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PubblicatoMarianna De Marco Modificato 8 anni fa
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L’io “senza luogo” e “senza garanzie” – l’esistenza utopica di chi scrive Bachmann, Lezioni di Francoforte, 1959
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1959, cinque lezioni di poetica a Francoforte 1. Fragen und Scheinfragen (Domande e pseudodomande) 2. Über Gedichte (Sulle poesie) 3. Über das Ich (Sull’io) 4. Namen (Nomi) 5. Literatur als Utopie (Letteratura come utopia)
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Terza lezione “Sull’Io” “Un Io senza garanzie! Un astro di cui posizione e orbita non sono mai state del tutto individuate e il cui nucleo è composto di sostanze ancora sconosciute. Potrebbe essere questo: miriadi di particelle che formano un “Io”, ma al tempo stesso l’Io potrebbe essere un nulla, l’ipostasi di una forma pura, qualcosa di simile a una sostanza sognata, qualcosa che definisce una identità sognata, cifra di qualcosa che è più faticoso da decifrare del più segreto dei codici. Ma esistono gli scienziati e i poeti che si rifiutano di abbandonare l’impresa, e vogliono individuare, studiare, indagare e fondare l’Io, e rischiano quindi in continuazione di uscire di senno
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Diverso l’Io che scrive (del poeta) dall’io di un personaggio storico “Il ruolo dell’Io di Churchill nei suoi libri è di essere Churchill, l’uomo di Stato” … In questi memoriali celebri il lettore … accetta questo Io sicuro di sé. … Questi tipi di ruoli, peraltro facilissimi, non possono essere interpretati dalla maggioranza degli scrittori.
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L’io rappresentato dagli scrittori “ci invade” Ogni volta che leggiamo un nuovo libro ci invade un Io nel quale possiamo identificarci. Ma ogni volta verremo invasi da un io diverso, e ci svilupperemo con quelle letture, un nostri io tuttavia autonomo.
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L’io si fa spazio pieno di tempo La differenza tra l’io sette – ottocentesco e l’io novecentesco è pero “abissale”: “L’io non è più nella storia ma è la storia, oggi a essere nell’io”
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Uno spazio non determinabile Una voce determinata Ma non è forse vero che la letteratura, la quale pure è una grandezza non determinabile e occupa una posizione altrettanto poco determinabile, continuerà sempre in situazioni nuove e con parole nuove a dare voce all’Io? … Il miracolo dell’io è appunto questo: ovunque parli, l’Io vive; non può morire – per quanto schiantato, o oppresso dal dubbio, non più credibile e amputato – questo Io privo di garanzie! E nessuno gli presta fede, e non crede nemmeno più a se stesso, noi dobbiamo credergli, L’Io deve credere in se stesso quando entra in scena, quando prende la parola e si stacca dal coro uniforme, dal gruppo di quelli che tacciono, deve credere in sé, non importa chi sia né cosa esso sia. E finirà per trionfare, oggi come sempre è stato, nella sua qualità di luogo-tenente, sostituto, araldo della voce umana.
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Anselm Kiefer Nur mit Wind mit Zeit und mit Klang 2011
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Exil Ein Toter bin ich der wandelt gemeldet nirgends mehr unbekannt im Reich der Präfekten überzählig in den goldenen Städten und im grünenden Land abgetan lange schon und mit nichts bedacht: nur mit Wind mit Zeit und mit Klang der ich unter Menschen nicht leben kann. Ich mit der deutschen Sprache dieser Wolke um mich die ich halte als Haus treibe durch alle Sprachen. O wie sie sich verfinstert die dunklen die Regentöne nur die wenigen fallen In hellere Zonen trägt dann sie den Toten hinauf
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ESILIO - Ingeborg Bachmann Un morto sono che cammina, registrato in nessun luogo ormai, incognito nel regno dei prefetti, in esubero nelle città dorate e nella campagna verdeggiante liquidato da tempo e di nulla attrezzato: se non di vento di tempo e di suono io che tra la gente non posso vivere. Io con la lingua tedesca questa nube intorno a me che trattengo come casa erro tra le lingue tutte. Ah come si oscura i cupi toni di pioggia sono pochi a cadere In più chiare zone lo sollevano in alto, il morto.
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Quinta lezione “Letteratura come utopia” A partire dall’idea di Robert Musil sull’esistenza utopica dello scrittore Mette in crisi i valori della “Kulturnation” Wenn aber nun die Schreibenden den Mut hätten, sich für utopische Existenzen zu erklären, dann bräuchten sie nicht mehr jenes land, jenes zweifelhafte Utopia anzunehmen – etwas, das man Kultur, Nation und so weiter zu bennenn pflegt und in dem si sich bisher ihren Platz erkämpften. Dies war der alte Zustand, und ich glaube, dass er schon für Hofmannsthal und Thomas Mann längst kein natürlicher mehr war, sondern nur noch verzweiflungsvoll zu wahren gewesen ist. …
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La questione è linguistica: Uscire dalla cattiva lingua e cercare la lingua autentica del futuro che in relatä risiede profondamente dentro di noi, nel passato. Dichtung nicht mehr als “geistiger Raum der Nation” – heute im Grund schon eine Unmöglichkeit -, sondern aus dem Hier-Und-Jetzt-Exil zurückwirkt in den ungeistigen Raum unserer traurigen Länder. Denn dies bleibt doch: sich anstrengen müssen mit der schlechten Sprache, die wir vorfinden, auf diese eine Sprache hin, die noch nicht regiert hat, aber unsere Ahnung regiert und die wir nachahmen, mag man auch sagen, es sehe wie Nachahmung eines Alten aus, dem wir uns nicht entziehen könnten, da es zu sehr in unserem Bewußstsein ist.
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Funzione della poesia La poesia possiede questa lingua seppure in modo frammentario La poesia è contro ogni evidenda, quando non ci sono più prove, pronta a rispondere con una “salva di futuro” Nachahmung dieser von uns erahnten Sprache, die wir nicht ganz in unseren Besitz bringen können. Wir besutzen sie als Fragment in der Dichtung, konkretisiert in einer Zeile oder Szene, und begreifen uns darin als zu Sprache gekommen. “Auf den Zusammenbruch aller beweise antwortet der Dichter mit einer Save Zukunft”
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