabilite dalle forze atomiche (peso, forma e grandezza).

12 ● All'interno dell'Universo infinito vivono, come parti di cielo (con astri, terre e relativi e interconnessi fenomeni), innumerevoli mondi, che nascono e muoiono per effetto delle variazioni offerte dalle declinazioni dei movimenti atomici e che si trasformano secondo le necessità casuali ed impredeterminate espresse dalle stesse forze atomiche.

13 ● Se il clinàmen consente una variazione di traiettoria dal moto immodificabile verso il basso degli atomi, esso dunque vale come possibilità di fuoriuscita nella libertà dal fato e dalla necessità. Se la fisica epicurea supera quindi e abbandona le fantasie mitologiche della tradizione religiosa, non tralascia di affidare il proprio consenso ad immagini di divinità depurate dalle incrostazioni più antropomorfe. La molteplicità divina sorregge in alto la propria vita beata, in amicizia reciproca e perfetta razionalità, occupando quegli spazi fra i mondi – intermondi – che consentono agli Dei di rimanere indifferenti agli eventi naturali ed umani. Il saggio onora gli Dei per la loro perfezione, ricordando che la vita e l'anima stessa – soffio caldo e materiale (in quanto attivo) - sono periture.

14 ● L'etica. L'anima ed il corpo sono due entità materiali, che nascono insieme, perché generate dall'aggregazione atomica. Il corpo trasferisce all'anima attraverso gli organi si senso il movimento delle immagini atomiche staccatesi dai corpi, dando luogo in tal modo alla produzione della sensazione, facoltà dell'anima stessa. Di fronte alla sensazione l'intelletto può concedere l'assenso o il diniego, per conferma o confutazione empirica. Di fronte agli impulsi del mondo esterno l'anima sente poi piacere o dolore, qualora esso sia presente o in qualche modo prevedibile. La prevedibilità di un evento negativo futuro come la morte spinge l'uomo a costruire uno spazio separato di dominio, controllo ed eterodeterminazione, capace di offrire sicurezza di fronte ad esso. Di fronte a questo spazio ed in congiunzione con esso nasce nell'uomo il desiderio di immortalità, con la subitanea paura nei confronti della propria inadeguatezza personale. Ecco perché l'immaginazione degli Dei e della morte sono due eventi legati al proprio desiderio di conservazione in eterno. Ma l'uomo è finito e mortale, nel corpo e nell'anima. Può raggiungere allora comunque la felicità?

15 ● La risposta elaborata da Epicuro nella propria etica è positiva: l'uomo può essere felice e allontanare la paura degli Dei e della morte, qualora resti stabilmente ancorato ad una serie di piaceri naturali e necessari. È il desiderio il motore delle emozioni umane: quindi sarà il desiderio a dover essere controllato ed analizzato nelle proprie movenze, per riconoscere quelle che consentono una vita tranquilla, serena e saggia. ● Esistono desideri naturali oppure inutili, e fra i naturali stessi ve ne sono di necessari: per la salute del corpo contro ogni sofferenza (aponía); per la tranquillità dell'anima e per la vita stessa contro ogni turbamento (atarassía).

16 ● L'assenza di dolore nel corpo e di turbamento nell'anima costituisce il termine perfetto, il bene completo ed esaustivo della nostra ricerca della felicità: solo allora il movimento per la soddisfazione del nostro bisogno ed il nostro desiderio di piacere non avranno necessità di esistere e di proiettare l'aspettativa umana. Il piacere nella sua soddisfazione naturale e necessaria è dunque principio e fine dell'azione umana, tesa alla realizzazione della propria felicità. È dunque il piacere stabile (catastematico) e non quello in movimento (cinetico) il mezzo che deve essere perseguito, per la realizzazione della vita beata. Ma nel raggiungimento di questo fine la ragione umana è costretta a calcolare e valutare, se per giungere ad un piacere e bene massimo, non sia qualche volta necessario sopportare molti mali minimi, o viceversa un grande piacere e bene sia da doversi evitare, per il male massimo al quale fornisce adito.

17 ● Dopo avere allontanata l'idea che l'essere umano non deve considerarsi soggetto fragile e timoroso nelle mani degli Dei, né all'opposto possa ritenersi in pace con se stesso, libero ed autonomo, se si rende schiavo dei desideri e dei piaceri in movimento, Epicuro non può non valutare anche quei comportamenti, che distolgono la persona da una stabile e degna autonomia ed autosufficienza. Egli così scaccia dalla propria mente e dalle considerazioni dei propri discepoli ogni vanità ed ogni chimera legata al desiderio di potere e di ricchezza, di onorabilità e di riconoscimento sociale: l'unica forma di relazione positiva fra gli uomini è la vera ed autentica amicizia.

18 2. La scuola epicurea. ● Discepolo di Epicuro fu Metrodoro di Lampsaco. Contemporaneo di Cicerone fu invece Filodemo di Gadara. Un grande seguace della dottrina epicurea fu invece il latino Tito Lucrezio Caro (I sec. a.C.), autore del De rerum natura, poema in esametri nel quale vengono esaltate sia la dottrina - divisa in metafisica, antropologia e cosmologia - che la figura del maestro e saggio greco. Nella tarda antichità e nel Medioevo l'epicureismo venne poi considerato dal pensiero cristiano come il principale obiettivo polemico, visto il suo tentativo di riadattare l'orizzonte platonico – con la sua separatezza ed il relativo timor di Dio - ai contenuti della fede cattolica. Solo nel primo Umanesimo – cfr. Lorenzo Valla – l'epicureismo riassurge di nuovo a possibile alternativa ideologica laica e civile. Una spinta ulteriore alla riattualizzazione delle dottrine epicuree viene dai libertini e dal deismo del XVII e XVIII secolo.


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