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PubblicatoRosalia Bernardi Modificato 8 anni fa
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Testo: Luca 10, 25-37 Tempo Ordinario 15 –C- / 10 Luglio 2016 Commenti e presentazione : Asun Gutiérrez.L Musica: Bach. Adagio, Concerto Violino e Orchestra. “ Sento che la cosa più grande per l’uomo è l’amore vero.” “Il cristianesimo tradizionale rischia di essere l’opposto di Gesù.” “Riaffermo che la mia fede nella risurrezione fa riferimento pieno e gioioso a Gesù. Fa pure riferimento con forza ai poveri e agli emarginati ingiustamente oppressi.” José María Díez-Alegría
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Gesù si richiama alla Scrittura, e gli indica dove può trovare la risposta. Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?».
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Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai». Gesù cerca di allontanarlo dalle affermazioni per condurlo alla pratica. La teoria non serve a niente se l’amore di Dio e del prossimo non determina la forma dell’agire. Gesù lo dice anche a noi: vivi, ama e avrai fatto ciò che Dio vuole da te.
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Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Il maestro della legge attende e desidera una definizione di “prossimo” che corrisponda alla sua condotta solita. Gesù, di solito, non risponde a quanto gli chiedono, ma a ciò che avrebbero dovuto chiedergli. Di chi io sono il prossimo? Chi si aspetta il mio aiuto? Chi mi vede come suo prossimo? L’importante non è “chi è il mio prossimo” ma se “sono capace di farmi prossimo”, di accompagnare quanti hanno bisogno.
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... Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico... La parabola, solo di Luca, è perfettamente ambientata. La via che scendeva da Gerusalemme a Gerico era molto insicura, piena di ladri, banditi di strada che derubavano e perfino uccidevano i passanti.
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“Dicono di conoscere Dio e lo negano con le azioni” Tito 1,16 …e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Il sacerdote e il levita appartengono al mondo ufficiale e rispettato del culto, osservano la legge, ma non praticano la misericordia. Il vivere nel tempio e l’essere famigliari con le cose di Dio, non li aiuta ad aprire il cuore ai bisognosi. Non guardano al ferito, si allontanano da lui. Per loro egli è un problema da evitare. Come in questa, anche in altre occasioni Gesù denuncia l’incoerenza nella vita dei “buoni per definizione”. Da che cosa, da chi passo lontano nella mia vita? Davanti a che cosa, davanti a chi volto la schiena? Ci sono situazioni, persone che rifiuto di vedere?
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Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Un samaritano è una provocazione. Nessun giudeo lo avrebbe considerato come “suo prossimo”. E’ uno straniero, un eretico, disprezzato, scismatico. Appartiene ad un popolo dalla storia poco pulita. Non segue un catechismo buono come quello del sacerdote e del levita; eppure, la prima cosa che fa è fermarsi e avvicinarsi. Sollecito, interviene con atti concreti a favore del bisognoso, lo guarda, si avvicina, si commuove, accetta la responsabilità, si lascia interpellare dal bisogno dell’altro, lo cura. Fa quanto deve fare un cuore sollecitato dalla compassione. Per Gesù è il modello di chi è “prossimo”.
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Gesù ci chiede se il nostro cuore sa avere compassione, se vedendo un fratello nel bisogno “ci si rivoltano le viscere” e ci comportiamo di conseguenza. Gesù antepone la compassione a qualunque tipo di precetto rituale o legale. L’amore al prossimo, inseparabile dall’amore per Dio e sintesi di tutta la vita cristiana, si realizza nella pratica servendolo nelle persone bisognose che incontriamo nel cammino della vita. Questa è l’esperienza personale di Gesù, il Buon Samaritano per antonomasia, che frequentemente ricordava: “Misericordia voglio e non sacrifici” (Mt 9,13;12,7) Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui».
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Gesù gli disse: - Va’ e fa’ anche tu lo stesso. Il dubbio su chi sia il mio prossimo, per chi io sia prossimo, si risolve quando “vado e faccio lo stesso”. Quando non giro alla larga dai problemi: la disoccupazione, la immigrazione, la molestia, lo sfruttamento, la violenza, il disinteresse... Il prossimo non capita nel momento, all’ora che ho stabilito. Capita all’improvviso, facendomi stringere i tempi, sopprimere limiti, cambiare i miei piani, modificare il mio itinerario; quando ho davanti un mucchio di cose da fare, di doveri importanti. Gesù mi invita ad improvvisare quando mi trovo davanti ai bisogni quotidiani. La Parola è detta; è il nostro turno, a ciascuno di noi tocca dare risposta.
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Seguirti oggi è “farsi uno” con i poveri, rendere callose le mani lavorando con loro e scommettere sulla loro dignità. Essere uno di loro. Seguire Te, è scoprirti nel volto del bisognoso, in chi piange per la paura. è rendersi solidale con il tuo destino problematico. Juanjo Elezkano
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